5. Umile servo

Mentre Noah correva disperatamente al castello, Niccolò era come addormentato e incosciente tra le braccia delle guardie che lo sorreggevano.

-vai entra prima tu- incitò la guardia

-no, no prego, prima tu- rispose l'altra facendo la mossa cordiale con la mano, non avrebbe mai messo piede per prima.

-non insistere prima tu. -

-no prima tu! -

-no tu! - continuarono a bisticciare mentre Niccolò non ci stava capendo nulla, vedeva offuscato e la testa gli girava, le braccia gli facevano male per il troppo stringere delle guardie e le loro voci erano solo lontani rumori fastidiosi che non facevano altro che aumentare il suo mal di testa

-va bene. Entriamo insieme, muoviamoci prima che si riprenda- si decise finalmente una delle guardie sentendo dei mugolii incomprensibili provenire dalla bocca del ragazzo

Mentre entrarono però entrambi si incastrarono ai lati della porta
(che geni)

-oh.. Te l'avevo detto che dovevo entrare prima io. - si lamentò la prima guardia

-ma.. - cercò di obbiettare l'altra, per poi arrendersi e sbuffare alzando gli occhi al cielo

-INSOMMA COS'È TUTTO QUESTO CASINO? - La voce potente del re richiamò l'attenzione delle guardie facendole sbiancare

-ahm... Sua maestà le abbiamo portato il ragazzo! - rispose una di loro mentre cercava di liberarsi e ci riuscì.

-finalmente! Qualcosa di utile sapete anche farlo dunque...- li stuzzicò il re avvicinandosi al ragazzo per terra che cercava di capire cosa stesse succedendo e dove si trovasse, ma la situazione era uguale a prima, se non peggio

-è stato facile maestà! Era solo soletto vicino al fiume della valle, è stato sufficiente utilizzare quell' aggeggio.. Ahm.. Com'è che si chiamava Carl?- spiegò la guardia chiedendo poi il nome al collega

-mi pare...- tentò di memorizzare strofinandosi il mento con le dita e guardando il soffitto

- non ha importanza. Sparite ora! E fate venire qui due schiavi per portarlo nelle celle insieme agli altri- li interruppe Gualtiero impaziente di mettere alla prova le capacità del ragazzo, che sarebbe diventato presto suo umile servo

-ai suoi ordine sire!-

-e quindi finalmente ti ho in pugno eh? Ti farò sgobbare come non ha mai fatto nessuno al villaggio.. - gli disse al ragazzo guardandolo negli occhi pieni di terrore.
Catturare quel ragazzo era stato per lui un grande sollievo e averlo lì, per terra non del tutto lucido, poteva stare a significare, probabilmente per lui, la salvezza del regno.

Nel frattempo Noah era entrata nel castello e aveva seguito le guardie. Non appena quest'ultime uscirono dalla stanza, si avvicinò al padre.

-Padre! Ha trovato il ragazzo vedo- si finse sorpresa avvicinandosi a Niccolò che, non reggendosi in piedi, era rimasto chinato a terra con la  testa che continuava a girare.

-dove sei stata Noah? - domandò Gualtiero ignorando ciò che gli aveva detto la ragazza

-in giro padre- rispose secca per poi rivolgersi al ragazzo e alzargli la testa osservando le pupille lucide e dilatate. Capí subito di cosa si trattasse e decise di "curarlo" dopo che lo avessero portato nella cella insieme agli altri schiavi, come faceva sempre.

-ecco gli schiavi che aveva chiesto Sire- entrò una guardia spingendo Adriano e Gianmarco nella sala, che appena videro il loro amico steso a terra lanciarono uno sguardo preoccupato a Noah.

-bene, voi potete andare- disse riferendosi alle guardie che fecero come gli era stato detto - e voi due - sta volta indicando i ragazzi - portate questo qui nelle celle... CHE STATE ASPETTANDO MUOVETEVI!-

Così fecero e Noah li seguí con la scusa di mostrare loro dove si trovassero le celle.

-Avevi detto che avresti fatto di tutto per evitare che accadesse- disse Adriano a Noah una volta soli, mentre prendeva sulle spalle Niccolò facendosi aiutare da Gianmarco

-è successo tutto così all'improvviso... È una lunga storia- tagliò corto aprendo le cancellate del sottoterra per raggiungere le celle, si sentiva in colpa,era suo dovere proteggerlo, così come tutto il villaggio

-ecco qui va bene- disse fermandosi e indicando il punto in cui i due posizionarono il ragazzo

-ma sta bene? Si riprenderà? Noi non eravamo così quando ci hanno presi- domandarono agitati e Noah rispose con pazienza. Erano preoccupati e non poteva biasimarli in quanto lo era anche lei

-tranquilli, tra non molto dovrebbe rimettersi, ha solo bisogno di acqua e di tempo - rispose lei aggiustando qualche ciuffo ribelle che ricadeva sulla fronte del ragazzo

-voi ora dovreste andare, se vi vedono ancora qui potrebbero punirvi-

-Non se ne parla. - Gianmarco finalmente aprí bocca

-cosa? -

-non andiamo via fin quando Niccolò non si rimetterà- si impuntò Adriano concordando con l'amico

-ragazzi resto io tranquilli -

-già, avevi detto così anche prima che venisse rapito - rispose Adriano infastidito

-vi ho detto di fidarvi di me, mi serve del tempo.. Vi prego abbiate pazienza- rispose Noah difendendosi

-vado a prendere dell'acqua dal pozzo- disse Gianmarco per poi uscire ed essere raggiunto dall'amico

-certo che hai proprio degli amici testardi eh.. - cercò di attirare l'attenzione del moro che fissava un punto nel vuoto, mentre continuava ad accarezzargli il morbido ciuffo

-Noah..? - sussurrò il ragazzo alzando la testa cercando di mettere a fuoco la vista

-Come stai? - domandò con un sorriso accarezzandogli una guancia.
Non sapeva perché si stesse prendendo tutta quella confidenza, ma sapeva che in quel momento non ne poteva fare a meno. Vedere il ragazzo così le faceva capire che egli avesse bisogno di cure e attenzioni in quel momento e lei, per la prima volta nella sua vita, avrebbe avuto l'occasione di dare attenzioni e non riceverle.

-gira tutto.. - sussurrò di nuovo il moro chiudendo gli occhi, provando a calmare il dolore della testa.
Era ridotto così per colpa sua, o almeno lei se ne attribuiva la colpa, e  non se lo sarebbe mai perdonato.

-mi dispiace tanto Nicco... Ero venuta da te per evitare che ti prendessero e invece.. - si scusò la ragazza con voce tremante. Che aveva fatto di male quel ragazzo per trovarsi nelle celle buie del castello?

-avevi detto che saresti tornata subito.. - la interruppe lui corrucciando lo sguardo cercando di essere più serio che poteva.
A Noah le si formò un nodo in gola ma sforzò comunque un sorriso per la tenerezza che mostrava il ragazzo in quel momento

-ti hanno fatto tanto male? - domandò la ragazza preoccupata

-neanche ho visto che erano arrivati, è successo tutto così in fretta... Quando te ne sei andata mi sono avvicinato ad una siepe piena di fiori, volevo raccoglierne uno per dartelo a te... E loro avranno approfittato della mia distrazione- rispose prendendo fiato tra una frase all'altra, la droga che gli avevano iniettato non lo faceva pensare lucidamente e di conseguenza parlava dicendo le prime cose che gli venivano in mente, fosse stato in sé, non avrebbe mai ammesso una cosa simile.

Niccolò agli occhi di Noah sembrava un bimbo a cui avevano portato via la proprio madre e lei non poté fare altro che sorridere intenerita per la frase appena detta.

Si ricordò poi dell'ordine che le aveva dato il padre e il suo sorriso si spense subito.

-Nicco, mi dispiace, ma sono obbligata a legarti.. - il cuore le faceva male al solo pensiero. Afferrò il polso del ragazzo che in quel momento non riuscì ad opporsi e lo legò con una corda ad un paletto di legno lì vicino.

-Noah non voglio rimanere qui.. - si lamentò lui muovendo la testa e agitando il braccio legato. Stava riacquisendo lucidità e di questo la fanciulla ne fu felice, ma non poteva disobbedire agli ordini del padre.

-Niccolò purtroppo non posso fare nulla... - si sentiva male solo guardandolo e in quei casi avrebbe tanto voluto nascere in un'altra famiglia.

-si che puoi. Fammi uscire da qui! Devo tornare a casa, c'è mia sorella che mi aspetta! - insisteva alzando la voce. Anche se stava riacquisendo lucidità, non era ancora in grado di controllare i toni in quelle condizioni.

-shh Nicco, calmati o ti puniranno di già- cercò di calmarlo la ragazza. Avrebbe voluto liberarlo e lasciarlo andare, così come voleva fare con Adriano e Gianmarco, ma non poteva, non doveva.

-ti prego lasciami andare. .. - la supplicò ancora Niccolò e una lacrima gli rigò la guancia, facendo scaldare il cuore della giovane donna.

- ti prometto che ti aiuterò ad andartene, ok? Ma devi resistere un po', se ti lascio andare oggi mio padre si insospettirebbe- gli promise asciugandogli la lacrima

-lo prometti? -

Ti farò uscire di qui Niccolò, riabbraccerai i tuoi amici e la tua famiglia, fosse l'ultima cosa che faccio

-Te lo prometto - disse per poi scoccargli un bacio sulla guancia e uscire da lì, aveva un'idea che gli frullava nella mente già da un po' di tempo e pensò che forse era giunto il momento di metterla in atto.

SPAZIO AUTRICE
Boh raga non mi convince, nella mia testa era diverso..

Ciao ciao ❤
-Fla :)

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