33. La felicità sta nelle piccole cose
-mi ha fatto chiamare sire? - domandò Gaston pulendo gli stivali bagnati e togliendosi la giacca bagnata.
Fuori non c'era nel tempo, difatti erano già un paio di ore che pioveva interrottamente, con forti lampi e tuoni che incutevano terrore su tutto il villaggio, soprattutto a chi era rimasto fuori casa, o ai prigionieri rinchiusi nelle celle.
-Eccoti finalmente. Ho un compito per te - lo accolse il re andandogli in contro
-un altro? Sarebbe? -
-Una cosuccia semplice semplice.. -
-Beh se sarà facile come la precedente, la concluderò in pochi secondi - disse convinto il ragazzo mostrando un ghigno fiero
-Stammi a sentire. - disse solamente per poi avvicinarsi ancora di più e bisbigliare il piano all'orecchio, accompagnato da cenni di testa da parte del ragazzo
-capisco maestà.. Lei è un pazzo furioso! - esclamò quest'ultimo non appena l'uomo ebbe finito di parlare
(chi coglie la citazione vince una noce di cocco 🥥)
-Vieni a vedere- disse ancora lui accompagnando il ragazzo in una stanza remota del castello, assicurandosi di essere abbastanza lontano da occhi indiscreti
-Ecco, da' un'occhiata - gli allungò un vecchio foglio di carta ripiegato più volte su sé stesso
-Per dinci.. - sussurrò Gaston dopo aver letto il foglio sul quale era disegnata la piantina delle tubature dell'acqua
-non mi dica che.. - domandò ancora alzando lo sguardo verso di lui, ottenendo un cenno della testa
-Ma è necessario? A me basta solo sposare vostra figlia.. - domandò rendendosi conto che forse era un po' troppo eccessivo
-non dovresti pormi questa domanda. Se ho detto che devi occuparti di questa cosa, vuol dire che devi occupartene. Che tu sia d'accordo o no, a me interessa ben poco. -
Gaston serrò la mascella e respirò profondamente, era tentato a rispondergli, ma si trattenne. Doveva, voleva, assolutamente sposare Noah.
-come vuole lei maestà -
-il giorno del matrimonio. Quando te lo dico io. Chiaro? - domandò l'uomo con un'espressione terribilmente seria in volto
-come mai proprio il giorno del matrimonio? -
-lo capirai -
***
-Fa più freddo del solito oggi.. - borbottò Niccolò mentre si strofinava le mani sulle braccia nella speranza di scaldarsi
-Già, probabilmente sta piovendo, ho sentito un tuono prima - rispose Zaira abbassando i toni della voce nell'ultima frase
Il rimbombo di un potente tuono la fece sobbalzare, e portò la testa sulle ginocchia coprendosi la testa con le braccia, facendo attenzione al pancione
-Hai paura del temporale? - domandò il ragazzo sentendola emettere un lieve urlo
Essendo rimasto seduto al solito angolo della cella, doveva arrangiarsi all'uso dell'udito, dato che quell'angolo ormai era diventato un piccolo luogo caldo, un po' scomodo, ma caldo.. Certo per quel che poteva riscaldare
La ragazza annuì e si ritrasse anche lei nel suo angolino della cella.
Ormai in quella gabbia sembravano essersi trasformati tutti in animali in letargo, la paura si impossessava di loro ogni giorno per ogni minimo movimento; la fragilità risiedeva nei loro corpi già da un po' di tempo e giorno dopo giorno andare avanti diventava sempre più dura.
-Perché hai paura? Insomma non ce n'è motivo, è solo un tuono, è lì fuori, e tu sei qui dentro, non può farti niente - tentò di tranquillizzarla Niccolò
Era abituato ormai con sua sorella, quando la notte scendeva un temporale e la piccola gli si attaccava ai lembi della maglia del pigiama e lo seguiva passo passo, per paura di perdersi, per paura di uscire per sbaglio ed essere colpita da "quei grandi rumori giganti malefici"
Sorrise nostalgico e tirò un sospiro, quanto gli mancava.. Quanto gli mancavano i suoi amici.. Quanto gli mancavano i suoi genitori.. Quanto gli mancava Noah..
Noah.
Ogni volta che il ragazzo si soffermava a pensare, il suo nome si faceva spazio nella sua mente, assieme a quel viso roseo contornato da lunghi e folti boccoli dorati che risaltavano due enormi occhioni verdi.
Quanto gli mancavano quegli occhi..
-Nicco ci sei? Mi stai ascoltando? - la voce della ragazza dalle origini indiane lo di strasse dai suoi pensieri
-Mh? No scusa, mi ero perso in un ricordo.. - rispose sinceramente
-Pensavo ti fossi addormentato o che fossi svenuto d'improvviso.. Mi hai fatta preoccupare - a Niccolò spuntò un lieve sorriso sulle labbra, sentire che la gente si preoccupava per lui lo faceva sentire bene, amato, anche se solo per un istante. Ma come gli ripeteva sempre suo padre: la felicità sta nelle piccole cose.
-Non dirmi che ti sei incantato di nuovo.. - rieccola la voce della italo-Indiana che lo riportò coi piedi per terra
-Senti lascia stare, a quanto pare non ti interessa davvero il motivo per cui mi trovo qui, il motivo per cui ho paura.. Hai fatto quella domanda solo per cortesia, o per sminuire la situazione. - sbuffò infastidita per poi posare lo sguardo sulla parete, dove erano presenti delle piccole crepe che lei stessa aveva creato.
La fece quando scoprì di essere incinta, quando realizzò che tutti i ricordi, i dolori, i lividi e le violenze subite in quel posto non avrebbero mai abbandonato la sua mente, la sua pelle, la sua vita.
-Scusami davvero, è che mi manca mia sorella, come mi mancano i miei amici della valle e come mi manca mio padre- sospirò tristemente Niccolò facendo distrarre la ragazza dia suoi pensieri
-Hai una sorella? -
-Si, una piccola peste.. - rispose in un sorriso guardando un punto indefinito della cella
-Come si chiama? - chiese interessata
-Esther. Si chiama Esther ed ha solo 4 anni, anche se penso ne compirà 5 tra pochi giorni... Ed io non potrò esserci- sospirò di nuovo, ormai in quella cella erano presenti solo i suoi continui sospiri pieni di nostalgia
-Oh, è piccolina.. Tua madre deve averla partorita da poco - osservò la ragazza, ignara che quella domanda fosse un punto tremendamente dolente
-ho..ho detto qualcosa di sbagliato? - domandò poi infatti, accorgendosi che il ragazzo s'era irrigidito e rammaricato più di prima
-No, insomma.. È una storia delicata - rispose solamente, cercando di mandare giù il magone
-Scusa, non sapevo che.. Insomma.. -
-Non potevi saperlo, non te ne ho mai parlato. - rispose sorprendendo la ragazza con un tono freddo che non sapeva nemmeno lui perché lo avesse usato
-perdonami, non era mia intenzione tirare fuori argomenti inopportuni, è solo che mi sembra strano.. - disse lei quasi in un sussurro
-lo so, sembra strano sentirselo dire così per chi non sa cosa c'è dietro-
-se vuoi parlarne ti ascolto -
-mia madre morì quando io avevo soli 7 anni, o perlomeno così credevo, non c'era ancora Esther in quel periodo. -
-ma.. - lo interruppe lei
-fammi finire- si stoppò per pochi secondi e poi continuò -Esther non c'era ancora in quel periodo- fortunatamente pensò -qualche anno dopo mi ritrovai fuori la porta di casa una cesta con dentro una bambina, mio padre sembrò capire subito mentre a me mi ci volle qualche giorno per abituarmi, ma mi affezionai subito. - decise di non entrare troppo nei dettagli, non avrebbe saputo come uscirne
-E come facevi ad essere sicuro che si trattasse realmente di tua sorella? - gli chiese lei titubante, si sentiva invadente ma ormai il discorso era uscito
-lo sapevo e basta. - tagliò corto lui
Un forte rumore riecheggiò nella gabbia attirando l'attenzione di tutti i prigionieri, ma sta' volta non si trattava di un semplice tuono
Un gruppo di guardie avanzò con passo svelto verso la cella di Niccolò, e aprirono la cella per poi puntargli la torcia contro
-è lui. Su avanti prendetelo. - ordinò una di loro. Le altre due lo presero sottobraccio e lo costrinsero ad alzarsi
-che volete da me? - domandò il ragazzo preoccupato cercando di non fare caso al dolore alla gamba
-Oh noi niente, eseguiamo solo gli ordini. -
Stupide marionette viventi
-Cammina, svelto andiamo. - continuò la guardia spingendolo verso l'uscita della gabbia buia
-Niccolò.. - sussurrò Zaira aggrappandosi alle sbarre per poi esporre la testa e vedere meglio dove lo stessero portando
-No vi prego, anche lui no.. Non voglio stare di nuovo sola vi prego! - alzò lievemente la voce, avrebbe voluto urlare a squarcia gola, ma non ne aveva la forza, non me aveva il coraggio.
Una guardia le tappò la bocca con la mano, per poi somministrarle un calmante
-shh, tu non hai visto niente.. - gli sussurrò la guardia per poi spingerla con violenza infondo alla cella facendole sbattere la schiena alla parete
-Niccolò.. - sussurrò con un fil di voce per poi cadere in un sonno profondo.
-Zaira! Che c'entrava lei? - domandò Niccolò con rabbia
-Non sono affari che ti riguardano, taci ora o dovremo usare lo stesso rimedio con te - gli rispose duramente una guardia
-legatelo- ordinò poi.
Niccolò venne legato dai polsi col petto contro un albero. Cercò di dimenarsi, ma ogni sforzo sembrava inutile.
-inginocchiati. - ordinò ancora una delle guardie
Lui non esitò e fece come gli venne detto
-Non ti muovere- gli disse lentamente una guardia mentre gli si avvicinava. Gli strappò violentemente via la maglia, e subito la schiena del ragazzo venne ricoperta da brividi di freddo.
C'era ancora la pioggia fredda che lo bagnava, e il freddo pungente non faceva altro che aggravare la situazione
-partiamo col leggero- sentí dire per poi provare un forte bruciore dietro la schiena.
Trattenne un urlo e strinse i denti.
Lo stavano frustando.
Poi un altro colpo, più forte del precedente.
Sussultò per il dolore e strinse i pugni talmente tanto forte da far diventare le nocche bianche
Un ondata d'acqua gelida lo travolse.
Alzò lo sguardo e vide un'altra guardia con un secchio vuoto in mano. Due colpi di tosse lasciarono la sua bocca che cercò di riprendere subito più fiato possibile
I colpi di frusta continuavano e varie ferite presero posto sulla superficie della schiena di Niccolò, che stordito dall'acqua che gli arrivava in faccia, la pioggia, il vento, il bruciore sulla schiena e la caviglia che ancora gli doleva, se non fosse stato legato per i polsi, probabilmente sarebbe già caduto a terra
Un ennesimo colpo lo fece urlare dal dolore e una goccia di sangue percorse la sua schiena, fino a toccare a terra.
Si sentí di nuovo colpire la testa, di nuovo la guardia col secchio, solo che questa volta l'acqua era bollente.
-V..vi prego.. Bast..ta..- sussurrò tra i denti mentre stringeva i pugni per il dolore. Non ne poteva più.
-Ma come? Abbiamo appena iniziato! - lo slegarono dai polsi e lo buttarono a terra
Ancora stordito dall'acqua, dalle frustate, e dalla pioggia che gli cadeva sul viso, non capí cosa stesse succedendo.
Poi avvertí un dolore all'addome.
Un altro, un altro e un altro ancora.
Lo stavano bastonando.
E menomale che dovevano andarci leggeri.
Un calcio nello stomaco lo fece ripiegare su sé stesso.
La schiena ferita, ancora sanguinante, al contatto con la ghiaia della strada gli provocò ancora più dolore.
Delle lacrime gli scesero dagli occhi, strinse ancora i denti e provò a rialzarsi.
Ma venne buttato giù, di nuovo.
Nella caduta la caviglia urtò a terra, e lui cacciò un grido di dolore
Una corda gli legò il collo, non troppo stretto fortunatamente, ma abbastanza forte da farlo rimanere sdraiato per terra.
Una guardia teneva stretta la corda attorno al suo collo.
Una seconda guardia se ne stava in piedi col secchio riempito dal fiume
E una terza continuava a colpirlo con pietre o pezzi di legno.
-c..che volete da me.. - chiese con poco fiato mentre osservava con occhi attenti e terrorizzati tutto quel che faceva la guardia di fronte a lui
-devi confessare -
-cosa..? -
-CONFESSA - ripeté alzando la voce colpendolo con più forza
-Cosa..cosa devo confessare..-
-Il re vuole che confessi che sei stato tu a rubare la collana di sua figlia -
-non sono stato io- rispose in un sussurro
Gli venne rovesciata l'acqua in viso, mentre l'altra guardia stava per colpirlo più forte, ma venne fermata
-il re vuole che confessi davanti al popolo, soprattutto davanti la principessa. Portiamolo in piazza - ordinò l'ultima guardia per poi alzare il ragazzo che non si reggeva in piedi
Gli legarono nuovamente i polsi e lo fecero camminare verso il villaggio.
-Oh per bacco, principessa venga a vedere! - Steve, che aveva osservato tutto, chiamò l'attenzione di Noah che lo raggiunse immediatamente
-dimmi che quelle grida.. - sussurrò la ragazza guardando fuori dalla finestra
-purtroppo erano le sue, principessa. Ora lo staranno portando al villaggio per obbligarlo a confessare davanti a tutti - spiegò il ragazzo, ormai abituato a certe scene di terrore
-Confessare? Ancora col fatto della collana? - esclamò stizzita lei
-Io credo che la collana sia solo una scusa per punirlo, principessa. -
-gli faranno male..? - domandò preoccupata con la voce che le tremava
-Penso.. Penso che abbiano già fatto molto, Noah. Come le ho detto ora lo porteranno a confessare e, di conseguenza, ad umiliarlo davanti a tutti. Le faccio subito presente che probabilmente qualche altro colpo di frusta ci sarà, ma non di più -
-e..e come fanno a farlo confessare? Di certo non chiamano il prete per pulirlo dai peccati! - esclamò la ragazza ormai nel panico
-Se si prepara lo può vedere lei stessa, tanto tra pochi minuti penso la verranno a chiamare -
-Vado, prima lo vedo meglio è -
-Noah. - la richiamò il ragazzo -stia attenta, e soprattutto..si prepari a ciò che potrebbe assistere -
-dici che.. - non riuscì a concludere la frase
-Stia tranquilla, penso lo lascino vivo. Ha detto che suo padre non ha intenzione di ucciderlo subito, no? -
-E tu ti fidi? - domandò retoricamente lei alzando un sopracciglio
-Assolutamente no, però.. Chi può dirlo- fece un alzata di spalle
-Ok, sto andando. Che Dio ce la mandi buona.. - pregò prima di uscire di corsa dal castello e raggiungere la piazza.
Era già affollata e piena di gente. Al centro poté vedere due guardie che sorregevano un bastone con un sacco appeso.
La ragazza si mimetizzò tra la folla e spalancò la bocca quando capí che suo padre aveva ordinato loro di usare il sacco della strega: Le presunte streghe venivano messe in un sacco che veniva issato su un ramo e fatto dondolare. Questo procurava allucinazioni e disorientamento che faceva confessare alle streghe anche ciò che non era vero.
Ma perché proprio il sacco delle streghe? Niccolò non è una strega! Che l'abbia fatto di proposito per farlo confessare?
Si ritrovò a pensare la ragazza mente osservava con gli occhi lucidi gli uomini di fronte a lei.
Questi cominciarono a far dondolare il sacco contenente il ragazzo, che subito avvertì un senso di nausea.
Continuarono a muovere il bastone per poi iniziare a porgli delle domande:
"Confessa. Sei tu il colpevole del furto della collana della principessa Noah?"
Tra la folla calò il silenzio, tutti erano in attesa di udire la risposta. Erano sicuri che la maggior parte delle volte il metodo del sacco funzionasse.
-no..non sono stato io.. - Niccolò tentò di rimanere fermo sulla sua idea, aveva capito che quel sacco serviva appunto per stordirlo e fargli dire cose non vere
-ti rifaremo la domanda, sei tu il colpevole? -
Il sacco dondolò più forte e più a lungo. La vista di Niccolò iniziava ad appannarsi, la mente ad annebbiarsi.
-io.. Io no.. - rispose in un sussurro. La frase mancava di verbi, Niccolò iniziava a fare fatica anche a formulare le frasi
Continuò così a lungo fino a quando la risposta non fu affermativa.
Un boato si innalzò dalla folla, mentre Noah provava a convincersi che era solo colpa di suo padre.
Non è colpa sua, è per colpa del disorientamento.
È per colpa del disorientamento.
È per colpa del disorientamento..
Una voce da lei conosciuta attirò sia l'attenzione delle guardie che della folla.
-È vero che non la ami?-
Non c'era bisogno di specificare il soggetto. Gli era sufficiente sapere che Noah avesse sentito.
-Gaston? - domandò perplessa la ragazza, ricevendo un occhiolino da parte del ragazzo
-avanti, rispondi. È vero che non la ami? -
L'attenzione della folla fu di nuovo puntata sul sacco, dal quale però non era uscita risposta
Le guardie mossero il sacco più violentemente, e Gaston rifece la domanda.
Nessuna risposta.
-Rispondi o getteremo il sacco nel fiume. - insistette la guardia
-siamo sicuri che sia ancora vivo? - sentí bisbigliare Noah alle sue spalle, mentre il suo cuore aumentò il battito.
E se fosse davvero così?
Se non ce l'avesse fatta?
Se tutte quelle torture l'avessero sfinito e il sacco avesse completato l'opera?
O se invece non sa come rispondere?
Cosa devo pensare Niccolò?
Che ti hanno fatto?
Ma soprattutto come stai?
In realtà Niccolò era privo di sensi. La testa gli girava e continuava a vedere immagini improbabili. La voce delle guardie gli arrivava lontana e voleva solo che tutto quest'incubo finisse al più presto.
Sapeva però, che sarebbe finito solo se avesse confessato quello che le guardie, e soprattutto Gaston e il re, volevano sentirsi dire.
Non poteva farlo però, non voleva.
Non voleva distruggere il cuore di Noah con un insulsa bugia.
Anche perché facendo così avrebbe distrutto anche il suo
Così si arrese, non oppose resistenza, non diede risposta.
Aspettò in uno stato di trans fino a quando il sacco non venne gettato nel fiume.
L'acqua ben presto lo circondò e l'aria cominciava a mancargli. Questa volta provò a dimenarsi e a liberarsi, ma ogni tentativo fu invano.
-Niccolò! - si sentí chiamare più volte, ma non ci diede peso. Gli sembravano solo altre illusioni
-Niccolò sono qui! -
-Noah.. - sussurrò riconoscendo la voce, ignaro se fosse un'ennesima allucinazione o la realtà. Chiuse gli occhi stremato e si arrese al destino.
-NONONO- urlò Noah mentre rincorreva il sacco lungo il fiume, si sporse per prenderlo ma era troppo lontano.
Il rombo di un fulmine la fece sussultare, e il vento continuava a spostarle i capelli, ormai fradici dalla pioggia.
Fortunatamente, il bastone al quale era appeso il sacco si incastrò tra due rocce che emergevano in mezzo al fiume
Noah salí su due rocce attaccate alla riva per poi sporsi e afferrare il sacco.
Proprio mentre la sua mano toccò il tessuto rovinato del sacco, perse l'equilibrio e cadde in acqua.
Riemerse subito e si aggrappò alle rocce per evitare di essere trasportata via dalla corrente
-Niccolò - lo chiamò preoccupata mentre cercava di liberarlo dal soffocante sacco
-amore.. - sussurrò e una lacrima le rigò la guancia, mentre lo prese sotto spalla reggendosi alle rocce
-credo che dovremmo aspettare che finisca di piovere.. Resisti amore ti prego.. -
Ma il ragazzo non accennava risposta, era inerme tra le braccia della ragazza, e teneva gli occhi chiusi
Dopo un po' la pioggia si calmò e Noah si avvicinò cautamente alla riva.
Uscì prima e lei, e poi tirò su anche il ragazzo
-Nic.. Nic ti prego rispondi.. - ripeté mentre lo scuoteva violentemente
-Guarda come ti hanno ridotto.. - sussurrò poi sfiorando i lividi e le ferite presenti sul suo petto nudo
Spostò lo sguardo verso i polsi, notando che erano ancora legati da una fune. Li liberò, rivelando un segno rosso, quasi violaceo.
-Nic.. Non puoi lasciarmi così.. Abbiamo ancora tanto da vivere assieme.. Anzi abbiamo quasi tutto da vivere ancora.. - sussurrò mentre altre lacrime bagnarono le sue guance, e con una mano sfiorava il viso pallido del ragazzo, scendendo verso le labbra schiuse, anch'esse violacee per via della mancanza d'aria e dell'acqua.
Due leggeri colpi di tosse si liberarono dalla bocca di Niccolò, facendo fuoriuscire un po' d'acqua.
-Ní! Sono qui.. Sono qui amore, ci sono solo io, nessuno potrà farti più del male.. Ti prego respira, respira e apri gli occhi.. - lo supplicò lei mentre gli alzava delicatamente la testa e continuava ad accarezzargli la guancia.
Il ragazzo prese a tremare e Noah si tolse la mantella attaccata al vestito per poi coprirlo
-È poco lo so, ma resisti tra poco torni a casa.. - non lo avrebbe riportato al castello, questo era sicuro. Si sarebbe guadagnata una grande ramanzina da suo padre, e forse anche qualche schiaffo, ma non lo avrebbe riportato da loro.
-questa è tutta colpa mia..se solo non avessi fatto storie e avrei detto a mio padre che mi andava bene sposarmi quello lì, ora non saresti qui.. -
Niccolò continuava a tremare e portò la testa sul petto della ragazza, che sorrise felice, almeno ora sapeva che era vivo
-si.. - sussurrò a pena il ragazzo ancora con gli occhi chiusi, con un tono talmente basso da renderlo quasi impercettibile all'udito umano, ma abbastanza alto per arrivare all'orecchio di Noah
-Si cosa, Niccolò? -
-si che la amo.. - rispose in un sussurro, riferendosi alla domanda di Gaston.
Noah sorrise tra le lacrime e lo strinse ancora più a sé, per poi baciarlo
-anch'io ti amo -
Ok, questo capitolo è un po'.. Crudo ecco.. Ma tranquilli, vi assicuro che nella mia mente metteva molta più ansia.
Spero che questo capitolo in qualche modo vi sia piaciuto, inoltre ho cambiato anche copertina, ditemi: preferite più questa o quell'altra?
Ciao ciao ❤️
-Fla :)
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