1. Nessuno può disobbedire al re
17 aprile 1279
Quasi tutte le bambine nascono con il desiderio di diventare principesse un giorno, addirittura regine.
Sposare un bellissimo principe di sangue reale e vivere per sempre tra le mura di un castello desolato in sua compagnia.
Noah invece, si riteneva sfortunata nell'essere nata in quella condizione.; non avendo potuto avere nemmeno la libertà di scegliere di quel che sarebbe stato il suo destino.
Avrebbe voluto poter nascere in qualsiasi altra famiglia, rinunciando al suo sangue nobile, pur di poter decidere per sé il suo futuro.
Invece solo alla tenera età di 12 anni si ritrovava ad essere promessa sposa ad un duca di chissà quanti anni più grande di lei, forse ne aveva 16 all'epoca, chissà, a Noah non è mai importato del suo futuro spasimante e ancora oggi, a distanza di sette anni si ritrovava a discutere con i suoi genitori, nonché i così detti Reali, fino al perdere della voce.
Sinceramente la vita da futura erede al trono le sembrava più avvincente quando le veniva raccontata da bambina.
Quando una delle sue serve le spazzolava i capelli e uscivano sempre discorsi sul suo futuro o di cosa ne sarebbe stato della sua vita, le venivano sempre raccontare belle favole di principesse alte, magre, con un punto vita incredibile e la pelle pallida tale da risplendere la luce del sole* che indossavano vestiti sempre più belli e dalle gonne sempre più larghe; principesse sempre felici ma mai scoperte nello scomporsi; principesse che amavano il principe che veniva loro assegnato e che incoraggiati dal vero amore si sarebbero spostati un castello in una terra di tanto, tanto lontana, in un regno di pace e armonia.
Ovviamente le storie che le raccontava suo padre, il Signore del Regno tento temuto anche dai cavalieri più temerari, erano sempre diverse.
Nelle storie di suo padre non si parlava mai di vero amore, ma di responsabilità; non si parlava di nessun principe azzurro o di castelli magnifici, ma di alleati con cui sposarsi per stringere alleanze ed evitare guerre.
E ogni volta Noah si sentiva male, ad ogni parola si sentiva le spalle cento volte più pesanti.
"Possibile che la mia sola volontà di non sposarmi possa condurre il mio popolo in una sanguinosa guerra?"
Così col passare del tempo decise di rassegnarsi, ma non del tutto.
Avrebbe sposato l'uomo che le sarebbe capitato, avrebbe rispettato i suoi "doveri da donna" e da futura regina, avrebbe fatto di tutto per portare la pace del suo regno, ma si promise che avrebbe vissuto una vita parallela.
Una vita che andava oltre le cerimonie o le alleanze, una vita di pura semplicità e umiltà che l'avrebbe portata a conoscere i veri valori di quello che lei stessa si aspettava dalla parola "vita".
-Mia Signora?- una voce gentile e timida si affacciò dalla porta della sua decorosa stanza, chiedendo il permesso di entrare.
-entra pure Steve- accolse calorosamente il suo servitore, ormai suo caloroso amico.
Noah e Steve si conoscevano sin da bambini, suo padre le aveva affidato il ragazzo come servitore personale nella speranza potesse riparare alla proposta di nozze prematura; ovviamente non fu mai perdonato, ma il re non accettò contraddizioni e Noah non poté sbarazzarsi del ragazzo che all'epoca era solo un bambino poco più grande di lei dai capelli arruffati e le guance rosse.
Più tardi si ritrovò a ringraziare il destino, Dio, il fato o addirittura suo padre, chiunque, per averle messo Steve sulla sua strada, rendendole più facile tutti i giorno che vennero a seguire.
-Sua Maestà il re e la regina richiedono la vostra presenza nella sala da pranzo-
-Grazie, arrivo subito- rispose allisciando con una mano i lunghi capelli allo specchio -ah e abbandona pure quel tono formale, sai che con me puoi parlare normalmente- lo riproverò amichevolmente, ammettendo che le solite battute fuori luogo o le confidenze quasi informali del suo servitore in realtà non le avevano mai recato alcun problema ma anzi, le ricordavano ogni giorno che oltre ad essere una principessa, una futura regina o semplicemente una donna di sangue nobile pronta a dare un erede, era anche una persona; una ragazza; una giovane donna che, come la maggior parte alla sua età, non chiedeva altro che un po' di sincero affetto e un confidente con cui poter passare il tempo.
-beh allora muova quella preziosa gonna principessa, prima che la mia testa venga impilata su un ciocco di legno- la esortò con una punta di eronia nella voce, nonostante le sue paure fossero vere.
Steve aveva sempre temuto e, purtroppo, sempre subito le furie del re. Quell'uomo gli aveva sempre incutito molto timore e forse l'unica ragione per cui fosse ancora in vita probabilmente era proprio la ragazza che in quel momento si affrettava per i lunghi corridoi per raggiungere i suoi genitori e aggregarsi a tavola con loro.
-Ben svegliata tesoro, hai già fatto colazione? le chiese premurosamenre Sarabi, la madre, con un sorriso in volto.
-No madre grazie, non ho molta fame. Pensavo di fare un giro in paese e... -
-Dov'è che vuoi andare tu? - la interruppe bruscamente il padre che quasi si strozzava con l'acqua, ottenendo un'alzata verso il cielo da parte degli occhi della figlia.
-in paese - rispose convinta quest'ultima, non lasciandosi intimorire dallo sguardo severo che nel frattempo l'uomo le aveva lanciato.
-Dai Gualtiero... è cresciuta ormai, non penso che si perda se una volta ogni tanto le lasciamo fare un giro per il villaggio - provò a difenderla la regina, la quale aveva sempre avuto un debole per sua figlia; ragion per cui la maggior parte delle volte, durante la sua infanzia, Noah ha sempre e solo cercato sua madre per poter sfogarsi o parlarle di qualsiasi cosa. Aveva sempre e solo avuto lei, oltre a Steve ovviamente, ed era grata di poter contare su di lei in qualsiasi occasione.
-le lasci sempre fare quello che vuole, se un giorno si presenterà al castello con uno di loro- indicò degli schiavi intenti a mettere la legna nel camino, completamente disinteressati al discorso che seguiva alle loro spalle
-sarà solo colpa tua - finí Gualtiero cercando di incolpare la moglie.
Per loro era troppo anche solo essere considerati persone, figuriamoci se si fosse venuto a sapere che la figlia del re si era innamorata di uno di loro.
Lavoravano tutto il giorno, servivano la corte e facevano i lavori più scomodi, dovevano tacere e annuire, obbedire ai comandi e riposarsi solo quando gli veniva data la nottata libera. Questo erano limitati a fare, questo solo potevano e dovevano fare, trovandosi nei gradini più bassi della civiltà. Noah lo sapeva, l'aveva sempre saputo, e quasi si sentiva in colpa solamente a guardarli, come se la sua sola presenza costituita dalla postura dritta e i ricami sui vestiti li catalogasse automaticamente in un rango inferiore, un concetto sbagliato, che purtroppo le era stato tramandato ancora prima che potesse imparare ad imboccarsi da sola.
- a proposito di loro- continuò Gualtiero pulendosi la bocca- domani ne dovrebbero arrivare altri e tre, per rimpiazzare quelli vecchi, dicono che vengano dalla valle...- sputò quest'ultima informazione con un leggero disgusto nella lingua. Solitamente poco gli importava da dove provenissero i suoi servi o i suoi schiavi, bastava che lavorassero e stessero in silenzio, ma la valle...beh la valle era da sempre considerata la terra degli emarginati, la città nell'ombra, lo scarto della società; quasi si vergognava ad ospitarne tre nel suo prezioso e lussuosissimo castello.
- e di quelli vecchi che ne sarà? - domandò Noah preoccupata, nonostante conoscesse già bene la risposta.
-saranno bruciati, come tutti gli altri prima di loro, ovvio- rispose il padre con non curanza, come se la domanda posta dalla figlia fosse stata una delle più stupide e banali.
- cosa? Ma no, non puoi...sono persone! - cercò di spiegare la ragazza, cercando di far ragionare il padre nonostante sapesse fosse inutile smuoverlo dalle proprie idee.
-non è la prima volta che funziona così e poi perché non potrei? Io sono il re, Noah, posso fare quel che mi pare - rispose prontamente lui, dandosi arie e lasciando cadere brutalmente le posate sopra i piatti ancora sporchi, prima che altri due servitori si affrettassero a raccogliere e pulire tutto.
-esagerato. - lo rimproverò la regina, ormai stufa delle sceneggiate che era costretta a subirsi ogni mattina.
-madre ma tu non gli dici nulla?? - cercò appoggio la ragazza ma ottenne solo un abbassamento del capo e un lungo silenzio da parte della donna, probabilmente non voleva neanche lei, ma non poteva farci nulla, nessuno poteva disobbedire al re. Nessuno. Nemmeno la regina.
SPAZIO AUTRICE
Ma ciao ragazzuoli, eccovi un primo capitolo (a sorpresa hehe) della storia che ho intenzione di portare avanti, vi prego leggete la trama e ditemi cosa ne pensate, mi farebbe molto piacere. Poi nel capitolo come potete notare c'è del mio.. Nel senso che qualche parola, qualche pensiero o qualche battuta, purtroppo, non la riesco a mantenere. Ditemi se vi da fastidio sta cosa che magari provo a rimediare. Tengo a dirvi pure che il primo capitolo non mi convince molto, ma non avevo molte idee e questo l'ho scritto di getto, ma ho molte altre idee riguardanti i prossimi capitoli! Fatemi sapere se vale la pena continuarla o no.
nota capitolo:
*(all'epoca il pallore della pelle veniva considerato una caratteristica estetica molto apprezzata dai nobili, in quanto i contadini coltivando la terra passavano molto tempo sotto al sole e si abbronzavano, loro tenevano a marcare la differenza rendendo più chiara la loro pelle)
Ciao ciao ❤️
-Fla :)
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top