Capitolo 10

Presente

Abbassai il finestrino malgrado l'aria della mattina fosse pungente, e mordicchiai una delle numerose pellicine vicino l'unghia del pollice mentre osservavo mia madre pagare la colazione che avevamo appena consumato. L'auto era parcheggiata proprio fuori la caffetteria, di conseguenza potevo vederla perfettamente.
Poiché quella sera sarebbe partita per lavoro, aveva deciso di andare a mangiare qualcosa insieme prima dell'inizio della giornata e io non me lo ero fatta ripetere due volte.

Nel momento in cui salutò i dipendenti e si diresse verso di me, allontanai la mano dalla bocca e cominciai a strusciare il palmo sudaticcio sulla divisa della scuola. Entrò nell'abitacolo e non le diedi il tempo neanche di chiudere lo sportello, che cominciai a parlare.

«Voglio dirti una cosa, ma non so se ho bisogno di un consiglio o che mi ascolti e basta».

La bionda, al mio fianco, si sistemò sul sedile e mi lanciò un'occhiata confusa. Dopo aver inserito la cintura di sicurezza, fece girare la chiave e il rombo del motore si elevò, fino a coprire i rumorosi battiti del mio cuore. Distolsi lo sguardo e presi a torturare l'orlo della gonna, mentre cercavo parole che non riuscivano a venire fuori.

«Non so neanche come porti la situazione, perché è strana anche per me», iniziai, poi schiarii la gola dato che la voce era un po' roca. «Ultimamente ho aperto gli occhi. Mi sono accorta di come Aiden sia cresciuto e io…non so…forse comincio a vederlo sotto un altro punto di vista. Oppure ho sempre sentito qualcosa, ma non l'ho mai ammesso perché mi sembrava impossibile. Fatto sta che non so come comportarmi. Ho paura. E se il mio fosse solo un periodo? Se Aiden non volesse nulla del genere? Una cosa simile comporterebbe un grosso cambiamento e non so se lo reggerà. Non credo reagirebbe bene e non voglio soffrire, o addirittura chiudere i rapporti con lui».

Ripresi fiato, ancora a testa bassa, imbarazzata a livelli elevati. Mamma non rispose, quindi aprii la bocca al posto suo. «Puoi parlare».

La sentii espirare in maniera profonda, come se avesse trattenuto il fiato durante il mio discorso. «Al momento mi viene solo da dire “era l'ora”».

Sollevai la testa e feci scattare le sopracciglia verso l'altro. Quando mi girai a guardarla, aveva un sorriso che tentava di reprimere. «Delilah, fin da bambina per te c'era sempre e solo lui. L'hai ammirato e stimato fin dal primo momento, siete diventati inseparabili. In questo genere di rapporti, il confine tra amicizia e amore è sottilissimo. Sei mia figlia e ti conosco, quindi so che durante questi anni, di amicizia ce n'è stata ben poca». 

Non seppi come ribattere, percepii solamente le mie guance aumentare di temperatura. Ripresi a guardare dinanzi a me, l'asfalto che veniva sovrastato da noi. 

«Per quanto riguarda il resto, posso comprendere i tuoi timori e le tue ansie. Devi saper prendere Aiden e tu ne sei capace. Ci sei sempre riuscita. Si fa toccare da poche persone, ma cerca di sua spontanea volontà solo il tuo tocco. È sempre serio, ma con te lascia trasparire delle emozioni: ti prende in giro e sorride spesso. Diamine tesoro, lo convinci anche a fare dei cambi di programma improvvisi!»

Mi ero imbambolata per concentrarmi sulle sue parole e non mi accorsi che aveva già appostato l'auto fuori scuola. «Quindi cosa credi che debba fare?» 

La guardai, lei si era già rivolta verso di me. Allungò l’indice e mi sfiorò la punta del naso in un gesto amorevole, mentre la dolcezza del suo sguardo non svaniva dal suo viso. «Parlaci e provaci. Vedrai che sarai in grado anche di fargli capire e mostrargli l’amore». Senza attendere mi fiondai tra le sue braccia, seppur avessi ancora la cintura allacciata. Il profumo familiare della sua crema per il corpo mi avvolse e mi cullò qualche secondo.

«Fai buon viaggio, mamma», sussurrai fra i suoi capelli morbidi. Mi strinse di più a sé. «Tu non farmi trovare la casa in disordine. E fai la brava».

Mi allontanai e le feci un ampio sorriso. «Sempre. Sono un angelo, lo sai». Rise e trattenne qualche commento contrariato. Io, invece, mi liberai per uscire. Afferrai lo zaino che se ne stava a terra tra i miei piedi e scesi dall’auto. 

Richiusi lo sportello dietro di me e, mentre mia madre ripartiva, fissai per qualche secondo l'entrata dell’edificio. Numerosi giovani si disperdevano nell’ampio parcheggio, alcuni ancora assonnati, altri più energici. Una lieve brezza mattutina mi sfiorava il viso, portando con sé l'odore dell'erba appena tagliata del giardino. I primi raggi di sole filtravano tra gli alberi, creando giochi di luce sull’asfalto. Un gruppo di amici rideva vicino a una panchina, mentre un paio di ragazze camminavano lentamente, scambiandosi confidenze sottovoce. 
Respirai profondamente e mi avviai verso l'ingresso. Mentre avanzavo, il chiacchiericcio degli studenti diventava più forte, un miscuglio di risate, saluti e conversazioni animate che riempivano l’aria. Superai il cancello e mi trovai di fronte al vasto cortile della scuola, un luogo familiare che però ogni giorno sembrava un po’ diverso. L’edificio principale si ergeva maestoso davanti a me, con le sue pareti di mattoni rossi e le finestre che riflettevano la luce del sole nascente. 

Varcai la soglia ed entrai nel corridoio principale, dove il rumore si amplificava. La prima persona che catturò la mia attenzione fu proprio Aiden. Mi fermai sui miei passi e per un attimo pensai di avvicinarmi. In quei due giorni ci eravamo parlati a malapena e mi mancava.

Però, nel momento in cui lo vidi in compagnia di Hannah, decisi di fare finta di nulla. Ripresi a camminare e mi diressi verso il mio armadietto, stando a distanza da quei due.

Parlavano ancora del planetario in cui l’aveva portato il pomeriggio precedente? Oppure avevano trovato altri interessi in comune? 

Una volta che fui davanti, inserii il codice dell’armadietto e lo spalancai in maniera troppo brusca, perché sbatté in quello accanto, provocando un forte rumore di metallo. Posai lo zaino e recuperai dal suo interno solo il materiale che mi occorreva per la prima lezione.

«Perché mi hai ignorato?» 

Bloccai ogni mio movimento. Smisi persino di respirare. Era dietro di me e il solo sentirlo parlare mi fece sussultare il cuore. «Non l’ho fatto».

«Sì invece, lo stai facendo anche ora». 

«Non è vero, ti sto parlando».

«E allora perché fingi di sistemare le tue cose per non guardarmi?» Mi fermai di nuovo e abbassai la testa, osservando le mie scarpe per qualche secondo. Sospirai e mi decisi a chiudere l’armadietto, dopodiché mi voltai e appoggiai la schiena ad esso. 

Le mie iridi incrociarono le sue e subito sentii la gola seccarsi. Le sue labbra rosse si mossero e ci misi qualche attimo per elaborare la sua domanda, talmente ero concentrata su di esse. «È successo qualcosa di spiacevole?»

Scossi la testa in segno di negazione. «Ti è piaciuto il planetario?» Gli occhi cristallini divennero più luminosi. «Decisamente! La cupola è dipinta di blu notte e ci sono dei led  per imitare le stelle. Ci sono dei sedili reclinabili, ne ho contati trenta. Io e Hannah ci siamo seduti, poi lei ha fatto partire il proiettore. Sai che le pareti sono rivestite con pannelli fonoassorbenti, per garantire una buona acustica e isolare la sala dai rumori esterni?» Parlava a raffica e, per quanto era emozionato, cominciò a muovere nervosamente le mani.

«Romantico», fu l’unica cosa che riuscii a commentare. Aiden inclinò leggermente la testa di lato, mettendo per un attimo fine al suo entusiasmo per scrutarmi. «Forse intendevi dire “scientifico”». Involontariamente sbuffai un sorriso triste, o forse si trattava di una smorfia. Decisi di sorvolare sull’argomento e annuii. 

Strinsi al petto i libri e dissi di dover andare in classe. Utilizzai una scusa che non si reggeva in piedi ma Aiden, nonostante fosse confuso, mi lasciò andare. Camminavo mentre il suo sguardo mi bruciava la schiena mano a mano che mi facevo più lontana. Mi costrinsi a proseguire e, senza esitare per voltarmi, entrai nell'aula di scienze.

La giornata scolastica trascorse senza che io lo incrociassi nemmeno una volta.

***
Una cosa che amo di questa storia è il rapporto che ha la protagonista con sua madre, totalmente ispirato da quello che ho con la mia.
Lei era poco più grande di Bridget quando sono nata, quindi possiamo dire di essere cresciute insieme. Non sono più una bambina, vado all'università già da un paio d'anni, ma non mi vergogno di affermare che mia mamma è la mia migliore amica.
Per questo, posso dire che Bridget la incarna alla perfezione.

Eccole, Delilah e la sua super mamma❤️‍🩹


Preparatevi per il prossimo capitolo🫣

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