CAPITOLO 9

LA MALEDIZIONE

Hen ōños, sȳndrorro

dalla luce, le tenebre

Hen perzys, ñuqīr

dal fuoco, cenere

Hen gleason, morghot

dalla vita, morte

nomaen suum non eryt ultrae

il suo nome mai più sarà

Sirax nunc fȳet

Sirax ora sarà

nomaen suum non eryt ultrae

Sirax nunc fȳet

Lo stregone levò le braccia verso il cielo, il sangue grondante dalle smunte mani.

Nomaen suum non eryt ultrae

Sirax nunc fȳet

Urlò ancora, più forte. Ricadde al suolo stremato, il rosso denso liquido divenuto quasi nero quanto la pece che colava sulla molle terra, mentre il sole riemergeva, come un naufrago dalle perilgliose acque, dall'oscurità della luna.

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<<Jooon, Jooon>> urlò Daenerys Targaryen.

Era ancora riverso al suolo a sputare sangue, sue moglie in ginocchio accanto a lui a sostenerlo, stretto per le spalle.

Fu un battito di ciglia, il sole tornò a splendere, la luna ormai solo un ricordo di quell'anomalo fenomeno. Jon Snow riprese a respirare, il battito del suo cuore, piano, tornò via via normale, il sangue smise di vorticare fuori la sua sua bocca. Dany, accovacciata, lo guardava paralizzata, incapace di sapere cosa fare. Ma pareva che Aegon Targaryen stesse riacquistando la padronanza del suo corpo, che cominciasse a stare meglio. Guardò sua moglie, un sorriso stentato per cercare di rassicurala mentre scansava via il putridume di sangue raggrumato sulle labbra.

<< Co... sa... cosa... è successo! >> Daenerys non riusciva a comprendere, un attimo prima stava perfettamente bene!

Pareva ancora un poco ebete mentre cercava di raccogliere le forze. << Io... non lo so >> riuscì stentatamente a dichiarare scuotendo il capo.

Gli carezzò la guancia, le mani cornice del suo terreo viso . << Come stai, come ti senti >> la voce rotta dalla paura.

Non sapeva cosa rispondere a quella domanda, pareva inverosimile quello che aveva da dire. << Io... mi sento bene Dany. >> Si guardò le mani insozzate di sangue, gli abiti ormai un misto di rosso e verde impiastricciati. Ed era sincero, sicuro di quello che stava dicendo. Non avvertiva nessun dolore, nessun malessere, pareva si fosse trattato di uno strano, inspiegabile episodio oramai terminato.

<< Forse è stato quell'intruglio verde che ho bevuto più del dovuto. >> Sentenziò come possibile causa.

Daenerys si sollevò, ripulì, per quanto possibile, la sua veste sporca anch'essa del sangue di Jon. Aveva ancora l'animo in subbuglio, perle di sale a solcare la luce nivea del suo viso. << Quello che importa è che ora tutto quest'orrore sia terminato, appena saremo a Meereen troveremo un maestro perchè ti visiti. >>

Le carezzò la guancia. << Stai tranquilla Dany. Sto bene , mi sento bene... davvero. >>

In quel momento presi solo da loro, non avevano potuto vedere quel nugolo di presenti che si erano raccolti attorno a loro preoccupati, o fingenti tali, delle sorti del re di Westeros.

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Quella notte Daenrys Targaryen non dormì. Restò vigile, pronta ad intervenire nel caso Jon fosse stato colto da nuovo malore. Ancora riusciva a vederlo riverso al suolo spuntante sangue ed ora... ora dormiva tranquillo, come nulla fosse accaduto. Per quanto potesse evincere il riposo sereno di suo marito non credeva affatto che quella strana bevanda verdognola fosse stata la causa di cotanto malore. Forse era avvelenata?

Era un'ipotesi da non scartare. Se le loro intenzioni fossero ormai divenute palesi presso le città schiaviste un attentato alla vita di uno dei monarchi sarebbe stato più che plausibile.

Perpetrò nelle sue letture sul disastro di Valyria, un tomo più che esaustivo, rinvenuto nella biblioteca di Illyrio, del gran maestro Galendro sulla storiografia della terra da cui discendeva. "I fuochi della Libera Fortezza" si appellava e Dany si sentì per qualche attimo distaccata dal mondo, cercando di immaginare cosa mai fosse accaduto nelle sue terre di origine. Sino a quando, finalmente il sole ormai alto, vide Jon Snow ridestarsi pacificamente. Stiracchiò le braccia, un lungo sbadiglio scomposto a far intendere quanto bene avesse dormito. Ma i suoi occhi furono subito attirati da sua moglie seduta su di una sedia, al suo fianco.

<< Dany... cosa! Non hai dormito! >> La fronte gli si corrucciò, si massaggiò farneticamente le guance.

<< Come avrei potuto dopo ieri sera! >> Gli occhi divennero due fessure coperte dalle delicate mani.

<< Ti avevo assicurato di sentirmi bene, ora sarai distrutta. per favore...>> Si levò più fulmineo di un gatto dal letto e l'accompagnò verso il suo lato del talamo, quasi sospingendola, visto la ritrosia. Doveva essere esausta.

<< Jon sto bene.>>

<< Von hai potuto riposare a causa mia, permettimi ora di viziarti un po'. Riposa. Fallo per me. >>

In quegli anni da uomo sposato Jon Snow era molto cambiato. Poco era restato del Guardiano del notte, del lord comandante della Barriera, vigile ai suoi voti e, in parte, dell'uomo che nonostante l'amore smisurato per lei - causa le convinzioni del rigido nord - aveva suo malgrado dovuto allontanare. Era divenuto premuroso, dolce a suo modo ed aveva imparato qualcosa ameno a lui in passato: riuscire ad esprimere i suoi sentimenti senza timore: la dura scorza del guerriero molto spesso lasciava il canto all'uomo perdutamente innamorato.

"Rasserenati, fallo per me" furono le ultime parole pronunciate prima di un roboante suono di tacchetti sul marmo. Le porte furono spalancate ed un esercito di servitori recanti doni fecero il loro ingresso. Magistro Illyrio era oltremodo dolente per quanto accaduto e aveva fatto recapitare la colazione in camera, insieme e a sete pregiate per la regina e armi dalle scintillanti pietre per il re.

Il grande tavolo ovale fu imbandito di ogni prelibatezza, frutta esotica, uova, salsicce latte e miele, frittelle di mais e di patate, pescetti in crosta, creme di ogni possibile esistente colore, tortine a profusione. Certo non si era risparmiato.

Scomparsi i servitori Jon le servì un vassoio colmo di tartine a limone, latte e miele ed un tripudio di colorata e corroborante frutta e frittelle di patate. Dany restò dunque a letto coccolata dalle premurose lusinghe di suo marito, ammirando, tra una tartina e l'altra, i pregiati tessuti dono di Mopatis. Finalmente cominciava a sentirsi nuovamente serena.

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Discesero la lunga scalinata che, dalle loro camere, portava ad un grande stanzone in prossimità dell'entrata e di lì si diressero verso l'ingresso nella biblioteca.

Quando incontrarono il concilio dei magistri ed il principe Norratys, Daenerys era più che ritemprata e lui, Jon, pareva non avesse minimamente risentito dell'avvenimento increscioso.

Illyrio gli andò subito incontro. << Vostre magnificenze >> si proferì in un inchinò dinoccolato, la grossa pancia ad impedirgli movimenti più eleganti. << Vostra grazia come state, come vi sentite. Ho licenziato immantinente il cuoco e coloro che hanno fornito quell'astrusa bevanda. Mi dispiace, sono allibito da quanto accaduto, non so come potermi scusare, ma sarete più che lieti di sapere che i documenti per l'annessione di Pentos a Nuova Valyria sono qui pronti per essere vergati >> e con una mano indicò la biblioteca lì vicino.

Il grande tavolo rettangolare era stato allestito con un sobrio - strano a dirsi - mantile di velluto marrone bordato con eleganti finimenti color oro. Si levarono tutti in piedi aspettando che i regnanti di Westeros prendessero posto. Sia Jon che Daenerys avevano indossato abiti particolarmente regali, come si confaceva ad una siffatta occasione: rosso con decori dorati lei e blu per lui, lunghi manti a coprire le spalle di entrambi, color crema per Daenerys e ancora blu per Jon, un tocco di oro ad illuminare l'orlo con elaborati motivi dalle fogge orientaleggianti.

Presero posto l'uno di fianco all'altro e lessero con estrema cura quelle carte, ogni parola andava ben soppesata, non dovevano esserci fraintendimenti. Scorsero riga per riga, gli occhi incollati a quella grafia così arzigogolata e precisa.

<< Bene, ritengo che sia tutto in ordine>> dichiarò infine Daenerys guardando poi Jon a conferma delle sua visione di quanto avesse letto.

<< Concordo con la regina. >>

Una dopo l'altra la ceralacca di ciascun magistro fu posta sulla fiamma, poche gocce e poi il timbro di ognuno sull'ultimo figlio.

Dopo i magistri e il principe fu la volta di Jon e Daenerys. Lui pose il blocco di cera rossa sulla candela, una molle colata si allargò sulla parte finale del documento e finalmente la regina Daenerys Targaryen appose il simbolo del trago tricefalo. era fatta, magistro Illyrio era stato di parola e loro non potevano essere più che lieti di un'annessione avvenuta senza spargimenti di sangue.

Presto tutta Pentos avrebbe saputo di quanto i loro governanti avessero deciso e sia Dany che Jon speravano ardentemente in una loro positiva responsiva.

Erano ancora intenti a discutere degli ultimi accorgimenti quando fecero ingresso Verme Grigio e ser Humfrey Hightower recanti informazioni molto confidenziali per i loro sovrani.

O magistri e il principe lasciarono campo libero affinchè potessero conferire in tutta segretezza. Tuttavia un particolare colpì Daenerys Targaryen. Con la coda dell'occhio era riuscita a intravedere la dipartita di tutti i magistri, principe compreso, dalla magione. Vista l'immantinente necessità dei loro soldati non potè riflettere più di tanto su quell' insolito accadimento.

<< Vostre Grazie >> esordì ser Humfrey. << Abbiamo notizie delle navi disperse. >>

Si guardarono in viso, Jon e Daenerys; era più che evidente quanto fossero turbati dalle possibili novità

<< Il piano elaborato da sua grazia la regina ha dato i suoi frutti >> proseguì il comandante dell'esercito, un luccichio particolare negli occhi guardando Daenerys; sfumatura che non sfuggì a Jon Snow. Gli era più che palese l'infatuazione di Hightower per la regina il che lo disturbava abbastanza. Se non fosse stato per la sicurezza che nutriva riguardo l'assoluta risolutezza e fedeltà di sua moglie, probabilmente quell'episodio avrebbe potuto avere un seguito. Si era scoperto geloso e protettivo verso Dany già dai tempi in cui, ancora ignaro se davvero fosse di nuovo in vita, l'aveva raggiunta a Meereen.

<< Bene dunque >> prosegui Aegon Targaryen cercando di distogliere il comandate da Daenerys.

<< La regina è stata molto lungimirante nel ritenere possibile una tempesta che avrebbe potuto disperdere le navi e il nostro incommensurabile primo cavaliere non poteva rendere fattibile le idee di sua grazia nella migliore maniera possibile. >>

In effetti, prospettato il possibile sbrancamento delle navi, si era deciso di individuare un posto dove messaggeri inviati dalle navi potessero far rapporto. Il buon Ser Davos aveva ripreso, per quell'importante compito, molto tempo prima della partenza, quando ancora si stavano predisponendo i piani d'azione, le sue passate attitudini di contrabbandiere. In tutta segretezza si era imbarcato su di una nave del tutto anonima che nulla aveva a che fare con la Corona e aveva raggiunto Essos. Da Pentos, grazie all'aiuto di uomini conosciuti in tempi ormai lontani, aveva individuato un punto molto specifico al confine nord-est delle Golden Fields e nord- ovest di Vaes Khadokh, un lembo di territorio di nessuno. Aveva trovato un ricovero sufficientemente ampio dove gli emissari provenienti dalle navi potessero comunicare la loro posizione ed attendere gli ordini appena gli uomini di Davos fossero tornati con gli intendimenti dei sovrani.

<< Dunque parlate ser >> incalzò la regina. Per un attimo Ser Hightower sembrò del tutto fuori dalla realtà come preso solo dalla magnifica visione di Daenerys Targaryen, tanto che fu Verme Grigio a proseguire. << Le sentinelle sono giunte fulminee permettendo agli uomini di Davos di raggiungere Pentos in tutta velocità. Abbiamo notizie di circa settanta navi. Alcune si trovano a nord Pentos, altre a sud.

Sorrisero felici entrambi alla lieta novella e dopo aver parlottato qualche attimo tra di loro a seguito delle informazione ricevute, furono in connubio concordi sul da farsi. Tutte le navi a nord di Pentos avrebbero dovuto mantenersi in mare aperto nei pressi di Braavos, Norvos e Qohor e Lorath. Quelle a sud avrebbero dovuto rispettare le medesime direttive, restare nei pressi di Myr, Lys e Tirosh e Volantis. Nel caso fossero attracate oltre le sponde della città simbolo del dio rosso, avevano l'ordine di proseguire per Meereen, in modo tale da dare informazioni al capitano Daario Naharys sugli ultimi accadimenti.


Gli eventi si susseguirono in maniera così vorticosa, come la vita di una falena intorno ad una fiamma, che Dany e Jon decisero di lasciare la magione di Illyrio il giorno seguente. Avrebbero ripreso a navigare verso Meereen, la speranza di Daenerys era che presto avrebbe potuto rivedere i suoi figli di carne e fuoco. Da quando la tempesta era terminata e avevano fatto scalo a Pentos i draghi non si erano palesati. Daenerys sapeva che qualcosa era accaduta, ma il suo sangue ribolliva ogni volta che il suo pensiero si concentrava su Drogon.

Non possono essere morti, lo saprei lo sentirei! Ma qualche avvenimento a me oscuro li trattiene dal tornare. Vi prego fate ritorno da vostra madre, ho bisogno di voi!

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Pallide dita purpuree stavano allargandosi ad oriente via via che i primi raggi del sole facevano la loro comparsa, una scia luminosa di rosso oro e arancione su di un cielo sereno, chiaro come le acque del mare. I pochi bagagli che avevano trasportato dalle navi erano già stati posti su di un carriaggio. Verme Grigio e ser Humfrey erano a cavallo che attendevano mentre una portantina era pronta per i sovrani. Magistro Illyrio accompagnò Daenerys e Jon sino al loro mezzo di trasporto.

<< Spero di rivedervi presti, è stato un onore potervi riavere nella mia magione regina Daenerys. Ancora ricordo quando eravate una giovane fanciulla impaurita, insieme a vostro fratello Viserys. Che questo sia il primo passo per quello che anelate di creare. Auspico di vivere abbastanza per poter vedere il vostro progetto completato. >>

Strinse forte le mani di Illyrio. << Devo ringraziarvi ancora una volta, salvaste allora me e mio fratello e ora ci avete reso un incommensurabile servigio che non sarà dimenticato. Ci rivedremo magistro. A presto. >>

Sentì un battito di cuore venirle meno mentre pronunciava quelle parole, come se una morsa le avesse stretto la gola e non riuscisse più a respirare. Ebbe un momento di inquietudine, ma forse, si trattava solo di dire addio ad una persona a lei molto cara.

<< Prendetevi cura della mia cara Daenerys vostra grazia. >>

<< Lo farò. >> Sorrise Jon Snow.

Insieme salirono sulla portantina. Quattro corpulenti uomini di illyrio la issarono diretti tutti verso il porto. Dany guardò un'ultima volta la goffa figura di Illyrio che era restato lì fermo, un'immagine di multiforme colore che diveniva sempre più piccola mano a mano che si allontanavano.

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Avevano appena traversato le quattro torri che contornavano il portale che li avrebbe condotti al molo. I cinquecento immacolati si erano divisi in due ranghi, dinanzi e dietro la portantina. Gli uomini della Sangue di Drago attendevano, il ponticello era stato già dispiegato. Tutto era pronto per l'imbarco.

Sentirono lo scalpitio di cavalli, numerosi cavalli giungere da dietro le mura di Pentos, la marcia era rapida, una cavalcata si sarebbe potuto capire dalla velocità con cui gli zoccoli dei cavalli battevano sulle pietre della strada.

<< Regina Daenerys, re Aegon! >> Urlò qualcuno.

Si fermarono tutti subito, volgendo lo sguardo verso quella ridda di uomini infagottati in armature scarmigliate, l'una diversa dall'altra. Membri di una qualche compagnia merceria: non vi erano molti dubbi, dall'aspetto tutt'altro che rassicurante.

<< Avete dimenticato l'ultimo regalo >> sbraitò l'uomo che aveva parlato prima, forse i loro capitano. Tirò su un sacco mostrandolo orgoglioso e lo scaraventò violento al suolo.

<<Noooo!!! >> Fu l'urlo disperato di Daenerys Targaryen mentre si potava le nani a coprirsi il viso; Jon era incredulo, gli occhi spiritati e furibondi.

La testa mozzata di Illyrio Mopatis rotolò fuori dalla bisaccia sulla molle terra, il viso insozzato dal sangue raggrumato, gli occhi ancora spalancati, la bocca aperta in una smorfia raccapricciante.

<< Nooo!!! >> Gridò ancora.

Una sgradevole risata accompagnò la sua disperazione

Illyrio, che conosceva da tutto una vita, era stato ammazzato come un cane!

No! Non può essere! Perchè hanno fatto questo! Cosa sta succedendo!

<< Questo per dirvi che Pentos non si piega ai draghiii! >>

Diedero in massa di speroni incalzando verso Jon e Daenerys. Gli immacolati, lance lunghe alla mano, si posizionarono dinanzi ai reali e fu subito battaglia.

Jon discese dalla portantina in tutta fretta, Lungo Artiglio sguainata, per dare man forte agli Immacolati che, in massa, si erano riversati dinanzi. Anche Daenerys discese, non aveva una spada con sé, ma sperava vivamente di poterne trovare una, una di qualcuno di quei cani rognosi per poter vendicare illyrio.

<< Dany stai indietro! Non hai un'arma! >> Urlò Jon Snow.

<< Ne troverò una! Stanne pur certo! >> Fu imperativa.

Gli Immacolati infilzarono uomini e cavalli in un putiferio dove nulla più era chiaro chi viveva chi moriva: era impossibile ragionare in un tale frangente. Da un rapido conto potevano essere trecento uomini, ma a cavallo, in vantaggio rispetto agli Immacolati. Daenerys vide cadere almeno dieci dei suoi eunuchi ma la spuntò nella sua perentoria decisione. Nel marasma della battaglia riuscì a togliere la spada ad uno di quegli infami uomini caduti.

La lotta era quasi alla pari, chi perdeva i cavalli continuava a combattere appiedato. Grida di terrore giungevano da dietro le mura di Pentos. La gente si era asserragliata nelle proprie case chiudendo i battenti, sprangando le porte. Dany riuscì ad abbattere due di quei manigoldi prima di trovarsi in una situazione di stallo. Ormai erano in numero pari.

Jon era caduto al suolo, ebbe modo di vedere, ma l'aveva spuntata infilzando il suo avversario. La polvere si sollevò furentetra cavalli morenti, uomini che si davano battaglia sino all'ultimo respiro; sino a quando qualcosa scolpigliò le carte in tavola. Un urlo disumano proveniente dal cielo.

<< Drogon!!! >> Daenerys levò gli occhi verso il cielo: era suo figlio, in tutta la sua possanza e forza, che giungeva. Non riusciva a crederci, finalmente i suoi figli, i suoi draghi erano tornati!

Riversò una pioggia di fuoco nero, volute scarlatte e oscure come il più profondo dei mari in tempesta; gli armigeri nemici ebbero appena il tempo di poter comprendere cosa stesse succedendo, quando le fiamme avvolsero cavalli e cavalieri. Fu uno spettacolo raccapricciante, il lezzo della carne bruciata, le urla degli uomini in fiamme che tentavano di raggiungere il mare. Poco dopo giunsero Luxes e Redaros, per ultimo Veraxes, che altro no fece se non appollaiarsi malconcio sulla terra del porto.

Era finita! I ruggiti dei draghi continuarono a riverberarsi nel cielo di Pentos, il sole adombrato dalle possenti, coriacee ali di quei figli di fuoco e carne.


Le fiamme lentamente cominciarono a scemare, poche vampe ancora si levavano dai corpi morenti, fumo e fuliggine coprirono persino l'astro del giorno.

Ser Humfrey e Verme Grigio si avvicinarono solerti ai sovrani.

<< Cose è successo! >> Hightower era fuori di sé dal non aver potuto dare man forte agli Immacolati. Gli uomini dell'esercito regio, nel marasma della battaglia, non avevano nemmeno potuto discendere dalla nave.

<< Credo fosse una trappola. >> Daenerys si levò quelle perle di sale impastate alla terra dalla viso mentre brandiva ancora la spada gocciolante sangue. << Penso abbiamo ordito tutto alle spalle di Illyrio per poter farci credere che nulla di quanto prospettato fosse stato diversamente carteggiato, che Pentos si sarebbe arresa senza battagliare.>> Si portò una mano sul viso. << Lui non sapeva nulla, è stato l'agnello sacrificale nella speranza che questa imboscata potesse avere la meglio su di noi. Eravamo il bersaglio da eliminare, la piaga purulenta che sta tentando di sradicare arcaici, deplorabili costumi che da secoli si perpetuano. Se questo è stato l'assaggio dobbiamo aspettarci il peggio. Ormai è chiaro: nessuna delle città si arrenderà. Si uniranno, combatteranno sino all'ultimo respiro. >>

Guardò Jon, gli occhi scintillanti furenti per la morte di Illyrio. << Ma noi avremo la meglio, fuoco e sangue riceveranno tutti coloro che pensano ancora di poter perpetrare la schiavitù; non lo permetterò, non lo permetteremo. Ora siamo certi di ciò che ci aspetta: guerra! >>

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Finalmente ebbero un attimo per loro. Jon abbracciò forte Dany, aveva perso un ulteriore tassello della sua vita, un uomo che, in fondo, l'aveva protetta fanciulla e che conosceva da tutta una vita.

<< Come stai? >> Approcciò con un filo di voce.

<< Come vuoi che stia... >> mostrò un accenno di un triste sorriso, gli occhi socchiusi per il dolore. << Vedere la testa di Illyrio rotolare sulla terra! >> Le fece ancora orrore quella terribile visione. << Ricordo ancora la sua gentilezza per me e Viserys, il suo dono di nozze, le corone e le spade della nostra dinastia. Non perdonerò mai chi ha perpetrato tutto ciò! >>

<< Gli altri magistri, Dany. >> Jon ne era più che certo. Mopatis era stato l'unico a trovare la morte. Era chiaro che coloro che governavano Pentos li avevano traditi e avevano tradito quel pover uomo che nessuna colpa aveva, se non quella di averli appoggiati nelle loro idee.

<< Ion non riesco a pensare a nulla ora. Veraxes è disteso in quel canto sul porto. Devo andare da lui, capire cosa gli è successo. Poi decideremo sul da farsi, dubito un imminente ulteriore attacco.

A passi lenti, il capo chino verso quella terra che aveva promesso tanto e dato nulla si avvicinò a Veraxes. Gli occhi dorati semichiusi, respirava a fatica, le sue scaglie verde scuro erano imbrattate di rosso, quasi un nero preoccupante. Si inginocchiò vicino e gli carezzo la testa.

<< Cosa ti è successo figlio mio! >>

Jon giunse qualche istante dopo.

<< Come sta? >>

Dany lo aveva guardato a lungo. Aveva cicatrici guarite a metà che lei non ricordava di avergli mai visto prima e uno squarcio irregolare sul fianco sinistro, lungo quasi cinque piedi, una ferita che gocciolava ancora sangue bollente e fumante.

<< Non lo so, ansima. Quella ferita è atroce e... le altre? >> Socchiuse gli occhi, il dolore ad acuirsi ancora di più. << Dove è stato? Perchè è ridotto in questo modo? >>

Dany artigliò le spalle di suo marito. Non riusciva a guardare uno dei suoi figli in siffatte condizioni. Ora comprendeva perchè i draghi non erano tornati prima.

<< Sono restati con lui sino a quando è stato in grado di volare. Ma... dove mai sono stati... cose gli è successo? >>

Jon Snow carezzò lieve i suoi capelli imbrattati di fuliggine. << Dany si riprenderà, altrimenti, ovunque sia stato, non sarebbe stato in grado di tornare. Ora dobbiamo sistemare gli affari con Pentos. La morte di Illyrio non dovrà essere stata vana. >>

Tirò su col naso, ghermì le lacrime dal volto. << Hai ragione , ora dobbiamo mostrare ai magistri chi sono i draghi. >>

Le sorrise, un sorriso appena ostentato. << Ora ti riconosco. >>

Le porte di Pentos erano state chiuse, ma nessuna barriera di legno e ferro poteva impedire ad un drago di di librarsi sulla città.

Montarono entrambi su Drogon, destinazione ultima il palazzo dei magistri.

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Le urla si diffusero per tutta Pentos, gente che correva impaurita ad asserragliarsi in casa, ma cosa poteva una casa di fronte al fuoco di un drago.

Quello che non sapevano, tutte quelle persone, era che l'unico obiettivo di Balerion il Reincarnato e dei suoi cavalieri era il palazzo dei governanti.

Redaros e Luxes seguirono la scia del loro "genitore". Il palazzo dei magistri un opulento edifico dalle tonalità ocra oro e verde era la loro ultima meta. Il re Rosso e il drago dalle bianche scaglie argentee planarono sulla parte più alta artigliando la pietra, sgretolandola sui lati, ma Drogon riversò il suo fuoco imponente tutto intorno.

Vennero fuori come vermi e formiche, veloci, solerti prima di essere abbrustoliti dalle terribili fiamme del drago nero.

Il possente ruggito di Drogon, la bocca spalancata a mostrare arcate aguzze di terribili di denti. mise quei poveri inetti spalle al muro. Non discesero nemmeno, Jon e Daenerys, maestosi su quel figlio ormai impareggiabile.

<< No no! >> urlarono quasi all'unisono i magistri, le braccia sollevate verso l'alto, ormai in ginocchio in segno di resa. Avevano pensato di poterli cogliere di sorpresa, prima che i draghi facessero il loro incommensurabile ingresso, ma avevano errato.

<< Pietà pietà >> invocarono come poveri dementi.

Daenerys li squadrò con occhi di fiamme. << Dracarys >> e lo disse con ferrea determinazione, senza inclinazione di alcuna misericordia in quelle sillabe. Fu un attimo e quegli stolti che avevano pensato di distruggere i draghi, che avevano ammazzato Illyrio senza pietà, divennero fiamme che si ersero di rosso oro e nero contro l'azzurro cielo di Pentos, le urla di dolore a rimborbare nel firmamento.

Era finita, finita per davvero. Il principe Norratys avrebbe chinato il capo ad ogni loro volontà e presto Pentos avrebbe avuto un nuovo governo scelto dal loro. Avrebbero tanto desiderato la pace senza nessuno spargimento di sangue, ma con gente di tale risma non si poteva diversamente agire. Illyrio ne era a stata la testimonianza evidente.

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Erano tornati al porto, vincitori, tra lo scrosciare di mani dei membri dell'esercito e il composto inchino degli Immacolati. Il sommesso ruggito di Veraxes attirò l'attenzione di Dany e Jon. Era riuscito a sollervarsi un poco, le ali verde smeraldo che piano riprendevano forza.

<< Sta meglio ora è in grado di poter volare. >> Dany ne era più che certa.

Quella convinzione la condusse immediata a quella successiva.

<< Jon non possiamo attendere di giungere a Meereen via nave >> gli disse mentre carrezzava il muso di suo figlio.

<< Sono d'accordo. Ci vorrebbe troppo tempo e noi non ne abbiamo. >>

Ser Humfrey Hightower e Verme Grigio furono richiamati in tutta fretta. Dei cinquecento Immacolati impegnati nel combattimento trentasette avevano perso la vita.

<<sappiamo ormai dove le navi si trovano, che procedano dunque verso le destinazioni convenute, così come codeste nella baia di Pentos.. Le altre quelle che probabilmente hanno già doppiato Valyria, credo siano all'incirca quindici dovranno raggiungere Mereen nel più breve tempo possibile. Io ed il re proseguiremo a dorso di drago. E' necessario preparare l'offensiva perchè presto avremo contro tutte le città libere. >>

La luce del del sole rendeva lucenti le scaglie dei draghi in una fantasmagoria di colori di rosso verde ed argento. Docili quasi come dei cagnolini Drogon e Luxes distesero il collo per permettere a Daenerys e Jon di salire. Decisero di divedersi. La regina avrebbe seguito la rotta sud per poter vedere quante navi sopravvissute alla tempesta erano posizionate al largo di Myr Tyrosh e Volantis. Il re sarebbe andato a nord per la stessa ragione: controllare Braavos , Norvos e Qohor. Veraxes, che al momento era il più debole dei quattro draghi, avrebbe seguito Dany e Redaros Luxes. Sicuramente si sarebbero rincontrati a Meereen quasi in contemporanea. Maestosi, quegli spelndidi esseri sovumani spalancarono le ali. In un miscuglio di polvere e luce si ersesero solenni in volo, diretti verso la citta dalle mille piramidi colorate.

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