CAPITOLO 5

LA RESA DEI CONTI - FIRE AND BLOOD -

I lunghi argentei capelli di Daenerys Targaryen divennero un manto luminoso sull'incavo della spalla di Jon Snow, lei che carezzava materna l'urna di suo figlio, lui che l'abbracciava teneramente, rigettando i singulti che si presentavano furenti alla foce della bocca.

Non riuscivano a staccare gli occhi da quel piccolo contenitore di onice bianca.

<< Credo che dovremmo dargli un nome. >> Un filo di voce a proferire quelle poche parole; Daenerys non aveva la forza di piangere un altro figlio dopo Rhaego, ma la sorte ancora una volta si era accanita su lei e Jon e non poteva fare nulla per sovvertire quello che era accaduto, solo... solo... riuscire ad accettarlo per andare avanti.

Un lieve triste sorriso, un impercettibile cenno del capo, le parole che non riuscivano a venir fuori. Lui, che nella vita, sin da ragazzo aveva scelto il nero, lui un bastardo che non voleva sobbarcare i suoi possibili bambini di una tale onta, ora doveva scegliere un nome per un figlio morto, di cui per ben sette anni non aveva conosciuto l'esistenza. "Assurda la vita" pensò, "ti cambia le carte in tavola quando meno te ne rendi conto e non puoi fare altro se non continuare a giocare la partita con quello che il destino ti ha lasciato tra le mani."

<<Gaemon, sono certa che la sua vita sarebbe stata gloriosa se fosse vissuto>> ne fu certa.

<< Esattamente come il suo antenato. >> Le carezzò i capelli, cercando di portare via un po' di quelle lacrime che cadevano copiose dai suoi occhi.

Rumori impetuosi alla porta, bussavano forsennatamente.

D'istinto Daenerys abbraccio quell'urna quasi fosse davvero il suo piccolo sfortunato figlio, mentre le porte si spalancavano. Una delle guardie, insozzata di sangue fece il suo ingresso. Jon, ancora inebetito e incapace di discernere senziente, si levò di colpo. << Cosa è successo! Sei ferito! >>

<< No, non è il mio sangue, vostra grazia. Sansa Stark! Lei è ... è fuggita dalla sua cella. >> Daenerys posò l'urna e si avviò verso suo marito: come era stato mai possibile! Se c'era qualcosa che poteva riaverla da quell'inaspettato dolore era l'odio altrettanto forte per quella megera che quasi le aveva portato via la sua vita, il suo amore, Jon.

Lampi di fuoco si proiettarono nei suoi occhi, era restata chiusa lì per oltre sette anni. Come! come era riuscita a fuggire?

<< Ha lanciato il pitale contro lo specchio >> si giustificò la cappa dorata giunta a recare la malaugurata nuova. << La guardia di turno è sopraggiunta per raccoglierne i pezzi, ma ne aveva nascosto uno tra le mani. Lo abbiamo trovato conficcato nella gola della sentinella. Le porte della fortezza rossa sono state sbarrate. E' qui, è ancora qui e si aggira per il castello. >>

Jon sobbalzò letteralmente, si riebbe quasi spiritato; doveva difendere i suoi figli, la sua famiglia.

<< Dany io mi unisco alle guardie e cerco di trovarla, tu... vai dai bambini. Dopo quello che ha fatto a me mi aspetto il peggio da lei. >>

Daenerys Targarye ne fu enormemente atterrita. Aveva appena finito di piangere un altro figlio morto, di cui non aveva avuto contezza del suo essere stato per poco di questo mondo per tanto tempo e mai e poi mai avrebbe permesso a quella baldracca travestita da lady solo nelle memorie passate di fare del male al resto della sua progenie.

Jon, Lungo Artiglio sguainata, corse dietro la guardia, il sangue raggrumato quasi a stordirlo. Daenerys raggiuse di filato la nursery. L' aspettava! Oh! Se l'aspettava! E questa volta per la resa definitiva dei conti!

****************

L'avevano cercata dappertutto i sette della guardia reale, Verme Grigio e un drappello di Immacolati , una dozzina di cappe dorate , ma nulla. Nessuno era riuscito a trovarla . Sansa della casa Stark, rea di aver scatenato una guerra per la conquista del trono di spade, assassina di colui che diceva di amare come un fratello, era letteralmente svanita.

Daenerys si teneva vicini tutti i suoi figli, dai più grandi Rhaenys e Rhaegar a Rhaeanne, Daeron e Alysanne, spaventata come il suo piccolo Aemon. Daemon tra le braccia della mamma piangeva inconsolabile.

Dove sei finita puttana maledetta. Stavolta non sarà come la precedente. presentati qui al mio cospetto e sarà la tua morte una volte per tutte.

Ira ammantava l'aura di Daenerys, una lama corta nascosta nella cintura dietro la schiena, chiaro messaggio dei suoi intendimenti.

Solo per volontà di R' hllor Jon era ancora vivo a rendere completa la sua vita, una vita semplice di cui aveva sempre sentito la mancanza, una casa dalla porta rossa, l'aroma dei limoni a pungerle dolce l'olfatto e un marito e dei figli a completare lieta la sua esistenza. Null'altro desidera, non corone, non onori per quanto giunti e giusti, la dinastia del drago unica sola stirpe prescelta a regnare su Westeros. Solo una realtà normale, simile a quella dei suoi tanti sudditi, una famiglia, un'alcova serena e sicura, la maternità a lungo negatal . Questo aveva sempre anelato e quell'arpia non le avrebbe portato via quel sogno semplice ma prezioso che desiderava da quando, appena tredicenne, era stata venduta ad un uomo per un esercito da suo fratello. Un fratello un tempo gentile, divenuto con gli anni - le angustie e i soprusi subiti il moto scatenante - sempre più gelido e cattivo. Drogo , suo marito, un uomo che pensava avesse imparato ad amare, il suo sole-e-stelle, ma che con la maturità degli anni, aveva compreso essere stato solo un rifugio. Quello che scambiava per amore solo la fedeltà e la riconoscenza verso un padrone gentile per quanto un khal dotrhaki potesse esserlo, la sua bellezza e la sua dolcezza a renderlo un poco meno barbaro. Ma l'amore era altro, era quello che aveva provato immantinente, quasi senza rendersene conto, per quel irriverente, testardo nordico che l'aveva stregata suo malgrado o sua fortuna - ora conosceva la risposta ma allora... - l'uomo che le aveva tenuto testa, che non aveva piegato il ginocchio al suo imminente volere. Un solo cuore, una sola anima, solo con lui aveva scoperto cosa fosse l'amore vero, quello eterno. E ora niente e nessuno le avrebbe portato via i suoi tesori, tantomeno quella puttana bastarda di Sansa Stark.

***************************************************

La fortezza rossa, una vasta estensione sotterranea di stanze, corridoi e gallerie. Dalle prigioni, vi si trovava un vero e proprio dedalo di passaggi inesplorati, non controllati da nessuno. Sansa Stark era riuscita a passare dalle celle in cui era rinchiusa sino alle cucine, la notte sua alleata, i cuochi gli sguatteri e gli inservienti tutti nelle loro camere a riposare in attesa della successiva alba. Era giunta in una grande stanza buia e vuota, le mani lungo le pareti unica fonte di orientamento. A volte era costretta a fermarsi, le cicatrici sul volto e sul corpo, nonostante gli anni passati, ancora dolevano enormemente.

Te la farò pagare puttana maldetta! Stavolta non avrai scampo tu e la tua progenie malefica.

Prosegui sulla sinistra . Una guardia, un tempo lontano a lei fedele, irretita dalle promesse di laute ricompense le aveva indicato la via. Continuando diritto si apriva dinanzi un vasto pozzo di una ventina di piedi di diametro. Il pozzo aveva delle grosse pietre poste a sbalzo nella parete ricurva in modo da formare dei gradini ed era protetto da un meccanismo in grado di rinchiuderlo, celando il passaggio al suo interno. Quasi senza rendersene conto, gradino dopo gradino, la fatica che incombeva - un occhio malandato richiuso a metà dalle piaghe del fuoco Drogon - si ritrovò nella Fortezza Rossa. I passi frenetici delle guardie le consentivano di nascondersi facilmente a chi la cercava, ma lei sapeva - quel viscido uomo aveva parlato - che le stanze dei reali erano nell'ala est della fortezza. Non aveva una precisa conoscenza di dove fosse, ma le voci degli armigeri erano sempre più lontane. Ora doveva solo trovare la puttana argentea che le aveva distrutto la vita. Rammentò le sue ultime azioni prima di essere imprigionata. Si! non amava davvero Jon, ma lo avrebbe sposato nonostante tutto pur di essere regina dei Sette Regni. In fondo era stato l'unico uomo che mai le aveva fatto del male, anzi l'aveva salvata dai suoi aguzzini e questo, suo malgrado, le storpiava la mente dai suoi nefasti pensieri. Era la sola azione per cui non si era mai perdonata: l'uccisione del suo fratellastro. Ma in quel momento la vendetta contra la Targaryen aveva preso il sopravvento e la sua mente era ormai priva di compassione per chiunque.

"Ho sofferto tanto" pensò categoricamente. "Ma sarò l'unica, la sola a sopravvivere a questo bagno di sangue e morte. E regnerò! Sarò la nuova protettrice dei sette regni, la nuova regina. Ho ucciso l'unica persona, l'unico uomo che era stato leale, buono con me! Ma come potevo perdonarlo. Lui amava quella dannata, maledetta donna che le aveva soverchiato il cervello. Ucciderlo era il solo modo di liberarlo da lei."

Tutto questo pensò nella sua malsana visone.

Lo tollerava era stato il suo fratellastro per tanti anni sino alla scoperta di essere addirittura figlio del regale, unico incommensurabile, amato da tutte le donne del tempo Rhaeagar Targaryen e sua zia Lyanna Stark . L'amore! non credeva più nelle ballate, in sogni di principi biondi gentili e generosi: erano fantasie sfiorite con Joffrey Baratheon. Il potere, quelle le importava ora. Ma aveva perso tutto quando aveva assassinato Jon. Era lei, la puttana venuta da Essos che avrebbe dovuto eliminare.

A cosa sarebbe servito?

Jon aveva amato e amava solo e solamente lei a dispetto delle leggi del nord, di tutto e tutti.

Su chiunque mi fossi accanita non avrebbe fatto differenza. Ma ora... ora posso creare scompiglio, rimettere in moto le carte de lgioco del trono e, se le mie mosse si riveleranno giuste potrei, ancora sperare di vincere.

Follia! Era solo follia la sua! Non se rendeva conto, la prigionia le aveva tolto lucidità mentale, ma presto avrebbe fatto i conti con la dura la realtà.

Una spessa tenda damascata fu il suo rifugio al passaggio continuo delle sentine che la cercavano in ogni dove, unica eccezione una servetta che recava un vassoio con dolci, latte e altre prelibatezza.

Pochi passi e le fu alle spalle, il pezzo di specchio nella mano gocciolante sangue.

<< Non muoverti e non ti ucciderò. Fai quello che ti dico e avrai salva la vita. >> La giovane donna a stento trattenne il vassoio tra le mani, le braccia tremolanti e gli occhi offuscati dalle lacrime.

<< Ora portami dalla tua regina >> le intimò come una furia.

*****************************

La prigionieraaaa' urlò la servetta su ordine di Sansa Stark. << Presto! accorrete!>> Si nascosero ancora dietro la tenda, le guardie che in massa seguirono la sua voce. Daenerys udì quella voce femminile gridare, si diresse spedita verso le porte. Le due cappe dorate di guardia erano ancora lì, statiche quasi fossero armature di dorato metallo. Li incitò ad unirsi agli altri nella ricerca, probabilmente era lì, nelle vicinanza. Le porte della nursery erano chiuse a chiave e lei non sarebbe mai potuta entrare. Dunque i due si mossero veloci secondo quando quanto ordinato dalla regina. 

Il campo era orami sgombro, anche l'ultimo ostacolo era non era più un problema.

Sciocca donna, pensavi di essere la più furba di tutti. Sogghignò, mordendosi il labbro, ora le sarebbe stato ancora tutto più facile.  Adesso poteva raggiungere gli alloggi i suoi alloggi indisturbata. Continuò a puntare il vetro alla gola di quella povera malcapitata, camminarono l'una dietro l'altra, sino a giungere alle stanze della nursery. Premette quel pezzo acuminato di vetro contro il  suo collo. << Ora fai quello che ti ho detto. e... sii convincente! O ti ammazzo all'istante! >>

Annui appena con il capo, bussò alle porte. Cercò di recitare quanto meglio le riuscì il copione che la Stark le aveva assegnato.

<< Sono Jeyne. Ho portato il dolci per i bambini. >>

Daenerys stava intrattenendo i suoi figli con una favola. Lasciò il libro sul letto e si recò ad aprire la porta.

Aveva disserrato l'ultima mandata: non ebbe tempo di capire. La servetta fu scaraventava in terra; il vassoio ricadde, un misto di cocci, liquidi e dolci spiaccicati insozzarono il lucido marmo rosato. Sansa la trascinò all'interno per i capelli, insieme a lei: Dany non poteva immaginare che dopo tanti anni di reclusione avesse ancora così tanta forza. Era senza parole, ma doveva pensare in tutta fretta. Era riuscita a giungere sin lì chissà come, ci avrebbe vaticinato in seguito. Ora c'erano tutti i suoi figli e ciò le imponeva categoricamente di riuscire a proteggere almeno loro. Rhaenys e Rhaegar restarono statue di cera, temevano che qualsivoglia loro movimento potesse volgere alle estreme conseguenze. Con quella donna - sapevano il minimo possibile, ma soprattutto quanto pericolosa fosse- c'era da aspettarsi il peggio. Rhaeanne e Daeron e Alysanne iniziarono a singhiozzare sino a che il pianto dilagò senza alcun ritegno. Erano ancora così piccini e già dovevano avere a che fare con i fantasmi che avevano tormentato e in un primo tempo distrutto le vite dei loro genitori.

Fortunatamente non sanno ancora tutto. Non oso immaginare il giorno in cui apprenderanno cosa la loro madre e il loro padre hanno fatto. Cosa faranno sapendo che io ho raso al suolo una città intera e lui che, per estinguere quel male incarnato, ha dovuto assassinarmi.

Era un questione che mozzava il fiato, che lasciava senza un alito di aria per l'orrore, ma quel tempo, per ora, non era ancora giunto. Quel giorno, un dì ancora lontano, sarebbe giunto e i loro figli sarebbero stati ormai sufficientemente grandi da trarre le loro congetture, le loro opinioni, le loro conclusioni.

Spero solo che sappiano perdonarci come io e Jon siamo riusciti a fare.

Non era il luogo per tali elucubrazioni, ci avrebbe pensato la ruota del tempo a condurli in quella terribile situazione. Ora la sua unica missione era salvare i suoi figli da quell'arpia che li ghermiva.

<< State zitti! >> Inveì la pazza.

'<< State zitti o vi ammazzo tutti. >>

Daenerys cercò di calmare i suoi bambini. La folle Stark li fece sedere tutti in sfila. Un sorriso sardonico distorto dalle piaghe e dalle cicatrici che avevano ormai irrimediabilmente deturpato buona parte del suoi viso le si stampò su quello che restava della sua faccia di un tempo lontano.

<< Questa volta non farò lo stesso errore di allora, stavolta ammazzerò te e i tuoi bastardi e Jon ne sarà così devastato che perderà la ragione. >>

Nella sua immane follia ne era più che certa. Daenerys avrebbe voluto farle intendere che tutto quello che stava facendo fosse sciocco e inutile, ma preferì mantenere il silenzio, le reazioni inconsulte di lei potevano essere pericolose per la sicurezza dei suoi figli.

Le guardie continuavano la ronda all'interno della fortezza senza risultati. Jon si era distaccato da loro, sapeva che Sansa avrebbe cercato Dany e infine di diresse verso la nursery. Notò subito piccole macchie di sangue sul marmo. " E' da lei" pensò allarmato all'istante e la riprova fu il vassoio che lordava con il suo contenuto il pavimento.

Doveva essere cauto, una mossa troppo avventata avrebbe compromesso la situazione.

Quella pazza che un tempo chiamava sorella era riuscita a raggiugere, chissà in quale maniera, la nursery, ma dalla loro camera da letto vi era un passaggio che giungeva diritto lì. Una precauzione che avevano pensato di creare per essere sempre vicini ai loro figli.

Spalancò veloce le porte del loro talamo. Raggiunse la porta a scomparsa percorrendo poi un piccolo corridoio buio. Infine si ritrovò nella camera dei bambini. Un'occhiata veloce: loro in fila come in procinto di un'esecuzione, Sansa con quel vetro in mano che li minacciava.

Dany riuscì a intravederlo, ma cercò di mantenere il controllo nella speranza che i suoi figli non avessero reazioni esagerate nel vedere il loro padre. Aprì lento la porta.

<< Sansa!>>

Lei sussultò: Jon era lì, questo non lo aveva di certo previsto.

Non voleva guardarlo, non riusciva a tenergli testa dopo quello che aveva fatto sette anni orsono. Per quale magico evento fosse ancora vivo le era stato difficile comprendere. R'hllor aveva blaterato la puttana di Essos, questo lo ricordava ancora assai bene per quanto quel parlare le fosse stato quasi del tutto incomprensibile.

<< Arrenditi , non c'è scampo per te. >>

Infine ebbe il coraggio di voltarsi. Cercò di nascondere con la parte dei rossi capelli, ormai tarchiati da molte ciocche di grigio, il cranio purulento e privo di chioma.

Lei era sempre stata la figlia bella degli Stark ed ora! Era solo la pallida, orribile ombra di stessa.

<< Jon! Non avvicinarti. Forse non riuscirò ad ammazzarli tutti, ma almeno una sì e sai bene di chi parlo. >>

Le rise in faccio orripilato. << Io ti chiamavo sorella, mi fidavo di te ciecamente, come... come hai potuto tradirmi complottando con Tyrion, come hai potuto conficcarmi un pugnale nelle carni! Uccidere colui che, se pur un bastardo, ti aveva aiutato a riprendere la tua casa. >>

Per un battito di ciglia quelle stesse parole gli si rivoltarono contro. Non aveva fatto nulla di differente con Daenerys, l'aveva condannata per il suo scellerato atto a Westeros. Ma erano questioni su cui avevano parlato, urlato, parlato e ancora parlato e si erano infine perdonati. Quelle cicatrici sarebbero restate indelebile memento delle loro azioni, ma era tempo di andare avanti e quegli anni felici insieme ne erano stato la chiara vera testimonianza.

Non sapeva cosa rispondere Sansa! Jon aveva perfettamente ragione, ma in quel momento anelava solo che Daenerys Targaryen morisse, l'odio le ribolliva dentro, ineluttabile.

<< Non volevo arrivare a tanto, mi... mi dispiace per quello che ho fatto ma... non avevo altra scelta. >>

<< Si ha sempre una scelta >> scrollò il capo inebetito. << L'ho imparato a mie spese. Sei un mostro e meriti tutto quello che ti è successo ! >> Le urlò contro tutto il suo disprezzo.

<< Ti odio, ti odio dal profondo del mio essere, ringrazio gli Dei di avere ancora Arya come sorella, per davvero, una sorella che mai mi tradirà. >>

Socchiuse gli occhi, urlò disperata e si scagliò iraconda contro Daenerys. Jon non ebbe nemmeno il tempo di comprendere, di raggiungerla, ma lei... lei era stata stata previdente. Lo aveva detto: avrebbe difeso i suoi figli a costo della vita. In pochi istanti, troppo pochi per permettere a Jon di intervenire, Sansa le fu addosso ma il suo pezzo di specchio rimase a mezz'aria. La daga che Dany si era collocata dieto la cintola della veste la trafisse al cuore. Spalancò gli occhi quasi inconscia dell'accaduto, il respiro che le veniva a mancare. Daenerys estrasse di forza il pugnale e Sansa Stark ricadde a terra, il sangue che  si allargava come un grande fiore purpureo. I bimbani urlarono tutti, piangevano disparati, terrorizzati. Si accovacciò subito a terra a strigerli forte al petto. Jon lasciò cadere Lungo Artiglio: era finita, fortunatamente era tutto finito!

Solo qualche ansito affannoso riuscì ad emettere ancora ed un sorriso, un sorriso che nessuno si sarebbe aspettato. Finalmente la sua ora era giunta: sarebbe dovuta essere stata molto tempo fa. Non era stata follia la sua, solo lucida certezza di non voler continuare a vivere in quell'orrore. La morte giunse lenta, la giusta ricompensa per una persona orribile. Sibili, rantoli respiri soffocati, nessuno vicino a confortarla. Era sola, indifferente a tutti. Un rivolo di sangue le si riversò lungo la guancia, infine chiuse gli occhi. Lo Sconosciuto era oramai sopraggiunto. Un sospiro di sollievo coinvolse all'unisono Dany e Jon, abbracciarono ancora ancora e ancora i loro poveri figli traumatizzati.

<< Mamma, papà perchè! Perchè voleva ucciderci! Non le abbiamo fatto nulla! >> Rhaeanne tremava tra le braccia di Daenerys.

<< Perchè la smania di potere a volte devia la natura umana, le persone, ricordatelo sempre. Amatevi e rispettatevi, la famiglia viene prima di tutto. Le corone, gli onori non devono travisare la verità della vita. Ha vissuto solo chi amato con cuore sincero. Rammentatelo tutti. >> Dany giocherellò con i capelli di sua figlia, mentre Jon cercava di calmare il piccolo Daemon.

Guardò un'ultima volta quella donna che ormai non riconosceva più. A Grande Inverno c'era l'unica Stark ancora in vita che meritava di esserne la lady. L'ultima purulenta piaga di una famiglia purtroppo distorta dalla morte di Lord Eddard e Catelyn Tully era perita. Ora dovevano pensare solo a loro e alla traversata verso Essos che li avrebbe portati sì, a sobbarcarsi di altri immani pericoli, ma se la sorte fosse stata loro alleata, la dolce Rhaenys sarebbe divenuta regina di nuova Valyria e per lei valeva qualunque sacrificio.

********************

Giunse in carrozza per la prima volta in vita sua. Arya di casa Stark non varcò le porte della Fortezza Rossa sola, ma accompagnata da suo marito. Infine la ragazzina minuta coi capelli sempre arruffati che non voleva essere una lady aveva sposato il padre di suo figlio, Gendry Baratheon. Il piccolo Eddard Stark Baratheon, futuro lord di Grande Inverno, era ormai prossimo agli otto anni. Capelli corvini e occhi azzurri come suo padre, era un ragazzino allegro e spigliato, al contrario della sorellina di quattro anni, Cassana, poco incline come la madre, quando era ancora un pulcino scompigliato e sempre agitato, alle creanze di una vera signora. Non che Arya si fosse ammorbidita, era sempre rimasta la ragazza forte, sopravvissuta nella casa del bianco e del nero, che aveva combattuto contro i non morti e ancora oggi ricopriva, insieme alla principessa Arianne Martell di Dorne, la carica di maestro del sussurri.

Non aveva parlato molto durante il lungo tragitto da Grande Inverno ad Approdo del Re. La notizia della morte di Sansa l'aveva colta impreparata. Non era mai andata a trovarla da quando era stata imprigionata ed ora si sentiva inquieta, troppo per quello che avrebbe in verità voluto provare.

Ha causato una guerra per il trono di spade, ha assassinato Jon ed ora... tentare la fuga, provare ad uccidere Daenerys e i miei nipoti.!

Si portò una mano sugli occhi, non riusciva ancora a capacitarsi di tutto quello che sua sorella avesse fatto.

Voleva essere una grande lady, la moglie di un principe e si è ritrovata chiusa in una cella, sfigurata e odiata da tutti. Anche io dovrei odiarla, ma... non ci riesco! Era mia sorella, comunque e nonostante tutto e non ho nemmeno potuto dirle addio.

Una perla di sale si insinuò al lato dell'occhio ma non poteva, non voleva piangere dinanzi ai suoi figli che di quella zia degenere avevano sempre saputo ben poco.

"La sorella della mamma ha fatto delle cose che non doveva, per questo è in prigione" era tutto quello che aveva raccontato ai suoi bambini, senza indulgere negli aberranti racconti degli eventi e dell'orribile aspetto che ormai aveva. Su Rickon era stata molto chiara, era stato ucciso dal bastardo di lord Bolton. Lo aveva sempre descritto come un ragazzino dolce, ma non sapeva dire negli anni in cui non lo aveva potuto vedere come era divenuto. Era già morto quando purtroppo era riuscita a tornare a Westeros. Su Brandon Stark aveva preferito tacere le lunghe, anguste vicende che lo avevano visto prima corvo con tre occhi poi re del continente occidentale ed infine re della notte. Per Cassana e Ned, Bran era morto a causa di una lunga malattia. Quando sarebbero stati un po' più grandi avrebbe narrato loro l'indicibile orrore degli Estranei, dei non morti e del Night king. Per ora preferiva lasciarli vivere ancora qualche anno più sereni. Probabilmente quel mostro di ghiaccio non avrebbe mai più fatto comparsa, se gli Dei li avessero assistiti.

La carrozza si fermò prima dell'inizio del dedalo di giardini che in quegli anni erano stato ingrandito, abbellito. Jon, circondato dalla guardia reale, era lì ad accoglierla.Era impaziente di rivedere quella che per lui sarebbe rimasta per sempre la sua sorellina, per quanto ormai Arya Stark fosse una donna adulta. Gendry aiutò i bambini a scendere dalla carrozza, ma Arya preferì aprire la portiera da sola. Un battito di ciglia: fu tutto quello che ci mise a visualizzare Jon, il suo amato fratellone.

Si guardarono a vicenda, gli occhi leggermente arrossati e quasi all'unisono, come quando erano bambini, si corsero incontro e, ancora una volta, Jon Snow sollevò sua sorella da terra stringendola forte.

<< Mi dispiace Arya. >>

<< Sì, lo so! >>

Gendry Baratheon salutò di lontano Jon, ma visto l'argomento che avrebbero trattato preferì portare i bambini lontano di lì.

Arya e Jon proseguirono affiancati l'uno accanto all'altro. C'era un sole piacevole e un leggero venticello che scompigliava i capelli un poco più lunghi del solito di sua sorella, gli abiti sempre un pò mascolini, una tunica verde scuro sormontata da una cappa di lana grigia fermata su di un lato dal metalupo emblema degli Stark, il riverbero armonioso del mare a fare da sottofondo e contraltare a quella annosa conversazione.

<< Cos'è successo? >> Teneva gli occhi bassi, era evidente fosse amareggiata e forse anche un po' a disagio per questo ennesimo colpo di testa di sua sorella.

<< E' riuscita a fuggire dalla cella con la complicità di una guardia. Fortunatamente è stata subito arrestata quando l'avevano vista tentare nervosamente di superare le porte sbarrate della fortezza da una posterla. Non c'è stato nulla da fare, Arya. Si è scagliata contro Dany e lei... non ha avuto scelta. >>

<< Si! Posso immaginarlo, deve essere stato terribile. L'importante è che stiate tutti bene, almeno questo suo assurdo, ennesimo orrore non ha avuto conseguenze. Adesso dov'è? >>

Arya Stark non aveva voluto incontrare Sansa per tutti quegli anni, ma almeno ora sentiva di volerla vedere un'ultima volta.

<< E' in una stanza delle segrete. Dopo aver attentato alla vita della regina e dei principi è già tanto che il suo corpo sia ancora qui. Hai intenzione di riportarla a Grande Inverno? >>

Arya sospirò pesantemente, se non fosse tornata a quella che era sempre stata la sua casa dove altro sarebbe potuto finire il suo corpo.

<< Credo di si! Per quanto al momento non so di preciso dove collocare la sua salma. So che nostro... >> si bloccò. << ... Scusa, mio padre sarebbe stato molto deluso, rattristato da lei e il suo agire, ma credo che, in fondo al suo cuore, forse avrebbe trovato la forza di perdonarla. >>

<< Lord Eddard era un uomo molto rigoroso, ma amava i suoi figli incommensurabilmente, quindi se ritieni di seppellirla nelle cripte io non ti ostacolerò. E' casa tua del resto. >>

<< E' ancora, anche casa tua, lo sai. Sei il benvenuto quando vuoi. >>

Jon Snow arricciò gli occhi, un sorriso dolce le rivolse mentre le scompigliava i capelli.

<< Sono felice di averti qui >> le sussurrò poggiando la guancia contro la sua. << Prenditi tutto il tempo che vuoi per darle l'ultimo saluto. Poi ci riuniremo con i restanti membri del concilio ristretto. La principessa Arianne è giunta qualche giorno fa. C'è bisogno di fare il punto della situazione prima della partenza per Essos. >>

<< Grazie Jon per... per come sei. Probabilmente il suo corpo sarebbe finito in mare dopo tutto quello che ha fatto. Ma tu e Daenerys le avete portato un rispetto che probabilmente non meritava. >>

Le strapazzò di nuovo i capelli. << Il rispetto è per te Arya, ricordalo sempre. >>

Sorrise lieve e si allontanò a passi lenti, diretta verso la cella delle segrete dove la salma di Sansa giaceva.

*****************************************

Il capo carceriere si proferì in un leggero inchino all'arrivo di Arya Stark, era stato edotto della sua venuta. Sollevò una torcia per illuminare il passaggio sino alla camera dove il corpo di sua sorella era stato collocato. Camminarono l'uno dietro l'altro, una piccola silente processione. La stanza era nella parte superiore delle segrete. Il carceriere riprese le chiavi appese ad un gancio della cintura. Le guardò a lungo la poca luce e la loro moltitudine creavano difficoltà. Infine ne estrasse una la incuneò nella serrattura... Click click click , tre colpi e la porta su aperta.

<< Andate pure, vorrei restare sola. >>

Il carceriere, un uomo con pochi capelli bianchi la figura minuta e un po' ingobbita, si limito ad un cenno del capo e in pochi attimi sparì.

Poggiò lenta la mano contro quella porta, per una volta in vita sua era indecisa su cosa fare. Era sicura di volerla vedere , ma ora...

E' così difficile! non troverò la bellissima ragazzina un po' spocchiosa che voleva divenire una una grande lady. Solo un corpo esanime e deturpato!

Quella mano restò ferma sull'uscio della porta, ma infine un dolore che non immaginava avrebbe potuto sentire dallo stomaco sino a giungere nella gola spronò quell'arto. L'uscio si aprì con un lento distonico sibilo.

L'avevano adagiata su di un tavolo di legno mezzo marcito. Quantomeno le avevano cambiato le vesti insozzate di sangue e luride, solo un semplice abito di lana grigio scuro. Si avvicinò piano, dal suo angolo i capelli erano ancora del rosso rame che ricordava, seppure percorse da molte ciocche grigie, ma passo dopo passo la parte più aberrante di Sansa Stark emerse. Il viso deturpato dalle ustioni così come il cranio privo di chioma e quell'occhio! Non riusciva a smettere di fissare quell'occhio che le piaghe avevano reso così brutto, una piega di pelle verso il basso a renderlo quasi del tutto coperto, in contrasto con l'altro perfettamente integro. Le braccia percorrevano i fianchi, anche lì la sua dualità era nettamente evidente: una mano perfettamente sana e l'altra completamente squagliata dalle ustioni.

Perchè Sansa, perchè! Potevamo essere una famiglia tu, io Jon e suoi figli e, se non ti fossi accanita contro Daenerys, avresti probabilmente compreso che lei non era il male. Ci ha salvati dal re della notte, due volte, insieme a nostro fratello. Avresti dovuto renderti conto che avevi già errato la prima volta, ma sbagliare anche una seconda. Perchè sorella, perchè!ho mancato, , ho mancato  anch'io! Sarei dovuta venire qui quando eri viva, porti queste domande quando ancora potevi spiegarmi il tuo agire. Forse avrei potuto farti ragionare. Forse ora potresti essere ancora in questo mondo!

Le carezzò la mano con la punta delle dita. Scosse il capo.

Tu non volevi, è stato il tuo modo per sottrarti ad una vita che non era quella che avresti sempre voluto per te. Se solo... se solo non avessi ucciso Jon! Forse una sorte migliore ti sarebbe capitata, ma tu anelavi a tutto, Sansa, per cui meglio la morte che la mancanza di ciò che desideravi da quando eri una ragazzina. Non so se gli Dei esistano, per quanto vedere Jon e Daenerys in vita mi faccia pensare. Spero che in qualche modo riescano a perdonarti. Io... ti perdono sorella! Ti auguro tu possa incontrare un giorno nostro padre e nostra madre, Bran Rickon, la vecchia Nan e tutti coloro che hanno reso la nostra giovinezza lieta.

Lacrime percorsero le guance di Arya Stark, le allontanò con colpo di manica, si girò veloce e corse via. Non voleva sentire quel dolere.

Devo andare avanti per me, Gendry Ned e Cassana. Addio... Sansa.

Erano già tutti accomodati intorno al tavolo del concilio ristretto, Jon e Daenerys fianco a fianco, Samwell Tarly, Brienne di Tarth, Arianne Martell, Yara Greyjoy e naturalmente il primo cavaliere Davos Seaworth.

Testa alta all'aprirsi delle porte, percorse a passi veloci la sala superbamente allestita con i teschi di Balerion Vaghar e Meraxes, i colori Targaryen a dominare.

Si sedette di fianco alla principessa di Dorne. Guargò Jon e Daenerys con un lieve, triste sorriso. << Scusate il ritardo. Se vi compiace, possiamo iniziare. >>

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