CAPITOLO 21
TARGARYEN!
Il tonfo delle lance lunghe sul marmo seguito da un "vostra grazia " pronunciato quasi all'unisono dalle due guardie fuori la porta: Jon era lì!
Daenerys posò la tazza di tè sul tavolo del solarium, scrutò un attimo gli occhi di Benerro prima di sistemarsi la manica dell'abito bianco di organza e pizzi di Myr ed accompagnare in avanti uno dei lunghi boccoli argentei che le scendevano lungo la schiena. Arrossì un poco, aveva compiuto quei gesti istintivi per sembrare più in ordine più... bella all'arrivo di suo marito.
Già! Socchiuse gli occhi mordendosi il labbro. Un marito che continuo a tenere lontano per qualcosa di cui non ha nessuna colpa!
All'aprirsi delle grandi porte bianche e dorate Jon avanzò con passo certo, per quanto avesse sempre quell'aria triste, malinconica che mai lo aveva abbandonato da quando gli aveva rivelato tutto quello che era accaduto. Si fermò dinanzi il grande tavolo ovale guardandola negli occhi.
<< Daenerys, Benerro >> chinò un poco il capo.
<< Prego accomodati >> e con un cenno della mano lo invitò a sedersi di fronte al monaco. <<Vedo che la gamba non ti da più problemi >> sorrise.
<< No, riesco a camminare perfettamente >> sussurrò.
«Mi fa piacere » si toccò la spalla ancora fasciata, fissandola. << Non posso dire altrettanto della mia convalescenza, che sembra non voler terminare nonostante un'intero ciclo di luna ormai trascorso. >> Si massaggiò lentamente il braccio ancora non del tutto rimarginato.
<< Guarirai presto, sono certo. >> Una lieve falce di sorriso si abbozzò appena sulle labbra, si portò la mano sulla fronte a coprire gli occhi, chinò il capo.
Non ha nemmeno vagamente superato quanto è successo, è più che evidente, e io non gli sto certo facilitando il compito.
Lo sguardo indagatore di Benerro che si spostava da lei a Jon le rammentò la ragione per cui erano lì.
Ora non c'è posto per altri pensieri!
<< Dunque ditemi >> si rivolse al sacerdote. << Cosa siete riuscito a scoprire circa il terzo flagello di cui quello squilibrato ha fatto menzione.>>
Si stava contornando uno dei tatuaggi a foggia di fiamma con un dito. << Ho a lungo pensato a cosa potesse significare. Ecco, credo che i flagelli si riferiscano alla prima lunga notte qui nel continente di Essos e alla seconda a Westeros, la terza... >> Sospirò. << Ha sicuramente a che fare con questo continente ancora una volta e, tenuto conto del profondo odio che quell'uomo nutriva per voi, non vi è dubbio che centri Valyria.>>
<< In quale maniera >> domandò Jon Snow.
<< A questo non sono ancora riuscito a dare una risposta, ma se ha lasciato qualcosa qui alla grande piramide bisogna trovarla assolutamente >> abbassò lo sguardo coprendosi la bocca con la mano.
<< Le guardie stanno fac... >> Daenerys sobbalzò, interrompendosi: di nuovo il tonfo delle lance sul marmo.
Si mise subito in piedi, anche Jon immediato fece lo stesso. Ser Hightower aveva fatto ingresso madido di sudore, il viso tirato come la lama di una daga, il respiro affannato.
Dany granò gli occhi. << Cos'è successo ser! >>
<< Cattive nuove vostre grazie! >>
Daenerys avvertì la mano di Jon posarsi sulla schiena. La faceva ancora sentire strana il contatto con lui.
<< E' appena giunta una sentinella. Qarth!>> respirò a bocca aperta, asciugandosi la fronte con la mano. << Le navi inviate in sua difesa erano solo un diversivo. >>
<< Cosa volete dire? >> Jon allontanò lentamente la mano dalla spalla di Daenerys. <<Spiegatevi meglio. >>
<< Parte delle navi di Norvos hanno tenuto in scacco le nostre al largo delle loro acque, mentre le altre si sono unite a quelle di Qohor e hanno attaccato. E' stata una carneficina >> ansimò ser Hightower. << Pochi dromoni sono riusciti a scampare ripiegando verso Sarnor. >>
Danerys crollò sulla sedia, orami tutti quelli uomini erano morti e non poteva farci nulla, era solo l'ennesimo peso sulla sua anima.
<< Andrò io >> esplose Jon.
Levò il viso verso suo marito. << Tu... cosa ? >>
« Si andrò io con Luxes. Fino ad ora hai dovuto fare tutto da sala. E' giunto il momento che mi renda utile. >> Si sedette anche lui . << Le navi nemiche staranno tornando verso Norvos, dunque attaccheremo dal mare e dall'aria e la prenderemo; così Lorath e Qohor e Norvos non potranno più fare fronte comune. >>
Daenerys si estraniò un attimo nei suoi pensieri. Era provata da tutto quello che era accaduto e in fondo Jon aveva ragione. << Va bene. Cerca però di stare attento. >>
Non rispose a quanto gli aveva chiesto. Lo vide alzarsi e correre via di preciso non sapeva nemmeno dove e sparito dietro le grandi porte, si sentì ancora una volta sola.
L'ho riportato indietro, ma in fondo è come se non fosse ancora tornato.
Sentì il pizzicore di una lacrima nell'angolo dell'occhio, non poteva piangere dinanzi Benerro e Ser Hightower. Si alzò improvvisa. << Bene signori, è tutto per ora >> e con passo svelto si allontanò dalla camera.
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Si era rifugiata nei suoi amati giardini pensili a guardare quell'orizzonte infuocato dal sole di Meereen. Era una giornata più calda del solito e non c'era vento a rendere quell'arsura meno dolente. La sua mente vagava...
Mi manca Jon, la sua vicinanza! Chinò lentamente il capo. Da quando è tornato in sè poche sono state le volte che ci siamo visti e questa situazione è altrettanto penosa al pari di tenerlo lontano.
<< Vostra Grazia. >>
La voce di Ser Hightower la riportò alla realtà. Levò via quella perla di sale che stava trovando ricovero sulla sua guancia e si voltò. << Ditemi ser, come mai siete qui >> arrancò a dire, il viso stanco e provato nonostante tentasse di nascondere i suoi patemi.
<< Ecco... re Aegon vi cercava, sta per partire e... >> si bloccò un attimo. << Vostra grazia state bene! >>
<< Io... >> Si sostenne al parapetto dell'ampia balconata poggiandosi sul braccio. Era stanca, stanca di dover fingere che tutto andasse bene, che lei stesse bene.
Ser Hightower le corse incontro sostenendola perle spalle. Daenerys si abbandonò nelle braccia del quarto figlio di lord Layton come un naufrago si appiglia al primo scoglio che incontra dopo aver nuotato tanto, troppo ed è sfinito. Sentì le braccia di lui stringerla sempre più. Chiuse gli occhi: era Jon che la stava abbracciando, era il suo calore ad avvolgerla. In quel torpore le labbra di ser Humfrey si posarono sulle sue.
Riaprì gli occhi di colpo allontanandosi.
<< Vostra Grazia perdonatemi! >> Il capitano si portò le mani sulla bocca, il viso una maschera di terrore e vergogna insieme. << Io non so come possa... >>
« Tranquillizzatevi! >> fu decisa, anche se dentro l'inferno le dilaniava le viscere. << Non è stato niente, non ha significato niente: solo un attimo di debolezza da parte mia per prima. »
<< Siete troppo gentile, ma... >> scosse il capo. << Sono io che non avrei mai dovuto permettermi... >>
<< Va tutto bene, dimentichiamo questo deprecabile momento e non parliamone mai più >> sollevò entrambe le mani, ferrea nella convinzione di ciò aveva detto.
<< Come... come volete vostra grazia >>
Restò lì ferma come una statua di marmo così come pure ser Humfrey.
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Discese quelle scale veloce, quanto più veloce gli riuscì di fare. Jon Snow aveva visto quel bacio! Era corso via dinanzi a quella scellerata visione. Non potevo continuare a guardare!
Volevo salutarla prima di andar via, speravo che quel bacio lo avrebbe dato a me, che finalmente le cose tra di noi potessero cominciare a ritornare normali... invece!
Girò l'angolo di una delle infinite scalinate della piramide e arrestò la sua corsa. Verme Grigio era di fronte a lui.
<< Vostra Grazia >> chinò il capo il comandante.
<< Verme Grigio... ascolta. >> Si portò la mano sul fianco, boccheggiò. << La regina è nei giardini. Dille che sto partendo e salutala da parte mia. >>
Gli balzò subitamente all'occhio lo sguardo smarrito del fedele Immacolato, insolito per lui che obbediva ciecamente senza porre domande.
<< Non volete farlo di persona >> infatti domandò.
Aggrottò la fronte distogliendo lo sguardo, che scomoda risposta era quella. << Meglio di no! >
<< Come desiderate >> e lo lasciò passare.
Sapevo che non avrebbe insistito.
Continuò la sua corsa giù per le scale, i volti di Dany e Hightower insieme che perpetravano a perseguitarlo.
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Aveva lasciato le navi nemiche di ritorno verso Norvos distrutte. Il Mare dei Brividi era avvampato di rosso e nero e arancione mentre colavano a picco una dopo l'altra. Il suo attacco in groppa a Luxes era stato improvviso e furibondo, si era scatenato con la rapidità di una folgore. Seminascosto dal bagliore del sole, era calato con un urlo lacerante, impossibile riuscire a contenere la sua furia e quella del suo drago bianco. Non si era fermato un solo attimo, Luxes era integro nonostante le frecce lanciate dagli scorpioni: avevano appena sfiorato una zampa. Aveva proseguito a gran velocità, Norvos lo aspettava.
Il ruggito di Luxes risuonò dall'alto del cielo. Discese in picchiata rasentando l'acqua con la punta acuminata della coda. Urla di gioia provennero dai soldati delle navi Targaryen vicino la città, quelle che avevano fronteggiato ed erano restate illese all'attacco strategico delle galee rivali. Issarono le vele spediti, pronti a raggiungere le rive fangose di Norvos bassa.
Jon, in groppa al grande drago bianco, visualizzò le navi norvoshi. Si preparava a scagliare la potenza distruttiva di Luxes contro di loro. Serpeggiò indenne tra i dardi degli scorpioni nemici, ma contro il fuoco di drago per loro non vi fu speranza. Questa volta fu Norvos a vedere bruciare le sue navi e restare sguarnita di protezione. Proseguì in volo verso la città alta.
Noom, Narrah e Nyel, le tre famose campane della città, per una volta suonarono tutte insieme come mai avevano fatto prima di allora, in una cacofonia di suoni sovrapposti alle urla di guerrieri e abitanti.
"Dracarys" urlò furente. Le fiamme aprirono un varco nelle mura di pietra a strapiombo sul mare, il passaggio era libero. I soldati dell'esercito reale intanto stavano sorpassando le palizzate di legno della città bassa. Gli avversari erano pronti a fronteggiarli.
" Giù" comandò al drago e tornò verso le rive fangose dove la battaglia incombeva. Luxes atterrò sulla Scalinata Dei Peccatori. Con un rapido movimento Jon discese. Sguainò Lungo Artiglio, percorse ad ampie falcate le scale abbattendo i pochi uomini incontrati. Sollevò la spada. << Per Valyria! >> e si unì alla guerriglia.
Altre voci si aggiunsero al suo urlo di battaglia. Frecce piovevano dalle mura della città mentre massi le sorvolavano schiantandosi alla cieca contro la terra e l'acqua, macellando acciaio e carne. Il terreno era viscido e scivoloso, metà per il fango, metà per il sangue. Jon mulinò fendenti contro chiunque gli si parasse davanti. Abbattè un arciere, squartò il torace di un lanciere dalla spalla all'ascella, assestò un colpo trasversale a un elmo a cresta di pescespada. Da qualche parte gli arrivarono le ovazioni dei suoi uomini e in prima linea si preparò a guidare l'esercito verso la parte alta della città.
<< Per Valyria >> urlò ancora e risalì, seguito dai suoi soldati, la scalinata che conduceva verso Norvos Alta. In quel momento il morso gelido dell'acciaio e poi quello rovente del dolore gli attraversarono le carni. Chinò il capo trattenendo un gemito. Si guardò il fianco e potè constatare che una freccia gli aveva trapassato le carni. Spezzò la parte anteriore piumata di rosso e, nonostante la fitta dolenza, proseguì la sua ascesa.
La febbre della battaglia! Da quanto non la sentiva: il tempo che diveniva indistinto, rallentava, si fermava, passato e futuro che svanivano, fondendosi solo nell'istante del presente. La paura scompariva, il pensiero si dissolveva, lo stesso corpo cessava di esistere.
Non senti più le ferite, non provi più dolore alla schiena a causa del peso dell'armatura, non noti più il sudore che ti cola negli occhi. Non rimane altro che il nemico, quell'uomo che devi abbattere e e poi l'uomo dopo di lui, e l'uomo ancora dopo. E la danza di morte continua fino a quando non arrivi alla vittoria.
E lui... a quella vittoria... ci arrivò!
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Si stava guardando allo specchio, maestro Saylas lo aveva ricucito per l'ennesima volta e bendato stretto alla vita. Le garze nivee spiccavano sulla pelle. Stavolta gli era andata bene, la freccia non aveva fatto danni, tanto che era riuscito a tornare a Meereen con Luxes.
Raccolse la camicia dalla panca vicino lo specchio.
« Jon Snow! »
Sussultò per l'urlo e la lasciò cadere in terra. Lo schianto delle porte contro il marmo delle pareti e la voce furibonda di Daenerys erano un chiaro segno di una imminente, animata discussione.
Si avvicinò a passo veloce, le vesti di seta e crinoline rumoreggiarono delicate ad ogni movimento. Si chinò leggermente: le mani si posarono sulle bende. Gli girò intorno, tirando e stringendo fino a chè non fu certa che il bendaggio fosse perfetto.
Che piacevole sensazione fu risentire il suo tocco!
« Come stai? » sussurrò.
« Sto bene, stai tranquilla. » Sollevò la mano per carezzale la guancia, ma lei si allontanò.
Si piantò i pugni sui fianchi, sollevò un sopracciglio. « Cosa diamine ti è venuto in mente, perchè sei sceso da Luxes!»
« Ho sempre guidato i miei uomini in battaglia, cosa c'è di strano.» Fece spallucce.
« E da quando i re combattono nell'avanguardia! Dovevi rimanere sul drago, avrebbero potuto...» chinò il capo aggrottando la fronte.
« Uccidermi...» Si tirò indietro i capelli, i riccioli sulla fronte cominciavano ad infastidirlo.
« Si» sollevò lo sguardo assentendo con il capo. Si allontanò veloce, la mano a sollevare un lembo dell'abito. Andò a sedersi sul triclinio azzurro vicino il tavolino. Afferrò la caraffa, il forte rosso di Arbor brillava sul cristallo decorato d'oro della brocca. Si versò un mezzo bicchiere di vino e lo bevve tutto di un fiato. Accavallò le gambe come solo lei sapere fare, da mozzare il fiato. « Ti sembra divertente » tamburellò le unghia contro il vetro del calice.
Jon raccolse la camicia sul pavimento e la indossò. Si sedette sulla panca, poggiò i gomiti sulle ginocchia stringendo le mani una nell'altra. « Forse sarebbe stato meglio così... »
Daenerys sospirò come un drago in procinto di sputare fuoco, i suoi occhi viola erano ardenti più delle fiamme. «Jon che cosa stai dicendo, come ti viene in mente un tale pensiero, non hai amore per i tuoi figli, per il tuo popolo... »
« Saresti stata un'ottima regina e una fantastica madre anche senza di me, soprattutto ora, dopo tutto quello che ho fatto, che ti ho fatto! »
Dany si portò le mani sugli occhi, martoriandoli con la punta delle dita. « Pensi che sarei stata felice se tu fossi morto. » Si alzò di colpo, i suoi occhi vagarono verso il soffitto « So che stiamo vivendo un periodo difficile, ma non vorrei mai una cosa del genere! »
« Perchè! » Jon si levò dalla panca e, a passi lenti, si vicinò a lei.
« Perchè! » lo guardò basita.
« Si, perchè. Tu... mi ami ancora...»
« Jon, ti prego» scostò il viso.
Non vuole neppure guardarmi negli occhi.
« Ti prego cosa » le afferrò delicatamente le spalle. I suoi occhi si riempirono del viola cocente di quelli di Dany.
« Ti ho chiesto tempo, non ti ho chiesto di morire! credo ci sia un'abissale differenza! »
Jon scosse il capo. << Tu non puoi capire, non puoi immaginare come mi senta! Mi faccio schifo, mi ripugna tutto quello che ho fatto. Ogni giorno apro gli occhi con i conati di vomito che mi salgono in gola solo per essermi ridestato e... sai quale è la cosa più triste... >>
Fece cenno di no, aveva gli occhi socchiusi, si mordeva le labbra così forte che lui temette potessero sanguinarle.
Soffre anche lei!
<< La cosa più triste è non averti al mio fianco, non poterti vedere, non poterti parlare, toccare, fare l'amore con te! Ed è giusto così!>> ammise. << Non me lo merito. >>
Daenerys posò le mani sulle sue. << Jon, tu non sapevi cosa facevi >> sussurrò, come si canta la nenia ad un bimbo.
<< Allora perchè non mi vuoi con te! >> urlò disperato.
Si allontanò di qualche passo, curvò il viso verso la spalla, le palpebre e le labbra le tremavano.<< Non ci riesco, mi dispiace, mi serve più tempo >>
<< E' per Humfrey Hightower. >>
Daenerys sgranò gli occhi, ogni muscolo del suo colpo si irrigidì, ma tenne lo stesso il suo sguardo. << Cosa vuoi dire... >> strizzò gli occhi.
<< Vi ho visti Dany, nei giardini, ero venuto a salutarti. >>
Scosse il capo più e più volte, me mani sollevate in avanti. << Non è come pensi, credimi. E' stato solo... solo un attimo di debolezza! >>
<< No...no >> abbozzò un sorriso, si strinse la radice del naso tra il pollice e l'indice. << Sei libera di fare quello che vuoi, ne hai tutti i diritti. >>
<< Ma non è così >> fu perentoria. << Non c'è nulla tra me e lui: niente, assolutamente niente. Tu sai... >>
<< Cosa so... Dany. Dimmelo.>>
<< Jon no! >> abbassò gli occhi verso il pavimento. << Non è questo il momento per parlare di tali faccende. Promettimi solo che non farai più sciocchezze, morirei se ti succedesse qualcosa. Ho passato l'inferno per riportarti indietro, non rovinare tutto... per favore. >>
Jon si avvicinò chiudendo la distanza tra loro, le stampò un bacio sulla guancia. << Come tu vuoi >> sorrise sghembo << mia regina. >>
Le lame di luce provenienti dalle finestre squadrate furono interrotte dall'ombra di qualcuno che si palesò sulla soglie delle porte ancora spalancate. Jon sollevò il mento, gli occhi si fecero due fessure che saettarono verso il nuovo attivato. << Ser Hightower, sempre fra noi! >>
<< Ecco... io... >> barbugliò il comandante dell'esercito.
Daenerys intrecciò le dita con quelle della sua mano. Era la prima volta che si avvicinava a lui di sua spontanea volontà.
E' il suo modo di farmi capire che Hightower non significa nulla per lei, che tiene ancora a me.
In quel momento fu come se il suo petto si fosse svuotato di un peso. Aveva quasi desiderato la morte dopo aver scoperto la sua vita come lord Syrax e la sua avventatezza in battaglia ne era stata la tangibile riprova. Ma adesso il calore della sua pelle gli dava nuova speranza che le cose potessero prima o poi tornare alla normalità.
<< Dite pur ser. >> Daenerys gli lasciò la mano per incrociarla al uso braccio.
Jon voltò il viso e posò la mano su quella di lei. << Si! dite pure ser! >> sollevò un sopracciglio.
Il viso di hightower divenne paonazzo. Era intelligente quanto bastava per capire che Jon sapeva quello che ero accaduto con Daenerys.
<< Non... si... >> balbettò incoerente, gli occhi bassi. << Non volevo disturbare. Ero venuto per informarvi che abbiamo trovato qualcosa. >>
<< Cosa? >> domandò Dany. La sua voce era un misto di curiosità e preoccupazione.
<< Uno scrigno vostre grazie. >>
Jon sgranò gli occhi e così pure lei. In quel momento le pareti il pavimento, tutto cominciò a scuotersi. Si udirono immediate le urla e il parlottio allarmato di coloro che erano fuori dalla stanza. Un altro terremoto dopo altre scosse giunte dal giorno della morte di quello stregone! E ogni volta divenivano sempre più forti.
Si guardarono in viso, pallidi come cenci, tutti e tre evidentemente preoccupati.
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DA QUALCHE PARTE NEL MARE STRETTO.
Un cigolio stridulo le percorse i timpani mentre i sensi offuscati dal sonno cominciavano a tornare via via più lucidi. Rhaeanne Targaryen tentò di aprire gli occhi, ma per quanto ci provasse, le palpebre non si sollevavano: qualcosa le ostruiva la vista, anche le mani e i piedi erano legati con delle corde. Il respiro si fece sempre più accelerato, il cuore le batteva spasmodicamente: non era stato un incubo quello della notte! Non era nella sua stanza!
Cominciò a dimenare gambe e braccia e con la punta delle dita afferrò i lembi delle bende che le coprivano gli occhi.
« Stai ferma!»
Si bloccò di colpo. Riconobbe quella voce, era la stessa della persona che l'aveva portata via dalla Fortezza Rossa.
E' ancora qui!
Smise di muoversi. Piegò le ginocchia inarcò la schiena e, poggiandosi su di un gomito riuscì a mettersi seduta. Il pavimento era ruvido, legno sicuramente, ma quello che più l'atterrì fu constatare che qualcosa facesse ondeggiare il suo corpo. Fu come un fulmine che le trapassò la testa.
Dei! Siamo in mare, non può esserci altra spiegazione. Dove mi stanno portando!
Sentì un rivolo di sudore scenderle tra i riccioli che le si erano appicciati alla fronte. Il cigolio di passi sul legno le si fece sempre più prossimo. Il respiro caldo di quella persona si spandeva sulle sue guance, era vicina al suo viso.
Le carezzò la fronte. « Se prometti di non urlare, di non provare a scappare ti libero.» le disse con voce dolce.
Non aveva molta scelta, fece cenno di sì con la testa. Quantomeno avrebbe potuto finalmente vedere chi fosse il suo carceriere. Il calore delle mani di quella persona si insinuò dietro la sua nuca. Slacciò il primo, il secondo ed il fine il terzo nodo.
Intravide la sua sagoma mentre gli occhi si riabituavano alla luce. Solo una piccola candela illuminava quelle che dovevano essere le stive della nave a giudicare dai sacchi di iuta chiusi e dal barili che c'erano. Infine posò gli occhi sulla misteriosa figura.
Rhaeanne voltò il viso a destra e sinistra, strizzò gli occhi. << Ci conosciamo? >>
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