CAPITOLO 19

DUE PASSI

Era terrorizzato! Per una volta lord Syrax era completamente annientato dalla paura, dall'angoscia che quel grande drago lo sbalzasse dal suo dorso e lo facesse cadere nel vuoto. Si reggeva con tutte le sue forze alle scaglie acuminate bianche argentee di quello che più volte aveva sentito appellare col nome di Luxes. Non voleva guardare in basso, ma il verde accecante del grande Mare d'Erba, complice il riverbero del sole che lo rendere pari alla lucentezza di un grosso smeraldo, non poteva non essere visto tantomeno da quell'altezza. Chiuse gli occhi e cercò di non pensare di essere a chissà quanti piedi lontano dal suolo.

Perchè sono saltato su di un drago, cosa mi è passato per la mente e dove mai mi starà portando!

Non sapeva cosa fare con lui, non era in grado di dare ordini a quella enorme bestia, anche se quando era scappato gli era parsa la cosa più naturale del mondo montargli addosso e quel drago si era alzato in volo come lo avessero fatto insieme da tutta una vita!

Sono i draghi dei Targaryen! Perchè non mi ha ancora ucciso! Si chiese ancora più incredulo.

Le verdi pianure del Mare d'Erba lasciarono presto il canto ad un cumulo di ruderi che svettavano come larghe picche irte di rocce, spuntoni e crateri e grandi massi smussati: erano i resti di chissà quale città distrutta. Solo macerie poteva vedere, ma stranamente il drago bianco sembrò discendere in picchiata proprio verso quel posto ameno.

Syrax urlò per la rapida, repentina e sicuramente inaspettata calata. Planò lievemente dietro una parete che doveva essere stata un tempo andato di un palazzo, accovacciandosi sul ventre come il più pacifico degli animali. Velocemente il suo cavaliere improvvisato cercò di saltare giù ed allontanarsi, ma fu così maldestro da cadere in terra. Il dolore ai lombi certo non lo preoccupava, nulla era in confronto a quelle due grandi pozze di argento fuso che lo guadavano minacciose.

Si rialzò veloce sguainando la spada ed indietreggiando il più possibile, fino a che il suo incedere fu fermato da un tozzo di muro dietro le spalle. Teneva la spada con entrambe la mani, quasi tremante, senza staccare gli occhi dal drago. Temeva che lo incenerisse da un momento all'altro: era la cosa più ovvia che avrebbe potuto fare. Restarono così, lui arma in mano Luxes a guardarlo, sino a quando il drago non si decise ad eleggere parte della sua grande, coriacea ala a ricovero per la sua testa; poi, finalmente, chiuse gli occhi.

Per gli Dei... si è messo a dormire! Sconcertato Syrax lasciò cadere la spada in terra, lentamente scivolò con la schiena contro la parete e tirò un respiro di sollievo.

Per il momento sono vivo. Dovrei scappare via prima che si desti ma... dove posso andare! Non so nemmeno dove sono e... sicuramente sono ormai un ricercato della corona.

Ci riflettè su qualche attimo mentre continuava a fissarlo. Se avesse voluto farmi del male credo lo avrebbe giù fatto! Vaticinò in quel momento.

Non sapeva cosa pensare, ma soprattutto cosa fare. Aveva attentato alla vita della regina e aveva lasciato Nala lì da sola.

Chissà cosa le avranno mai fatto. Devo tornare da lei e trovare qualcuno che non sia in combutta con la regina. La morte del re deve essere vendicata! E ogni qual volta rammentava quell'accadimento il cuore gli doleva così forte come se qualcuno lo stesso stringendo forte tra le mani. In quegli attimi sentiva di essere nato solo per porre rimedio a quel terribile misfatto, rendere il mondo conscio di chi avesse ucciso Aegon Targaryen. Era la sua missione, la sua vita era consacrata a ciò, se doveva sarebbe morto per questo.

Non poteva certo intuire la verità, che tutto quello che sentiva che avvertiva e credeva era solo il frutto della terribile maledizione che contro lui era stata scagliata.

Quando finalmente riuscì a riprendere le redini del senno decise di andar via. Lentamente si sollevò da quel pezzo di muro, riprese la spada e cercò di incamminarsi cercando di fare meno tocco possibile.

Devo tornare a Meereen, dunque la mia via va verso est.

Le pietre rumoreggiavano ad ogni passo per quanto tentasse di far piano, nonostante dormisse sentiva incombente la presenza del drago. La paura mista a coraggio o, forse, ad avventatezza accompagnarono l'inizio del suo peregrinare. Il suo sguardo era spesso rivolto indietro, verso l'alto ad appurare l'assenza di Luxes in cielo e solo quando si sentì finalmente sufficientemente lontano il suo passo cominciò ad accelerare sino a divenire una corsa.

Non ho acqua né cibo e potrei incontrare i Dothraki in qualsiasi momento, se non anche l'esercito reale. Ma nonostante i pensieri nefasti continuò a correre quasi quelle riflessioni non l'avessero nemmeno sfiorato sino a quando il fiatone iniziò a farsi sentire, la gola divenne sabbia del deserto e il cuore un tamburo da battaglia. Crollò in ginocchio cercando di riprendere un anelito di aria, arrotolando più volte la lingua nella speranza che un po' di salivazione tornasse a rasserenargli il palato, guardandosi intorno alla ricerca di qualcosa che potesse fungere da cibo; ma il ruggito tonante di Luxes lo pietrificò sul colpo. Il drago adombrò il cielo sopra la sua testa. Non osò più muoversi sino a quando non lo superò di molto, diretto chissà dove. In quel momento ebbe un attimo di smarrimento.

E' inutile fuggire, sarà sempre e comunque più veloce di me. Probabilmente non è stata la migliore delle idee allontanarmi. Dall'alto potrebbe scambiarmi per qualcosa di succulento da mangiare o bruciare mentre... finchè ero lì, vicino a lui... Strizzò gli occhi concentrando i pensieri. Lui non... non mi ha fatto nulla!

Così Syirax pensò che fosse molto più assennato tornare sui suoi passi verso quella desolazione di rocce e vecchie pietre, sperando che la bestia facesse anch'essa la medesima cosa .

E' un drago Targaryen, prima o poi tornerà da loro e dunque a Meereen! Se riesco a non farmi mangiare o bruciare sarà proprio lui che mi riporterà da Nala e mi aiuterà a porre fine al complotto di Daenerys Targaryen e del suo esercito. Una volta morta i comandanti non avranno più nessuna ragione di proteggere il suo oscuro segreto, qualcuno di più degno potrà salire al trono e re Aegon potrà finalmente riposare in pace. E ancora una volta, pronunciando quel nome, il cuore gli dolse terribilmente.

***************************

Due passi: decise che ogni giorno, quando Luxes fosse tornato dai suoi vagabondaggi, si sarebbe avvicinato di due passi a lui. In questo modo avrebbe potuto saggiarne la reazione e in caso di esito negativo trovare il tempo, forse, di sottrarsi all'ostilità dell'animale. Era questo il piano di Syrax. Tuttavia quello che aveva pensato presentava più di una falla, se ne rendeva perfettamente conto: essere ucciso nel caso peggiore o che il drago non facesse più ritorno in quel luogo. In tale circostanza, si disse, si sarebbe avventurato, anche se con poche speranze di sopravvivenza, per le lande che lo avrebbero riportato a Meereen. Non aveva certo intenzione di morire in quella desolazione di una vecchia città distrutta dagli uomini e dal tempo.

Nei periodi in cui il drago si assentava, tuttavia, aveva iniziato ad avventurarsi nei dintorni. Aveva così scoperto che procedendo verso ovest vi era una grandissima foresta, che reputò essere, per la sua enorme estensione, probabilmente quella di Qohor. Restò meravigliato dalla fattezza mastodontiche degli alberi, con tronchi così larghi da poter costituire la porta di una città; le foglie assumevano una tonalità dorata quando erano esposte alla luce solare, formando quasi un tetto del colore dell'astro diurno mentre vi si passava sotto. Era riuscito, aiutandosi con la daga, a costruire un arco di fortuna. In questo modo era divenuto più semplice poter sfamarsi visto la variegata fauna che gli capitò di vedere: grandi alci, cervi , tigri maculate, lupi, gatti degli alberi , cinghiali enormi e orsi e persino una specie di lemure dalla pelliccia argentata e gli occhi viola. Non si addentrò mai troppo visto i pericoli che abitavano quel luogo, ma sicuramente quel posto rappresentava un ottima fonte per il suo sostentamento. Stava procedendo verso la città di macerie quando vide in lontananza Luxes che faceva ritorno. Corse veloce per essere lì prima del suo arrivo. Consumava la selvaggina sempre nella foresta, voleva evitare che sentori di carne bruciata o resti del suo pasto potessero indurre il drago in avventate tentazioni.

Giunse giusto in tempo. Luxes con un movimento lento delle ali discese dinoccolandosi al suolo.

Avrà mangiato parecchio, pare molto quieto e appagato. Sicuramente non sarò il suo pasto nemmeno oggi.

Come solito squadrò Syrax e lui, come ripromessosi, avanzò anche quel giorno di altri due passi. Fu in quel momento che si rese conto che quei due ulteriori passi, quel dì dopo tanti, lo avrebbero portato ad un palmo dal volto del drago.

Restò con il piede a mezzaria qualche attimo, interdetto su cosa fare.

Non posso restare in questo posto per sempre, o rischio ora qui o scappo e rischio in ogni luogo possibile prima di giungere forse a Meereen.

Posò il piede in terra con cautela e con estrema calma fece anche il successivo. Luxes sollevò il capo, aprì leggermente la bocca mostrando le lunghe e aguzze arcate di denti. Syrax levò piano la mano, e con movimenti estremamente lenti la posò sulla mandibola del drago.

Fu una strana sensazione quella che provò in quell'attimo, vide immagini che non sapeva riconoscere ma che in qualche modo gli parevano familiari. Per quanto delicato, caldo fu il sentimento che avvertì dovette scansare quei pensieri. Luxes si fidava di lui, era questo che gli importava. Poteva ormai avere la certezza che non gli avrebbe fatto alcun male. Ora non gli restava che trovare il coraggio di salire di nuovo sul dorso del drago, giorno di seguito a giorno, sino a quando si sarebbe finalmente deciso di ritornare da sua madre.

******************

Meereen era in giubilo. Daenerys Targaryen era tornata vincitrice da Qarth. In groppa a Drogon, ammantata da una veste rosso rubino e pantaloni neri, salutava la gente accorsa per le strade, felice e dimentica per una volta dei tanti problemi che la attanagliavano.

Dopo la scomparsa di Jon con Luxes e l'aver appreso delle navi nemiche in rotta verso la città degli uomini latte, non aveva perso tempo. Era montata sul Terrore Nero e, insieme a Redaros, era volata in soccorso delle navi che assediavano la città. Capitanati da Verme Grigio gli Immacolati avevano l'ordine di attendere il suo arrivo, anche se notizie di schermaglie con qualche nave da guerra di Qarth - le poche che di fatto possedeva - c'erano state. L'assedio non aveva dato frutti vista l'opulenza che già dalle tre cinte murarie era fin troppo evidente, a soffrirne i poveri schiavi che difficilmente potevano sfamarsi. Diretta verso la sua destinazione, aveva localizzato le navi che giungevano in aiuto e poco per loro c'era stato da fare. Gli scorpioni presenti su dromoni e galee a mala pena avevano potuto fendere l'aria. La possanza di Drogon e Redaros non aveva lasciato loro scampo. Erano affondate nelle acque del mare in vicinanza di Nuova Ghis dove le aveva intercettate, tra atroci urla di uomini e bestie dilaniate dal fuoco.

Al giungere nei pressi di Qarth il ruggito dei draghi aveva galvanizzato gli Immacolati, subito pronti a navigare alla massima velocità possibile verso il porto.

Le difese della città erano quasi del tutto assenti, considerando l'attesa di rinforzi che mai sarebbero giunti dalle altre potenze in guerra contro i Targaryen. Daenerys, col fuoco di drago, aveva aperto una breccia nelle tre cinte murarie per permettere l'ingresso degli Immacolati. I sodati senza paura, gli ultimi di quella sfortunata stirpe, compirono il restante mettendo sotto il controllo della regina l'intera città senza tuttavia eccessivi spargimenti di sangue, considerando che gli schiavi esultavano per il loro arrivo e i potenti mercanti non volevano trovare la morte come era avvenuto per i magistri di Pentos.

Drogon si posizionò su di un arco in bronzo modellato a somiglianza di due serpenti che si accoppiano, Redaros ruggente ai suoi piedi. Dall'alto Dany poteva osservare quello che stava accadendo. Gli schiavi si stavano radunando con un pò di timore vicino quelle serpi di giada, ossidiana e lapislazzuli. Dopo anni in cui non era mai più tornata in quella città, dal tempo in cui i suoi tre draghi erano piccoli cuccioli tutti e tre ancora in vita, Daenerys l'aveva conquistata e questa volta tutti coloro che detenevano il potere furono fatti prigionieri per essere portati a Meereen. La storia si era finalmente capovolta, non era più la giovane fanciulla che dovette elemosinare navi per poter ritornare in occidente, presto sarebbe divenuta la sovrana di Valyria. Ogni nuova città conquistata avrebbe avuto un novello governo, che si confacesse meglio alla neonata realtà dell'impero e anche Qarth non avrebbe fatto eccezione: l'abolizione della schiavitù prima di tutto.

Daenerys non volle tuttavia riprendere la via per Meereen prima di aver potuto interrogare gli stregoni che abitavano la città. Non aveva dimenticato Pyat Pree e i suoi imbrogli per portarle via i suoi tre figli e per quanto poco si fidasse, sperava che quegli uomini avrebbero potuto darle notizie del potentissimo stregone che cercava.

Li aveva fatti riunire sotto il grande porticato dove gli eroi della città svettavano, alti quasi tre volte un uomo, in cima a colonne di marmo verde e bianco .

Erano stati tuttavia incatenati distanti abbastanza l'uno dall'altro.

La richiesta della regina fu semplice e diretta: voleva sapere se uno stregone che qualcuno diceva discendente dell'antica Valyria avesse fatto loro visita.

Il silenzio calò tombale se si escludeva il poderoso respiro dei draghi.

Daenerys fu chiara, ogni volta che nessuno avesse riposto alla sua domanda Drogon o Redaros avrebbero bruciato uno di loro. E dopo un prolungato, estenuante nulla dracarys bastò e il primo trovò la morte sotto gli occhi degli altri dodici.

Affiancata da un inflessibile Verme Grigio attese paziente riproponendo il quesito, ma ancora una volta nessuno parlò e il secondo fu bruciato immediato dalle fiamme di Redaros.

Poté vedere gli altri undici divenire sempre più pallidi, ancor più di quello che solitamente erano, le labbra blu diventare meno scure. La paura li stava attanagliando ed era certa che prima o poi qualcuno avrebbe tirato fuori la verità, a costo di ucciderli tutti.

Anche il terzo sembrava incamminarsi sulla via dei primi due ma bastarono tre lettere "dra..." e sollevò le mani in segno di resa. Crollò sulla molle terra in ginocchio, la fronte grondante sudore. Quanta poca dignità rimaneva persino a stregoni che un tempo si erano definiti così potenti di fronte alla prospettiva della morte, pensò Daenerys Targaryen.

Non ci volle molto per farlo parlare. Narrò di un uomo ammantato di rosso, il cui viso non aveva come gli altri potuto vedere, celato da un sanguigno cappuccio. Non disse il suo nome, si definì semplicemente discendente di uno degli stregoni che avevano domato, con magia e incantesimi, le Quattordici Fiamme dell'antica Valyria e avevano consegnato ai signori di quelle terre il potere di domare, tra tutti gli uomini, i draghi. Ciarlatani degni di far parte di una farsa da guitti li aveva definiti. Esigeva che si sottomettessero, la sua magia del sangue non poteva competere con la loro. Era il solo che poteva padroneggiarla agli eccelsi livelli raggiunti al tempo della Libera Fortezza e ne aveva le prove, gelosamente custodite in uno scrigno di acciaio di Valyria bel celato in una bisaccia di cuoio, anche se mai mostrò il suo contenuto.

Daenerys si interessò di quella scatola immediatamente, ma l'unico dettaglio che ne ricavò fu che sul coperchio vi fosse una strana effige, un essere non ben definito con quattro arti e ali draconiane.

"Voleva il nostro appoggio nonostante ci considerasse degli inferiori" aveva detto lo stregone. Odiava i Targaryen, anzi l'intera genia di Valyria per qualcosa che quegli uomini un tempo così potenti avevano fatto ai suoi antenati.

Il loro rifiuto vista la poca considerazione accordatagli non lo aveva scalfito di un niente; aggiunse solo, prima di andare via, che sarebbero morti tutti, che il terzo flagello sarebbe giunto e avrebbe devastato il mondo perchè la regina dei draghi avrebbe compiuto la scelta sbagliata.

Questi pensieri l'accompagnarono, tra la folla acclamante, sino all'arrivo alla grande piramide. Ad accoglierla vi era solo ser Hightower, stranamente Daario non c'era.

Non badò molto a nulla, i suoi pensieri erano rivolti a quella misteriosa scatola e al significato di quelle affermazioni.

Cosa sarà mai il terzo flagello, è evidente che prima ce ne sono stati altri due, ma... quali! E soprattutto quale scelta sbagliata compirò? Sarà vero o voleva solo atterrirmi!

L'idea di qualcosa di mostruoso legata ad un suo errore le annebbiò la vista per il terrore. Avere sulle proprie spalle una tale responsabilità era dannatamente ingestibile. Si abbandonò mollemente alle acque profumate di vaniglia e limone della sua vasca. Aveva decisamente bisogno di un po' di requie e sperava che un buon bagno caldo l'avrebbe aiutata, ma il pensiero di Jon sparito con Luxes e che la voleva morta ad ogni costo, unitamente alle altre rivelazioni, le faceva troppo male. Cosa avrebbe fatto quando, prima o poi, si sarebbero trovati faccia a faccia? Non volle quasi considerare l'ipotesi. Sperava vivamente di salvarlo da quella terribile maledizione prima che potessero farsi del male a vicenda.

**************

Andava sempre nei suoi amati giardini in cima alla grande piramide quando stava male. Lì, ottocento piedi più vicina al cielo a svettare su tutte le altre piramidi a gradoni di infiniti colori, riusciva a trovare un attimo di pace. Sotto il grande albero di ebano poteva ammirava la città in fermento. Da quell'altitudine era possibile vedere sin oltre il fiume Skahazadhan: le colline brulle, i frutteti purtroppo bruciati dal sole, ma in qualche modo poetici in quella commistura di colori.

Quante volte c'era stata in quei giardini, ma due erano rimaste scolpite nel suo cuore: la prima, quando ancora Missandei, la sua adorata scriba dagli occhi dorati, era insieme a lei. Allora aveva solo quindici anni e tanti sarebbero stati gli eventi che avrebbero cambiato la sua vita. Le promise che un giorno l'avrebbe riportata nella sua isola, a Naath, ma ci era ritornata morta, decapitata da quella orrida donna senza cuore. La seconda fu dopo Westeros e si rese conto che, ogni volta che si trovava in quel posto, si sentiva non una regina, ma semplicemente sola, il sentimento non mutava mai. Per tante conquiste giunte, per quanto la sua vita fosse enormemente cambiata, l'unica sensazione che le dava quel quadro dalle sfuocate tonalità dorate, ocra e marroni era sempre e solo solitudine e quello che stava accadendo non poteva che intensificare tale sentimento.

I passi di Daario Naharys si fecero sempre più vicini. Si era mostrato finalmente. Era dietro di lei, sentiva il suo respiro agitato.

Lentamente si voltò verso lui, gli occhi violetti scintillanti, ma al tempo stesso malinconici. Si sistemò una spallina dell'abito, rosso come il peccato; le aderiva come un amante focoso per poi sciogliersi in un abbacinante fruscio di sete e crinoline che volgevano dal rosso al dorato. Era il sangue del drago ma in quel momento, il sole complice con i suoi scintillanti riflessi, illuminava quella veste e quei magnifici argentei capelli tanto che ella stessa un drago pareva.

Le mani incrociate all'altezza del grembo, nonostante la differenza di altezza - Daario che la sormontava molto oltre la testa - lo fissò diritta negli occhi: inflessibili, irriducibili nelle sue convinzioni.

Naharys emise quasi un grugnito, incapace di credere a quello che aveva comunque inteso, le parole inutili.

Sospirò guadandolo torvo. <<Tu non farai nulla senza il mio consenso >> fu perentoria nonostante la voce rotta dalla consapevolezza che niente poteva fermare la furia omicida di Jon.

Un attimo di follia e le pose violento le mani callose sulle spalle, quasi a farle male per la rabbia.<< Io sceglierò sempre e solo te, ricordalo! Anche dovessi odiarmi per questo, persino uccidermi se lo riterrai giusto! Non sarai tu a morire, io non lo permetterò>> gli occhi rossi increspati a trattenere le lacrime.

La strinse ancora più forte a sé, le labbra prepotenti che si posarono su quelle di lei, la lingua che tentava di insinuarsi nella sua bocca senza consenso, due boccioli rosati che parevano un castello da difendere.

Un suono sordo!

Daario Naharys si portò la mano sulla guancia arrossata dopo il violento ceffone propinatogli.

<<Come hai potuto farlo!>> Lo guardò con evidente disgusto. << Dopo quello che ho saputo su te e Nala! Hai una moglie, dei figli! quando diventerai un uomo! >> Lo strattonò lontano, inorridita.

<<Io amo solo te!>> Scosse il capo mordendosi le labbra, a volerle fare intendere il dolore di tanti anni senza lei. << Ho sempre, solo amato te! E lo sai bene, non fingere con me! Lui ti ha tradita in ogni modo, giacendo più e più volte con un'altra e proclamando il suo amore per lei, voleva sposarla Daenerys!>>

<< Ma tu sai bene che non è lui, non è Jon e ciò non giustifica comuqnue quello che hai fatto, Samira ti ama! Ed è mia amica!>>

<<Ma io amo te, come posso fartelo comprendere>> l'urlo straziato e disperato di un uomo che non l'aveva mai dimenticata, i suoi magnetici occhi viola, i suoi argentei capelli misti all'oro e quel carattere indomito e battagliero!

Rumori dal fondo della sala.

Un singulto sconnesso e sofferente, richiamo di perle di sale che bagnavano il viso della dolce Samira.

Era lì, aveva visto tutto, aveva ascoltato tutto.

<<Samira aspetta! >> la voce stentorea di Daenerys che cercava di fermarla.

Guardò Daario carica di rancore. << Se fosse stato possibile peggiorare quest'inferno tu lo hai reso tale! Non ti perdonerò mai! >>

Sorrise beffardo il capitano di tante battaglie. << Dì pure quello che vuoi Daenerys , ma stavolta nulla mi impedirà di fare a modo mio. Se sarà necessario ucciderò tuo marito. Questa volta non sarò il burattino che comanderai a tuo piacimento. Questa volta sarò io a decidere e... io scelgo te! Scelgo ancora una volta te! Nonostante tutto quello che mi causerà. Ti amo Daenerys Targaryen e per te vale qualsiasi sacrificio. >>

<< Tu prova a toccare Jon e i Sette Inferi ti sembreranno i Sette Cieli in confronto a quello che ti farò! >> i suoi occhi divennero ghiaccio.

Non aveva mai visto tanta determinazione e tanto amore in vita sua. Solo... solo non per lui.

Non una parola disse più , si allontanò a passo lento ma deciso, il frusciare delle sete sul lucido marmo viola, gli occhi due conche di lacrime che cercava di trattenere.

********************

Trovò ad attenderla all'entrata dei suoi appartamenti Benerro. Nel clangore del ritorno, ammorbata dai tanti pensieri richieste e decisioni, non era ancora riuscita a ricucirsi uno spazio per parlare con il sacerdote.

Le sentinelle aprirono le grandi porte bianche e dorate lasciando che sua grazia, accompagnata dal riverbero delle lance lunghe sul marmo, potesse entrare insieme al suo ospite.

Si accomodarono l'uno accanto all'altro sul triclinio posizionato vicino il caminetto. Daenerys mesciò due calici di vino dorato servendone una coppa a Benerro. Non disdegnò affatto quella particolare annata di Arbor a giudicare dai pochi sorsi con cui mandò giù l'intero calice, ma attese che lei si tranquillizzasse prima di parlare: era fin troppo evidente il suo disagio e la sua ansia.

<< Cattive nuove immagino >> troncò il silenzio che si era venuto a creare, mentre Dany continuava a centellinare con estrema lentezza la sua coppa di vino.

Una falce di sorriso fu la sua risposta, un sorriso fin troppo malinconico, gli occhi specchio della sua anima tormentata.

<< Volete parlarne? >> Benerro si poneva sempre con molta cortesia e circospezione, senza mai essere invadente. Più volte, in quei giorni durante la sua assenza, aveva consultato le fiamme cercando di comprendere dove quello stregone si nascondesse in modo da riferire buone notizie al suo rientro, ma non aveva saputo interpretare quello che aveva visto.

Quando ebbe finito di bere l'ultimo sorso di vino finalmente si sentì pronta a parlare e espose quello che aveva appreso a Qarth dagli stregoni.

<< Odia i Targaryen e chiunque abbia sangue valyriano per un grave torto commesso dai signori della Libera Fortezza ad uno dei suoi antenati. Non so se riuscirò a salvare Jon, ha detto che moriremo tutti, che qualcosa che ha definito il terzo flagello giungerà perchè io compirò la scelta sbagliata. E' molto forte >> ammise quasi senza più forze << e la sua magia è legata a qualcosa che gelosamente conserva in una scatola di acciaio di valyria. Ma tutto ciò non ci aiuta a capire dove si trovi in questo momento. Le fiamme nulla vi hanno confidato. >> Daenerys sperava vivamente che Benerro potesse darle l'aiuto necessario.

<< Ho provato ripetutamente a consultarmi col mio Dio, ma ogni volta che domandavo alle fiamme dove quell'uomo si rintanasse lui mi mostrava solo e sempre un essere indefinito con arti e ali di drago. >>

Daenerys si alzò di colpo impietrita. << Cosa avete detto! >>

<< Ecco, lui mi mostrava... >>

<< Certo, ho inteso >> lo bloccò. << Su quella scatola è incisa la medesima raffigurazione! Dunque cosa vuole dire? >> sgranò gli occhi in attesa di una risposta.

Anche Benerro si levò dal triclinio parandosi di fronte a lei. << Vuol dire che è qui a Meereen vostra grazia, forse più vicino di quello che possiamo pensare. >>

Lo schianto del legno contro il marmo!

Le porte si aprirono senza preavviso, ser Hightower giunse trafelato.

<< Che succede >> Daenerys non aveva dubbi che altri problemi incombessero.

Cercò di riprendere fiato per la folle corsa. << Vostra Grazia Luxes è stato visto nei cieli di Meereen e chi lo ha avvistato sostiene che a dorso del drago vi fosse un cavaliere. >>

Non riuscì più a respirare, sapeva quello che stava per accadere e non poteva che prenderne atto. << E' Jon >> proclamò con voce rotta dalla disperazione. << E' tornato per uccidermi! >>

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top