CAPITOLO 12

LA NON BRUCIATA

Gli abiti dotrhaki! Quanto tempo era trascorso dall'ultima volta che li aveva indossati. Allora a mala pena sopportava la presenza di Jon a Meerren, mai...  mai avrebbe creduto che insieme avrebbero ricostruito e regnato su Westeros e avuto ben sette figli.

Li guardò un attimo distesi sul grande letto della sue camere alla piramide sfiorandoli appena con la punta delle dita: il pantalone di sottile lino nero  ed un corpetto del medesimo colore da portare a fior di pelle, recante l'effige della sua casata, un mantello rosso per coprile la spalla sinistra. Era ancora scuro il cielo, presto sarebbe partita insieme a Jon per Vaes Dotrack, l'unico grande centro abitato nel Mare Dothraki, nel continente di Essos. 

La ricordava assai bene, Daenerys Targaryen, la prima volta che ci era stata insieme a suo marito khal Drogo, la Porta dei Cavalli in lotta irti sulle due zampe anteriori ad incontrarsi in un vertiginoso arco a sesto acuto a cento piedi d'altezza all'entrata, i monumenti e simboli sacri di cento religioni diverse su entrambi i lati, dimostrazione del potere e delle conquiste dei Dothraki, le strade larghe arieggiate dal vento, lastricate di erba e fango, i padiglioni in pietra scolpita, manse di erba intrecciata, torri di legno, piramidi a gradoni e sale di tronchi. Tutti portati nella città dagli schiavi delle terre conquistate dai Dothraki, dovette amaramente ammettere.

Ricordava quando con ser Jorah aveva percorso inebriata - complice le reminiscenze di bambina di luoghi simili - il mercato occidentale e il mercato orientale: il primo un grande bazar utilizzato dai commercianti delle Città Libere, la grande piazza di terra battuta circondata da mattoni cotti nel fango, recinti per animali e abbeveratoi imbiancati a calce, le gobbe che si ergevano dalla terra sotto la piazza dove si trovavano gli ampi magazzini; il secondo approdo dei commercianti di Asshai, Yi Ti e delle Terre dell'Ombra dove si venivano a vendere oggetti più rari, come manticore, elefanti e cavalli striati bianchi e neri, le zorses - così le chiamavano - del Jogos Nhai . Se si estraniava un attimo poteva ancora sentire l'odore delle mille sconosciute spezie che le deliziavano i sensi. Adorava percorrere in lungo e in largo i mercati da quando era ragazzina, il suo più grande regalo ricevere un salciccia arrostita o un bastoncino al miele come dono da suo fratello. Doni semplici, come semplice era restata nell'anima nonostante mille vicissitudini.

Rammentò quei tempi con nostalgia, a volte avrebbe voluto tornare indietro, per quanto terribile fosse stato l'errare per sottrarsi alle lame dell'usurpatore.

Ho una vita che sarebbe l'invidia di tutti. No, non posso lamentarmi, non ne ho il diritto. Il tempo scorre inesorabile è vero, ma ora sto raccogliendo il meglio e forse c'e' tanto ancora da scoprire.

Limpida nella sua memoria era pure l'immagine della vasta vetta conosciuta dai Dothraki come la Madre delle Montagne. Aveva fatto l'amore con Drogo nelle acque del Grembo del Mondo, il vasto lago a ovest del monte sotto gli occhi dell'intero khalasaar, Rhaego nel suo ventre, senza remore, senza alcuna pudicizia. Quanti ricordi cumulati per una giovane donna! Per la maggior parte delle fanciulle meno di un battito del suo cuore avrebbe riempito quella di tutte!

Era la prima volta ad aver timore di rincontrare i Dothraki, di dover ricorrere alla forza contro chi per primo era stato il suo popolo, suo alleato dai tempi in cui i suoi tre draghi vennero alla luce dopo secoli. Convincere la stirpe del grande mare d'erba a rinunciare alla mercanzia di schiavi non sarebbe stato semplice.

Fortunatamente pareva poter contare sull'appoggio di suo marito, per quanto l'unica autorità che quella popolazione nomade riconoscesse era solo lei e, forse un giorno, qualcuno dei figli partoriti dalla loro khaleesi. Dopo le ultime bizze Jon sembrava tranquillo, tornato alla normalità; sperava vivamente che i suoi malori, le sue uscite poco consone ed inappropriate fossero giunte finalmente al termine.

Si era agghindato con un abbiglio che Daenerys non gli aveva mai visto indossare, un corpetto sbracciato di dura pelle nera allacciata sui fianchi da fibbie, insieme a brache di lino del medesimo colore.

Sentì il ruggito di Drogon fuori dalla piramide, sulla grande piazza circostante, seguito da quello di Redaros, Luxes e Veraxes. Nessuno si avvicinava ai draghi quando la loro madre non c'era. Per quanto Meereen convivesse in armonia con simile bestie di carne e fuoco il timore vi era sempre.

Il sole nascente aveva armai rischiarato lo scuro cielo della notte. L'alba di quei colori così vividi guardati da ottocento piedi di altezza le infusero serenità. Socchiuse gli occhi un attimo, sentì il sangue quasi ribollire nelle vene in simbiosi con quei ruggiti dei suoi figli. Per lei, per Daenryes Targaryen,  i draghi, tutti i draghi erano suoi figli, nonostante non fossero coloro nati insieme a lei dalla distruzione della pila funeraria di Drogo, quando tra lo sbalordimento generale emerse indenne dalla fiamme insieme a quelle tre piccole creature che il mondo aveva dimenticato esistessero. Lo avvertiva, vi era un legame tra lei e quegli splendidi esseri dotati di una intelligenza non pensabile ai più, anche se non sapeva ben spiegarsi il perchè. Lo avvertiva quasi come un vincolo tra una madre con dei figli partoriti. Con Drogon, Rhaegal e Viserion era stato naturale, ma non sapeva darsi ragione di come quel medesimo impulso primordiale coincidesse anche con gli altri draghi. Ne aveva a volte parlato con Jon. Anche lui in parte avvertiva questo sentire, ma non così forte come lo era per lei .

Il messaggio era chiaro: Daenerys proveniva da generazioni di matrimoni tra consanguinei mentre Jon era solo per metà Targaryen e dunque non poteva cogliere appieno quello che lei provava. Ma nulla di tutto ciò le importava, era l'amore vero unico della sua vita, non sarebbe stato certo tale questione a ridurlo nemmeno di un niente.

Come coglieva, avvertiva questo biunivoco sentire con quei possenti esseri così era altrettanto certa che l'unione sua e di Jon fosse stata profetizzata dal cosmo, dagli Dei per chi vi credesse. Andava oltre l'umana congiunzioni di due persone, per quanto, quasi per modestia, si ostinasse a non volerlo ammettere: c'era qualcosa di sovrumano che la univa a quell'uomo.

In fondo solo un sentimento che esula i meandri della terra, del cielo e degli inferi poteva superare quello che ci siamo perdonati. Siamo nati per una grande ragione e forse un giorno, quando ormai saremo anziani e comunque insieme potremo tirare le somme e scoprire perchè il destino abbia ordito e plasmato tutto questo per noi.

Riportare la luce nel mondo 

Si girò a destra e manca, roteò su se stessa come se qualcuno avesse parlato - una voce roca, quasi soffocata - ma, oltre Jon, che stava finendo di vestirsi, in quella camera non c'era nessun altro.

Forse è stata solo la mia mente!

In quell'istante ripensò al suo inspiegabile ritorno in vita.

Forse c'è ancora qualcosa che insieme dobbiamo fare. R'hollor, per quanto mi è difficile accettarlo, ha riportato me e Jon indietro. Siamo più di due semplici esseri che per breve tempo calpesteranno questa terra. Forse davvero c'è qualcosa di molto più grande, che esula ciò che ci è umanamente dato di comprendere se non forse un giorno lontano, quando oramai non saremo più qui, ma ricordi per coloro che ci hanno amati, memorie per chi non ci ha conosciuto ma continuerà a vivere nella nostra reminiscenza tramandandola: la travagliata, complessa, a volte inspiegabile,  storia di Daenerys e Aegon nei secoli per i secoli a venire.

<< Dany! >> La voce di suo marito la riportò con i piedi per terra.

<< Sono pronta. >>

<< Pure io. >>

<< Allora andiamo! >>

***************************

Il ruggito possente dei draghi si riverberò nel cielo ancor prima di giungere nella grande città al confine con il grande mare d'erba. Per tutto il viaggio Daenerys Targaryen aveva pensato a cosa avrebbe fatto, a cosa avrebbe detto.

Al riverbero possente di quei suoni, levarono tutti gli occhi al cielo. Vaes Dotrhak era esattamente come la ricordava, un andirivieni di genti proventi da tutto il mondo conosciuto, che commerciavano in pace e senza timore, alla presenza dei khalasaar riuniti. Nella sua maestosità Drogon sorvolò quella informe massa di genti,  Luxes, Redaros e Veraxes a seguirlo. Al giungere in quella città non città individuò subito il suo obiettivo, la piramide a gradoni, uno dei tanti monumenti arricchenti quel luogo senza mura, proveniente da chissà quale antica civiltà.

Al planare dei draghi intorno quella reliquia di guerra di  tempi lontani molti stranieri fuggirono, ma non loro, non i khalasar, che giunsero in  massa. Le sapienti, che ancora formavano di libera scelta il dosh khaleen seguirono gli atri. 

Daenerys guardò quegli uomini e quelle donne che si avvicinavano veloci.

<< Saranno centomila per lo meno! Questa volta un semplice discorso non basterà: c'è in ballo qualcosa che è radicata nel loro sangue, nel loro modo di vivere. >>

<< Cosa vuoi fare Dany! >> Jon era più che preoccupato.

Sorrise lieve a suo marito, un piccolo movimento del capo ad accompagnarlo. << Mi chiamano la non bruciata ricordi! >>

Sgranò gli occhi inerme, quasi non riusciva a muoversi.

<<  Dany no! >>

<< Andrà tutto bene! >> Disse solamente.

Percorse uno per uno gli scalini che costeggiavano ogni gradone sotto gli occhi attoniti del suo popolo.

Lo sarà ancora!

Fino a ché giunse in cima.

<< Jon non avvicinarti, qualsiasi cosa accada. >> Gli urlò con forza e ostentata determinazione.

Un cenno in segno di assenso, solo quello gli riuscì di fare , ma aveva timore per quello che intuiva avesse in mente.

Il chiassoso vociare di tutta quella gente fu acquietato quasi di colpo dal possente ruggito di Drogon.

E' il momento!

Guardò Jon un'ultima volta.  Era tanto che non si esprimeva in quell'ostico vernacolo dai suoni così duri, gutturali che aveva con fatica imparato a parlare per comunicare con il suo sole- e- stelle.

Fissò ancora quegli uomini, quelle donne e quei bambini: non poteva non notare la presenza di tanti, troppi schiavi.

Tirò un lungo sospiro e si fece forza.

Non devo aver paura. La paura uccide la mente ed io ... sono il sangue del drago.

<< Uomini del grande mare d'erba >> urlò. << La vostra khaleesi è tornata dal suo popolo! Mi avete aiutato a riconquistare la sedia di ferro dei mei antenati e di questo mai potrò esservi più grata! Tuttavia sono qui ad Essos perchè anche le genti di questo grande continente possano vivere liberi... senza più la schiavitù che le attanaglia. So che quello che sto per chiedervi non vi piacerà, ma se ritenete che io sia ancora la vostra khaleesi, colei che ha riportato i draghi nel mondo, che è tornata indietro dalla morte mi ascolterete. Quello che desidero è... che rinunciate alla schiavitù! Al depredare terre! Il nuovo regno di Valyria che conquisterò vi ricoprirà di oro e potrete continuare a vivere secondo le vostre usanze, come sempre avete fatto ma... senza più la piaga della tratta di uomini! >>

Ci fu un tumulto generale, tutti urlavano, imprecavano mentre gli schiavi applaudivano. Quella manifestazione non fu ben vista dai signori del cavallo. Alcuni di essi furono picchiati tra il clangore che sembrava divenire sempre più tonate.

<< Drogon >> urlò Daenerys Targaryen. Il drago, quasi richiamato dalla voce di sua madre, sollevò il capo verso lei. Levò un braccio ad  incitarlo con quell'urlo divino che conosceva da quando era nato: dracarys! Il drago sembrò avere un attimo di esitazione, come se capisse quanto innaturale fosse quello che colei che lo aveva generato chiedesse, ma la seconda volta Drogon rigettò volute di fuoco nero contro la piramide.

<< Danyyyy >> Jon gridò a squarciagola mentre le fiamme divampavano sino a raggiungerla.

Fu un attimo, nessuno emise più un fiato di fronte a quell'inaspettata visione.

Restarono tutti in silenzio mentre un'ombra sembrava apparire tra le fiamme alla base della piramide. Colei che fu definita la non bruciata emerse integra, solo le vesti ormai del tutto polverizzate.

Ancora una volta il popolo dothraki restò senza fiato, chinarono tutti il capo di fronte a quella donna che nulla di terreno aveva. Anche le sapienti del dosh khaleen seguirono gli altri. Chi mai poteva opporsi allo stallone che monta il mondo, come ormai la riconoscevano e cominciarono  ad appellarla gridando sempre più forte, gli arak che si incrociavano, le spade che battevano le une contro le altre in segno di festa.

Jon le corse incontro subito.

<< Stai bene. >> Aveva recuperato una coperta di crine di cavallo con l'intento di coprirla.

<< Sto bene, te lo avevo detto. >>

<< Certo mia khaleesi >> e chinò leggermente il capo di fronte alla magnificenza di quella donna che ogni giorno era una continua sorpresa.

<< Ringrazio gli Dei per averti riportata da me. >>

<< E io ringrazio il fato per avermi permesso di ricongiungermi a te! >>

******************

Quella sera ci fu baldoria secondo le tradizioni dothraki. Gli schiavi che facevano parte dei khalasaar furono quel giorno stesso liberati, con la possibilità di scegliere se restare con quel popolo come uomini al loro pari o andar via. Furono pochi coloro che abbandonarono i khal. Ormai era troppi assuefatti alla vita nomade e tornare indietro senza una casa, una famiglia a cui fare ritorno era difficile, quasi impossibile.

Fu una nottata fatta di cibo, danze, orge e duelli senza fine. Per l'intera durata di quella che poteva essere assimilata ad una festa gli uomini e le donne dei khalasaar si rimpinzarono di carne di cavallo arrostita con miele e peperoni, corpose salsicce nere, tradizionali sanguinacci dothraki, frutta esotica, erbe dolci stufate. Si ubriacarono fino all'incoscienza di latte fermentato di giumenta e dei vini che avevano per l'ultima volta depredato; si derisero pesantemente l'un l'altro al disopra delle migliaia di fuochi accesi.

I tamburi battevano, alcune donne si misero a danzare per i khal; in quello sfrenato caotico rumore Daenerys e Jon finalmente riuscirono ad allontanarsi.

Attraversarono a cavallo la Via degli Dei fino a giungere al Grembo del Mondo, un lago dalle acque immobili circondato da canneti. Migliaia di anni prima,  avevano narrato a Daenerys , dalle profondità del Grembo del Mondo, era scaturito il primo uomo, in groppa al primo cavallo. Jon sorrise un tanto di fronte a quelle strane credenze, lui che ancora venerava gli antichi dei e, anche se non gli faceva piacere ammetterlo, il grande potere di R'hllor.

<< E' usanza degli sposi dothraki immergersi in questo grande lago, noi non lo abbiamo mai fatto insieme. Mi piacerebbe. >>

Daenerys si tolse le vesti che la coprivano, lasciandole cadere in terra.

<< Dany cosa fai! >>

Completamente nuda entrò con cautela in acqua.

Secondo la sua ancella di un tempo il Grembo del Mondo era senza fondo. Eppure, sin dalla sua prima volta, avanzando tra le canne, Dany aveva sentito il soffice fango cedere sotto i suoi piedi, il disco lunare che si frantumava e tornava a ricomporsi nelle onde da lei provocate.

<< Su avanti, non fare il timido: so che ormai non lo sei più. >>

Non se lo fece ripetere. Sganciò le fibbie del corpetto di pelle e fece ricadere le brache: era nudo, nudo come il giorno in cui era venuto al mondo.

A passi lenti, cauti calcò quella melma fangosa. Era piacevole scivolare in quelle fresche acque mentre raggiugeva l'amore della sua vita. La luna si rifletteva sulla superfice oscura, un astro notturno dall'insolito colore rosso.

Daenerys si distese, il corpo mollemente cullato dalle acque, il capo posato sulla spalla di suo marito.

La sentì trillare felice guardando gli astri della notte.

<< Quando ero ancora una giovane fanciulla mi fu impartito quello che i dothraki vedevano nelle stelle. >> Agguantò la mano di Jon e insieme percorsero quegli splendenti diamanti  del cielo.

Tentò di rimembrare i nomi affibbiati alle varie costellazioni. << Quando l'arakh va a combaciare con lo stallone, i presagi sono propizi per razzie e saccheggi. L'incontro tra la giumenta e lo stallone è foriero di un matrimonio duraturo, l'unione benedetta da erculei khal e feconde khaleesi, se l'ancella si frappone allo stallone allora il tempo è favorevole per la procreazione. Quando sono restata  gravida di Rheago le stelle erano così allineate.

<< Ci credi davvero. >> Sorrise Jon Snow.

<< Non lo so, ma mi piace vedere le stelle in un modo diverso. Forse un giorno qualcosa di noi sarà parte di quel firmamento. >>

<< Chi può saperlo >> ribattè lui. Aegon e Daenrys per sempre scolpiti nel grande infinito cielo sino alla fine delle ere! >>

Si lasciarono andare in quelle placide acque, cullati dal loro lieve incedere. Non vollero pensare più a nulla, un po' di pace, dopo gli ultimi eventi, sentivano di meritarla. Il resto sarebbe stato rimandato ai giorni a venire.

****************************

Galoppava veloce sulla sua argentea cavalla, i capelli sciolti che si sollevano nella furente corsa, un immenso labirinto di antichi palazzi, cortili, torri, templi e chiostri, ponti e sotterranei, tutti contenuti in una muraglia che sembrava avesse un unico solo colore, il nero più profondo di una notte senza stelle. Rincorreva una donna, anch'essa cavallo, anche se non sapeva il perchè. Spronò la sua giumenta affinché raggiungesse quella sconosciuta. Il passo dell'animale si fece sempre più frenetico e agile. Corse, corse e corse ancora più forte, fino a quando non riuscì a sorpassare quella donna. Il suo stallone dorato si sollevò sulle zampe anteriori. L'anziana cavallerizza trattenne le briglie per permettere al suo animale di calmarsi.

Discese quasi in contemporanea a quella vecchia.

Era piccola, rachitica, le spalle incurvate, i capelli radi e bianchi. Le rughe le facevano dimostrare un'età quasi incomprensibile. Cento anni o di più o, forse, era solo male invecchiata.

Daenerys le fu di di fronte mentre quella donna ansimava vistosamente.

<< Perchè sono qui? Chi sei tu? >>

<< Come, Daenerys della nobile casa Targaryen, regina degli andali, del rhoynar e dei primi uomini, protettrice dei sette regni, la non bruciata, spezzatrice di catene... >> sorride sardonico quello che doveva essere uno spirito o qualcosa di molto simile ad esso.  << Come! Non mi riconosci? >>

<< Non so chi tu sia e perchè io sia qui con te! >>

<< Oh giovane regina, tante sono le cose che ancora no sai! Ahhhh... >> lamentò dolente. <<Quando hai vissuto con una profezia così a lungo il momento della rivelazione ti folgora. La trinità divenuta un solo essere per volere di Lui, per la salvezza di tutti. Tanti saranno i dolori che ti aspettano. Compete a te comprendere cosa fare solo... a te. >> concluse quasi dolcemente.

<< Quali dolori! Chi sei tu? >>

Riaprì gli occhi di colpo. Sentiva le membra quasi paralizzate dalla paura, non riusciva ad articolare nessun movimento. L'unica cosa che le fosse permessa era sentire il gran vociare dei dothraki ormai risvegliati. Ma il rumore che facevano era quasi innaturale, come se qualcosa non andasse. Cercò di muovere le braccia ma non vi riuscì, cercò di voltare il capo ma non vi riuscì. << Jon!! >> urlò, ma lui non rispose. Si fece forza e, nonostante gli spasmi che le provocava, riuscì a ruotare la testa. Jon... Jon non era lì.

Forse è andato a cercare qualcosa da mangiare

Tra le più atroci sofferenze riuscì a mettersi seduta e poi, tentando di far rispondere le membra delle  gambe, dopo un poco riuscì a piegarle e a mettersi il piedi.

Arrancando appigli ovunque potè riuscire a venir fuori dalla sua regale tenda di khaleesi.

Alcuni khal le si fecero subito incontro.

Suoni quasi metallici di quella lingua così dura si fecero strada sulla punta della lingua. << Dov'è mio marito, dov'è Jon! >>

Parlavano tutti l'uno sopra l'altro confusamente e la confusa mente di Daenerys faticava a seguire quel gran baccano.

<< Silenzio! >> Urlò. << Che parli uno. Dov'è mio marito Aegon Targaryen! >>

Una giovane donna dai capelli corvini ebbe la forza di esplicare. << E' andato via mia khaleesi, insieme al bianco drago. >>

Si tenne a stento ai bordi della tenda, il sudore che le colava lento  e bollente, il cuore che pareva le si stesse spezzando.

Perchè Jon! Perchè hai fatto questo! Ieri notte  eravamo insieme, un unico essere. Perchè sei andato via!

Le ginocchia le cedettero, le donne presenti la aiutarono a rimettersi in piedi e la riportarono a letto. Dormì, per quanto non avrebbe saputo dirlo, ma quando si risvegliò il sole era alto.

Devo aver riposato per almeno un giorno intero.

Accanto a lei una fanciulla dothraki si era presa sua cura. Le porse un piccolo tronco di legno incavato contenente una mistura di erbe. Dany lo bevve veloce, era disgustoso - lo sapeva ancor prima di saggiarlo - ma era certa che l'avrebbe fatta stare meglio.

Adesso sentiva di doveva reagire e scoprire che fine avesse fatto Jon .

Che questa sua scomparsa c'entri con quel sogno? Chi mai era quella donna?

Abbigliata con una veste purpurea stretta in vita da una catena di medaglioni dorati e artigliata da pantaloni di pelle nera si diresse verso Drogon. L'unico drago a mancare era solo Luxes.

Sono certa che sia tornato alla piramide.

Circondata dal suo popolo, uomini donne e bambini che la acclamavano, prese con fatica il suo posto sul dorso acuminato del drago nero. Salutò cercando di parere serena, di elargire sorrisi a quel popolo che ancora una volta aveva chinato la testa e sottostato alle sue volontà.

Le ali di Drogon si dispiegarono possenti insieme al multiforme colore rosso e verde di quelle di Redoros e Veraxes. La polvere si sollevò, le urla si dilatarono incitando khaleessi, dea che monta il mondo, mentre quegli esseri straordinari prendevano quota diretti a Meereen.

****************

Drogon fu l'unico a planare sulla piazza della grande piramide, mentre gli altri due draghi continuarono il loro volo. Non ebbe nemmeno il tempo di smontare dal dorso di Balerior reincarnato che Daario, Verme Grigio e ser Humfrey le corsero incontro.

<< Che è successo! Perchè siete qui! >>

<< Avevamo timore che ti fosse successo qualcosa >> si fece coraggio Naharys. << Jon è tornato da solo con Luxes e abbiamo pensato al peggio. Non parlava, non rispondeva a nulla, si è barricato nelle vostre stanze e si rifiuta di proferire anche solo una sillaba o aprire le porte. Tu stai bene? >>

<< Si sto bene >> dichiarò mentre, senza nemmeno un attimo di esitazione, cominciò a correre verso l'entrata, cercando di salire il più veloce possibile su per quelle centinaia e centinaia di scalini, fino all'ultimo piano della piramide, seguita a ruota dai suoi tre comandanti.

La porta, invero di quello che le avevano riferito, era appena socchiusa, anche se non si riusciva a vedere dentro.

<< Jon >> sibilò con un filo di voce.  << Sono Dany. >>

Posò la mano contro la porta, i freddi intarsi di oro le diedero un brivido freddo lungo l'intera schiena. Intimò a tutti di non entrare per nessuna ragione. Jon non le avrebbe mai fatto del male.

Piano, quasi il tempo avesse cominciato a scorrere più lentamente del naturale incedere, aprì cautamente la porta.

Era seduto sul capo estremo del letto, le dava le spalle ,ma riuscì a vedere che si teneva la testa tra le mani, i capelli sconvolti come fosse passato attraverso un uragano.

<< Jon >> lo chiamò, ma lui non rispose.

<< Jon sono Dany, cosa c'è. >>

Ed infine quello che disse le raggelò il sangue.

<< Mia signora perchè vi ostinate a chiamarmi in codesto modo. >>

Daenerys sgranò gli occhi.

 << Co... me dovrei chiamarti.  Preferisci Aegon. >>

Una glaciale risata risuonò per la grande stanza del loro talamo. Daenerys sussultò: era una risata diversa, Jon non aveva mai riso in quella maniera... così ...così... maligna fu il termine che immediato le attraversò la mente.

<< Cosa c'è, cosa ti succede. >>

Lentamente voltò il capo verso di lei, una ciocca di quei neri capelli continuava a coprirgli il viso.

<<Non mi succede nulla. Solo desidero che smettiate di chiamarmi con tali astrusi nomi. >>

Le dava del lei!

Mi sta dando del lei!

Il viso di Daenerys divenne terreo. Stette al gioco, se così poteva appellarsi una tale tragedia. <<Rammentatemi il vostro nome dunque, così che non erri ancora. >>

<< Sirax >> dichiarò convinto. Si levò dal letto ponendosi di fronte a lei.

I suoi occhi era iniettati di sangue, rosso purpureo, non una stilla di quel grigio rassicurante, conosciuto colore che amava da tutta una vita.

Non sbagliavo dunque!

Daenrys si portò le mano sulle labbra, attonita a stento riuscì a tenersi in piedi.

<< Sirax è il mio nome. Posso sapere qual'è il vostro, di grazia? >>

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