CAPITOLO 11
VERITA' CELATE
Il cielo era colmo di stelle quando ventiquattro navi tra cui la Sangue di Drago la Re Aegon e la Regina Daenerys fecero il loro ingresso nel porto di Meerren. I sovrani furono subitamente risvegliati per accogliere il due comandanti, impazienti di rivedere le loro grazie. In particolare ser Humfrey Hightower era oltremodo felice di poter ricontrare finalmente la sua amata regina dopo quel tempo di separazione.
Erano ancora in veste da camera i reali di Westeros, non si erano certo formalizzati, felici di poter constatare che i loro piani procedevano come dovuto.
Arrossì un poco Hightower nel ritrovarsi Daenerys Targaryen coperta appena da una tenue veste rosata e una sopra veste che impediva di mostrare il suo corpo .
<< Vostre Grazie sono lieto di comunicarvi che le nostra flotta è quasi del tutto intatta. Abbiamo purtroppo perso sei navi e di questo mi rincresce. >>
<< Non è una vostra colpa >> intervenne Jon Snow. << Nessuno avrebbe potuto prevedere una tempesta di tali proporzioni quindi, penso di poter parlare anche a nome la regina, è già un grande successo che le nostre navi siano quasi tutte restate illese. >>
<< Leveremo preghiere per coloro che hanno dato la vita nel tentativo aiutarci n questa impresa.>> Daenerys non era donna facile a parlare di deità e religione ma in un tale frangente, sperare che quelle povere anime avessero trovato pace le faceva sentire un poco meno il dolore di averli persi.
Che falsità! Mi crogiolo dietro Dei che a mala pena riconosco solo per sentirmi meno in colpa.
Jon Snow notò il suo disagio. Conosceva bene Daenerys in ogni sua sfumatura, comprese le convinzioni riguardo gli innumerevoli Dei in cui Westeros poneva le sue credenze e quanto doveva esserle costato pronunciare quelle parole.
<< Ovunque siano hanno fatto quello in cui credevano. Sapevano di poter perdere la vita, ma ci hanno seguiti, ti hanno seguita. Dunque rasserenati. Sono in pace, qualunque fosse il loro credo, qualunque sia quello di tutti coloro qui presenti. >> Era giusto e doveroso omaggiare tanti vittime innocenti. Sussurrò appena, Jon Snow, quelle parole, solo la regina potè ascoltarle. Si sentì rasserenata. Se lei non credeva ciò non significava che chi invece lo facesse dovesse essere in qualche modo privato da tali parole di conforto. Si lasciarono presto, dopo quella breve conversazione, dovuta e senza alcun dubbio voluta. Tutti erano stanchi e provati, necessitanti di riposo e requie.
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Riaprì gli occhi lentamente, ancora assonnato. Lame di luce provenienti dalle squadrate finestre della piramide si proiettarono, seppur schermate dalle lievi tende di lino bianco, sul suo volto.
Il capo gli doleva ancora una volta, fu quello che i suoi centri nevosi gli trasmisero ancor prima di avere contezza dell'essere vivo anche quel giorno. Una sensazione che Jon Snow provava parecchio spesso.
La ragione? A volte non sapeva darsi una reale risposta, pensava che sarebbe dovuto essere morto e basta e ogni dì che si ritrovava vivo si domandava perchè. Erano esigui attimi di sconforto, indegni considerando la grande fortuna che gli era arrisa quasi di un colpo: l'amore di sua moglie, dei figli, un regno in pace. Come poteva sentirsi in siffatta maniera! Eppure era quello che, nonostante tutto, provava. Forse una delle poche cose non aveva mai confessato a sua moglie, ma che spesso attanagliava il suo risveglio.
Aveva la testa pesante, lo avvertiva, gli occhi si riaprirono con grande fatica. Si guardò intorno spaesato, la vista ancora annebbiata.
Dove sono
Una rapida occhiata alla sua destra e sgranò gli occhi a quella astrusa visione, mettendosi di colpo a sedere. I suoi bruschi movimenti ridestarono rapidi, quasi fulminei, la regina, allarmata. Jon non era uomo da disturbarla nella requie del riposo, se tanto si era agitato qualocosa doveva essere successo.
<< Chi... chi sei tu?>> Suo marito increspò gli occhi, due fessure ossidiana a guardala stranito, quasi fosse fuori dal mondo.
Spalancò incredula quelle perle di ametiste, tirandosi le lenzuola contro il petto. << Jon! >> Quasi urlò. << Cosa diamine stai dicendo! >> Il volto perplesso e purtroppo... perplesso non arrancava nemmeno vagamente a definirlo.
Un forte sibilo si propagò come stille di ghiaccio nelle orecchie di Jon. Gli doleva tutto, la testa, ogni parte del suo corpo, del suo essere, ma quello che non capiva era chi fosse l'estranea nel suo letto.
Si portò le mani ai lati del capo, cercando di sopprimere quel suoni così acuti, stridenti, che lo stavano martoriando. Atterrito si accorse di non ricordare nemmeno il suo nome.
Guardava quella donna, ma non riusciva a capire per quale ragione fosse lì. Eppure l'aveva amata quando, appena diciottenne, ebbe modo di incontrarla a Roccia del Drago. Era bastato uno sguardo e il freddo, ameno cuore che aveva smesso di credere nell'amore dopo Ygritte, aveva ripreso a battere, una sensazione di indicibile calore ad avvolgerlo.
<< Jon! >> Daenerys gridò ancora, evidentemente spaventata. Acqua e sale andarono ad insinuarsi negli angoli degli occhi di lei.
Era difficile ricordare, suo malgrado. Gli comportò un immane sforzo tornare alla ragione, rendersi conto di cosa stava succedendo, per riprendere possesso della sua identità, dei suoi pensieri.
Fu un battito, un singolo battito di cuore e la sua mente di colpo di acquietò, improvvisa, come quelle piogge estive che cessano immediate, senza alcuna logica progressione.
No! Non poteva dirle la verità, l'avrebbe straziata! Non poteva confessarle che per pochi attimi aveva dimenticato chi fosse, l'unica sola donna che aveva davvero amato nella sua vita!
Riuscì a mascherare quella strana, assurda situazione con il sorriso più naturale che potesse mostrare.
<< Dany, scusami. >> Socchiuse gli occhi cercando le parole più consone. << Essos! Sai che sopporto a malapena il clima della capitale, ma il caldo di Meereen mi... >> Ansimò. << ... Mi sconquassa i sensi e la mente. Sentivo solo un caldo opprimente che mi ha tolto lucidità. Stai tranquilla, ti prego >> le baciò lieve la fronte. << Va tutto bene. >>
I suoi occhi cercarono di palesare calma, il suo sorriso era quanto di più convincente le riuscì di mostrare, ma Daenerys era profondamente sconvolta.
Avvertiva che stava succedendo qualcosa, il primo segnale quel tracollo di Jon nella magione di Illyrio, qualcosa che sarebbe divenuta sempre più aberrante. Non aveva dubbi, era come se qualcuno le stesse parlando senza poter davvero sentire quei lemmi che avrebbero dato maggior vigore a quelle che purtroppo potevano essere solo congetture fuorviate dai pensieri di una donna innamorata e preoccupata per suo marito.
Che i miei sogni e quelli di Rhaeanne non siano stati solo e solamente tali.
Dany lo aveva già pensato a suo tempo.
Forse erano un monito di chissà quali future sventure.
Interpretare tali sincroni accadimenti non sarebbe stato semplice. Più volte, nel corso dei secoli le profezie i sogni di drago, erano stati così malamente decifrati da portare più rovina che conoscenza.
Orami, purtroppo ne era più che certa: qualcosa, qualcosa che lei non sapeva spiegarsi era successa a Jon.
Se lo avesse allarmato, lui non avrebbe dato credito a nulla. Era un uomo avvezzo al dolore, al freddo alle avversità; gli anni trascorsi a Grande Inverno, alla Barriera gli avevano forgiato un fisico forte e corazzato, difficile ad ammalarsi e mai... mai avrebbe prestato orecchio all'idea di non stare bene.
"Tipico degli uomini" pensò Daenerys, ma doveva comunque correre ai ripari, in fondo lo faceva solo per il suo bene. C'era un unico episodio, quello accaduto presso il palazzo di Illyrio, che probabilmente avrebbe potuto fare breccia nella sua mente.
Sorrise, doveva rabbonirlo e fargli credere di essere concorde con le sue approssimate diagnosi da mulo incorreggibile del nord. Quanto era difficile a volte convincerlo!
Dei! Se penso che sono la sua immagine speculare su codesto fronte, forse dovrei prestare maggior ascolto a chi mi consiglia.
Eppure in quell'attimo l'unica immagine che le si palesò fu quella di Tyrion Lannister.
In quel momento ravvisò che, per quanto ormai dura di orecchio a ciò che le veniva propinato, in quegli anni aveva imparato a fidarsi del suo istinto, ritrovante la giusta rotta di vita ormai da tempo; dunque preferiva confidare soprattutto nelle sue sensazioni, in quel qualcosa che pareva le scavasse dentro, le parlasse avrebbe persino potuto quasi affermare e le diceva, le urlava a gran voce che il suo sposo non stava bene.
<< Jon sono certa che tu goda di ottima salute >> dichiarò sapendo quanto falso fosse quello che aveva appena affermato, ma con lui non poteva diversamente agire. << Tuttavia quello che è successo a Pentos mi preoccupa. Sono sicura che non ci sia nulla di cui allarmarsi, ma mi faresti immensamente felice se accettassi di farti visitare da un maestro. Fallo per me, per la mia tranquillità, perchè non debba farmi teorie mentali che mi creerebbero solo affanno. >>
Le carezzò una guancia prima di stamparle un bacio. << Come tu vuoi, nulla farei per arrecarti dolore o preoccupazione. Dunque sia. Chiama un maestro, mi farò visitare solo perchè tu sia serena. >>
Ci era riuscita. Sapeva che l'unico discorso che avrebbe fatto presa era la sua quiete. L'amava! Oh se l'amava immensamente!
<< Non ce ne è bisogno. Da quando regno qui alla Baia dei Draghi Astapor, Yunkay e Meereen hanno un maestro di palazzo e altri ve ne sono affinchè chi ne abbisogna possa, senza alcuna spesa, poterne usufruirne. >>
<< Degno di una donna avveduta e magnanima, mai avrei immaginato di poter trascorre una vita serena accanto a te, generosa e di buon cuore senza esitazioni. >>
<< Ho tanto da farmi perd... >> Il fiato restò ingabbiato, le parole interrotte dalle labbra di lui sulle sue.
<< Il nostro giuramento, ricordi. Mai dimenticare, ma andare avanti per il bene dei nostri figli e di Westeros e, si spera presto, anche di Essos. >>
<< Hai ragione >> ammise, anche se a volte era difficile chiudere gli occhi dinanzi ai suoi, ai loro errori, ma, in fondo. a cosa sarebbe servito?
Indietro non si torna!
<< Ti farà spero piacere sapere che maestro Saylas, che a suo tempo ti ha salvato la vita, è restato qui alla piramide dopo il suo ritorno a Meereen. >>
<< Maestro Saylas, dunque è ancora in vita >> sorrise contento, Jon Snow! << Mi fa piacere sapere che sarà una persona di cui mi fido ad assistermi. >>
<< Ne ero certa >> gli scompigliò quei riccioli più aggrovigliati delle frondi degli alberi di una brughiera immersa nelle brume della nebbia.
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Maestro Saylas era cambiato parecchio in quegli anni. Era divenuto ormai calvo, solo una lunga barba bianca gli ornava il viso sottile, rugoso, due borse a rendere gli occhi azzurri poco evidenti. Aveva perso parecchio peso, a volte pareva che la catena con gli anelli del suo ordine pesassero più di lui.
Dany era restata in piedi percorrendo le ampie stanze del loro talamo in attesa di risposte. Il maestro aveva auscultato il cuore e qualsivoglia altra parte si potesse del corpo di Jon con uno strano aggeggio che pareva un corno con due campane: una più grande che posava sul paziente e l'altra più piccola che lui accostava all'orecchio.
Lo riempì di domande, soprattutto il merito alla perdita di sangue che, a fiotti, era venuto fuori il dì durante quello strano fenomeno del creato, ma per quanti quesiti ponesse continuava a sospirare e aggrottare la fronte alla ricerca di una nuova richiesta che potesse far luce su quel malore. Infine si arrese.
<< Vostra magnificenza >> si rivolse a Daenerys. << Il vostro regale marito non ha nulla che non vada. Questo posso esprimere, almeno sul piano medico. >>
<< Come ti dicevo Dany, non c'era nulla di cui preoccuparsi. >> Jon snow si sentì vittorioso.
Inarcò appena le labbra ad abbozzare una falce di sorriso. Quella che per Jon pareva una lieta novella per lei non lo era.
Se non è malato, c'è qualcosa d'altro che lo tedia. Maestro Saylas è un uomo molto capace, ma io sono certa che Jon non stia bene, non avrebbe mai dimenticato il mio nome nemmeno per un solo istante. Ne sono certa come sono sicura che domani il sole sorgerà ancora. Dunque se non è malattia resta un'unica altra possibilità.
Magia!
Quel termine rimbombò nella sua mente come in una vallata sterminata, sconquassandole i sensi.
Se si tratta di magia cosa potrei mai fare... come potrei aiutarlo o salvarlo ... io!.
<< Vi ringrazio maestro >> fu tuttavia quello che in verità disse. Affrontare con Jon un tale argomento richiedeva muoversi con le giuste cautele. Non voleva neppure pensarci: era morto due... due volte e la seconda aveva pensato persino di essere divenuto capace di far del male a lei, a loro figli. Come avrebbe reagito ad una simile eventualità!
Sparirebbe, ne sono certa, per il medesimo stesso motivo, ma mai più permetterò che si allontani da me. E' una promessa solenne che ti faccio Jon!
<< Dany perchè quel viso triste! >> Si levò veloce dal letto circuendo stretto il suo corpo. << Sto bene, non ne sei felice. >>
<< Certo Jon, come mai potrei non esserlo >> abbozzò. << Ti amo e nulla mai mi separerà più da te.>>
Inarcò appena il capo, un sorriso interrogatorio. << Non c'è nulla che mi allontanerà mai più da te, mai, in questa vita e, se dovessero esistere, in tutte le altre, per tutti i secoli e le infinite ere del tempo. >>
Strusciò il viso contro la sua spalla, voleva sentire il suo odore, il suo calore. << Per sempre, fino alla fine del creato. Resteremo insieme al di la del sole e delle stelle. >>
<< Certo>> sorrise sghembo. << In fondo, se ci pensi, abbiamo sovvertito l'universo >> la strinse ancora più forte.
<< E' vero >> gli stampò un bacio a fior di labbra. << Del resto, pensandoci, siamo riusciti a far sorgere il sole ad occidente e a farlo tramontare ad oriente. >>
Era la metafora di quella strega di Merri Maz Duur a reclamare qualcosa di impossible; ma loro ne avevano avuto vittoria. << Siamo riusciti a far girare il mondo all'incontrario io e te, spinti solo dal nostro immenso amore. >>
Lo vezzeggiò, pensava ogni singola sillaba di quello che aveva pronunciato e qualsiasi cosa gli stesse capitando lei lo avrebbe salvalo. Lo giurò a se stessa.
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Lo lasciò in camera a rivestirsi. Appena fuori dalle grandi porte di bronzo del loro talamo guardò a destra e sinistra.
Dov'è andato.
Sollevò i lembi della gonna per essere più rapida, imboccando il corridoio di destra. Discese la prima rampa di scale e lo vide. In fondo non poteva essere lontano un uomo della sua età.
<< Maestro Saylas. >>
Girò appena il capo; Dany non poteva esserne certa, ma un lieve scricchiolare di ossa era quello che le pareva aver udito.
<< Vostra grazia ditemi. E' successo qualcosa. >>
Lo raggiunse un pò agitata per il passo più che sostenuto.
<< Il re! >> Si fermò un attimo. << Avete detto che sta bene sul piano medico, me lo confermate>>
<<< Ma certo! >> Il suo sguardo bonario da vecchio saggio a rassicurarla. << Se ci fossero stati problemi vi avrei richiamato in disparte prima di metterne a conoscenza anche sua grazia. >>
<< Dunque cos'altro può spiegare gli strani accadimenti che gli sono capitati. >>
<< Magari... non so... >> Aggrottò le labbra sottili, le rughe evidenti a delinearne il contorno. << ... Il cambio di clima. >>
<< Non credo >> fu perentoria come se avesse già la risposta al quesito e arrancava in una più solida conferma.
Socchiuse gli occhi, sistemandosi la catena che gli impediva i movimenti. << A cosa pensavate vostra magnificenza. >>
<< Magia, maestro. >>
<< Oh >> tossì forte, tamponando il malessere con una pezzuola venuta fuori da una delle infinite tasche della sua tunica. Poi cercò di darsi subito un contegno. << Vogliate scusarmi, la vecchiaia è il peggiori dei mali. Sono un uomo di scienza vostra grazia, non credo nella magia e... seppure dovesse esistere qualcuno in grado di praticarla non saprei come potervi fornire aiuto. L'unico consiglio che posso darvi è pregare i sette affinchè vi illuminino e possano esservi di conforto. >>
<< Vi ringrazio maestro >> Daenerys non riuscì ad aggiungere altro. Proseguì poi lento per le scale, lei che invero crollò con le spalle contro il muro.
<< Pregare! >>
Le suscitò un senso di ilarità.
A cosa mi servirebbe.
Si portò una mano sul viso, poi di colpo i suoi occhi si spalancarono quasi avesse avuto un'epifania.
<< Pregare... forse non nel senso che il maestro vorrebbe, ma c'è chi può aiutarmi. e se quella dannata donna è ancora in vita... >> sentenziò ansimando << ... ha una sola possibilità per venirne fuori salva invero che ritrovarsi morta per mia stessa mano! >>
<< Vostra grazia! State bene! >> Dany fu richiamata dalla voce e dalla concomitante corsa di ser Humfrey Hightower verso di lei.
Era terreo e preoccupato.
Cercò di mostrarsi tranquilla. << Certo ser, sto bene. >>
<< Per un attimo ho temuto che questo dannato caldo avesse avuto effetti spiacevoli anche su di voi. Ne sto patendo molto. >>
Sorrise di gusto. << Accompagnati nei giardini ser. >>
<< Con infinito piacere >> abbassò leggermente il capo a mascherare un lieve rossore sulle gote. In fondo Jon non sbagliava, ser Humfrey era perso, come la stragrande maggioranza degli uomini, di Daenerys.
<< Ho vissuto, da quando sono nata, in questo continente spostandomi continuamente insieme a mio fratello per sfuggire alle lame che l'usurpatore puntualmente mandava di città in città per ucciderci; per cui trovo questo clima parecchio piacevole, ma anche il re ne patisce, non siete l'unico. >>
Erano giunti nei giardini sulla piramide; i draghi non c'erano, ma la quiete di quel luogo era unica.
si sistemarono sotto il grande albero di ebano. Deanerys amava guardare le piante e i fiori presenti: salice vespa , rose scure, menta selvatica, pizzo di dama, pugnale , ginestra, fico d'India e oro dell'arpia, gli alberi di limoni di cachi e di ulivi, e il lieve riverbero delle acque nelle piscine profumate. Pareva un piccolo angolo dei sette cieli per chi vi credesse.
Un lieve venticello scompigliò gli ordinati boccoli di Dany e i capelli di ser Humfrey . Per un attimo il quarto figlio di lord Leyton parve non subire più quel caldo opprimente. Un'ancella era giunta recando una caraffa di limonata e alcuni dolci, Dany gradiva ci fosse sempre qualcosa di fresco da bere e spiluccare in quel luogo.
<< Permettetemi vostra grazia.>> Un cenno del capo e ser Humfrey riempì due calici di bevanda al limone .
Passi fulminei e veloci!
I bicchieri si infransero sul marmo così come ser Hightower, che si ritrovò riverso al suolo, il labbro sanguinante.
Erano bastati pochi attimi, una corsa forsennata e Jon Snow era giunto come una furia scagliandosi contro il comandante dell'esercito reale. Daeny fece qualche passo indietro. No! Questo non era suo marito. Perchè mai aveva atterrato il comandante.
<< Jon cosa hai fatto, per quale ragione!>>
Rise isterico, il viso trasfigurato in una smorfia di ira.
<< Perchè! Cosa ci fai tu qui con mia moglie, speravi di riuscire a circuirla.>> sembrò di nuovo in procinto di avventarsi quando Dany si frappone stringendogli i polsi.
<< Jon ora basta! >> Urlò incredula. << Non sono una bambina da tenere sotto chiave o una verginella che possa essere manipolata. Smettila! >>
Poi spostò lo sguardo più in fondo. Lady Nala osservava in disparte. Dany la squadrò e subito dopo rivolse quella fulminante occhiataccia a suo marito. << Ti preoccupi di me. Cosa ci fai con Lady Nala qui>>
Abbigliata con una tenue veste di color rame e una piccola coroncina a trattenerle i lunghi capelli neri sciolti e lisci, pareva non avere timore nè di Daenerys né del fatto che fosse quanto meno adirata.
<< Cercavo te, come sempre del resto, non sei mai con me negli ultimi tempi! >> Sbraitò. << Nala desiderava solo ammirare i giardini e mi ha chiesto se le facessi l'onore di farle compagnia. >>
Non sono con lui negli ultimi tempi!
Daenerys trasalì. Dèi cosa dice! L'ho appena lasciato a rivestirsi nelle nostre camere! Ho ragione, non ci sono più dubbi. Lui... lui non sta bene, quest'uomo non è il mio Jon e non so cosa stia diventando!
Nel marasma generale qualcuno dei secondi figli aveva avvertito il capitano Daario Naharys. Si era scapicollato dai suoi alloggi nei giardini per capire cosa stesse accadendo.
Quando sopraggiunse ebbe un quadro abbastanza chiaro: ser Humfrey Hightower sanguinava dal labbro, Jon era in disparte furioso e nel mezzo c'era Daenerys che cercava di dare una attendibile spiegazione di ciò che era accaduto.
<< Cos'è successo? >> Finse ignoranza.
<< Daario non è il momento. >>
<< E' sempre il momento per il capitano >> lo parodiò Jon Snow.
Quella battuta lo irritò parecchio. << Non mi servono spiegazioni! >> Sollevò le spalle sarcastico. << Tra tutti i presenti solo sua grazia... >> E chinò leggermente in capo senso ironico. << ... Poteva aggredire un omone come ser Humfrey tanto da farlo sanguinare. >>
<< Non è successo nulla, solo un malinteso. >> Hightower cercò di smorzare i toni, non era sua intenzione dare nuova linfa al fuoco.
<< Daenrys tu stai bene. >> incalzò ancora il comandante.
<< Certo Daario, come puoi vedere da te. >> A volte era così inopportuno!
<< Lady Nala vi vedo spaventata.>> Cercò di premurarsi dello stato della sua protetta, il capitano.
Un luccichio trasparì in quegli occhi di ghiaccio. << Certo e mi dispiace se... se sono stata causa di fraintendimenti. Non volevo arrecare alcun male. >>
<< Ma certo Nala, ti conosco, so quanto tu sia di animo buono >> uno sguardo rivolto a Jon Snow. << Capisco chi possa essere la causa di tutto ciò. >>
<< Adesso basta! >> Daenerys urlò inviperita. Agguantò furente suo marito per un braccio e si allontanò senza dare ulteriori spiegazioni a nessuno.
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Lo scaraventò quasi di peso, quanto era infuriata, nelle loro camere. Pareva un drago in procinto di sputare fuoc-o
<< Jon, per gli Dei cosa ti sta succedendo! >>
Era seduto sul letto le mani a coprirsi gli occhi, la testa che pareva gli stesse per esplodere da un momento all'altro.
<< Jon >> urlò ancora.
La guardò fisso negli occhi, inebetito. << Jon, chi è Jon? >>
Fece un passo indietro trovando appiglio ad una delle colonne. Cosa... cosa mai stava dicendo!
Poi come nulla fosse, come se non avesse nemmeno proferito quelle parole continuò. << Scusami Dany, so di aver esagerato, ma questo dannato caldo. >> Si levò veloce dal letto diretto al tavolo del solarium e una, due tre coppe di calici di vino si riempì e vuotò una dopo l'altra. Era in procinto di tracannare la quarta quando Dany lo bloccò. << Basta Jon, hai bevuto abbastanza! >>
<< Ho solo sete Dany, lasciami almeno bere! Non sono un bambino! >>
<< Ma ti comporti come tale! Se hai sete c'è della limonata, c'e del latte ghiacciato. >> Fece qualche passo verso di lui. << Credo dovresti riposare un po', ne hai bisogno. Concedimi questo favore dopo quello che hai fatto. >>
<< Hai ragione, la testa mi duole mortalmente, forse è per questo che sono così nervoso, forse ho solo bisogno di riposare un po'.>>
<< Ma certo >> provò di rabbonirlo fino a che non fosse venuta a capo di quello che stava succedendo. << Ho bisogno di accertarmi di ciò che i cuochi stanno preparando per questa sera. >> Cercò di depistarlo per tenerlo tranquillo. << Torno presto. Tu cerca di dormire un po'. >>
Lasciò le camere avvilita, dando ordine ai due membri dei Secondi Figli di guardia di seguirlo senza farsi notare nel caso avesse cercato di lasciare le camere e dunque di correre a riferirglielo.
Lei aveva bisogno di trovare qualcun altro.
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Era in uno dei giardini della piramide a passeggiare da sola. Deanerys giunse con passo felino. Lady Nala quasi sobbalzò.
<< Vostra magnificenza >> si profuse in uno dei suoi inchini fin troppo esagerati. Dany vide il suo volto stringersi in una morsa che pareva ... dolore? Non poteva dirlo per certo. Lacrime si artigliarono alle sue gote. << Spero di non aver arrecato alcun danno. Non era mia intenzione provocare una situazione così incresciosa, credetemi. >>
Sollevò un sopracciglio e il messaggio era chiaro: di lei non si fidava.
<< Tranquillizzatevi lady Nala e fatemi compagnia. >> Tuttavia le disse.
Sorrise radiosa la fanciulla, anche se a Daenerys quel sorriso era sembrato fin troppo falso.
Si sedettero sotto un piccolo pergolato dalle nivee tende di seta, l'una di fronte all'altra.
<< Dunque Nala, parlatemi di voi, mi piace conoscere le persone vicine ai miei amici. >>
<< Innanzi tutto vorrei scusarmi profondamente per aver osato chiedere l'onore al re vostro marito di accompagnarmi nei giardini, ma codesti sono i vostri appartamenti e nessuno può visitarli. >>
<< Ma certo >> Daenerys stette al gioco, ma lei, di giochi ne aveva visti fin tanti nella vita. Bastava essere stata pedina del gioco del trono dove o vinci o muori per essere cento passi dinanzi a lei. Ma qui si giocava barando ancor di più, se fosse mai stato umanamente possibile, Jon non era in sé e non sapeva quanto potersi fidare di quella sconosciuta.
<< Come il capitano Daario vi ha narrato sono stata salvata da una nave di schiavi diretta a Lys, potete immaginare quale mai sarebbe stata la mia sorte >> abbassò il capo contrita.
<< Questo mi rattrista >> fu sollecita e franca. << Sono qui perchè eventi del genere vengano debellati al più presto. Non posso pensare di vivere tranquilla a Westeros sapendo quello che accade ad Essos. >>
<< Non ho mai conosciuto i miei genitori >> continuò lady Nala. << Non ricordo chi mi abbia cresciuta, sono solo ricordi sfuocati. L'ultima cosa che rammento era un un uomo che mi aveva tenuta con sè amorevolmente, fino a circa sei anni azzarderei. Fu barbaramente ucciso dinanzi i miei occhi e da allora ho vissuto da nomade, spostandomi di città in città, facendo qualunque tipo di lavoro, ma non sono mai addivenuta a diventare una prostituta, almeno quello no, per quanti molti me lo avessero proposto. Ho fatto qualunque cosa avesse la dignità di un lavoro, persino spalare letame. Avevo un solo obiettivo, riuscire a tirarmi fuori dalla merda in cui vivevo >> e lo disse in una maniera così fredda, asettica, che quasi pareva non stesse parlando di se stessa. << Ed in fondo essere stata catturata dagli schiavisti non posso sicuramente considerarla la cosa peggiore che mi sia capitata. Se non fossi stata su quella nave Daario non mi avrebbe salvata ed ora probabilmente sarei chiusa in qualche bordello contro la mia stessa volontà. Quando sono finalmente scampata a quegli ignobili esseri stavo male, molto male e le grazie azzurre mi hanno curata. Da allora le servo, le aiuto per quel posso e sono divenuta buona amica di lady Samira. >>
Amica! Daenerys sperava vivamente che davvero le fosse tale, che Daario non l'avesse ospitata alla piramide per ragioni molto diverse.
Del resto è una donna molto bella, su questo non vi sono dubbi. Non credo che avere una moglie abbia placato i suoi impulsi. Il problema è comprendere se chi ho di fronte è pronta ad offrire se stessa per soddisfare tali piaceri e... quanto sia disposta ad osare. Mi irrita ammetterlo, ma non mi è piaciuto vedere Jon in sua compagnia, soprattutto tenendo conto del suo stato alterato.
<< Capisco. >> Daenerys convenne su quella storia, per quanto non poteva essere certa della sua autenticità. << Non è stata facile la vostra vita e me ne dispiace, ma ora siete al sicuro sotto la protezione di Daario, mia e del re mio marito. A cosa aspirate adesso. >> Cercò di scandagliarle l'anima.
Ci mise un pò a rispondere, il viso una perfetta maschera di cera priva di qualunque emozione che potesse aiutarla a comprendere chi aveva davvero dinanzi. Non poteva dedurne il perchè, se incapace di dare una reale responsiva o di fornire solo una favola che avrebbe convinto la regina del suo buon cuore.
<< Desidero solo un po' di pace e aiutare chi ne ha bisogno >> dichiarò infine.
<< E l'amore! >>
Quelle parole quasi fulminarono Dany, lasciandola incollata allo schienale del suo triclinio azzurro.
<< Si! Un amore come quello che sua grazia ha avuto la fortuna di incontrare nel re.>>
La fissò con quegli occhi azzurri così glaciali e a Daenerys, quella risposta, per qualche misteriosa ragione, mise i brividi.
E' una donna ambiziosa, per quanto cerchi di nascondere le sua reale indole imbellettandola di sofismi che avrebbero convinto solo uno stolto attratto dalla sua innegabile bellezza.
Non il mio Jon, non lui, per quanto non so cosa gli stai succedendo.
Tuttavia cercò di mantenere la calma, azzardando di variare argomento.
<< Dunque siete buona amica delle grazie azzurre mi è dato di capire. Galazza Galare, la grazia verde, un tempo lontano l'ho conosciuta e mi è stata amica è ancora in vita? >>
Daenerys ricordava bene il grande tempio dalle cupole dorate ad ovest della grande piramide, sede delle sacerdotesse di Meeren denominate grazie. Il colore delle loro vesti indicava il ruolo che svolgevano. Vi erano grazie verdi, bianche, rosa, rosse, blu, dorate e viola. Le Grazie Bianche erano ragazze di nobile nascita ancora troppo giovani per servire nei giardini del piacere del tempio. Le Grazie Blu si prendevano cura degli ammalati, mentre le Grazie Rosse servivano nei giardini di delizie del tempio, dove aspettano ogni notte fino a ché un uomo non le reclamasse. Se non venivano scelte, dovevano rimanere lì fino al sorgere del sole. Galazza Galere, invero, era la sola grazie verde di Meereen ma, già al tempo in cui Daenerys aveva preso la città, la donna era molto anziana.
<< Mi duole informarvi ma Galazza Galare ci ha lasciati. La nuova grazia verde risponde al nome di Ezzara Azkar.
Abbassò un tanto il viso, era un'altra perdita che aveva contribuito a plasmare la sua vita nel bene e nel male, ma quantomeno adesso, le nobili famiglie di Meereen non potevano più commerciare o avere schiavi come anche ad Astapor e Yunkay. In quei sette anni la vendita di carne umana era stato debellata almeno nella Baia dei Draghi e presto, Daenerys lo sperava vivamente, anche nelle nuove città che avrebbero fatto parte di Nuova Valyria. Il prossimo obiettivo era trattare con il popolo che per prima l'aveva innalzata non a regina, ma a qualcosa di molto simile, khaleesi e non sarebbe stato semplice convincere i dotrhaki, nomadi per scelta, che depredavano e vendevano schiavi, a rinunciare a tale amenità. Era un compito arduo ma presto avrebbe saputo quale sarebbe stata la loro risposta.
Nala comprese che qualcosa preoccupava sua grazia. Non aveva idea di cosa precisamente, ma... era chiaro che trai il re e la regina si stava creando una crepa. Aveva visto sin troppi tafferugli tra loro e forse in privato ce erano stati anche degli altri.
" Magari chissà..." pensò, rivolgendo un silente pensiero al re di Westeros.
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