CAPITOLO 1

SEI MESI MESI PRIMA...

Sognò un sogno oscuro. Camminava nel buio, un buio simile a fumo e cenere, piccole nere pagliuzze le irritavano la vista. Anime dannate urlavano il loro dolore al suo passaggio, voci stridenti quasi metalliche, spiriti che non potevano essere salvati; figure evanescenti simili a logore tende insozzate dal tempo, buchi al posto degli occhi e della bocca, due cenci per mani che si libravano verso l'alto, inconsistenti. Daenerys continuava a camminare, sapeva che se avesse guardato quei mostri sarebbe stata perduta per sempre. Doveva raggiungere la luce, quella di fronte a lei, ma ogni suo passo, ogni suo movimento portava quella luce ancora più lontana. Provò a correre e quei demoni cercarono di afferrarla. Artigli apparvero dal nulla e dal fumo che si sollevava dalla invisibile terra, le graffiarono le braccia, le graffiarono le gambe, ma sapeva che doveva assolutamente arrivare a quel fuoco dorato incandescente. Cadde! E la tennero per gli arti sanguinanti.

<<No!>> urlò mentre la trascinavano indietro e lei, con tutta la forza che aveva, le mani protese in avanti, le unghia marchiate di rosso che arrancavano nel suolo, cercava di scampare a quegli artigli. Si arrese infine! Chiuse gli occhi. Era finita. Stava prendendo posto insieme a quelle anime maledette.

Dal profondo, da quella luce lontana, una piccola fiammella oramai, una voce giunse con oscure parole:

Svegliami.

Chiama il mio nome e salvami dalle tenebre.

Ordina al mio sangue di scorrere ancora.

Prima che io venga distrutto.

Salvami dal nulla eterno.

Riaprì gli occhi ansimante, si voltò subito alla sua destra. Jon era lì che riposava tranquillo accanto a lei. Non volle disturbare la sua requie. Cercò di regolarizzare il respiro e, con movimenti lenti, inforcò le babbucce di seta e si diresse verso il solarium della loro camera, la veste sottile che lenta si librava sul marmo, sollevata appena da un lieve venticello. Si riempì una coppa di vino, pochi sorsi per calmare l'angoscia e cercare di tornare a dormire; ma Daenerys Targaryen sapeva che non ci sarebbe mai riuscita.

Era noto che i sogni della loro stirpe fossero messaggeri di eventi futuri così difficili da interpretare, così invadenti, penetranti, assillanti per cui, a torto, molti della dinastia del drago vennero definiti pazzi.

La sua ansia crebbe: nonostante fossero passati più di dieci anni dal disastro di Approdo del Re lei non aveva mai dimenticato e a volte, come in questo caso, temeva che quello potesse essere il preludio di un nuovo abisso.

A passi lenti si diresse sul vasto balcone a semiluna che dava sul mare. Era agitato, onde tumultuose si rifrangevano sulle scogliere perigliose dove la Fortezza Rossa trovava il suo termine. Guardò la luna, era piena e tonda; nonostante il mare impetuoso le stelle erano luminose, rischiaravano in un certo qual modo i suoi affanni. La leggera veste non la copriva abbastanza, brividi attraversarono il suo corpo, anche se non seppe dire se di freddo o paura.

I sette anni di regno dall'incoronazione erano stati per alcuni versi magnifici, lei e Jon avevano vissuto una favola che mai si sarebbero prospettati e ben 7 figli ad allietarli. L'impero di Westeros era in pace, prosperava, i nemici ridotti ad esigue macchie sporadiche facilmente controllabili e l'esercito reale era stato sicuramente una delle loro migliori decisioni. Un esercito sovvenzionato dalla banca della corona, difficilmente corruttibile. Sarebbe stato quasi impossibile per i Sette Regni perpetrare e ordire intrighi, come quello che aveva visto la fine di Robb Stark il giovane lupo, tradito dai Frey, Tywin Lannister burattinaio del destino di Westeros, la sua casata a regnare incontrastata se non fosse stato per quella freccia sulla latrina!

Levò lo sguardo alle parti della Fortezza Rossa oramai del tutto ricostruite. Aveva sempre sentito parlare delle svettanti e snelle torri di Valyria che quasi parevano toccare il cielo e, in certo senso, la nuova visione del castello la ricordava. Torri imponenti e più tondeggianti avevano sostituito le forme un tempo più squadrate. Quattro ali ai quattro punti cardinali, l'ala di Aegon ad est, quella che dava sul mare, riservata a lei e Jon e ai principi reali, le porte di rosso dipinte, primo dono di suo marito al loro insediamento.

E quella piccola piantina di limoni! Come dimenticarla! Era cresciuta forte e rigogliosa, così come la loro famiglia. Se provava ad inalare poteva sentirne il profumo, espansa dal mite vento; e quell'alberello cresciuto non era restato solo. Tanti ne aveva germogliati, un tripudio di colori e profumi di cui Dany amava inebriarsi ogni qual volta si recava nel grande giardino che col tempo ne era venuto. Alberi di limoni, di pesche e arance, ontani pioppi pini oleandri e gelsomini e mirti, cespugli di rose di qualsivoglia colore, la glicine viola e bianca che si aggrovigliava sui pergolati, oasi di refrigerio quando desideravano stare tutti insieme all'aperto; fontane dalle tondeggianti fattezze zampillavano acqua tutto il giorno e al centro di quel meraviglioso verziere una grande fonte esagonale di lucido marmo bianco, dove troneggiava una sua scultura, somigliante in maniera inverosimile a lei, leggiadra anche nelle forme della pietra. Jon le teneva alta la mano, un leggero velo trattenuto da un bracciale che pareva mosso dal vento, la veste un peplo che ondeggiava in una simbiosi perfetta con i lungi capelli sciolti e la tunica corta di Aegon Targaryen, stretta in vita da una cintola, i muscoli di braccia e gambe cesellate quasi da una divinità scesa in terra, le corone del Conquistatore e del Conciliatore sui loro capi.

Non avevano di certo dimenticato i loro figli, quasi tutti piccini al tempo dell'incoronazione, quando i serti erano stati posti sulle loro teste. Dopo il viaggio reale i principini si erano letteralmente innamorati delle fontane e soprattutto delle piscine di Gardini dell'Acqua a Dorne e degli amorevoli genitori non avevano potuto che accontentare i loro bambini. Scalini rivestiti di marmo erano state costruite lungo le scogliere più alte, dove anche le onde più impetuose non giungevano se non come spruzzi d'acqua che divertivano tanto i loro figli, la pietra levigata sino a creare tante piscine scolpite nella roccia. ognuna di marmo di un colore differente. La fortezza rossa non aveva nulla più di così austero e tetro di quella che si rammentava. Allietata dai sorrisi, dalle urla di festa e giubilo di tanti bimbi, compresi quelli giunti a corte come compagnia per i principi reali: tutto pareva perfetto! Eppure quell'incubo giunto dopo tanti anni, anni felici e sereni, preoccupava Daenerys, soprattutto in procinto di partire per ricreare il nuovo impero di Valyria. In quel momento il suo sguardo si volse spontaneo verso il tempio della memoria: una piramide di vetro dove avevano trovato posto le sculture delle persone che più avevano amato e di cui più Jon e Dany sentivano forte la mancanza: Ser Jorah con la spada sguainata, pronto a difendere la sua regina, Rhaella Targaryen, la madre mai conosciuta da Daenerys che stringeva la mano di Lyanna Stark. Eddard Stark non poteva non trovare posto in quella costruzione a cielo aperto, ammirabile da tutti. Robb vicino, il giovane lupo che tanto suo marito aveva sentito come un vero fratello; ed ancora le figure di Rhaegar e Viserys e di Elia Martell, il piccolo Aegon tra le sue braccia e la giovane Rhaenys aggrappata alle sue vesti; il caro ser Willem Darry che aveva salvato lei e suo fratello da morte certa. Un omaggio incommensurabile era andata alla adorata scriba dagli occhi dorati, Missandei, disadorna da collari da schiava, vestita come una principessa, i capelli ricci e folti perfettamente riprodotti. Ora era davvero libera, anche se Daenerys avrebbe tanto desiderato averla ancora accanto, il suo ultimo sguardo memento per la sua regina di riprendere quello che era suo, di spargere fuoco e sangue sugli infami, anche se il dolore aveva provocato molto più di questo. Si rammaricò ma ormai cosciente di non poter tornare indietro. Persone amate a volte mai conosciute, che non avrebbero perso posto nei loro più cari ricordi. Scostato un poco più lontano trovava posto l'effige di Jaime Lannister, il viso rivolto verso l'alto, la mano sinistra sul pomolo della spada. Era stata voluta da Daenerys. Si! Proprio da lei, nonostante la sua casata avesse posto fine, insieme ai Baratheon, alla dinastia del drago. Era stato onesto ed onorevole infine, nella sua vita, ser Brienne di Tarth a testimoniarlo, nonostante l'avesse abbandonata. Ma l'amore è l'amore e non si può comandare, anche se ci porta verso la persona più sbagliata. Nati insieme, insieme a sua sorella era infine voluto perire, ma il suo onore riscattato quando aveva comunque disubbidito agli ordine di Cersei ed entrato nei ranghi dell'esercito del nord per distruggere i non morti, lei a complottare per la disfatta di coloro che fossero sopravvissuti. Ma Jaime Lannister era molto diverso dalla sua gemella, la sua unica, sola pecca quella di amarla nonostante tutto.

Jon si ridestò qualche ora più tardi, stiracchiò le braccia verso l'alto voltandosi dal lato di sua moglie, ma lei non c'era.

<<Buongiorno >> gli sorrise dal tavolo del solarium, sorseggiando del latte mesciato a miele. Jon era ancora tra la veglia e il torpore del sonno, quando mise a fuoco l'eterea meravigliosa figura di Daenerys Targaryen.

La guardò con aria circospetta. << Come mai già sveglia.>>

Dany addentò veloce una tortina al limone e bofonchiò qualcosa mentre ingollava. << Sono sveglia da poco>> sapeva che stava mentendo, gli occhi che evitano quelli di lui, altrimenti avrebbe compreso. Erano l'uno il mondo dell'altro, ogni sfumatura, ogni piccolo segno compreso senza bisogno di parole.

Ma il viso di Jon pareva ancora poco convinto. Dunque c'era solo una cosa che poteva fare per distrarlo. Si levò languida con una tartina ai mirtilli tra le mani in bella vista, la veste semitrasparente che lasciava intravedere il suo perfetto corpo, gli occhi ossidiana di Jon illanguiditi dalla beltà di sua moglie e... dalla tartina! A carponi raggiunse suo marito facendogli addentare ingordo quella prelibatezza, un piccolo espediente pur di deviare i suoi pensieri. Masticò voracemente, adorava le tartine ai mirtilli, ma Daenerys sapeva non sarebbe bastato. Una pioggia di baci e si ritrovò tra le braccia di lui, pochi movimenti e le brache da notte volarono via, la virilità di Jon eretta e pronta a fare sua la sua regina.

La liberò dalla tenue veste di seta e in pochi momenti fu su di lei. Gemette spudorata mentre la penetrava, lento ma deciso, il collo rivolto indietro dopo ogni spinta. Ogni colpo le provocava un'estasi crescente di piacere, le sue mani che dalla nuca si spostavano sui capelli, per trastullarsi con i suoi riccioli scuri. Sentì subito che Jon era giunto al momento del culmine, i suoi rochi gemiti sempre più forti.

<<Jon>> lo richiamò con voce rotta dalle urla di godimento.

<<Jon>> ripeté ancora, la voce stentorea, ma lui pareva non ascoltare.

Dunque con le braccia e un colpo di gamba lo allontanò veloce da lei, il suo seme a riversarsi sulle candide lenzuola e lungo le sue cosce.

<<Dany così mi farai impazzire.>> Si portò un braccio sul viso per calmare l'ardore e la respirazione più che accellerata.

Si avvinghiò a lui, strusciò i seni contro il suo petto, carezze delicate al suo viso, baci profusi lungo il collo.

<<Hai ragione, mi dispiace, ma sai che ora sarebbe la cosa peggiore possibile. Dovresti cercare di controllarti>> ansimò anche lei, il suo respiro ancora affannato.

<<E ti pare facile!>>

<<No, non lo è nemmeno per me>> ammise candidamente. Avrebbe tanto desiderato sentire il suo seme spargersi dentro di lei, per l'estasi di entrambi.

<<Ma non posso restare gravida ora, in procinto della partenza per Essos. Non sarà facile e tu lo sai bene, quindi dobbiamo contenerci. Una nuova gravidanza non aiuterebbe. Rhaenys merita di regnare, è la nostra primogenita. Se non fosse stato per la profezia sarebbe lei la prossima principessa di Roccia del Drago e in futuro regina. Ma l'editto è stato emanato ed è giusto così. Rhaeanne è la principessa che, con la sua stirpe, regnerà su Westeros, e da lei nasceranno figli che potrebbero un giorno essere chiamati ad affrontare minacce che noi abbiamo già dovuto purtroppo combattere. Rhaenys pare felice all'idea di essere regina di Nuova Valyria. Dunque Jon, cerca di aver pazienza. Nostra figlia viene prima di tutto.>>

<<Hai ragione, cercherò di fare il bravo, promesso.>>

Quantomeno Dany era riuscita a scampare alla domanda che mai avrebbe voluto sentirsi porre da suo marito "c'e qualcosa che no va?". Lui avrebbe subito intuito e non erano le giuste prospettive in procinto di un evento così importante per la loro casata.

Rumori alla porta. Le guardie domandarono se fosse concesso a principi reali fare ingresso nelle camere. Inforcarono vesti da notte in tutta fretta, le lenzuola a coprire le macchie lasciate da Jon per evitare scomode domande e furono invasi da un nugolo di bambini, ognuno dei quali fu abbracciato e baciato dalla mamma e dal papà.

Rhaeanne cercò subito Dany mentre il piccolo Daemon trovò presto conforto nelle coccole del papà; aveva solo 2 anni e camminava ancora stentatamente. Rhaenys, al contrario, pareva leggermente contrariata, segno più che distinguibile le braccia incrociate al petto e il piedino che martoriava con il suo ritmico, nervoso ticchettio il marmo. Aveva un carattere deciso la primogenita di casa Targaryen, quasi a farla sembrare più grande della sua età: più matura per i suoi anni si sarebbe potuto tranquillamente dire. Capelli biondo argentei, occhi viola come quelli di Daenerys, era parecchio alta pur avendo ancora dieci anni, visto che nè la mamma nè il papa lo erano particolarmente. Retaggio di nonna Rhaella, ne erano tutti certi.

<<E' tutta colpa di Rhaeanne questa invasione, si è svegliata urlando e dicendo che doveva necessariamente conferire con te>> imbronciò le rosee e turgide labbra.

Rhaegar, copia di suo padre all'età di 10 anni si mantenne in disparte. Oltre l'aspetto, dal padre aveva erditato anche il carattere schivo e riservato ed era anche l'unico che, a differenza degli altri fratelli e sorelle, non presentasse caratteri valyriani.

Quando era piccino ne aveva risentito, a volte aveva persino pensato di non essere loro vero figlio di sangue, ma le rassicurazioni dei genitori avevano deviato tali assurdi pensieri. "Sei bellissimo come tuo padre" le diceva sempre sua madre e lui, un po' sornione, sorrideva felice.

Daeron restò come solito incollato a Rhaeanne, il che disturbava non poco la principessa, dal carattere fumantino.

Lo spinse lontano: il piccolo principe ricadde al suolo.

<<Rheaeanne sei odiosa!>> le urlò contro indispettito.

Lo guardò spaesata la piccina, i grandi occhi lillà impauriti. Voleva molto bene a suo fratello, più piccolo di lei di solo un anno. Rhaeanne era la figlia che forse più di tutte somigliava a Daenerys, sia fisicamente che caratterialmente. Sapeva che un giorno sarebbe divenuta regina e in cuor suo desiderava riuscire a congiungere le virtù che, in tutti quegli anni, aveva potuto cogliere dei suoi genitori. Da quando i figli più grandi aveva ascoltato le terribili vicissitudini di Dany e Jon, delle minacce che avevano dovuto affrontare, la giovane futura regina si sentiva molto responsabilizzata e qualunque avvenimento fuori dal comune la scuoteva.

Il re della notte, i non morti erano argomenti difficili da mandare giù ma sia Jon che Daenerys sapevano che dovevano fare in modo che la loro progenie non considerasse tali racconti solo favole della notte per spaventare i bambini, anche se speravano vivamente di aver sconfitto quel mostro per sempre.

<<Scusa, solo che è importante>> arricciolò gli occhi, le lunghe ciglia che battevana veloci e civettuole la facevano parere una bambolina di portellana quanto perfetta era.

Daeron arrossì, le fece una linguaccia e si lanciò in una lotta giocosa con Aemon: lotta impari, visto che suo fratello aveva ancora 4 anni.

Alysanne, poco interessata alle paturnie di Rhaeanne, dopo le coccole del papà corse veloce alla toeletta della mamma. Amava provare i suoi profumi e indossare i suoi gioielli per poi rimirarsi nello specchio.

La mamma cercò di placare le preoccupazione della bambina.<<Cosa è successo tesoro, perchè sei così sconvolta.>>

<<Ho fatto un sogno orribile!>>

'Oh! amore mio, questo mi dispiace, ma è stato solo un sogno stai pur tranquilla.>> Daenerys cercò di restare calma, ma qualcosa la impensieriva, forse dovuto al suo di sogno.

<<C'era una voce che non conoscevo e diceva delle cose che mi hanno spaventata.>>

Facendo appello a tutta la pacatezza che poteva riuscirle di mostrare, chiese alla piccola principessa cosa mai avesse potuto dire quella voce da atterrirla a tal punto.

<<Non ricordo bene mamma, ma mi ha terrorizzata, non so perchè! Sembrava così reale. Diceva... chiama il mio nome... credo... >> le mani a trastullare la tempia cercando di rammentare. <<Salvami dal nulla, qualcosa del genere. >>. La bimba si rannicchiò, abbracciata e confortata dalle dolci membra materne.

Daenerys divenne terrea, era quasi certa che Rhaeanne avesse udito le stesse parole del suo incubo, ma cercò in ogni caso di calmarla. Non poteva certo dirle che avevano sognato la medesima cosa, questo avrebbe impensierito ulteriomente non soltanto la piccola, ma tutti i suoi figli e persino Jon.

Dopo abbracci e baci e la promessa di dolci a volontà per quella mattina i sette figli lasciarono la camera.

Nonostante Jon avesse tenuto a bada Daemon, Alysanne ed Aemon, ancora così piccoli, aveva notato lo stato di sua moglie mentre ascoltava le parole di Rhaeanne.

<<Non credi sia giunto il momento di dirmi cosa sta succedendo.>> Per Jon la sua Dany era un libro aperto.

<<Nulla, davvero.>> La domanda purtroppo e suo malgrado era giunta. Pensava di essere riuscita ad evitare la scomoda verità che celava, ma sua figlia aveva complicato tutto.

Le fu vicino, le braccia a cingerle le spalle mentre il suo viso trovava conforto sul suo petto e non fu più capace di nascondere nulla.

<<Questa notte ho avuto un incubo, i dettagli raccapriccianti preferisco evitarli. Ciò che mi preoccupa davvero è che Rhaeanne abbia fatto il mio stesso sogno e abbia udito le mie stesse parole, ne sono quasi certa.>>

<<E questo ti angustia, temi possa essere un sogno di drago.>>

<<Temo possa essere anche qualcosa di più, visto che sia io che la piccola abbiamo udito le stesse parole.>> Si aggrappò alle spalle di Jon sempre più forte, quasi artigliandole.

<<Cosa hai sentito.>>

>>Jon, no!>> Si rifiuttava persino di pronunciarle quelle parole, quasi fossero state foriere di male auspicio.

<<Dany per favore! Sai che puoi dirmi tutto >> le carezzò lieve i lunghi capelli cercando di tranquillizzarla.

Infine cedette alle amorevoli lusinghe di suo marito.

<<Ecco... quella voce, sì.. ... quella voce diceva Svegliami. Chiama il mio nome e salvami dalle tenebre. Ordina al mio sangue di scorrere ancora. Prima che io venga distrutto. Salvami dal nulla eterno.>>

Arrancò contrita e spaventata, perle di sale si riversarono sulle rosee gote, le unghia così forti e invadenti che quasi gli segnarono la pelle.

Jon Snow trasalì. Erano lemmi che scuotevano davvero, ma non poteva preoccupare ulteriormente Daenerys.

<<Stai tranquilla, vedrai che non è nulla>> ma la sua mente pensava tutt'altro e la loro trasferta a Essos per creare un nuovo impero Targaryen, con tale inusuale prospettiva, metteva i brividi.

<< Se invece fossero foriere di qualcosa di peggiore. Sai che certi incubi possono portare alla paz..>>

Le pose un dito sul cuore delle labbra. Scosse il capo convinto. << No, non impazzirai Daenerys Targaryen. Tu sei la persona migliore, buona e amorevole, leale, forte ed indomita che abbia mai conosciuto, e sono certo di questo.>>

Sorrise, le piaceva il modo in cui Jon riusciva a farla sentire, calmarla dalle sue ansie e dalle sue preoccupazioni.

<<Il fato mi ha donato l'uomo migliore del mondo.>>

<<Non credo!>> socchiuse gli occhi, i ricordi a tormentarlo. << Dopo quel...>> E questa volta fu Dany a zittirlo con un dolce bacio a fior di labbra. << Non dirlo, abbiamo promesso di non parlarne mai più.>>

Si strinsero sereni per un tempo che non seppero dire. Eppure qualcosa stava succedendo e di sicuro quello non era certo il modo migliore in cui si sarebbero aspettati di iniziare questa nuova avventura della loro vita.

NOTA: Dunque, per riepilogare: dall'ultimo capitolo di Ice and Fire: il principe che fu promesso sono trascorsi sette anni. Il prologo ci ha dato uno scorcio di ciò che avverrà tra circa un anno e tre mesi da questo primo capitolo. Vi aspetto per il prossimo: pian piano si capirà sempre di più cosa è accaduto. A presto! Grazie ❤❤❤

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