Una Torta.
Era la mattina di un giorno speciale per Matilde: la ragazza, infatti, si era svegliata energica e pimpante nella sua cameretta, aveva spalancato la finestra, inspirato profondamente la buona aria di campagna e si era gettata intrepida giù per le scale in corsa, sorprendendo come ogni anno i suoi genitori abbellire la stanza.
«Mati! Stai attenta per le scale, è pericoloso.» aveva detto la mamma.
«Lo so mamma, non sono più una bambina!» aveva risposto lei con voce spezzata dal suo continuo salterellare.
«Eh già!» parlò anche il papà, esclamando entusiasta: «oggi la nostra "bambina" compie diciotto anni!»
Era sempre stato così: ogni anno, il giorno del proprio compleanno, Matilde non riusciva a smettere di saltare per casa dalla felicità, mentre i suoi genitori le ripetevano quanto fosse cresciuta in fretta.
La ragazza non era emozionata per ciò che si penserebbe, infatti a lei interessavano le feste. Aspettava col batticuore questo felice giorno per il regalo più bello che le si potesse consegnare:
Una Torta.
Matilde amava le torte.
Ogni anno, I suoi genitori erano soliti commissionare un dolce differente, che coniugasse l'essere della figlia con i suoi gusti preferiti.
I genitori della ragazza sembravano acquistare solo dai migliori pasticceri, per una bontà e degustazione perfetta sia per il palato che per gli occhi.
«Tra poco dovrebbero arrivare tutti i familiari» disse ad un certo punto la madre, dando un'occhiata all'orologio da polso.
«Vai a prendere la torta»
Matilde non aspettava altro.
Udita quella frase, si precipitò verso il frigorifero e, elettrizzata come una bambina, ne spalancò energicamente la porta, per trovarsi davanti la più bella e maestosa torta che ella avesse mai visto.
Con un secondo piano, un doppio strato di panna montata e l'aggiunta di un soffice intermezzo di pan di Spagna al cioccolato, la sua torta coronata di rosse e accese fragole portava con fierezza sulla cima le cifre degli anni di Matilde, contornati da decorazioni in cioccolato e una maestosa glassatura a specchio.
Imponente, Regale, Magnifica. Tanto Grandiosa era quella composizione che Matilde rimase senza fiato.
L'arrivo degli ospiti fu accolto con gioia, risate e scherzi. Gli zii, i nonni e i cugini si erano tutti accomodati, al che la festeggiata portò in tavola il dessert.
Subito ci furono voci e cenni di apprezzamenti da tutti, quella torta era tanto ammirata e bella che quasi risultava un peccato doverla mangiare.
«Ah,» si udì una voce fra le tante «Ti avevo fatto una torta anche io.» disse.
«Di certo non sarà al pari di questa, ma non potevo certo lasciare la mia nipotina senza dolce per il suo diciottesimo compleanno!»
Matilde fece per ringraziare la dolce nonna del suo gesto mentre questa le porgeva una busta, quando venne preceduta dalla voce materna.
«Suvvia mamma, te l'avevo detto però che le avevamo già comprato un dolce. Te devi sempre esagerare, ora chi lo mangia anche quello? Questo è già abbastanza grande!»
A questa osservazione seguì una futile discussione, come quelle che si creano in ogni famiglia per una qualsiasi innocua motivazione. Ma si sa, quando si tratta di famiglia, si trova sempre qualche disaccordo.
Era ora giunto il momento dell'assaggio: la straordinaria e fantastica torta era stata affettata e distrubuita e la canzone del compleanno cantata.
Non rimaneva che assaporare tale magnificenza.
Matilde prese una forchetta e la affondò nella specchiante glassa fondente, rubò la punta di quella fetta e chiuse gli occhi quando la avvicinò alle labbra.
Dio quanto era soffice e delicato! Si scioglieva in bocca e portava in ogni angolo di essa una sensazione calda e di dolcezza, un'esplosione di sapore armonioso, leggero ma allo stesso tempo intenso... un dolce perfetto.
Mentre lo assaporava e ne veniva sempre più attratta e rapita, Matilde pensò agli autori di tale gioioso dessert e li benedisse. Si immaginò un bel giovane pasticcere alle prese con la glassa, il pan di Spagna e la frutta fresca, che lavorava il tutto in modo così armonioso ed equilibrato come il soffice impasto zuccheroso lasciava intendere di esser stato creato. Un bellissimo ingannatore era ciò che il suo dolce era. Matilde si perse fra i suoi pensieri. Smise di masticare, decidendo di abbandonare quell'ammaliante sapore per scorgere la verità dietro quel dolce.
Il giovane e pacato pasticcere prima immaginato, colui che danzava suavemente accompagnato dal cinguettio degli uccellini libero di inseguire le sue passioni e i suoi sogni in un mondo di pace e amore, tutto d'un tratto parve buio, spento... stressato.
Matilde percorse con la mente la vita in cucina del pasticcere e vide grida, urla, litigi e ordini. Vide la pressione, la tensione, lo stress a cui il suo amato pasticcere era stato portato per realizzare la perfezione di quel dolce. Vide tanti altri dolci come quello. Sembravano fatti con l'uso di uno stampo mentre invece erano stati tutti creati da zero, a mano. Osservò il disordine sul banco di lavoro. Osservò l'occhio critico dei colleghi e dei superiori. Osservò le domande impossibili dei clienti. L'aura nera attorno al pasticcere cresceva sempre di più. Come poteva sopportare tutta quella pressione? Come poteva sopportare l'idea che la perfezione delle sue torte derivasse dalla sua stessa perfezione, la quale gli era stata imposta sin dal primo momento in cui aveva messo piede in quel laboratorio?
Matilde aprì gli occhi.
Deglutì in fretta, quasi forzatamente.
Gli occhi posarono lo sguardo sulla bianca busta chiusa situata davanti a sé, sul tavolino.
La aprì cautamente, svuotandone il contenuto.
Afferrò un coltello e ritagliò un rettangolo di quella soffice dentro e croccante sopra distesa di cacao.
Era così... piatto. Niente ripieno, niente decorazioni complicate... era una semplice torta al cioccolato. Portò il ritaglio vicino a sé, posandolo accanto a quella meravigliosamente maledetta torta.
Con la forchetta ne staccò un pezzo e lo accompagnò alla bocca.
Nessun mix di sapori, solo cioccolato. Del soffice e puro cioccolato, decorato con del bianco zucchero a velo sulla superficie, che non ne modificava il sapore. Matilde chiuse gli occhi, facendo nuovamente vagare la mente. Immaginò la nonna a casa, da sola, che non aveva altro in testa se non il compleanno così prossimo della nipote. Vide la donna affrettarsi, cercando in modo buffo di ricordare i sapori preferiti dalla nipote. Una volta scelti gli ingredienti, con calma, iniziò la preparazione della torta.
Farina qui, Zucchero di là... la preparazione stava filando liscia come l'olio nella tranquilla solitudine di casa.
Matilde si dispiacque, sapendo la nonna da sola. Però sorrise, vedendola concentrata sulla preparazione del dolce per sua nipote, nonostante sapesse che i genitori gliene avrebbero acquistato uno più bello e più buono.
Vedeva la nonna mischiare, aggiungere e infornare. Ogni gesto era lento e pensato, pieno d'amore. Non c'era stress, la nonna non era obbligata a compiere quella preparazione. Quella torta era stata preparata per sua volontà, con il solo scopo di rendere felice la festeggiata. Quella della nonna era una torta che diceva molto più di ciò che si capiva semplicemente guardandola. Quella della nonna era una torta che esprimeva un immenso bene. E seppur Matilde non avesse effettivamente visto cosa fosse successo nelle mura di casa dell'anziana donna, era sicura che la vicenda si fosse svolta in quel modo o in uno molto simile.
Continuò a vagare con la fantasia, e quando il dolce fu pronto Matilde inghiottì. Si alzò dalla sedia, dirigendosi dalla nonna, impegnata nella discussione di qualche pettegolezzo.
La ragazza si abbassò e stampò un bacio sulla guancia dell'anziana signora.
«Grazie della torta nonna, come sempre era buonissima» Disse, senza bisogno di mentire. Avvicinò la bocca all'orecchio della donna e sussurrò, posizionando davanti una mano:
«Detto fra noi, la tua mi è piaciuta molto di più!»
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Fine ^^
(Le nonne hanno sempre un ingrediente segreto hehe ♡)
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