La simulazione: seconda paura

Ero in un grande stanza, un corridoio, credo, completamente bianca. Inizialmente chiusi gli occhi, come abbagliata da tanta luminosità. Poi, quando mi abituai alla luce, mi accorsi che qualcosa non andava. Qualcosa sembrava fuori posto, innauturale.

Perlustrai meglio la stanza, cercando un piccolo particolare che mi dicesse qual era la prossima paura da affrontare.

Una porta.

In fondo alla stanza c'era una piccola porta bianca. Era per questo che non l'avevo vista: si mimetizzava con il resto della stanza.

Mi avvicinai alla porta pian piano. Ma più mi avvicinavo più sentivo delle voci nella stanza rimbombare.

Prima erano sussurri, poi diventarono urla vere e proprie.

Mi imploravano, chiedevano aiuto, ma io procedevo cauta, sapevo che in quelle urla c'era qualcosa di malsano. Sembravano finte, non umane. E poi mi continuavo a chiedere: perché questa paura? Cosa significa per me?

Improvvisamente mi illuminai e mi venne in mente quale strana paura poteva essere assoggettata a questo agghiacciante incubo: l'inganno.

Odio ancora oggi essere ingannata, perusasa. Odio le illusioni e, beh, quei poveri babbani che cascano sempre nei trucchi di qualche sbruffone. Odio non scoprire cosa c'è dietro un meccanismo. E quando non lo scopro vado nel panico.

Come allora.

Mi stava ingannando, mi stava facendo credere che ci fosse qualche povera anima da salvare.

Mi fermai e guardai "dritto negli occhi" alla porta, la sensazione dell'ignoranza mi stava opprimendo troppo.

- Bombarda Maxima! - urlai sfoderando la bacchetta dalla mia tasca.

La porta volò via, lontano, scaraventata a terra.

Davanti a me si presentò uno spettacolo orribile. Milioni di persone che urlavano e si picchiavano, nudi. Ognuno di essi era sanguinante e ferito.

Chiusi gli occhi, non potevo vedere di più. Sta volta vomitai veramente.

Però ancora c'era qualcosa di strano: sembrava tutto palesemente finto! Quei corpi sembravano un'illusione ottica e non sembravano reali. Forse un miraggio, pensai.

Così non ci pensai un attimo e con ancora gli occhi chiusi gridai:

-REVELO! -

Non vidi nulla tranne una luce viola fuoriuscire dalla mia bacchetta e proseguire fino alla stanza tanto orribile. Non seppi cosa c'era veramente dietro quella porta. Piansi tantissimo pensando alla scena straziante di pochi secondi prima tenendo sempre gli occhi chiusi.

La ormai solita brezza tornò ad accarezzarmi.

La salutai, amaramente.

- Perché ho scelto di fare tutto questo? - le chiesi.

Non ci fu risposta, ma sembrò provenire da lontano un coro di voci unite. Voci calorose, non come le urla di poco prima.
Resisti dicevano.

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