capitolo tre
OLIVIA
Mise a fuoco, ritrovandosi a stringere gli occhi, fino a ridurli a una fessura mentre premeva lo scatto: abbassò la macchina fotografica, osservando il suo lavoro. Era riuscita a catturare l'espressione meditabonda dell'artista, la mano delicata che si muoveva sulla tela in parte bianca. Ogni tanto la donna si fermava, soffiando il fiato caldo sulle dita e riprendendo a dipingere...
Olivia rabbrividì, sentendo il freddo serpeggiarle sotto il giubbotto e alzando il viso al cielo coperto di nuvole: quella mattina era stato diramato un allerta per neve e ghiaccio, ma di entrambi ancora non si era vista l'ombra.
Forse in serata, quando le temperature già basse, sarebbero scese ancora.
Se non fosse stato per il fatto che doveva andare a scuola, quella mattina sarebbe stata molto volentieri a casa e, quando era tornata a Montmartre, il quartiere dove viveva suo fratello, aveva deciso di salire fino alla Basilica di Sacre Coeur e poi a Place du Tertre per fare qualche foto.
Adorava fotografare il mondo, mostrare attraverso i suoi scatti come lei lo vedeva.
Inspirò, riprendendo a girare per la piazzetta rettangolare piena di turisti e artisti: i primi non mancavano mai a Parigi, mentre i secondi avevano decretato quel luogo come loro.
Ascoltò le voci straniere che la circondavano, scattando qualche foto veloce a qualsiasi cosa che attirasse la sua attenzione: un bambino che scappava dalla stretta del genitore, una coppia che si scambiava un bacio veloce, un pittore dalla pelle aggrinzita dall'età e il volto in parte nascosto dalla barba e dai baffi.
Quest'ultimo l'attirò, mentre disegnava con quello che sembrava carboncino: ritraeva una giovane donna e la mano dalla pelle scura e coperta di tatuaggi vecchi nel tempo si muoveva veloce e decisa.
"Mi devo mettere dalla parte del mio profilo migliore?" le domandò, ridacchiando sotto i baffi e dandole una veloce occhiata, senza smettere di continuare a disegnare.
Olivia negò con la testa, girando attorno all'uomo con l'obiettivo puntato verso di lui, modificando lo zoom e catturandone lo sguardo: "No, va benissimo così..." dichiarò con un tono leggermente bofonchiante, il risultato della smorfia che le compariva sempre in volto quando fotografa.
Sembra che tu cerchi di scoprire il mondo, le diceva sempre suo padre quando la vedeva fotografare qualcosa.
Fece un passo all'indietro, giocando ancora sulle impostazioni della macchina fotografica, abbassando appena lo sguardo e guardando con lo sguardo torvo il sassolino che l'aveva fatta quasi inciampare.
Un altro passo indietro e l'inquadratura sarebbe stata perfetta.
Vide l'uomo voltarsi verso di lei, rovinare la composizione della foto mentre lui la fissava con la bocca leggermente socchiusa: "Signorina! Attenta!" lo sentì dire, non capendo il significato di quelle due parole dette in una lingua straniera.
Forse era italiano...
Sì, le sembrava italiano.
Ebbe poco tempo per capire di cosa si trattasse, sentendo il mondo svanire sotto ai suoi piedi e poi una stretta salda che l'ancora di nuovo a terra, mentre lei si ritrovava a fissare il cielo scuro sopra di lei.
Sì, quasi sicuramente sarebbe nevicato prima di sera.
Mosse le dita, stringendo il vuoto e un leggero singhiozzo le uscì dalle labbra: dove era la sua macchina fotografica? Dov'era la sua costosissima macchina fotografica, per la quale aveva barattato i regali di due compleanni e un Natale?
Un volto comparve nel suo campo visivo, mentre lei continuava a rimanere come una demente a osservare il cielo: lo conosceva quel volto, conosceva fin troppo bene quelle adorabili fossette e lo sguardo luminoso che era fisso su di lei: "Ciao" la salutò il ladro di Spider-Man 2, mentre la rimetteva in posizione eretta, sempre con il sorriso in volto.
"Tu!" bofonchiò Olivia, guardandosi attorno e non trovando niente per terra: "La mia macchina..." mormorò, mentre girava su se stessa, aspettando di trovarla distrutta a terra.
"Sana e salva" le disse il ragazzo, mostrandole l'apparecchio che teneva con la mano e poi passandogliela: Olivia lo ignorò, controllando che non ci fossero graffi o qualche problematica che le avrebbe impedito di fare foto e che, sicuramente, le sarebbe costato qualche altro compleanno senza regali.
Provò a scattare qualche foto, sospirando piena di sollievo: andava tutto bene, era tutto in ordine e lei non avrebbe dovuto rimetterci nessun altro regalo. Guardò, il tipo, stringendo al petto la macchina fotografica, come se fosse il suo tesoro.
Beh, a conti fatti lo era.
"Strano, questa non la rubi?"
"Io non ho rubato niente" le disse il ragazzo, inclinando appena la testa e facendo scomparire il suo sorriso e le fossette: una mossa utile per lei, perché adesso poteva ringhiargli contro il proprio astio senza distrazioni.
"Tu mi hai rubato la..."
"Senti, mi sto gelando. Che ne dici di andare a prendere qualcosa di caldo, così mi ricompensi per averti salvato quella?" la interruppe lui, girando su se stesso e indicando lo Starbucks non molto lontano da loro: "Paghi tu, ovviamente!"
"Cosa?" Olivia rimase a bocca aperta, osservandolo avviarsi tranquillamente verso il locale, senza preoccuparsi del fatto che lei lo seguisse o meno. Poteva andarsene, poteva andare nella direzione opposta, facendolo scomparire per la seconda volta dalla sua vita.
Avrebbe potuto fare qualsiasi di queste cose, invece infilò la macchina fotografica nella sua custodia e corse verso di lui: "Ehi, aspetta! Non ho soldi con me!" gli urlò, vedendolo fermo sulla porta del locale e il sorriso, con annesse fossette, comparirgli di nuovo sul volto.
a/n: ed eccoci di nuovo qua, con un nuovo capitolo.
Si torna dalla parte di Olivia e...beh, c'è un nuovo incontro fra lei e Benjamin. Che sia il fato? Il karma? L'autrice che vuole farli incontrare sempre?
Qualunque sia la risposta a questa domanda, io vi do appuntamento al prossimo capitolo (cioè domani). Detto ciò, come sempre vi ringrazio per i vostri commenti, letture e stelline. Grazie tantissimo!
E mi scuso per gli eventuali errori, praticamente sto scrivendo e buttando sul sito, con un minimo di revisione...
A domani con il nuovo capitolo!
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