Capitolo 1: Novità
Prendo in braccio mio figlio, lui si stropiccia gli occhi con le piccole mani e sbadiglia. Farlo svegliare ogni mattina per andare all'asilo è quasi un'impresa. Si stringe a me e sonnecchia ancora per tutto il tratto che dalla sua stanza porta alla cucina. Lo appoggio con dolcezza al divano e mi allontano per preparargli il biberon con il latte, mettendo dentro due biscotti Plasmon.
Era sempre Leonardo a fargli fare colazione, e io raggiungevo i miei due uomini dopo che mi alzavo con molta calma, prima davo un bacio a mio marito e poi spupazzavo Edoardo, la gioia più grande che mi sia mai capitata. Da due mesi lui ci ha lasciati soli e io ho dovuto cambiare tutta la mia vita, dedicandomi interamente a mio figlio. Gli unici momenti che ho per me stessa sono le notti, le passo sveglia seduta sul letto matrimoniale, ormai vuoto per metà. Sfioro la parte in cui dormiva Leonardo e ripenso a quanto sia stato ingiusto il mondo con me e con la nostra famiglia.
Come ogni mattina, dopo aver accompagnato Edoardo alla scuola materna, passo al cimitero per parlare con Leonardo e poi mi reco in ufficio. Non avrei mai detto che quelle ore al giorno di lavoro avrebbero aiutata a distrarmi, e invece mi fa staccare il contatto con la realtà per un po'. Anche oggi ho in programma di seguire la solita routine, ma la chiacchierata con mio marito sarà forse diversa dal solito.
Aiuto Edoardo a vestirsi, sta imparando da solo, ma ogni tanto indossa i pantaloni al contrario e mi strappa un sorriso. Quegli occhi chiari come il suo papà mi fanno ricordare il primo motivo per cui mi sono innamorata di lui a prima vista tanti anni fa.
Usciamo da casa, Edoardo alza la testa e si ferma a guardare il cielo.
«Mamma, anche oggi papà mi guarderà appoggiato a quella nuvola bianca?» La indica con il dito.
«Sì, amore. Papà ti guarderà sempre e non ti lascerà mai.» Me lo chiede quasi ogni giorno, e ogni volta sento un tuffo al cuore. Non so cosa risponderò quella volta in cui il cielo sarà terso, oppure ci sarà la nebbia a coprire tutto. L'autunno si farà presto inoltrato.
Lo accompagno fin davanti la porta della sua classe e le maestre lo accolgono con un grande sorriso, loro sanno quello che è capitato alla fine della scorsa estate, ma sembra che lui non abbia accusato del tutto il colpo. Questo mi solleva perché non sopporterei di vederlo triste, ma dall'altra parte mi spaventa che possa dimenticarsi presto del suo papà.
Parcheggio l'auto davanti il cimitero e percorro la strada fino alla sua tomba a memoria, non ho neanche bisogno di vedere dove metto i piedi. Non appena alzo lo sguardo mi accorgo di una sagoma maschile che sta fermo davanti la sepoltura di Leonardo. Mi ci vuole qualche secondo prima che mi accorga che si tratta di Alex, suo fratello.
Si avvicina subito non appena mi vede arrivare.
«Vale, ciao! Non pensavo di trovare qualcuno a quest'ora».
Gli sorrido per ricambiare il saluto, per fortuna sono rimasta in ottimi rapporti con lui e la sua famiglia, che mi hanno aiutata in ogni momento e con cui ho condiviso la maggior parte del dolore.
«Non preoccuparti, di solito vengo sempre a quest'ora, proprio perché non c'è nessuno.» Ho semplicemente detto la verità. Alex è la prima volta che lo incontro qui, Eleonora, mia suocera, non ha mai un orario fisso a causa del lavoro, e Alice, la terza sorella di casa Marini, passa qui solo dopo le lezioni all'università. Anche il papà di Leonardo viene a salutare suo figlio in base agli orari che fa in ospedale.
«Edoardo come sta?»
«Bene, lui sorride e gioca sempre. Puoi venire a trovarlo quando vuoi, anche se capisco che le partite ogni tre giorni non siano d'aiuto. Ti guarda e ti indica sempre in televisione. Porta anche il tuo fidanzato, lo sai come è affezionato a zio Alberto.»
«Prendo sul serio queste parole, appena Alberto torna da Milano e io ho un attimo di respiro veniamo a cena da voi. E porto tutto io, non devi pensare a niente.»
Alex è così premuroso con me, nonostante all'inizio ci guardavamo un po' in cagnesco senza sapere il motivo. Il mio giudizio era sicuramente viziato da Leonardo; quando ci siamo messi assieme i due fratelli non andavano molto d'accordo, per fortuna avevano chiarito tutto pochi anni dopo, ma in più io ci avevo messo del mio. Quando Leonardo si era sentito male per l'ennesima volta e stava per morire, due mesi prima del matrimonio, avevo dato tutta la colpa a lui. Ingiustamente.
«Grazie, gli farà molto piacere.»
Restiamo senza parlare per qualche secondo, non sappiamo cosa dirci. Sono io a rompere il silenzio.
«Scusa, puoi lasciarmi sola con lui? Ho bisogno di parlargli.»
«Certo. Ciao, Valeria.»
Resto con Leonardo, come ogni mattina. Lo saluto e accarezzo la lapide in cui c'è inciso il suo nome, è liscia ma molto fredda. Non mi importa.
«Amore, ieri ti ho detto che stavo male, credevo fosse ancora la tua mancanza, il vuoto che mi hai lasciato dentro, ma sentivo che era qualcosa di diverso. Avevo una sensazione di nausea, ma non era la stessa che sento da quando sei andato via. Una folle teoria mi è balzata in testa, ma non ci avrei mai creduto. Mi sono tolta ogni dubbio, pur pensando che non poteva essere possibile.»
Metto una mano dentro la borsa e tasto ogni cosa per cercare il test di gravidanza che ho fatto stanotte, in un altro dei miei momenti di solitudine.
«Guarda, è positivo. Saremo di nuovo genitori io e te. Chissà se Edoardo avrà un fratellino o una sorellina, ma che importa? Una compagnia gli farà sempre bene.»
Inizio a piangere, non riesco a capire se di gioia o di tristezza. Leonardo mi ha lasciato un ultimo regalo, un'altra parte di sé sta crescendo dentro di me, ma come mi occuperò di questa piccola creatura senza un padre? Sono da sola, ed è difficile da accettare.
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