Lontano da casa
Avevano fallito.
Runaan osservò la cella in cui lo avevano rinchiuso.
Nessuna finestra, gli angoli delle pareti di pietra erano occupati dalle ragnatele, le catene, che lo costringevano a tenere le braccia alzate non stringevano quanto il nastro legato al suo bicipite. Il fatto che non si fosse sciolto dal suo braccio, era l'ennesima prova del loro fallimento, il suo fallimento.
Rayla aveva disertato dalla missione, ciò nonostante aveva tra le mani l'arma più potente per fermare quella guerra, che durava da ormai troppo tempo.
Allungo le creature di Xadia avevano creduto all'atto indicibile da parte degli umani. Quello di aver distrutto l'uovo del re dei draghi, colui che proteggeva e sorvegliava il confine tra loro e quella terra corrotta in cui era costretto a rimanere.
Sapeva che non sarebbe uscito vivo da quelle mura.
Il mago, che rispondeva al nome di Viren, gli faceva presagire che se non avesse collaborato nella condivisione sulle informazioni e risorse di Xadia, lui non sarebbe tornato a casa. Ma in fondo, sapeva che non sarebbe tornato indietro, qualunque cosa avesse detto.
Per un elfo, un guerriero, come lui, era cento volte meglio la morte, del disonore che lo attendeva se si fosse presentato davanti alla sua gente, con la notizia di non aver portato a termine la missione.
Aveva perso tutto in quell'impresa; i suoi uomini, il suo orgoglio, Rayla, sua figlia.
Se il suo tempo era giunto, avrebbe accettato il suo fato a testa alta.
Lo avrebbe fatto davvero.
Flashback
"Il mio cuore è qui sopra"
"Non temere, ti prometto che ti riporterò il tuo cuore"
Fine flashback
I suoi occhi si spalancarono nell'oscurità della cella.
Assurdo, aveva pensato a quelle parole durante tutto il viaggio per giungere fin lì.
Come poteva aver dimenticato?
Ethari, suo marito, l'uomo e amore della sua vita.
Il dolore al bicipite, causato dal nastro che si stringeva sempre di più, sembrò svanire, la sua mente era ormai distante.
Persa nei ricordi.
Voleva tornare, per lui.
Volava abbracciarlo, accarezzarlo, assaporare le sue labbra, dirgli che lo amava, ch'era stato in grado di mantenere la parola data e tornare indietro, per lui.
La porta della cella si aprì, permettendo alla luce delle lanterne del corridoio di flirtrare dallo spiraglio.
Viren fece il suo ingresso, chiudendosi la porta alle spalle.
Fu in quell'istante che Runaan capì.
-Perdonami Ethari, non sono riuscito a mantenere la promessa che ti ho fatto-
La luna illuminava il villaggio degli elfi dell'Ombra della Luna, mentre il resto degli abitanti si era rintanato nelle proprie abitazioni, un elfo non era stato in grado di lasciare il laghetto in cui ormai restavano a galla solo due dei fiori che lui stesso aveva incantato.
Uno apparteneva a colei che considerava come una figlia.
Il secondo rappresentava la vita di colui che amava.
Quando la luce di quest'ultimo cominciò a spegnersi il cuore di Ethari si appesantì, il suo corpo si irrigidì, non appena il fiore sprofondò sotto il pelo dell'acqua, il silenzio della notte fu spezzato da un grido strozzato, seguito subito dopo da un pianto silenzioso e disperato.
-Il mio cuore, non è tornato da me...-
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