22 - UN COMPLEANNO DA RECUPERARE E UNO DA ASPETTARE ...

La mattina dopo aver fatto colazione si diressero a casa Ishikawa.
Tokuma aveva detto al figlio che lo aspettava nel suo studio per fargli capire come sempre che non aveva tempo da perdere.
La cosa che più preoccupava Naoya non era quella di dire al padre che stava con un ragazzo, ma che si portava a letto il prezioso figlio del suo grande amico.

Akira era molto agitato, non solo andava a conoscere il padre di Naoya senza sapere esattamente cosa il moro avesse intenzione di dirgli, ma avrebbe conosciuto anche il miglior amico di suo padre, era la prima volta che si trovava faccia a faccia con il passato di uno dei suoi genitori, con qualcuno che lo aveva conosciuto a parte Ryoma.

Quando arrivarono a casa Ishikawa, Naoya fece strada fino allo studio di suo padre. Prima di entrare disse solamente "Lascia parlare me, limitati solo a rispondere".
Akira gliene fu grato perché in quel momento era troppo teso per sapere come affrontare quella situazione.

Naoya entrò e salutò il padre "Padre devo farti conoscere una persona"
Tokuma era in piedi davanti alla sua scrivania e aveva in mano un plico di fogli che stava esaminando. Alzò lo sguardo con scarso interesse.
Akira entrò dietro Naoya e si fermò al suo fianco.
Tokuma appena lo vide sgranò gli occhi incredulo e tutti i fogli gli caddero di mano "Kyoji..."
Akira sorrise triste "No signore, il mio nome è Akira. Kyoji era mio padre"
Takuma si avvicinò al ragazzo.
Era incredulo Akira era la copia perfetta di Kyoji.
L'immagine che lui ricordava, che aveva conservato gelosamente nei suoi ricordi, quando frequentavano l'università di legge insieme, aveva preso vita ed era davanti a lui.
"Non avrei mai immaginato di poterti incontrare dopo averti perso 15 anni fa. Avrei voluto prendermi cura di te... Kyoji era più di un fratello per me."

Tokuma avrebbe voluto chiedergli un'infinità di cose, avrebbe voluto fargli sapere quanto era stato male per la morte di suo padre, che insieme a lui era morta anche una parte di sé.
Avrebbe voluto dirgli che aveva veramente desiderato adottarlo, ma le parole faticavano a uscire, sentiva l'emozione premere per manifestarsi e farlo scoppiare in lacrime come un bambino.

Naoya non poteva credere ai suoi occhi, erano anni che non vedeva suo padre emozionato. Il suo legame con Kyoji doveva essere davvero profondo.
Akira sorrise, questa volta di gratitudine per l'affetto che sentiva nelle parole di Tokuma "Non si preoccupi, sono stato bene, Ryoma si è preso cura di me."
Tokuma era stupito "Ryoma Oda lo scrittore?"
Akira annuì.
"Ma è un mio cliente da anni... e noi non ci siamo mai incontrati..."

Naoya decise di intervenire per dare un parvenza logica a tutta quella storia e non tirare in ballo Sachiko "Ci siamo conosciuti la sera che ho portato quei documenti al Sensei, ma ho capito chi fosse solo dopo che mi hai parlato di quella foto." E indicò la foto alla parete.

Akira si avvicinò per vederla meglio e rimase ad ammirarla.
Tokuma lo seguì e guardò anche lui l'immagine "Qui eravamo alla cerimonia di laurea. Anche tu studi legge?"
Akira scosse la testa "No, sto facendo lettere, vorrei diventare uno scrittore." Preferì non dirgli il motivo della propria scelta.
Nei libri poteva dare libero sfogo ai propri pensieri, ai propri desideri, poteva avere la propria giustizia. Poteva dare forma a ciò che voleva.
Tokuma sentì una punta di tristezza pensando che Akira non avrebbe seguito le orme di Kyoji.

Naoya decise che era ora di affrontare l'argomento più importante.
"Padre mi dispiace interrompervi, ma sono venuto anche per parlare di Miya"
Tokuma si girò e lo guardò serio "Spiegami perché lo hai fatto. Suo padre mi ha telefonato dicendomi che la ragazza è disperata, perché l'hai lasciata senza una ragione valida."
Akira si irrigidì in attesa di ciò che Naoya avrebbe risposto.
Naoya non abbassò lo sguardo "Una ragione valida c'è. Ho già qualcuno."
Tokuma lo guardò preoccupato "Cosa vorresti dire?"
Anche Akira si preoccupò quando vide Naoya avvicinarsi.
Il moro lo prese per mano e lo tirò a sé.
"Padre gradirei smettessi di cercarmi una fidanzata, visto che ne ho già trovata una"
Akira lo guardò allibito "Ehi! A chi hai dato della fidanzata?!"

Tokuma non poteva credere a quello che stava accadendo, aveva cercato di evitare in tutti i modi che ciò avvenisse e invece Naoya andava ad innamorarsi proprio del figlio di Kyoji.
Il destino era proprio beffardo.
15 anni prima avrebbe voluto prendere con sé Akira e farlo diventare suo figlio adottandolo, ma non ci era riuscito.
Adesso gli si ripresentava davanti l'occasione di farlo entrare a far parte della sua famiglia, ma come fidanzato di suo figlio.
Veramente ironico!
Non erano potuti essere fratelli, ma il fato li aveva comunque legati forse in modo ancora più profondo... forse erano destinati a stare insieme fin da prima che nascessero...
L'amore che c'era fra lui e Kyoji si era trasferito ai loro figli esplodendo e dilatandosi fino a diventare amore fisico.
Era certo fosse amore, altrimenti Naoya non si sarebbe spinto a tanto presentandoglielo.

Cosa doveva fare? Impedirglielo visto che era certo che l'amore faceva solo soffrire?
Maggiormente un amore visto da tutti come sbagliato?
Oppure appoggiarlo perché non aveva mai visto Naoya così determinato e sicuro di qualcosa?
Pensò "Kyoji tu cosa faresti?"

Adesso che aveva incontrato finalmente Akira lo avrebbe considerato come un figlio, doveva prendersi cura anche di lui.
Aveva sentito finalmente parte del suo dolore attenuarsi e il rammarico per non essere riuscito a fare niente per lui placarsi.
Akira non era solo fisicamente uguale a Kyoji, ma aveva anche lo stesso bellissimo sorriso.

Naoya e Akira attendevano impazienti la reazione di Tokuma che però tardava ad arrivare.

Tokuma prese un lungo respiro poi parlò "Ragazzi non posso dire di approvare. Sapete a cosa andrete incontro? Non sarà una cosa facile, vi farà soffrire. E io non voglio vedervi soffrire... come ho sofferto io... l'amore fa solo soffrire, soprattutto un amore considerato da molti sbagliato..."

Naoya era stupito, non si aspettava che suo padre parlasse così, pensava avrebbe tirato fuori l'onore della famiglia. Iniziava ad avere il dubbio che fosse stato sempre solo una scusa.
Suo padre aveva cercato di farlo sposare per soldi solo per impedirgli di innamorarsi?
Era proprio assurdo, ma anche infinitamente protettivo. Suo padre lo amava davvero.

"Padre non devi preoccuparti, siamo pronti a tutto. Abbiamo cercato di stare lontani, ma non ce l'abbiamo fatta. Preferisco soffrire per stare con lui, piuttosto che disperarmi senza di lui."
Akira gli strinse forte la mano.
Tokuma guardò Akira "E tu sei d'accordo?"
Akira ricambiò il suo sguardo sicuro "Si signore, la penso come Naoya. È la prima volta dopo la morte dei miei genitori che non mi sento solo, anche gli incubi si sono attenuati"
Naoya lo guardò stupito, non gli aveva mai detto di avere ancora quei terribili incubi.
Akira vedendo la sua faccia stupita precisò "Come ti ho detto ieri, sogno spesso la morte dei miei genitori il sogno non è chiaro, però c'è sangue ovunque anche io ne sono imbrattato, urlo e nessuno mi sente. Ci sono delle varianti, ma il succo è questo."
Naoya avrebbe voluto abbracciarlo, ma non era il momento adatto.

Tokuma guardando il dolore negli occhi di Akira rivide il proprio, avrebbe fatto qualunque cosa per attenuarlo.
Si rivolse nuovamente ad Akira "Sei già maggiorenne?"
(N.A. In Giappone si diventa maggiorenni a 20 anni)

Akira lo guardò stupito per quella domanda "No, mancano ancora due mesi"
Naoya ghignò pensando "Mi sto scopando un minorenne".
Poi Tokuma si rivolse ad entrambi "Vi voglio chiedere solo una piccola cosa, aspettate di essere entrambi maggiorenni. Così avrete ancora del tempo per riflettere e dopo nessuno potrà più impedirvelo. Non vi sto dicendo di non vedervi, ma semplicemente di aspettare ancora questi due mesi prima di renderlo pubblico."

Akira guardò Naoya annuendo.
Naoya sospirò non era nelle sue intenzioni tenerlo nascosto, voleva far sapere a tutti che Akira era suo, ma decise di acconsentire.
Si aspettava che suo padre glielo impedisse, che lo minacciasse di diseredarlo, quello era un piccolo prezzo da pagare.
"Va bene faremo come vuoi tu."

Naoya e suo padre avrebbero voluto abbracciarsi, ma era troppo che non lo facevano e forse non ne erano nemmeno più capaci, quello che si erano detti era già un grande passo avanti.
Così Naoya si limitò a dirgli "Grazie padre"
Tokuma gli fece cenno di sì, poi si rivolse ad Akira "Per qualunque cosa tu possa avere bisogno, non hai che da chiedere."
Akira sorrise e guardando Naoya disse "Grazie, le sono infinitamente grato, ma ho già tutto ciò che voglio"

Appena furono fuori dall'ufficio, Naoya guardò Akira con uno strano ghigno "Mi sto scopando un minorenne"
Akira mise il broncio "Perché tu non lo sei?"
"No, mio caro ho compiuto 20 anni il 23 luglio."
"Perché non ho saputo niente?"
Naoya non disse niente, ma lo guardò storto.
Akira ci pensò un attimo e si rispose da solo.
Era avvenuto nel mese che non si erano né visti né parlati.
Si sentì terribilmente triste e in colpa per non aver festeggiato con Naoya il raggiungimento della sua maggiore età.


Naoya ripensò a quel giorno: era stato uno dei compleanni peggiori della sua vita, paragonabile a quello successivo alla morte di sua madre.
Come allora si era sentito terribilmente solo in mezzo a tante persone.

Suo padre aveva organizzato una festa con tantissimi ospiti, c'erano tutti i maggiori clienti dello studio, diversi uomini politici e persone importanti.
Poi naturalmente Jun, il signor Tanizaki era un socio di suo padre, Sachiko, anche se si erano lasciati, e Miya la nuova fidanzata scelta da suo padre.
C'erano tante persone, tutte felici di augurargli buon compleanno, tutte persone che lui riteneva inutili e fastidiose.
Non capiva cosa ci fosse da festeggiare, il giorno dopo non sarebbe cambiato niente.
L'unica persona che avrebbe voluto al suo fianco non era presente, e mai lo avrebbe sentito pronunciare la parola "Auguri".
Akira lo aveva lasciato, perché per lui era stato sempre e solo sesso, perché era diventato un gioco troppo pericoloso e presto qualcuno ne sarebbe venuto a conoscenza.
Anche Naoya inizialmente aveva pensato fosse la cosa giusta da fare, ma in quel momento la sua mancanza si era fatta opprimente.
Avrebbe voluto chiedergli di tornare, ma come avrebbe potuto? Avrebbe dovuto rivelargli ciò che provava? Akira lo avrebbe preso per pazzo. Anche lui dubitava di esserlo diventato.

Così aveva cercato di sopravvivere a quella festa, a quella allegria che lui non sentiva, con il cuore che gli faceva male per la sua mancanza.



La voce di Akira lo ridestò dai suoi ricordi "Mi riporti a casa? Dovrei andare da Ryoma."

Naoya sentì un gran calore invaderlo, adesso Akira era lì con lui e non lo avrebbe più lasciato andare e presto tutti avrebbero saputo che era solo suo.
Non aveva nessuna paura dell'opinione degli altri. Come aveva detto a suo padre preferiva soffrire per stare con lui che senza di lui.
Perché quello "senza di lui" era un dolore molto più grande che nessuno poteva sanare.

Naoya ripensò alla promessa fatta a suo padre, così prese il cellulare e mandò un messaggio a Subaru "Se dici a qualcuno di me e Akira sei un uomo morto"

Poi rivolto ad Akira "Ok, ti ci porto io. E' ora che me lo presenti"
Akira tremò a quelle parole, sicuramente si sarebbe scandalizzato di più Naoya a conoscere Ryoma che il contrario, così cercò di prendere tempo "Che ne dici se ci andiamo con calma domani?"
Naoya lo guardò sospettoso "Che differenza fa?"

Quella di andare da Ryoma era solo una scusa, Akira voleva andare a casa per organizzare una piccola festa di compleanno per Naoya. Gli dispiaceva molto di non essere stato con lui e non avergli potuto augurare "buon compleanno" ...
Però poteva rimediare organizzandone una tutta per loro.

Così sbuffò e mettendo il broncio sbottò "Ok non devo andare da Ryoma. Voglio andare a comperare un regalo di compleanno per te. Sei contento? Adesso portami a casa altrimenti ci ripenso e non ti faccio niente."
Naoya scosse la testa "Il regalo me l'hai già fatto quando hai deciso di uscire con me"
Akira lo guardò stralunato "O mio Dio! Dov'è finito Naoya? Non ti riconosco, un alieno deve averti sostituito con una copia. Ridatemi il mio bastardo Noya!"
Naoya sbuffò "Baka" e lo colpì con uno scappellotto nella coppa.
"Adesso andiamo"

Naoya lasciò Akira a casa e ritornò nel proprio appartamento.

Verso sera ricevette un messaggio da Akira che lo invitava ad andare a casa sua.
"Ti ho preso un bellissimo gattino. Vieni a giocarci."
Naoya scosse la testa, era proprio un cretino, cosa ci faceva lui con un gatto? E poi di norma non si svela il regalo.
Meglio così, si poteva preparare per il regalo idiota non adatto a lui, se si fosse trovato davanti il gatto senza sapere niente lo avrebbe sicuramente infamato. Forse era perché temeva la sua reazione che lo aveva avvisato prima.

Allora perché gli faceva un regalo del genere se temeva non gli piacesse? Forse piaceva a lui.
Gli arrivò un nuovo messaggio "Se non lo vuoi lo terrò io, ma ti posso assicurare che è magnifico... si chiama Neko"

Ecco appunto...
Naoya emise un sospiro di rassegnazione e rispose "Arrivo"


Arrivato a casa di Akira, suonò e la porta d'ingresso gli fu aperta senza dire niente.
Entrò in casa e la trovò stranamente silenziosa e di Akira neanche l'ombra.
Poi sentì la sua voce provenire dalla camera "Vieni sono qua"
Naoya seguì la voce e aprì la porta della camera, sicuro di trovare Akira che giocava con questo fantomatico gatto e si preparò a fingere che gli piacesse, certo però di non riuscirci.
Invece ciò che vide lo lasciò senza fiato.

Akira era steso sul letto, completamente nudo, con due orecchie da gatto e si leccava una mano fissandolo con uno sguardo malizioso e un sorriso perverso.
Non riuscì a dire niente, era troppo preso da quella visione, sentì l'eccitazione scorrergli in tutto il corpo, Akira si era anche disegnato 3 linee su ogni guancia che assomigliavano a dei baffi.
Non era ciò che si aspettava, era il regalo più bello che potesse ricevere un "Akira neko"

(N/A: Neko in giapponese significa gatto, ma viene anche usato per indicare il passivo nella coppia)

"Non vuoi venire a giocare con me?"
Naoya si avvicinò al letto "Adoro il tuo regalo. Ti donano le orecchie e i baffi... però manca la coda"
Akira sorrise si portò una mano al sesso e accarezzandolo disse "Ho la mia non ti basta?"

Naoya si abbassò per baciarlo, Akira portò le mani fra i capelli neri per aumentare il contatto e invadere con la lingua la bocca del moro.
Appena si staccarono Akira afferrò Naoya per una mano, lo scaraventò sul letto e gli salì sopra
"I gatti non si fanno dominare ricordatelo... fanno sempre ciò che vogliono"
Detto questo iniziò a spogliarlo.
Naoya lo lasciò fare curioso di vedere cosa avesse in mente.

Akira prese a leccargli il collo, poi scese lungo la clavicola fino ai capezzoli che succhiò e mordicchiò facendoli diventare turgidi.
Naoya sentiva l'erezione prendere forma, mentre Akira continuava a scendere più in basso. Passò la lingua nel suo ombelico, poi per stuzzicarlo ancora saltò la sua erezione e si mise a leccare il suo interno coscia facendolo rabbrividire di eccitazione.
Naoya si sentì stordito dalle sensazioni che Akira riusciva a trasmettergli, quando finalmente prese a leccare con devozione il suo sesso mettendosi a gattoni fra le sue gambe, Naoya non riuscì a trattenere un gemito.

Lo aveva guardato per tutto il tempo, era uno spettacolo da non perdersi per niente al mondo, si muoveva in modo sensuale come fosse un vero gatto.
Akira afferrò saldamente in mano il suo sesso e dopo avergli succhiato il glande lo prese in bocca, Naoya non resistette e portò le mani fra i suoi capelli per fargli aumentare il ritmo.
Quando Naoya sentì l'orgasmo avvicinarsi lo fermò "Così mi farai venire"
Akira si staccò un attimo e guardandolo negli occhi gli leccò la punta e disse "E' ciò che voglio".
Lo ricacciò in bocca cercando di farlo entrare tutto e riprese a muoversi.
Naoya si lasciò andare godendosi quel sesso orale così travolgente.
L'orgasmo non tardò ad arrivare inondando la bocca di Akira.

Akira si rialzò e si protese a baciare Naoya intento a riprendere fiato.
Un bacio estremamente eccitante che sapeva di sesso.
Naoya si chiese da quando avesse iniziato ad amare sentire il proprio sapore sulle labbra di Akira ...
Akira sorrise "Hai avuto il regalo. Passiamo alla torta?"
Naoya lo guardò curioso, cosa aveva in mente quel perverso biondino?

Akira uscì dalla camera e ritorno dopo pochi secondi con una bomboletta di panna montata.
Akira si avvicinò al letto sbattendo il cilindro di metallo, si fermò davanti a Naoya e guardandolo negli occhi, aprì la bocca e si spruzzò un po' di panna sulla lingua.
Dopo averla mangiata e essersi leccato in modo provocante le labbra prese a spruzzarsela addosso: sui capezzoli, sull'addome e soprattutto sul sesso turgido.
Naoya lo guardava con lussuria, non amava le cose dolci, ma era sicuro che su Akira la panna avrebbe avuto un sapore fantastico.
Akira lo guardò voglioso "Vuoi mangiarti la tua torta?"
Naoya ghignò "Con piacere"
Si alzò dal letto e si avvicinò a lui. Prese a seguire con la lingua la traccia lasciata da Akira leccando la panna e ciò che c'era sotto.
Quando arrivò al suo sesso si mise in ginocchio e continuò il proprio lavoro facendo gemere Akira, appena fu completamente pulito lo prese in bocca e iniziò a muoversi.
Akira afferrò la mano di Naoya e se la portò in bocca leccando e succhiando le dita per fargli capire che voleva andare oltre.
Naoya ne fu molto contento, portò le dita ormai bagnate alla sua apertura e violandola prese a spingere in lui, aumentando contemporaneamente il ritmo della propria bocca sul suo sesso.

Akira sentì le gambe cedere per quel doppio trattamento che gli stava dando un piacere incredibile.

Le allargò maggiormente e appoggiò le mani sulle spalle di Naoya per avere maggiore sostegno.
Venne dopo poco con un gemito liberatorio.

Naoya lo fece girare e con lo sperma che aveva ancora sulla lingua leccò la sua apertura.
A Akira girava la testa e sapeva che da lì a poco il piacere sarebbe ripreso più intenso.
Naoya si sedette sul bordo del letto e trascinò con sé Akira facendolo sedere sulle proprie gambe, sul proprio sesso teso, per penetrarlo da dietro.
La violazione non fu delicata, ma era poco che lo avevano fatto e il dolore fu sopportabile.

Naoya portò una mano al sesso di Akira per stimolarlo e l'altra alla sua testa per fargliela inclinare e aver libero accesso al suo collo per poterlo torturare.
Quando Naoya alzò gli occhi ciò che vide lo fece eccitare ancora di più.
Proprio davanti a loro c'era un grande specchio che prima non aveva notato. Gli rimandava l'immagine di Akira completamente nudo a gambe divaricate seduto sulle sue che si mordeva il labbro inferiore in attesa e il suo sesso nuovamente turgido stretto fra la sua mano.
Akira portò le mani sulle gambe dell'amante per fare forza e muoversi per fargli capire che era pronto. Naoya portò le mani sotto le cosce dell'altro e prese a scoparlo.
Akira portò la mano al proprio sesso per darsi piacere e guardò nello specchio che gli rimandò l'immagine erotica di ciò che stavano facendo.
Non avrebbe mai creduto che sarebbe stato così eccitante vedersi essere posseduti, ma con Naoya tutto prendeva un altro significato...

Naoya prese a muoversi sempre più forte continuando a guardare lo specchio per vedere Akira contorcersi e ansimare dal piacere mentre con la mano si masturbava.
Quelle immagini erano troppo eccitanti unite ai gemiti di Akira, voleva di più, così lo fece alzare e dopo averlo fatto mettere a 90, appoggiando le mani sul letto, afferrandolo per il bacino rientrò in lui da dietro con una potente spinta facendolo boccheggiare, poi prese ad affondare in lui con forza per godere maggiormente.

Akira appoggiò la testa sul letto per portare nuovamente una mano al proprio sesso ormai al limite per il piacere travolgente che Naoya gli stava facendo provare.
Raggiunsero l'orgasmo poco dopo insieme.

Si stesero sul letto sfiniti.
Naoya lo attirò a sé e con un accenno di sorriso "Il migliore regalo che potessi chiedere."
Poi toccando le orecchie che ancora Akira indossava aggiunse "Come ti è venuto in mente? Ho dovuto trattenermi per non stuprarti subito..."
Akira sorrise compiaciuto "Sei stato tu a paragonarmi ad un gatto... ricordi?"
Naoya ripensò a quel giorno, alla telefonata di Sachiko, e a come Akira lo aveva stuzzicato. Sembrava passata un'eternità.
Molte cose erano cambiate e anche se ancora non potevano uscire allo scoperto, adesso aveva ben chiaro ciò che provava per quel ciclone biondo che aveva sconvolto completamente la propria vita dandole un senso.
Naoya guardò lo specchio che gli rimandava immagine di loro due abbracciati "Quello ieri non c'era"
Akira sorrise "L'ho visto in un negozio e ho pensato di comprarlo, visto che ti piacciono tanto i giochini erotici. Dovevo attaccarlo al soffitto ma non ho avuto tempo"
Naoya gli diede uno scappellotto "Non confondiamo le carte ... sei tu quello pervertito baka!"
Akira scoppiò in una sonora risata e si accoccolò meglio fra le braccia di Naoya.


Dopo un po' Akira si alzò dal letto e andò alla scrivania, prese una piccola scatolina e la porse a Naoya "Auguri"
Naoya la prese stupito "Non me l'hai già fatto il regalo?"

Akira sorrise per la prima volta imbarazzato, non era da lui essere romantico "Voglio tu abbia qualcosa che ti ricordi di me." Poi aggiunse per alleggerire il momento "Oltre ai succhiotti" e indicò il torace di Naoya tutto segnato.
Naoya si guardò, non se ne era reso conto "Baka..."
"Così siamo pari... e adesso muoviti aprilo"

Naoya tolse il coperchio e vide all'interno 2 anelli uguali. Li prese in mano e li guardò, non erano esattamente identici, erano entrambi in argento larghi e piatti e avevano inciso un simbolo Kanji, ma uno rappresentava il sole e l'altro la luna.
Akira sorrise "Penso che ci rappresentino perfettamente" afferrò quello con la luna "Questo è il mio".
Naoya dovette concordare, Akira era come il sole, non solo per i suoi capelli biondi, era allegro e splendente e non potevi non accorgerti di lui. E adesso era il suo sole.

Akira guardò il suo, appena li aveva visti aveva pensato fossero perfetti.
Naoya era come la notte, silenzioso e misterioso, ma se lo guardavi ne rimanevi ammaliato come di fronte alla splendente luna piena. E lui ne era rimasto stregato.

Naoya se lo infilò e poi lo guardò dubbioso, era bellissimo, ma non avrebbero potuto indossarli "Non passeranno inosservati... e noi lo abbiamo promesso"
Akira sorrise furbo "Ho pensato anche a questo."
Tirò fuori dalla scatolina un cordoncino nero "Tu lo porterai al dito e io al collo, infilato in questa collana. Nessuno lo vedrà. Poi dal giorno del mio compleanno lo potrò indossare."
Naoya se lo infilò al dito e poi si sporse verso Akira per dargli un tenero bacio. Era la prima volta che si scambiavano un bacio così, un bacio che esprimeva per una volta non il loro desiderio, ma il loro amore.



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