39. Rassicurare Elia

Christian

Non sono uno che beve abitualmente, non è una cosa che fa per me, mi piace essere sempre vigile e padrone delle mie azioni, ma oggi avrei fatto di tutto per scacciare via dalla mia mente l'immagine di Nora e quello lì... il problema è che nemmeno tutto ciò che ho buttato giù mi ha aiutato.

Non so perché, ma nemmeno l'alcool caccia questo dolore e questo peso. Continuo ad alternare nel mio cervello le immagini di quando piangeva disperata per colpa mia alle immagini di lei che ride con qualcuno che non sono io. Dovrei essere felice per lei, dovrei essere grato che riesca ancora a ridere, avevo promesso a me stesso che la sua felicità avrebbe contato sempre più di tutto... ma la parte più egoista di me non riesce a rispettare tutto questo, sono geloso, anche se non ne ho nessun diritto. Senza aver bevuto ragionerei razionalmente, mi renderei conto della tossicità dei miei pensieri, ma così non c'è verso. Sono completamente accecato.

Posteggio la macchina nei parcheggi sotterranei del palazzo e scendo, stando attendo a non inciampare quando metto un piede fuori dall'auto. Alzare la gamba in queste condizioni non è proprio ottimale.

Sbuffo nervosamente quando il mio cellulare squilla ancora e decido di spegnerlo per non sentire più la maledetta vibrazione e quella pungente e fastidiosa suoneria. È tutta la sera che i miei amici mi chiamano, che vogliono sapere perché ho deciso di non presentarmi alla cena, che vogliono sapere dove sono, ma non ho risposto a nessuna delle loro telefonate e a nessuno dei loro messaggi. Non ho voglia di spiegare cosa sento dentro, non ho voglia di vedere i loro sguardi carichi di dispiacere e pietà per me che ho visto la donna che amo con un altro, al momento mi farebbero stare peggio le attenzioni e la pena.

Faccio per andare agli ascensori, ma mi blocco girando la testa. I miei occhi si posano sull'Audi su cui è salita Nora ore fa, la macchina del suo nuovo tipo, e io sento una fortissima rabbia mischiarsi al dolore più puro. Lui è qua, sono tornati a casa ed è qua con lei. Mi fa impazzire pensare che sia nell'appartamento in cui sono custoditi molti dei nostri ricordi. Inevitabilmente mi torna in mente l'attimo in cui mi sono accorto non avesse la cucina e l'ho invitata a cena a casa mia. La nostra prima cena insieme. Ero così agitato, avevo paura andasse tutto male, ma non potevo lasciarmi sfuggire l'occasione, erano settimane che pensavo a lei, settimane che volevo conoscerla dopo il nostro primo incontro nell'androne del palazzo.

Sospiro pesantemente e vado verso gli ascensori, per fortuna le porte sono aperte, pertanto non devo aspettare prima di salirci e schiacciare il numero sul tastierino alfanumerico che mi porti a destinazione. Al piano inferiore al mio. Al piano di Nora.

Non so cosa sto facendo, non mi soffermo a pensare. I sentimenti negativi e l'alcool decidono per me. Probabilmente domani mi pentirò. Non ho nessun diritto di fare niente. Però non so evitarlo. Ho bisogno di parlarle. Ho bisogno di osservarla e vedere che non mi ha dimenticato davvero in così poco tempo. Ho bisogno di vedere che nei suoi occhi ci siamo ancora noi, noi che ci amiamo senza fine.

Ignoro la nausea e la testa che gira, maledicendo gli ultimi shottini che potevo -e dovevo- sicuramente evitare. Ero già andato prima di bere quelli, ma ho voluto evidentemente esagerare sperando di ottenere un qualche risultato, ottenere un millisecondo di pace mentale, ma così non è stato.

Le porte dell'ascensore si aprono, dopo che un suono stridulo mi avvisa di aver raggiunto il piano che ho richiesto, portandomi proprio davanti al portoncino di casa sua. Mi passo la mano in mezzo ai capelli e poi mi trascino fino al campanello, suonando subito dopo. Tanto sono andato che non ho nemmeno la forza di alzare i piedi, ma non ci penso, ora mi aspetta qualcosa più importante del mio tasso alcolemico.

Sento dei passi provenire da dentro e, qualche secondo dopo, la chiave che gira nella toppa e vedo la porta che si apre. Nora mi appare davanti, splendida come sempre, ma il suo sorriso si congela sulle sue labbra appena si rende conto che sono io. Sono ubriaco marcio, ma comunque riesco a vedere il suo cambio di espressione alla mia vista. Non mi vorrebbe chiaramente qui, e questo mi fa malissimo, ma ormai non posso scappare a gambe levate. Sono qua, devo portare a termine ciò che ho iniziato.

*****

Nora

Sono così felice che Elia sia venuto qua a Milano, anche se non mi ero resa conto quanto desiderassi rivederlo fino a ora.
È capace di farmi staccare la mente, di sdrammatizzare in una maniera assurda, spazzando via i momenti troppi seri e dolorosi. Non so come faccia, ma si rende conto quando la mia mente mi sta giocando dei brutti scherzi e mi sta facendo del male per i ricordi e i troppi pensieri, e lui riesce a farmi tornare sul pianeta Terra, facendomi ridere e distrarre.

Scoppio a ridere per la sua ennesima battuta, alzandomi quando il campanello suona. Mi acciglio leggermente, visto che non aspettando nessuno, ma vado ad aprire convinta che una delle mie amiche sia piombata qua per vedere come procede con Caprile. Sì, ne sarebbero capaci, ma non mi lamento. Amo che siano così attente e premurose. Cercano sempre di proteggermi, soprattutto dopo aver visto come è finita con Christian, e io sono grata di questo affetto incondizionato. Mi fanno sentire al sicuro.

Mi sposto dal soggiorno, scusandomi con Elia, e vado ad aprire la porta. Perdo un battito, o forse cento, quando i miei occhi si ritrovano davanti la figura di Christian. Il sorriso mi si spegne all'istante e una fitta al petto mi colpisce facendomi quasi mancare il fiato. Non lo vedevo dall'ultima volta che è stato qua, ossia da quando l'ho cacciato dopo aver fatto sesso... mi aspettavo fosse chiunque, non certo lui.

"Che cosa ci fai qua?" glielo domando freddamente, cercando di mascherare la voce che trema. Non mi lascia indifferente vederlo, proprio per niente, ma come potrebbe? È passato così poco tempo, è tutto così fresco, e io purtroppo lo amo ancora come il primo giorno, nonostante mi abbia distrutta. So che ci vuole tempo per queste cose, so che devo aspettare per riprendermi e per dimenticare lui e ciò che siamo stati, nel bene e nel male.

"Volevo parlarti." bastano queste due parole pronunciate da lui per farmi capire che ha bevuto, e quando fa qualche passo verso di me ne ho la conferma. Puzza come una distilleria.

Automaticamente indietreggio, allungando il braccio davanti a me per fargli capire di stare al suo posto, anche se non sono certa che recepisca il messaggio nelle sue condizioni. "Io e te non abbiamo nulla da dirci. Abbiamo rotto settimane fa." fa male dirlo a voce alta e, soprattutto, fa male avere un confronto con lui ancora una volta. Vorrei solo riprendere pieno controllo della mia vita, ma queste scene mi bloccano, riportano alla mia memoria tutto ciò che sto cercando di seppellire in fondo a me.

"Settimane fa, appunto, hai detto bene... ma ti ho visto con un altro prima. Chi è? Nora... Mio Dio, come hai fatto a dimenticare già tutto? Come hai fatto a scordarti di me..." vorrei avesse ragione, vorrei che fosse davvero così "Io non riesco nemmeno a guardarle le altre, io penso sempre e solo a te. Se davvero hai smesso di stare male, dimmi il segreto per far sì che smetta anche la mia sofferenza."

Ed eccola quella sensazione di vuoto che mi inghiottisce di nuovo, tutta intera. Rieccola quella sensazione di soffocamento che mi toglie il fiato e mi fa sentire come se stessi per morire... i pensieri tornano tutti su quanto eravamo felici il momento prima e come sono sprofondata negli abissi il momento dopo... i pensieri mi urlano che sono una sciocca credulona che non avrà mai un po' di pace, perché sono destinata a soffrire sempre, ovunque andrò, in ogni ambito.

"Dovresti andartene, Pulisic." non sono io ad aver parlato, ma una voce alle mie spalle, roca e nervosa, mi fa capire che Elia mi ha raggiunto alla porta. Non mi giro nemmeno, ma sento la sua mano posarsi sul mio fianco e tenermi stretta, come per farmi sentire la sua vicinanza. "È chiaro che non ti voglia qua."

Christian ride, ma non è divertito, i suoi occhi vengono attraversati dalla rabbia e dalla tristezza subito dopo. "Non so manco chi cazzo tu sia." risponde a Elia velenosamente, con un tono che non gli avevo mai sentito. "So di averti già visto, ma non so chi tu sia, però mi ordini comunque di andare via da qua... non sai niente di me e Nora, sei piombato dal nulla nella sua vita e vuoi comandare me. Non ha bisogno di essere protetta da me, Dio."

Sento il portiere innervosirsi, lo capisco da come si irrigidisce il suo corpo dietro di me e la sua mano stringe più forte il mio fianco. Lo sento poi respirare, più volte e profondamente, ma evidentemente questo non gli basta per calmarsi. "Non sai chi sono? Uno che ti spacca la faccia se non te ne vai." mi giro all'istante verso Elia sentendo le sue parole, lanciandogli un'occhiata confusa. Non mi sembra il caso di passare alle minacce e alle mani. Christian è palesemente ubriaco, non sa quello che dice e che fa, e poi non mi sembra normale a prescindere una rissa, per cosa poi?

"Elia potresti aspettarmi di là? Faccio io, poi torno da te." lui sembra non voler rispettare la mia richiesta, mentre sposta lo sguardo in modo alternato da me a Christian alle mie spalle, poi muove la testa impercettibilmente e va in soggiorno, senza aggiungere altro.

Non volevo che la serata avesse questo risvolto, ma non scherzo quando credo e dico  che non posso avere un attimo di pace, c'è sempre qualcosa che deve rovinare la mia quiete! Animo e vita perpetuamente in tempesta.

"Star..." mi rigiro verso Christian quando sento il nomignolo che usava quando stavamo insieme "Non mi piace lui... so che non ho diritti, so che sono ubriaco e pensi che parlo a vanvera, so che probabilmente non te ne sbatterà, ma ha qualcosa che non va. Come un'aura negativa intorno..."

"Non riesco a credere che piombi a casa mia, dopo tutto ciò che mi hai fatto, comportandoti in questo modo. Sei geloso? Sono fatti tuoi, hai rovinato tutto tu." quasi ringhio, trattenendo le lacrime per la frustrazione "Elia è un ragazzo fantastico, da quando ci conosciamo non ha mai fatto nulla di male, è sempre presente anche quando è distante, non hai nessun diritto di parlare di lui così e di intrometterti nella mia vita."

"Non parlo per gelosia... sai che non ti farei mai del male..." Lascia la frase così in sospeso e io mi sento innervosire come non mai. No? A me sembra che l'abbia fatto e che continui a farlo ancora e ancora.

"Tu non mi faresti mai del male?" mi trattengo dall'urlare, per non svegliare i vicini vista l'ora tarda, ma comunque il mio tono di voce riflette il mio stato d'animo "Tu mi hai fatto del male quando stavamo insieme, e continui a farlo nel momento in cui ti presenti nel mio appartamento a fare e dire queste cose. Va a casa Christian."

"Sembra che tu non creda quanto ti ho amata..." scuote la testa mentre gli occhi gli diventano lucidi, con un'espressione sconvolta sul viso "Ho fatto un errore imperdonabile, ma questo non significa che ti voglio ferire. Voglio sempre il tuo bene."

"Accetta che stia uscendo con un altro e va via da qua." odio dovergli dire ancora addio, odio dover parlare in questo modo, mi fa stringere il cuore in una morsa, ma cos'altro posso fare? Non posso riprendermi se continuano a succedere episodi del genere. "La vita va avanti, mettitelo in testa."

Arriccia le labbra con espressione seria, per poi abbassare la testa e andare via. Sale velocemente le scale per tornare al suo appartamento, senza ribattere, come se non riuscisse più a stare davanti a me. Per qualche secondo mi sento in colpa per aver usato un tono simile, per aver pronunciato queste parole... ma poi torno in me. Non devo dispiacermi, non devo pensare a cosa prova lui, così come lui non ha pensato a cosa potessi provare io quando è andato da Rosanna.

È bene che capisca che è finita, che non deve mai più farmi una scenata del genere, che non si presenti più da me in queste condizioni. Ho bisogno di tranquillità.

Sospiro piano e, ricacciando dentro le lacrime, chiudo la porta e torno in soggiorno. Poso lo sguardo su Elia e mi rendo conto che ha un'espressione tesa e nervosa, è sparita ogni traccia di leggerezza che c'era nell'aria prima della visita di Christian.

"Mi dispiace... non lo vedevo da settimane, non pensavo sarebbe venuto qui proprio ora." se avessi mai immaginato una cosa del genere non avrei mai proposto di continuare nel mio appartamento la nostra serata. Non era il caso che Elia incontrasse Christian in questo modo... non gli avevo nemmeno detto chi fosse il mio ex.

"Non pensavo fosse lui quello che ti ha fatto male." pronuncia queste parole quasi con una nota di disprezzo, ma mi convinco di aver frainteso. Sono scossa e non completamente lucida. "Comunque non voglio fare lo stronzo, ma non mi piace che il tuo ex ti faccia delle imboscate del genere... non voglio che tu soffra, e poi mi piaci davvero, non voglio che nessuno si metta in mezzo e cerchi di allontanarci."

Mi si stringe lo stomaco per le sue parole. Sia perché anche ora che sto uscendo con lui penso inevitabilmente a Christian, sia perché non dev'essere stato bello essere quasi il terzo incomodo durante la visita dell'americano. Non volevo assistesse a niente del genere.

"Elia, non devi preoccuparti. Io anche voglio provare a costruire qualcosa con te. Christian è  il mio passato, tu sei il mio presente." mi siedo sulle sue gambe e gli accarezzo il volto, mettendo da parte la mia timidezza. Non siamo mai stati così vicini, ma voglio rassicurarlo, fargli capire che sono sincera. "Non pensare minimamente che io possa tornare con lui. È finita, davvero."

Il viso del portiere si distende grazie alle mie parole, ogni traccia di nervosismo svanisce, mentre sorride e posa la mano sulla mia gamba. Vorrei sentire dei brividi, ma non sento nulla... mi maledico per questo, convincendomi che ci vuole del tempo prima che io mi lasci andare del tutto e che riesca a sentire le farfalle e tutte quelle vibrazioni tipiche.

"Grazie per averlo detto." posa la mano sul mio viso e, guardandomi negli occhi, mi ruba un bacio sulle labbra. Il nostro primo bacio. Mi osserva quasi come per osservare la mia reazione, come per capire se voglia o meno, così chiudo gli occhi e ricambio.

Stacco la mente, spengo ogni sentimento, zittisco ogni voce che mi urla che non è questo il mio posto, do retta solo alla mia parte razionale, quella che mi dice che Elia è un bel ragazzo che mi fa ridere e stare bene. È capitato nella mia vita nel momento in cui avevo più bisogno, se non è un segno del destino questo non so cosa altro lo sia.

Lo sento sorridere mentre mi bacia, accarezzandomi il viso e tenendomi stretta a sé. Sento il bisogno che ha di essere rassicurato, lo percepisco chiaramente, perciò cerco di trasmettergli la mia presenza, cerco di tranquillizzarlo nel bacio così come ho fatto a parole.

Devo capire che posso essere ancora felice, devo capire che posso ancora innamorarmi, devo capire che non devo restare bloccata in un ricordo che mi distrugge ogni volta. Ed Elia, sono certa, e la persona giusta per aiutarmi a fare tutto questo.

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