32. Perdere tutto

Quando arrivo nell'ufficio, giovedì mattina, dopo essermi presa più di due giorni per trovare il coraggio di mettere piede qua dentro, sento il cuore battere all'impazzata e l'ansia espandersi in me. Non so cosa mi aspetterà una volta che incontrerò Rosanna, o meglio so già cosa farà ma non so come reagirò io.

Il mio dolore non è diminuito di una cifra, ma in fin dei conti è passata meno di una settimana, non pretendo di riprendermi tanto velocemente... sempre che riuscirò a farlo, a tornare come prima.

Saluto cordialmente e posa la borsetta nella mia scrivania, ma non faccio in tempo ad accomodarmi nella sedia che la mia collega ride salutandomi con entusiasmo ed ironia. È felice che io sia tornata, ovviamente solo perché sa che così può rendermi la vita peggiore di come faceva prima.

"Mi sembri molto pallida, non sei stata bene in questi giorni?" lo chiede con finto interessamento, sapendo bene cosa è successo. Mi ha mandato quel video, sapeva cosa avrebbe scatenato, ora vuole solo raccogliere i frutti di ciò che ha combinato, ci gode da morire a vedermi soffrire.

"Risparmiami queste stronzate." le parole mi escono fuori da sole dalla bocca, sono davvero troppo stanca per permetterle di infierire. Come osa? Dopo ciò che ha fatto si permette pure di ridere beatamente di come sto. Non è un essere umano, è un demone travestito per mischiarsi facilmente tra la folla e agire senza disturbo.

"Come siamo aggressive. Dovresti calmarti piccola Nora, ormai non sei più a rischio di perdere il lavoro, non dirò nulla sul tuo passato da criminale." mi fa l'occhiolino come se mi stesse facendo un piacere, poi si alza dalla sua scrivania e viene davanti a me, come per parlarmi in modo più discreto e non far sentire a nessun altro la conversazione "Ho avuto quello che volevo. Quel ragazzino sa il fatto suo... devo ammetterlo, è stato ancora più bravo di quanto che avevo immaginato."

"Piantala. Non è mai successo nulla tra voi. Vuoi solo farmelo credere. Mi ha detto come è andata, so che non è andato oltre il bacio." non so perché lo dico, come se dovessi difendermi, lei ha comunque vinto, lui mi ha comunque tradito. È riuscita a portarmelo via, a farmi male... è riuscita a spezzare la prima vera cosa bella che ho vissuto nella mia vita.

"Oh piccola... ancora credi a quello che ti dice? È ovvio che neghi, se ti ha mentito sul fatto che era da me pensi che non sia in grado di mentire anche su cosa è successo a casa mia?" mi accarezza una ciocca di capelli in modo fintamente dolce e se la attorciglia nel dito "Non essere così ingenua, sappiamo entrambi che è venuto da me perché voleva qualcuna che lo soddisfasse come merita. Dio, mi ha chiesto di fare certe cose." si morde il labbro maliziosamente mentre sorride. D'istinto indietreggio e le do un colpo secco alla mano per farle mollare i miei capelli.

"Sentimi bene brutta stronza" le punto un dito contro e alzo la voce fregandomene di essere a lavoro, fregandomene di dove mantenere un certo decoro, fregandomene di tutto "potrà avermi mentito, potrà averti baciato, ma so che ha fatto tutto solo perché sei una subdola manipolatrice che è riuscita a ricattarlo. Non sei all'altezza di Christian, non lo sarai mai, quelle come te gli fanno venire il voltastomaco. Hai fatto solo la figura della puttana disperata." le parole escono come un fiume in piena dalle mie labbra, cariche di odio e disprezzo. So che dovrei contenermi, so che non dovrei farlo, ma sono satura di subire da una vita e di essere sempre io quella che ci perde.

"Come mi hai chiamato scusa?" si mostra offesa, come se ne avesse diritto, dopo tutto quello che mi ha fatto.

"Puttana, che c'è, non hai sentito bene e hai bisogno che lo ripeta?"

Ride nervosamente e capisco dalla sua espressione che sta per sganciare una cattiveria delle sue per vendicarsi. "Dici che l'ha fatto solo perché l'ho manipolato, ma allora perché l'hai lasciato? Te lo dico io: perché sai bene che non sei abbastanza. Chiunque è meglio di te, e tutti ti abbandonano come ha fatto la tua mamma quando eri una bimba." ride fingendo una pianto e io sgrano gli occhi. Che diavolo ne sa di queste cose? Come è possibile?
Sento le mani prudermi e la rabbia ammontare forte in me. Chiudo gli occhi e respiro, cercando di calmarmi, ma tutte le immagini delle ingiustizie e del dolore che ho subito da sempre mi colpiscono tutte insieme. Non riesco a tornare in me, più passano in secondi più sento che sto per perdere il controllo.

"Sta zitta..." la avverto, ma ovviamente lei non mi dà retta. Vuole ferirmi, vuole portarmi al limite. È tutto questo perché? Perché si sente minacciata? Perché amo ciò che faccio e sono brava nel farlo? Non è giusto, non è assolutamente giusto.

"E perché mai? Sennò ti metti a piangere? Peccato che stavolta non ci sarà il tuo fidanzatino a consolarti perché sarà già impegnato a scoparsi un'altra meglio di una delinquente come te!" ed è qua che non riesco più a trattenermi. Questa è la goccia che fa traboccare il vaso, apro gli occhi di scatto e senza pensare alzo la mano per aria e le stampo con violenza le mie cinque dita sulla guancia. Lo faccio mettendoci tutta la rabbia che mi porto dentro, lo faccio senza riuscire a trattenermi, lo faccio d'istinto. E so che non è il modo migliore per aggiustare le cose, anzi il contrario, ma non posso fare nulla ormai... è troppo tardi. Sono consapevole di aver appena firmato la mia condanna e la mia fine qui dentro.

Rosanna spalanca gli occhi come se non si sarebbe mai aspettata questo mio gesto, mentre il mio capo tuona alle mie spalle facendomi quasi saltare in aria. Non mi aspettavo fosse dietro. "Che diavolo sta succedendo qua?" si affianca a noi e io sposto lo sguardo sulla mia collega. Mi lancia un'occhiata soddisfatta e poi inizia a piangere per finta. Brutta bastarda.

"Scusami Stella... te ne avrei dovuto parlare. Da quando Nora è arrivata non mi ha mai lasciato in pace, mi dà il tormento. Solo perché una volta mi ha rubato un pezzo e l'ho scoperto... ora le ho detto che sarei venuta a dirtelo e mi ha dato uno schiaffo." piange e io sento la rabbia farsi sempre più forte. Certo che se la sua bravura come giornalista scarseggia non posso dire lo stesso delle sue doti recitative, avrebbe avuto una carriera molto più promettente come attrice.

"Ti ha rubato un pezzo? Avresti dovuto dirmelo. Nora, sei licenziata." mi giro verso la donna bionda alta ed elegante accanto a noi e scuoto la testa. "Libera la tua scrivania e fuori di qui."

"Rosanna sta mentendo..." tento di difendermi, ma so già che non servirà a nulla. Queste due si conoscono da anni, e Rosanna ha fornito la migliore versione per farmi apparire come una imbrogliona, pazza e cattiva. "È lei che ha rubato il pezzo a me, e poi è quasi andata a letto con il mio ragazzo per chissà cosa."

"Per chissà cosa? Lui è venuto da me perché non ne poteva più di te... dice che sei pericolosa e che aveva paura, e fa bene visto quello che mi hai fatto." si accarezza la guancia che le ho colpito mentre singhiozza, e io non posso fare niente che stringere i pugni e conficcare le unghie nella mia carne.

"Ringrazia che non ti becchi una denuncia oltre il licenziamento, perché ho visto che l'hai colpita. Ti voglio immediatamente fuori di qui, non tollero scene del genere nel mio ufficio. Questo è un giornale, non il salotto di un reality." Stella è irremovibile, non posso fare nulla per farle cambiare idea. Ha già deciso che la colpevole sono io. Ma la colpa forse è davvero un po' mia... sono caduta nella trappola di Rosanna e mi sono bruciata la possibilità di continuare il mio sogno qua dentro, dopo tutti i sacrifici fatti.

Alzo le mani in segno di resa mentre annuisco più e più volte. "Sapete che c'è? Me ne vado io, molto volentieri, non c'è nemmeno bisogno che mi licenzi. Sarò ben felice di non venire più in questo schifo di posto, vedere questa stronza ogni mattina che mi porta all'esasperazione e lavorare con te che preferisci cacciarmi piuttosto che cercare la verità. Non sei una vera leader visto ciò che fai." prendo le mie cose dalla scrivania e le infilo velocemente e alla rinfusa nella borsa "Andate al diavolo tutti quanti." lancio un'occhiata schifata a Rosanna, che ricambia con una divertita e soddisfatta, ed esco velocemente dall'ufficio.

Scendo le scale, senza aspettare l'ascensore, e respiro l'aria frizzantina a pieni polmoni. Cerco di respirare più aria possibile, ma mi sembra la cosa più complicata di questo mondo. Sono in preda all'ira più pura e all'ansia... cosa farò ora senza un lavoro? Ho una casa da mantenere... tutte le altre spese.

Mi piego sulle ginocchia, fregandomene dei passanti, e cerco di tornare in me. So che posso farcela. So che posso trovare qualcos'altro. Non importa se non ha a che fare con il giornalismo... per il momento posso accantonare tutto questo, posso cercare qualsiasi lavoro, di qualsiasi tipo, anche in un negozio come commessa magari. Non ho pretese, voglio solo allontanarmi da questo schifo. Sono grata di non dover avere mai più a che fare con Rosanna... mi sono tolta un peso.

La mia coscienza mi ricorda a che prezzo mi sono liberata di lei, ma la zittisco. Non ho tempo per l'autocommiserazione... devo rimboccarmi le maniche e cercare una soluzione, perché sto cadendo a picco in tutti gli ambiti e gli aspetti della mia vita, e non posso permetterlo.

*****

Christian

"Lei c'era..." alzo la testa verso Jennifer dopo queste parole e la osservo confuso. "Martedì Nora era alla partita... solo che ha voluto dei posti diversi, non era seduta nella nostra tribuna." Lei era lì...

"Quando non l'ho vista pensavo che non gliene fregasse niente di me..." lo ammetto come un ragazzino spaesato, mentre giro il cucchiaino nel the caldo che mi ha preparato, osservando Oli che gioca con la sua bambina per qualche secondo, poi riguardo Jenni. "Come sta? So che è sciocco, ma non la vedo da quando abbiamo rotto. Sembra che faccia di tutto per evitarmi anche nell'androne..." forse è davvero così... ma non la biasimo.

"Sta male... anche se non parla mai del suo dolore. Ma piange spesso quando nessuno la vede, ha sempre gli occhi rossi e gonfi... le serve tempo, non è passata nemmeno una settimana e ti ama tanto."

Annuisco consapevole, annuendo con il cuore in gola. Cosa le ho fatto... non posso credere di essere stato così deficiente e bastardo. "Stalle vicino... mi manca tanto e sapere che sta così per colpa mia, e non poter fare nulla, mi uccide. Vorrei solo che stesse bene." solo Dio sa quanto lo vorrei, farei di tutto per portarle via il suo dolore.

"Non è sola... ci siamo noi, c'è Zoe, e ci sono Bianca e Luna, cerchiamo sempre di stare con lei anche quando cerca di isolarsi. Stai tranquillo..."

"Grazie..." le sorrido appena, per ringraziarla di quello che sta facendo per lei, ma so che lo fa volentieri. Da quando si sono conosciute alla cena di Natale della squadra sono entrate subito in sintonia. Jenni le è stata vicina per farla ambientare, e questo le ha fatte diventare amiche. Nonostante la differenza di età vanno davvero d'accordo, sono felice di questo.

Mi fa piacere sapere che non è sola... perché non merita di vivere in solitudine tutto questo male. Ha bisogno di sostegno, anche se so che quando soffre non si appoggia a nessuno per paura di essere un peso, ma è proprio quando ha questi pensieri che ha più bisogno di aiuto.

Mi sento così in colpa, vorrei davvero liberarle il cuore da tutto ciò che la soffoca... ma non posso, non posso fare niente. Sono stato davvero uno stronzo, e ora ne subisco le conseguenze.
La cosa più brutta, però, è che non sono l'unico a stare male... la donna della mia vita è quella che ci ha rimesso di più, e tutto questo non me lo potrò mai perdonare.

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