18. Una parte marcia
Christian
"Chris..." Mi giro verso dietro, dopo aver posato il borsone nel cofano della mia auto e mi ritrovo Rafael davanti. Ha uno sguardo preoccupato e mi sta osservando come se dovesse scorgere chissà cosa sul mio viso. "Stai bene? Non hai detto praticamente una parola oggi all'allenamento..."
Lo so, sono consapevole di non essere particolarmente attento a ciò che mi accade intorno, ma la visita che ho avuto ieri dalla collega di Nora ha sconvolto ogni cosa. La mia ragazza era molto giù per questa storia del suo passato e io odio vederla così, soprattutto sapendo di non poter fare nulla. Non voglio obbligarla a dirmi ogni cosa, ma vorrei davvero farle tornare la luce nei suoi bellissimi occhi scuri.
"Sono molto stanco..." è una mezza verità, visto che stanotte ho dormito poco e male "Voglio solo tornare a casa e abbracciare Nora..." è il desiderio più grande che ho al momento, non mi serve altro se non stringerla tra le mie braccia e vedere se sta un po' meglio rispetto a ieri.
Rafa, invece di fare una delle sue battute come al solito, prendendomi in giro per il mio eccesso di dolcezza, mi continua a guardare con l'aria seria di chi vuole assolutamente aiutarti. "Christian... ci sono problemi in paradiso? Ieri non vedevi l'ora che tornasse da te, ora che è nuovamente a Milano sembra che tu sia stato a un funerale."
Sospiro pesantemente, indeciso se parlargli o meno di ciò che è successo, poi mi passo le mani nei capelli con fare nervoso. Ho bisogno di parlarne e so che posso fidarmi di Rafa, perciò decido di sputare il rospo.
"Ieri stavo tornando a casa per prepararle una cena romantica... volevo accoglierla come si deve e renderla felice, ma prima che entrassi nel palazzo sono stato fermato da una sua collega." il solo ricordare il suo modo di fare mi manda fuori di me "Mi ha detto delle cose sul passato di Nora, mi ha detto che per queste cose vuole farla fuori dal lavoro, e quando le ho raccontato tutto questo era sconvolta. Non smetteva di piangere e alla fine è crollata stanchissima tra le mie braccia sul divano... mi ha fatto male vederla così, mi fa impazzire non poter fare nulla, anche perché non conosco i dettagli. Non so cosa fare Rafa." lo confesso abbassando la voce, come se quest'ultima frase mi rendesse un fidanzato meno perfetto di come vorrei essere per Nora.
"È una questione un po' complicata, ma tu hai fatto tutto il possibile, e so che continuerai a farlo. A volte non si deve intervenire direttamente sui problemi per aiutare qualcuno, basta anche solo la vicinanza e il sostegno." mi dà una pacca sulla spalla come per infondermi coraggio, sorridendomi "Devi starle vicino e sono certo che così lei riuscirà ad affrontare tutto. Se è qualcosa che le fa così male, ha solo bisogno di te."
Ha ragione, e non ho assolutamente intenzione di lasciarla sola. Io sono accanto a lei, raccoglierò tutte le sue lacrime, non mi spaventa niente di tutto questo, farò di tutto per farla stare meglio, non ho dubbi e nemmeno ripensamenti.
"Grazie Rafa, davvero! Ascolterò le tue parole." gli regalo un mezzo abbraccio fraterno e poi indico il mio Porsche con il pollice "Ora vado da lei, spero stia meglio."
Annuisce appena e mi fa un occhiolino "Vai bro', se hai bisogno sai che sono qua." lo ringrazio ancora e poi salgo sulla mia auto, avendo fretta di tornare da lei.
Quando l'ho lasciata dormiva ancora, sembrava quasi una bimba smarrita, e mi si è stretto il cuore a vederla così... ma mi sono davvero ripromesso che le starò accanto, perché sento quanto dolore si porta dentro, e io sosterrò tutto questo peso con lei, per farla sentire più leggera.
*****
Nora
Lancio un'occhiata all'orologio appeso sulla parete di casa mia e mi rendo conto che a quest'ora Christian dovrebbe essere sulla via di ritorno, perciò decido che è arrivato il momento di tornare al suo appartamento per aspettarlo, visto che prima di uscire mi ha lasciato un bigliettino per dirmi che vorrebbe passare il resto della giornata con me. Ovviamente sono d'accordissimo con questa sua proposta, sono scesa a casa mia solo per farmi una doccia e cambiarmi con degli abiti puliti.
Stanotte mi sono addormentata, senza nemmeno accorgermi, tra le sue braccia. Mi ha tenuta stretta a sé per tutta la notte, nonostante immagino non abbia dormito comodissimo visto che siamo crollati sul divano, ma apprezzo questo suo gesto con tutto il cuore. Ero distrutta e lui mi ha tenuto compagnia senza che gli chiedessi nulla, perché gli andava, e io mi sto innamorando sempre di più di lui a causa di questi suoi dolci e premurosi gesti.
Afferro le chiavi dell'appartamento e il telefono, per poi aprire la porta, ma mi blocco immediatamente quando mi ritrovo davanti Rosanna che stava evidentemente per bussare. Non ho idea di come abbia fatto a scoprire dove vivo, tantomeno a salire fino al mio appartamento senza nessun invito o permesso, ma lascio da parte questo dubbi quando la vedo osservarmi con l'espressione di chi sta tramando qualcosa ma finge innocenza. Certo che è proprio senza limiti.
"Ciao Nora, ti cercavo... ieri ho incontro il tuo ragazzo, ma sinceramente non sono tanto sicura del fatto che ti abbia fatto recepire il messaggio, non mi fido tanto, sai com'è. Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio." ogni parola che esce dalla sua bocca è carica di miele, un miele velenoso che mi vorrebbe ammazzare all'istante.
"Christian mi ha detto tutto, perché è una persona più che corretta, ma non avevi nessun diritto di parlare del mio passato con qualcuno, e tantomeno di indagare sulla mia vita. Chi diavolo ti credi di essere?" sento il sangue ribollirmi mentre la osservo, è davanti a me come se tutto le fosse dovuto, e io non riesco ad accettarlo e a calmarmi. Ancora oggi, nonostante tutte le brutte cose che mi sono successe, non mi capacito di come le persone possano arrivare a tanto.
"Mi hai sfidata a lavoro e io ho deciso di farti capire chi meglio sa fare la giornalista, però poi ho scoperto che sei una piromane e non penso che una persona così potenzialmente pericolosa possa essere una giornalista in una testata così importante." le sue parole sono come una coltellata dritta al petto, sta toccando nervi ancora scoperti, ma comunque cerco di mantenere su un'espressione indifferente, per quanto difficile sia.
"Non sei tu quello che lo sa fare meglio, dato che mi hai rubato il pezzo." glielo ricordo, visto che pare averlo dimenticato e fa come se fossi stata io a iniziare una guerra contro di lei e non viceversa "E il mio passato non c'entra niente con il mio presente, inoltre se hai indagato bene avrai notato che sono stata assolta, perciò non vedo dove io sia potenzialmente pericolosa."
Infilo le mani nelle tasche dei jeans per nascondere quanto mi tremano per colpa della rabbia e dell'agitazione, sentimenti che si fanno sempre più forti a causa della mia collega che sembra stia recitando la parte dell'antagonista di chissà quale film di serie B.
"E pensi che a Stella farà piacere? Ti rispondo io: no, il capo non ti vorrà lì. Pure se sei stata assolta... sappiamo come funziona la magistratura, sappiamo che vengono assolti anche i colpevoli, perciò questo lascia il tempo che prova." scrolla le spalle e sorride in modo strafottente "Credo che avere in ufficio una che ha la fama di aver appiccato un incendio non le piacerà."
Per un attimo mi sembra di tornare a quell'aula di tribunale, mi sembra di risentire le persone che vorrebbero decidere le sorti della tua vita nonostante tu sia innocente, mi sembra di risentire quella rabbia per l'ingiustizia che stavamo subendo, ed è con tutte queste immagini in mente che, fuori di me, mi avvicino a lei e mi fermo a pochi centimetri.
"Devi smetterla, non sai un cazzo di tutta questa storia, stai esagerando." sibilo, stringendo i denti, ma lei non sembra preoccupata da questa mia reazione, anzi ride di gusto come una bambina immatura e non una donna fatta e finita.
"Non mi importa come davvero sia andata, è l'occasione perfetta per farti fuori, piccola." mi parla con finta dolcezza, sorridendomi come si fa a una bambina che si vuole tenere buona, non sapendo quanto in realtà mi sta facendo perdere la pazienza.
Conto fino a dieci, ma la rabbia non viene meno. Sento l'ira farsi sempre più forte e mischiarsi ancora una volta a quel senso di ingiustizia che ho provato per anni. Non riesco a credere che qualcuno anche lontano da casa stia riportando fuori questa storia e stia cercando di usarla contro di me.
Più questi pensieri si insinuano nella mia mente più la mia capacità di stare calma viene meno, ma è quando prende una mia ciocca di capelli tra le sue dita e la rigira come per stuzzicarmi, che perdo definitivamente la pazienza. Faccio per avventarmi su di lei e darle una spinta, ma qualcuno mi mantiene per i fianchi e me lo impedisce e in tempo.
Nervosa, e completamente fuori di me, mi giro e mi ritrovo davanti Christian che mi sta guardando con un'espressione che non riesco minimamente a decifrare. In un attimo provo vergogna per ciò a cui ha appena assistito e per avermi vista perdere la pazienza in questo modo davanti a una che stava palesemente cercando di far sì che accadesse proprio questo.
"Vai via da qua, o chiamo la polizia." la voce del mio ragazzo è dura e fredda, mentre sposta lo sguardo su Rosanna e la guarda con una fermezza che non gli ho mai visto prima.
Lei ride ma stavolta non la guardo, rimango a fissare l'americano che ancora mi sta tenendo stretta come se pensasse che potrei ricatapultarmi sulla la mia collega. Non mi giro verso di lei nemmeno quando la sento dire che gliela pagherò e che questo è solo l'inizio della mia fine, spero solo che vada via velocemente perché sto per esplodere... la mia rabbia si sta per trasformare in lacrime e io non voglio darle la soddisfazione di vedermi piangere, assolutamente. Per fortuna dopo qualche secondo sento i suoi passi scendere le scale e Chris, quando è sicuro che lei sia abbastanza lontana, molla la presa su di me.
"Mi dispiace..." è ciò che mormoro, con le lacrime che mi solcano ormai il viso, così lui smette di fissare il punto in cui è sparita Rosanna e rinizia a fissare me. Non ci vedo dentro lo stesso calore di sempre e questo mi spaventa all'istante.
"Se non fossi arrivato io che avresti fatto? La violenza non è la scelta migliore per farla pagare a qualcuno o per difendersi, mai." scuote la testa come se non si capacitasse di ciò che ho fatto e fosse deluso "La cosa che differenzia gli uomini dalle bestie è questo... abbiamo l'uso della parola, possiamo usarlo invece di scannarci l'uno con gli altri."
Sento una dolorosa fitta pungermi il petto quando sento queste parole e mi rendo conto che è arrabbiato anche con me. "Chris, lo so... ma non ho saputo controllarmi. Stavo venendo al tuo appartamento e invece mi sono ritrovata davanti lei che mi ha detto di tutto. Ho perso la pazienza, e non ne vado fiera... ma se l'è cercata."
Sussulta appena pronuncio l'ultima frase e si allontana da me come se questa poca distanza tra noi potesse metterlo in qualche modo in pericolo. "Ti ho difeso con lei... e ora pure non ho preso sicuramente le sue parti davanti a lei, ma non posso accettare che la mia ragazza mi dica che qualcuno si cerca la violenza fisica." ride con amarezza, mentre si passa la mano sulla poca barba che ha, in modo nervoso "Non ti ho obbligato a parlarmi del tuo passato, perché mi fido di te... ma è evidente che c'è qualcosa di fin troppo oscuro in tutto quello che ti porti dentro, e devi affrontarlo e capire cosa vuoi."
"Mi stai lasciando?" glielo chiedo con un fil di voce, mentre il mio battito cardiaco accelera notevolmente, tanto che sento il respiro farsi più pesante.
"No... sto dicendo che hai bisogno di una pausa dove sola potrai capire bene come agire."
Rido senza nessuna traccia di umorismo mentre ascolto le sue parole, con le lacrime che scendono ancora più copiose dai miei occhi. "Nel momento in cui ho più bisogno di te mi lasci sola... mi hai detto di amarmi... io sono anche questa."
"E ti amo, non sai quanto, ma non posso stare a guardare mentre ti autodistruggi e non posso fare nulla per impedirlo."
"Il passato va lasciato nel passato" alzo la voce e respiro sempre più affannosamente, con la mente piena di pensieri e sull'orlo di una crisi di panico "tu sei il mio presente. E io sto lavorando per essere una persona migliore, ma non è facile dopo tutto il male che ho ricevuto."
"Il passato va lasciato nel passato quando davvero non ti condiziona più... guarda cosa può farti se invece lo riportano a galla, perciò davvero non è superato. E soprattutto se non so cosa è tutto il male di cui parli, non posso aiutarti. Mi dispiace, Nora."
Mi avvicino nuovamente a lui e gli accarezzo il viso, cercando di fargli cambiare idea. Non posso sopportare che si allontani per ciò che sono... pensavo fosse in grado di sopportare ogni parte di me. "Non farlo, Christian. Mi sono aperta con te, ho abbassato i miei muri di difesa per farti entrare e mi sono innamorata, ora non puoi lasciarmi sola."
"Mi dispiace..." vedo i suoi occhi luccicare, poi mi fa togliere la mano dal suo viso e, senza aggiungere altro, si gira di spalle sale le scale per andare al suo appartamento.
Io resto a fissare il niente per non so quanto tempo, in piedi e piangendo senza riuscire a smettere. Mi sento male, sento il cuore stringersi e diventare grande come una nocciolina, sento quella sgradevole e orrenda familiare sensazione di abbandono tornare a farmi visita.
E mi sento colpevole per aver allontanato Christian. Mi sento colpevole perché ha visto il buio che ho dentro, ha visto quanto posso essere marcia... ha visto che non sono solo la ragazza dolce che ama, sono anche questa... una ragazza piena di problemi irrisolti e che porta solo guai.
Non lo biasimo per ciò che ha fatto, assolutamente, perché se potessi lasciarmi mi lascerei anche io.
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