17. Agguato di Rosanna
Christian
Faccio per entrare nel palazzo, ma vengo bloccato da una voce femminile che fa il mio nome. Abbastanza stranito e curioso mi giro, trovandomi davanti una donna poco più grande di me, vestita con un elegante tailleur beige. Sembra una in carriera o qualcosa simile, a giudicare dal suo outfit e dal modo in cui porta i capelli legati in un'acconciatura ordinata. Non capisco cosa voglia da me e perché sappia dove vivo, ma comunque mostro la parte più gentile e cordiale di me.
"Salve, posso aiutarla?"
Sorride come chi vuole mostrarsi affidabile e buona, ma qualcosa nei suoi occhi castani fa trasparire tutt'altro. "Mi chiamo Rosanna, tu non mi conosci e io invece ti conosco solo perché faccio la giornalista."
Una giornalista? Okay, nella mia carriera mi è capitato di trovarne di molto invadenti, ma non mi è mai successo di trovarmene addirittura uno sotto casa. "Okay... non capisco perché sia qua."
Sorride in modo quasi perfido e fa qualche passo verso di me, indicando il palazzo. "Ti va se entriamo in casa tua? È una questione piuttosto personale."
"Personale? Senta, non voglio essere sgarbato, ma io non la conosco nemmeno... non capisco cosa abbia da dirmi di così importante da dover stare addirittura dentro casa." davvero, mi sforzo di capire ma mi confonde solo di più. Inoltre non ho tempo da perdere, oggi Nora torna a casa, e io avevo intenzione di prepararle una bella cena che le dia il ben tornata e la faccia sorridere.
"Riguarda Nora la tua ragazza. Sono una sua collega, e ho scoperto delle cose importanti... ho bisogno che tu mi dica di più, perché se è così non posso rischiare che lavori al giornale." Nora? Non capisco davvero... cosa c'entra la mia ragazza in tutto questo? E cosa ci può mai essere di così grave da volerla cacciare da lavoro?
"Io non voglio parlare con lei, se ha qualcosa da chiedere, dovrebbe chiederla direttamente a Nora visto che siete colleghe." faccio spallucce e faccio per allontanarmi, ma lei mi ferma tenendomi per la manica della giacca, cosa che mi fa accigliare e innervosire. Certo che è una persona piuttosto invadente. Ma come si permette a piombare qua con tutte queste storie e a starmi addosso in questo modo? "Cosa non ha capito del fatto che voglio mi lasci in pace?" ora sono molto meno gentile, ma a lei sembra fregare meno di zero.
"Nora è stata indagata e poi successivamente imputata in un processo penale, durato anni." lo sputa fuori come se fosse una notizia di poco conto e volesse dirla a tutti i costi "Visto che non mi fai salire, te lo dico per strada. È stata processata per il reato di incendio doloso." cosa? Sgrano gli occhi per lo stupore, cosa che non sfugge alla donna davanti a me visto che sorride appena, come se la facesse goder aver capito che non ne ero al corrente. "Ora capisci che non posso permettere che una persona del genere lavori in un giornale importante? Lavoro in quello studio da anni, ho sacrificato tutto per arrivarci, non posso rischiare di perdere tutto per colpa di una persona pericolosa."
Non so niente di questa storia, non so niente del passato di Nora, ma comunque la conosco, so come è fatta, so che è una brava persona, e so che non farebbe male a niente e nessuno. Non mi serve essere al corrente di qualcosa di più per difenderla. Io la amo e lei ama me, non mi serve sapere altro.
"Non ti permetto di parlare in questo modo di lei." inizio a darle del 'tu' come fa lei con me, sentendo la rabbia farsi sempre più forte "Che razza di persona scava nel passato di un'altra per trovarci qualcosa che possa rovinare il suo presente? Non sai niente di cosa sia successo, di come sia andata, non devi azzardarti a trattarla come se fosse una criminale. Dovresti vergognarti, fai la giornalista, dovresti impegnarti a riportare la realtà, non dovresti perdere tempo a diffamare i tuoi colleghi. Nora è una ragazza splendida, e lavora al giornale perché lo merita come chiunque sta lì dentro, se non di più."
Lei sembra leggermente spiazzata dalla mia reazione nervosa, ma non si scompone più di tanto, e piano piano sembra ritrovare la sua strafottenza. "Non ne sapevi nulla nemmeno tu, buffo non trovi? Una ragazzetta di provincia arriva a Milano, riesce ad ottenere un posto come giornalista in uno dei luoghi più ambiti da tutti quelli che fanno questo mestiere e inizia ad uscire con un calciatore di serie A, però nessuno di loro conosce il reale motivo del perché lei sia qua, tantomeno nessuno sa nulla dei suoi trascorsi. Che fortuna la sua, sembra la storia di una principessa... se non fosse che è stata accusata di aver appiccato un incendio."
"Non vedo perché Nora dovrebbe venire da te a raccontarti le sue cose. Sono convinto che questo sia un argomento che le fa male, non deve parlarne ai quattro venti solo perché altrimenti tu ci vedi del marcio. Ti consiglio di lasciar stare e di concentrarti sul tuo lavoro, perché è l'unica cosa che dovresti fare." ho mille domande che mi affollano la mente, ma la rabbia nei confronti di questa tizia e il pensiero di cosa vorrebbe fare contro la mia ragazza sono le cose che emergono di più. "Inoltre, anche se non è una cosa che dovrebbe riguardarti nemmeno questa, ti informo che Nora non aveva idea di chi io fossi quando ci siamo conosciuti. Quindi non pensare che questo sia tutto un piano macchinoso per chissà quale motivo."
Lei annuisce facendo schioccare la lingua sul palato, poi annuisce con fare beffardo. "Sei più ingenuo di ciò che sembra, Christian Pulisic. Ne riparleremo, chissà se la tua dolce Nora è davvero perfetta come credi." si sistema meglio il cappotto perfettamente intonato al tailleur e fa qualche passo indietro "Quando cambierai idea, sai dove trovarmi."
Le lancio un'occhiata maligna e la osservo mentre si gira di spalle e se ne va, fermando un taxi dall'altro lato della strada e lasciandomi sul marciapiede davanti al mio palazzo con miliardi di emozioni che si scontrano nel mio petto e non mi fanno capire come davvero mi sento.
*****
Nora
Dopo aver posato le valigie nel mio appartamento, chiudo il portoncino e velocemente corro al piano di su. Non aspetto nemmeno l'ascensore, impaziente salgo due gradini alla volta e mi ritrovo davanti alla porta di Christian. Non vedevo l'ora arrivasse questo momento, per tutto il viaggio in aereo non ho fatto che pensare a cosa avrei fatto non appena lo avrei rivisto.
Sento le farfalle nello stomaco riniziare a svolazzare, ancora prima di incontrarlo, così busso immediatamente, non riuscendo più ad aspettare.
Dopo qualche attimo il mio ragazzo appare davanti a me e io, senza nemmeno parlare, gli salto addosso abbracciandolo quasi come fossi un koala e soffocando il viso nel suo collo per respirare il suo profumo, cosa che mi fa sorridere come una cretina e mi fa sentire davvero bene come non mai.
Lo sento ridere appena, mentre mi afferra saldamente e mi tiene stretta a sé, baciandomi sulla testa in modo tenero. "Piccola mia, mi sei mancata da morire." alzo la testa dal suo collo, quando lo sento parlare, e i miei occhi si scontrano con i suoi castani e dolci. Da questa distanza riesco a vedere ogni sfumatura delle sue iridi, e riesco a distinguere chiaramente ogni lentiggine sul suo volto, è così bello che mi si stringe il petto.
"Sapessi tu, Chris." poso la mano sul suo viso e lo bacio a fior di labbra. Dopo giorni, finalmente, la mia bocca accarezza nuovamente la sua, e io mi sento come rinascere. Sento un'improvvisa botta di energia, come se ora fossi pronta a combattere contro un intero esercito senza stancarmi mai.
Mi stampa un ultimo bacio e poi mi fa scendere giù, ma continuando a tenermi stretta e accarezzando ora le punte dei miei capelli. Il suo sguardo è fisso nel mio e, oltre la gioia di rivedermi, ci vedo qualcosa di strano, qualcosa che lo incupisce appena.
"Christian, stai bene?" indago, cercando di capire, visto che non l'ho mai visto così buio da quando ci conosciamo, ma lui scuote prontamente la testa, come a convincermi che non è nulla.
"Sto bene, ho preparato una bella cenetta, star." quasi sembra cambiare discorso, ma non faccio in tempo ad aggiungere altro che mi prende per mano e mi porta in soggiorno "Ho pensato che fosse carino mangiare insieme al tuo ritorno, così per passare un po' di tempo insieme dopo la lontananza."
Osservo il tavolo già apparecchiato e le candele già accese sopra il tavolo, e sorrido felice... è così romantico che pensi anche alle piccole cose e riesca a trasformare ogni momento in qualcosa di speciale.
"E hai pensato benissimo. È molto dolce da parte tua, piccolo." lo bacio ancora, stavolta con più intensità, e lui ricambia all'istante, ma un allarme nella mia testa scatta... c'è davvero qualcosa di strano in lui. Sembra quasi meno coinvolto, come se avesse la testa da un'altra parte. "Christian che sta succedendo?" mi allontano, chiedendoglielo in modo serio, visto che non sa nascondere assolutamente nulla. Ha l'espressione di chi vuole sembrare tranquillo ma non riesce, e questo mi sta facendo preoccupare e pensare al peggio. Non è proprio l'ideale per una sciocca paranoica come me quando si sente distante il proprio ragazzo durante un bacio dopo che non ci si è visti per giorni.
"Senti... non vorrei parlartene, non voglio metterti fretta nell'aprirti con me, però è giusto che tu sappia che lei sa." parla in modo spedito, gesticolando, così gli prendo le mani tra le mie e lo accarezzo, cercando di farlo calmare.
"Christian, respira e parti dall'inizio, perché così non sto capendo nulla. Chi sa cosa?"
Si inumidisce le labbra, pervaso evidentemente da troppi pensieri, e inizia finalmente a parlare. "Rosanna, la tua collega, è venuta fuori da casa oggi." come? E ora che diavolo vuole? Non le basta cercare di farmi le scarpe a lavoro? Ha deciso di perseguitarmi anche nella vita privata? "Ha indagato sul tuo passato... so che non è giusto, e nemmeno avrei voluto che me lo dicesse, perché mi sarebbe piaciuto che me lo racontassi tu quando ti saresti sentita pronta... però mi ha detto tutto, o quasi. Non ho dato peso alla cosa, ho preso le tue difese e l'ho cacciata di malo modo, però sarei falso se ti dicessi che non sono confuso e che non ho alcune domande che mi ronzano in mente."
Deglutisco davanti alle sue parole e d'istinto mollo le sue mani, sentendo una nausea fastidiosa colpirmi nel bel mezzo del petto. Rosanna ha indagato sul mio passato? Non voglio crederci, non posso crederci... come ha potuto? E soprattutto perché è venuta a parlarne con il mio fidanzato? Mi sono trasferita qua per riniziare daccapo, non per ritrovarmi nuovamente in mezzo ai giudizi e alla bufera. Qua volevo essere semplicemente Nora, una semplice ragazza come tante.
"Cosa ti ha detto?" glielo chiedo con un filo di voce, mentre gli occhi mi si appannano e le mani mi tremano. Christian non doveva saperlo così, da qualcuno che non sono io poi, chissà cosa penserà ora di me.
"Che sei stata processata per aver appiccato un incendio... non ho voluto sapere altro. Le ho detto che ti amo e che mi fido di te, non mi interessava ciò che aveva da dirmi." Me lo dice quasi come se volesse a tutti i costi evitare che io pensi chissà cosa "Nora, io non so cosa sia successo nel tuo passato, ma so chi sei, e voglio stare con te, sai che potrai dirmi sempre qualunque cosa? Questo non cambia l'importanza che hai per me." Afferra nuovamente le mie mani e mi attira a sé, facendomi sbattere al suo petto "Dovevi sapere che lei sa, in modo da proteggerti a lavoro, ma non ti obbligherò a raccontarmi niente di questa storia che sembra farti così male. Stai tremando, star..." mi tiene stretta a sé e mi bacia ripetutamente sulla testa, mentre alcune lacrime sfuggono al mio controllo e mi solcano il viso. Non so per cosa stia piangendo esattamente, se per i brutti ricordi che cerco sempre di tenere a bada e che ora invece mi stanno investendo o se per le parole di Christian che avrei voluto sentirmi dire tante volte in passato dalle persone che mi conoscevano.
"Grazie, sei speciale, Chris." gli sussurro solo questo, ma so che ha sentito e che per ora gli basta, infatti mi abbraccia ancora più forte. So che gli dovrò raccontare tutto prima o poi, perché ha sicuramente tanti pensieri, ma per ora mi godo questa sensazione di sicurezza che mi trasmette, e che mi permette di crollare senza farmi sentire debole o in pericolo.
So di essere al sicuro tra le braccia del mio grande amore.
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