#la coscienza di Caleb
#la coscienza di Caleb.
"Caro Jason,
oggi è stato il primo compleanno di Damon, tranquillo abbiamo già fatto una valanga di foto così che tu le possa vedere.
Elettra non era molto entusiasta, ma perché lei non vuole accettare che il tempo non si sia fermato con la tua partenza.
E onestamente io la capisco.
Oggi Damon ha buttato a terra un bicchiere di vetro, per sbaglio naturalmente, e io e Elettra abbiamo riso fino alle lacrime.
Tua madre dice che ho pianto, ma sei l'unico con cui ammetterò che sì ho veramente pianto.
Damon mi ricorda te, avevate la stessa innocenza negli occhi.
Lo so che sono già passati 17 anni da quando era in quel modo, ma per me il tempo è scappato troppo velocemente.
Quasi ogni notte tu invadi i miei sogni e mi chiedo se ho fatto abbastanza per te.
Sono stato un bravo padre? Ti ho detto quanto ero fiero di te? Non ho dimenticato di mostrarti quanto ti amassi?
Mira mi ha raccontato che tu avevi paura di dirmi che ti piaceva un ragazzo, come se io ti potessi amare di meno per questo...
onestamente quest'idea mi spezza il cuore...davvero sono stato un padre così pessimo da non farti capire che tu sei mio figlio, il mio bambino, indipendente da tutto e per questo ti ho sempre amato.
Jason Yuri Dreyar io ti ho amato dal momento in cui ho saputo di te, ti ho amato quando ti ho preso in braccio la prima volta, ti ho amato quando hai detto la tua prima parola, hai fatto i primi passi, ti ho amato quando piangevi la notte e non mi lasciavi dormire o quando venivi nel nostro lettone perché avevi avuto un incubo.
Ti ho amato anche quando ti ho rimproverato per aver scritto sul muro di casa con i pennarelli e quando ogni mattina dovevo spazzare quei cocci di vetro.
Darei tutto per raccoglierli ancora una volta, per dirti che sono fiero di te, che ti amo e che ci sono per ogni cosa che tu voglia dirmi.
Anche per ogni cosa stupida, per ogni ship o ogni cosa che ti passa per la mente.
Vorrei di nuovo sentirti parlare per ore e ore di tutto e di niente, mettendo di tanto in tanto informazioni a caso solo per vedere se ti ascoltavo (e io ti ascoltavo sempre, quindi so tutto).
Vorrei sentirti di nuovo cantare qualcosa mentre cucinavi assieme a Mira, oppure per far dormire Elettra.
Vorrei poterti abbracciare e proteggere da tutto, tenerti al sicuro dal mondo.
Eppure so che tu scapperesti perché anche gli altri hanno bisogno di te.
Tu sei sempre stato adulto nella testa, quando c'era Nelly diventavi improvvisamente grande, eppure eri un bambino anche tu.
Con me sei sempre stato un bambino anche tu.
Sei sempre stato il mio bambino, il primo a farmi veramente sentire come se qualcosa di buono lo potevo fare anche io.
Quando mi guardavi con i tuoi occhioni azzurri mi sentivo sempre come se fossi un eroe, come se i miei peccati e i miei errori non valessero niente se avevano prodotto te.
E per te, mi sento come se volessi rivivere la mia vita da capo solo per arrivare ai tuoi capelli biondi.
Solo per poter tornare a prenderti in un centrale di polizia (la stessa dove era stata rinchiusa tua madre un paio di volte quando aveva la tua età, ma tu non dirle che te l'ho detto io) perché tu e Hurley avevate combinato qualcosa da ubriachi.
Vorrei rifare la mia vita per sentirti di nuovo proclamare che babbo natale poteva esistere perché abitiamo in un mondo dove esiste la magia perciò lui probabilmente è solo un mago.
Mi manchi draghetto, mi manchi da morire.
Questa lettera probabilmente è disordinata e scomposta, perché davvero non so come descrivere quel vuoto nel vedere il mobile senza un bicchiere o la tua sedia vuota e la tavola apparecchiata anche per te, nel caso tornassi all'improvviso.
Questa lettera è l'ennesimo nostro segreto, ho pur sempre una reputazione da mantenere.
Ti amo,
tuo padre."
...
"Caro Jason,
sono Cammy e non sai nemmeno quanto vorrei che tu fossi qui adesso.
Tu sai sempre cosa fare e adesso avrei proprio bisogno di sentirmi dire come agire...
ho rovinato tutto, non sono riuscita a fare niente di buono.
Ho fallito.
Non so che cosa fare, non so a chi chiedere aiuto.
Mi odia.
Ho rovinato la sua vita per mero egoismo.
L'ho costretto a stare qui, a sopportarmi per più di un anno.
Non dovevo interferire, sono solo un egoista...
tu avresti saputo cosa fare, come gestire questa situazione.
Tu lo avresti aiutato senza rovinare tutto, senza distruggere ogni traguardo ottenuto con così tanta fatica.
Non so davvero cosa fare.
Avrei dovuto stare zitta, invece mi sono lasciata trasportare e adesso mi odia.
Sono un fallimento come maga ma soprattutto come amica, e questo è molto peggio.
La mia mano sta tremando e scusami per il foglio macchiato e per le parole che si leggono poco.
Forse dovrei raccontare tutto dall'inizio.
Ovvero dalla festa del primo compleanno di tuo fratello di questa sera....."
a differenza di quello che pensava Cammy, non era veramente iniziato tutto quel giorno, ma ben diversi mesi prima.
Quando Caleb si prese la febbre.
Succedeva, non è che il ragazzo con la cresta se ne crucciasse.
Quello che non si aspettava fu la visita da parte di tutti quei ragazzini e tantissimi maghi random, venuti a prendersi cura di lui come se fosse un bambino.
Persino quella tizia dai capelli blu di cui non si ricordava il nome, bugia la donna si chiamava Wendy ma non voleva ammettere di ricordarselo perché altrimenti doveva ammettere che aveva prestato troppa attenzione a quelli di Fairy Tail, era andata a controllarlo e ad usare la sua magia per curarlo rimboccandogli le coperte.
Voleva urlare e chiedere perché cazzo perdevano tempo con della feccia come lui.
-perché sei un nostro compagno, hai bisogno di un aiuto e vogliamo aiutarti. Inoltre il peccato più grande di Fairy Tail è vedere qualcuno in difficoltà e voltare la testa dall'altra parte.
Caleb non sei feccia sei un ragazzo a cui non è mai stata data la possibilità di avere una vita spensierata. Lasciati aiutare Caleb, sei circondato da persone che ti vogliono bene e che vogliono solo aiutarti...pensa a Cammy.
Lei ti vuole bene e di sicuro se tu le permettessi di aiutarti, lei non perderebbe un attimo.
Così come tutti noi. Ti vogliamo bene, non dubitarne mai, di nessuno di noi- disse invece la maga Blu, Wendy, come se gli avesse letto nella mente, oppure banalmente quella frase non l'aveva pensata ma l'aveva detta con la voce roca della febbre, prima di dargli un bacio sulla fronte e a rimboccare le sue coperte.
E quelle parole, quella gentilezza e quell'affetto, fu la prima goccia.
Gli rimasero sullo stomaco creando un magone.
Tentavo di scacciare il pensiero che Cammy avrebbe fatto i salti mortali per lui solo per affetto nei suoi confronti, ma la parte peggiore era che era vero.
Cammy e il resto di quei pazzi avrebbero fatto qualsiasi cosa per lui.
Per le settimane successive, Caleb ha continuato a ripetersi che lui non ci aveva niente a che fare con le loro scelte da ingenui.
Lui pensava solo a sopravvivere, il mondo li avrebbe mangiati e lui non faceva niente di male nel non voler essere divorato.
questo continuava a dirsi dopo ogni sorriso, ogni parola dolce e ogni gesto di affetto nei suoi confronti, anche se ognuna di queste cose si sommavano e andavano ad accumularsi in quella palla nel suo stomaco che lo appesantiva e che gli faceva venire la nausea.
Aveva capito fin da subito che a Dark di lui non gli interessava niente, o comunque era chiaro che lui fosse sostituibile.
Mentre a Fairy Tail no.
Questo rendeva tutto ancora più pesante.
Vedere Cammy sorridergli, abbracciarlo o scherzare con lui lo faceva sentire sempre peggio, vedere che tutte quelle persone a cui piano piano si era abituato affezionato trattarlo con affetto, come se fosse sempre stato con loro, lo uccideva piano piano.
Fin quando, dopo sei mesi in quella gilda, non esplose.
Ed è questo "l'inizio" a cui faceva riferimento Cammy.
Il freddo pungente di gennaio gli penetrava nelle ossa mentre tornava dal caldo della gilda.
Cammy gli camminava affianco, mentre le sue labbra erano piegate in un sorriso.
Il suo nasino rosso si arricciava mentre ridacchiava per qualcosa che capiva e sapevo solo lei.
-sembri estremamente contenta bambolina- disse Caleb, senza neanche guardarla.
-è perché sono felice per davvero- disse la maghetta, lanciando uno sguardo al cielo stellato sopra le loro teste.
Le luci dei lampioni oscuravano quelle delle stelle, ma alla violetta non sembrava importare.
Caleb si prese un istante per guardare Cammy che strizzava gli occhi alla ricerca della luna che fredda brillava di bianco.
-e, di grazia, perché sei felice?- chiese Caleb, senza sapere veramente perché lo chiedesse.
Doveva piuttosto farle domande sulla struttura della gilda o per sapere se c'era qualcosa da dare a Dark.
Cammy abbassò la testa e lasciò che tutta la sua attenzione venisse riversata sul ragazzino davanti a lei.
Si aggiustò la sciarpa rossa che aveva legato al collo, il regalo di Xavier del precedente natale, poi allargò ancora di più il suo sorriso.
-sono felice perché finalmente il tuo sguardo è cambiato- disse con tono giulivo.
Caleb s'immobilizzò, come congelato.
Cammy non sembrò rendersene conto e continuò quel discorso che ore dopo avrebbe rimpianto.
-tu non te lo ricordi, ma noi ci siamo conosciuti l'anno scorso.
Mi ricordo che il tuo sguardo mi aveva attirata.
Nei tuoi occhi c'era una profonda disperazione, come se avessi veramente perso tutto.
Eppure io avevo sentito un grido.
Un grido disperato, perché volevi essere "salvato".
Papà dice che può succedere....il nostro potere ha il senso dell'udito molto più sviluppato e possiamo sentire ancora meglio le urla o i tormenti degli animi.
Ho continuato a cercarti seguendo quell'urlo che avevo sentito di sfuggita quel giorno, e ti trovavo sempre.
Volevo aiutarti, volevo salvarti.
Per questo ti ho sempre cercato.
Da quando ci siamo incontrati hai sempre continuato a chiamare aiuto, spaventato.
Finalmente però, per stasera, sei stato bene.
È dalla partita dopo Natale tu hai finalmente smesso di avere paura e di urlare, almeno per un po'.
Adesso, oggi però, tu hai smesso e questo, sentirti più tranquillo, mi ha resa felice.- finì la maghetta, sorridendo a più non posso.
Purtroppo però si era distratta nella sua gioia e nel suo racconto che non si era resa conto che l'animo del suo amico aveva ripreso ad urlare ancora più forte.
Appena finì il discorso il suo sorriso si adombrò rendendosi conto del rumore che sentiva.
Incrociò gli occhi color muschio di Caleb e improvvisamente il discorso era un altro.
-io...avrei urlato? Ma non diciamo stronzate per favore.
Tu non hai neanche idea di chi io sia. Non mi conosci affatto ma ti illudi di farlo per dormire meglio la notte- iniziò il ragazzino.
Mentiva, mentiva tutto il tempo, perché come ogni animale messo all'angolo, quando è spaventato ferisce alla cieca.
Cammy lo avrebbe capito facilmente, se la violetta non avesse avuto il terrore che quelle parole fossero veritiere.
in effetti la violetta spesso aveva proprio quei dubbi, si diceva le stesse parole e si sentiva affogare.
lui le stava semplicemente regalando la falsa conferma di ciò che temeva.
Caleb invece si sentiva sempre peggio, vomitava parole a cui non credeva, sperava che qualcuno venisse a fermarlo dal rovinare l'unica cosa buona che avesse mai avuto dalla vita.
Ma non arrivò nessuno, e lui continuò a dare aria a tutte quelle cazzate nate dal suo nuovo odio per se stesso, dalla paura e dal senso di colpa.
-tu non sai affatto che persona sono, sai solo quello che ti piace credere di sapere.
Ti odio Camelia, perché non sai niente ma credi di sapere cosa cosa è meglio o peggio per me.
Non sei la mia balia e io non ti ho mai chiesto nulla.
Te lo avevo già detto l'anno scorso, noi non siamo amici, non lo siamo mai stati e non lo saremo mai.
Smettila di credere cose su di me che non sono reali e che non lo saranno mai. E prima di continuare con queste stronzate, vattene. - disse Caleb finendo il suo personale festival delle menzogne.
Guardare Cammy perdere il sorriso e lasciare le lacrime allagarle i suoi occhi color tempesta era uno spettacolo straziante, eppure Caleb non riuscì a distogliere lo sguardo nemmeno per un istante.
Era terrorizzato perché Cammy aveva ragione, lui era cambiato.
Lui con loro si sentiva protetto, con uno strano calore che non sentiva da un tempo così lontano che forse non non c'era mai stato.
Quel calore era l'ultima goccia che lo aveva fatto esplodere.
Lui non si meritava delle persone del genere.
Cammy trattenne malamente un singhiozzo prima di voltarsi e andarsene, lasciando a Caleb la responsabilità schiarirsi le idee.
Caleb si prese qualche minuto per rendersi conto di quello che lui e Cammy si erano detti.
Per accorgersi che quella era l'ultima goccia del vaso.
Il peso sullo stomaco che aveva da ormai sei mesi si fece enorme e pesante.
E dopo essersene accorto Caleb vomitò.
le ventiquattro ore che dividevano la conversazione con Cammy e l'incontro con Dark furono per Caleb le più stancanti e lente della sua vita.
Arrivò al "loro" locale con largo anticipo e si mise a sedere, in attesa.
Le mani gli tremavano e davanti a se una busta bianca e sigillata.
Improvvisamente il portone si aprì.
Gli occhi di Caleb non lasciarono neanche per sbaglio la figura vestita di bianco che a grandi passi si dirigeva verso il suo tavolo.
-Caleb, sei in anticipo.- disse Ray, guardandolo.
Con i suoi soliti occhiali scuri non si vedevano i suoi occhi, ma dal tono poteva sembrare piacevolmente stupito di non dover aspettare il suo informatore.
Caleb trattenne il ghigno che gli stava nascendo e spinse la busta verso l'uomo.
-me ne tiro fuori-disse il mago.
-come scusa?- ripeté Dark, pensando di non aver capito bene.
-ho detto che me ne tiro fuori. Lì ci sono i soldi con cui mi hai pagato negli ultimi sei mesi. Non li ho toccati. Non so che tipo di problema tu abbia con Fairy Tail ma io me ne tiro fuori. E non solo, dirò a Master Mira tutto di te.- disse Caleb.
-credi davvero che si fideranno di te? Un doppiogiochista? Caleb Stonewall tu mi devi tutto, non dimenticarlo. Non puoi semplicemente "tirartene fuori". E anche volendo loro non ti accetteranno mai.
Tu non sei come loro, hai tradito la loro fiducia e per questo non ti lasceranno mai restare.
Ti odieranno- disse Ray, arrabbiandosi e battendo una mano sul tavolo in legno.
Improvvisamente tutto il locale si fece silenzioso e tutti si fecero interessati alla conversazione. Specialmente tre persone incappucciate sedute non troppo distanti dai due e che seguivano i vari dialoghi tra i due dal primo mese.
Si erano messi sull'attenti non appena Ray si fece più aggressivo.
-so benissimo che non sono uno di loro, e che non sarò mai come loro.
Perché paragonarli a me è offensivo nei loro confronti. Ma vedi io non sono neanche come te.
Non mi interessa più. C'è una persona a cui devo tutto, e quella persona non sei decisamente tu. Ho passato anche troppo tempo ad andare dietro ai tuoi deliri, ora basta. Non solo più il ragazzino disperato che hai assodato, anzi non lo sono più da parecchio tempo...mi dispiace solo ci sia voluto tanto per capirlo.
Adesso però so chi sono e cosa voglio fare.
Li metterò in guardia da te e poi lascerò Fairy Tail e il paese...
sarà anche un comportamento da codardo che scappa appena le cose si fanno difficili, ma scappo da una vita intera quindi va bene così.
Però questa volta avrò la consapevolezza di star facendo per la prima volta, la cosa giusta.
Mi odieranno naturalmente, e ne hanno pieno diritto, ma almeno sarò, in minima parte, la persona che lei crede che io sia.- disse Caleb, scuotendo il capo.
Dark si sbagliava, a lui non doveva proprio niente.
Tutte le cose belle della sua vita le doveva tutte a Cammy.
-non mi aspetto che tu capisca, quindi te lo riassumo: è finita Dark. Ormai non mi spaventa più niente. Mi faccia arrestare, mi torturi, mi uccida o mi rovini, faccia quello che vuole, ma di certo io non farò più il suo gioco.- finì Caleb, sentendosi un po' più libero e felice, Dark infatti stava fumando di rabbia.
Il ragazzino con la cresta decise quindi di girare i tacchi e uscire, aspettandosi però un attacco o una fermata da Ray.
Invece non arrivò nulla.
Prendendolo come un segno, Caleb uscì dalla locanda e andò a iniziare a preparare le valige, del tutto ignaro della rissa che aveva indirettamente provocato non appena aveva voltato le spalle a Dark (che invece non vedeva l'ora di attaccarlo).
La mattina dopo, Caleb andò da Mira.
-buongiorno Caleb-lo salutò la donna, regalandogli un sorriso cordiale.
-master, posso parlarle?- chiese Caleb, indicandogli con la testa l'ufficio della donna.
-certo tesoro- disse ella cordiale, prima di lanciare uno sguardo a Cammy, che li guardava dal suo posto a sedere affianco a Xavier.
La porta venne chiusa dietro Caleb, mentre Mira si mise a sedere composta.
Il tredicenne ingoiò un groppo alla gola mentre la donna si metteva le mani sul ventre.
-allora Caleb, c'era qualcosa di cui volevi parlarmi?- chiese gentilmente la Master mentre Caleb sfuggiva il suo sguardo.
Prese un respiro profondo, e poi parò senza mai guardare Mira negli occhi.
-io....sono un traditore...vede è successo che...- disse il ragazzino, iniziando a raccontare tutto quello che era successo, dalla visita di Dark fino alla conversazione della sera prima omettendo unicamente il dettaglio di aver reso tutti i soldi a Dark.
Non sapeva perché ma di quella parte non riusciva proprio a parlarne.
Mira rimase in silenzio per tutto il tempo, Caleb parlando guardava solo il pavimento alla donna non aveva dato una sola occhiata...non voleva vedere il tradimento sul volto di Mira che lo aveva sempre aiutato.
passarono pochi istanti di silenzio prima che Mira parlasse che però per lui quei pochi secondi ebbero la stessa lunghezza di diverse ore.
-...certo che è un peccato che tu abbia già reso il denaro al Signor Dark. Avremmo potuto fare a metà.- disse infine la donna, facendo finalmente alzare gli occhi al ragazzo.
-co...come lo sa?-chiese allora, vedendo il sorriso divertito sulle labbra di Mira.
-oh, Caleb. Sei il membro di una gilda di maghi esperiti che lavorano in questo campo da molto più tempo di te tesoro.
Naturalmente sapevamo dove andavi. Ho anche sempre mandato Erik, il papà di Cammy per intenderci, e Gerard a proteggerti ogni volta, di certo non avrei mai lasciato che un mio compagno andasse in un covo di criminali da solo.
Non sai che piacere mi fa vedere che alla fine sei finalmente venuto a dirmi tutta laverità...ma ieri hai fatto un errore: Caleb Stonewall tu sei uno di noi....
tutti commettono degli errori, non sei il primo né l'ultimo mago di Fairy Tail che ha commesso uno sbaglio...ma hai anche cercato di rimediare, dicendomi tutto e voltando le spalle a Dark.
Per quello che mi riguarda sei uno di noi al 100%.
Questa è casa tua e noi siamo la tua famiglia, e non ti odieremo mai per uno sbaglio. Non metterlo mai in discussione Caleb. Mai.- disse dolcemente Mira, alzandosi e avvicinandosi a Caleb.
Gli alzò il mento delicatamente con due dita, costringendolo a guardarla negli occhi.
C'era troppa dolcezza nello sguardo di Mira, troppo affetto.
Il calore che lo aveva avvolto da mesi e che lo aveva fatto sentire protetto circondò di nuovo Caleb.
Improvvisamente si ritrovò con le guance bagnate e il moccio al naso.
Si sentiva uno stupido bambino, un debole idiota.
Eppure Mira lo abbracciò.
-non devi più scappare Caleb, nessuno ti sta inseguendo. Sei a casa, tesoro. -sussurrò Mira, mentre lo teneva stretto lasciandogli sfogare tutti i suoi singhiozzi.
Dall'altra parte della porta, seduta dove stava prima, Cammy sorrise ancora di più.
-finalmente smetterà completamente di urlare- disse la violetta, mentre Xavier le accarezzò i capelli.
-ce l'hai fatta Cammy. Lo hai salvato- disse il rosso, annuendo.
-no...noi lo abbiamo salvato. Ora è un figlio della gilda esattamente come noi- disse fiera.
Xavier alzò lamano, aprendo completamente il palmo.
-allora a noi!-disse, mentre Cammy gli batteva il cinque.
-aspetta, che hai fatto alla mano?- chiese il rosso, prendendole la mano.
-oh, tuo padre non te l'ha detto? Io, papà e lo zio Gerard abbiamo partecipato ad una rissa ieri sera. E se sei preoccupato per me, dovresti vedere come abbiamo ridotto gli altri- disse la violetta, ghignando e facendogli l'occhiolino.
Xavier la guardò, prima di scoppiare a ridere clamorosamente.
E dopo quel giorno fu testato che tutte le ragazze di Fairy Tail avevano l'incredibile capacità di farla sempre vinta in una rissa.
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