#epilogo
#Epilogo: senza promettere nulla, si tiene fede a nuovi e vecchi giuramenti.
Vicino Margherita, c'era una vecchia casa.
Era una casa diroccata che tutti conoscevano.
In fondo tutte le città ne hanno una.
Nella città di Margherita, la vecchia casa diroccata dell'orrore apparteneva a Cedric.
Aveva un cognome ma nessuno se lo ricordava: per tutti era solo il vecchio Cedric.
Aveva cinquant'anni, ma dal suo aspetto sembrava molto più vecchio.
In realtà il dolore e il desiderio di vendetta lo stavano invecchiando da almeno trent'anni.
Secondo alcuni Cedric era triste da sempre, secondo altri aveva solo bisogno di comprensione.
Poi un giorno, all'improvviso, si riprese, e per un anno sembrò quasi...felice, o comunque in pace con se stesso.
L'incantesimo durò poco, un anno appena.
Poi il dolore, il tormento sono tornati peggio di prima.
Quando la mentre di Cedric produsse un fantasma... o forse era un vero fantasma.
Lo guardava tutto il tempo.
Cedric aveva provato ad ignorarlo per un po', poi però era diventato impossibile.
Ogni volta il fantasma lo guardava, come se fosse la prima volta.
Ogni volta il fantasma lo scrutava con i suoi occhi grigio-azzurro.
Ogni volta piegava le labbra e con voce infantile, gli faceva una domanda.
Sempre la stessa.
E per un po', per quell'anno, Cedric la risposta alla domanda la sapeva.
Poi, ad un certo punto, quella risposta non bastava più neanche a lui.
L'ossessione per quell'errore, per quella volta dove Cedric si era fidato della persona sbagliata, ormai non lo lasciava più vivere.
Oppure la sua esistenza non era mai stata una vita, sempre lacerata da un qualche dolore, da un qualche sbaglio o da un qualche odio che non lo lasciva mai.
Dopo tre anni, Cedric decise di rimediare.
Non bastava la giustizia umana per quello che era successo, non sarebbe mai bastata: il fantasma lo avrebbe sempre e comunque tormentato con i suoi occhi color cesio e con la sua voce infantile che ancora e ancora chiedeva quella domanda.
Quelle quattro parole con un punto interrogativo a cui Cedric non sapeva più rispondere.
Doveva trovare il modo per tornare indietro, doveva rimediare.
Se voleva la pace, se voleva vivere una vita che si poteva chiamare tale, doveva tornare fare qualcosa di diverso.
Doveva cambiare idea, prima di entrare in quella spirale di dolore di cui non era mai riuscito a liberarsi.
Perché Cedric era sempre stato triste, ma prima era triste in quanto vittima, poi diventò triste in quanto carnefice.
Perché il circolo dell'odio era così difficile da spezzare, che Cedric lo aveva solo assecondato.
Finendo unicamente per odiare se stesso.
Di anni ce ne mise cinque, prima di trovare quello che stava cercando.
Un libro molto antico, pieno di incantesimi proibiti.
Cedric non era un mago, ma avrebbe sicuramente trovato un modo per aggirare il problema.
Sfogliava le pagine con una fretta febbrile.
Poi, finalmente, nero su bianco, le parole che cercava.
Il suo fantasma lo guardava, ancora e ancora.
Le labbra già piegate, gli occhi color cesio erano vuoti, ma non si staccavano mai da lui.
Quelle quattro parole scivolarono sulla lingua del fantasma.
Ma stavolta Cedric la risposta la conosceva: non era la stessa che gli aveva dato nel loro primo anno.
–stavolta non l'ho fatto.– disse Cedric, con un sussurro, mentre leggeva ingordo ogni lettera che componeva il capitolo 7 del libro proibito: "i viaggi nel tempo".
...
–MAMMA! Guarda! Guarda! – disse felicemente la piccola Goldie, indicando la farfalla bianca che volava indisturbata sul prato a fianco a loro.
Oceanus guardò la bambina, che le sorrise entusiasta mentre si raggomitolava nel pelo della madre adottiva.
–mamma, come nascono le farfalle?– chiese la piccola, guardando il cielo.
–i bruchi creano un bozzolo e fanno la metamorfosi, così diventano farfalle.– spiegò pazientemente Oceanus.
–pensi che anche io faro la metomafro...motamerfesa?– chiese Goldie, incerta sull'ultima parola.
–Metamorfosi Goldie, si dice metamorfosi e sì, anche gli umani la fanno. Anche se loro la chiamano "pubertà"– rispose la regina dei draghi d'acqua.
–quindi anche io sono nata da un uovo? Come i bruchi e i draghi? E di che colore era il mio uovo mamma?– chiese curiosa la bambina, facendo roteare gli occhi a Oceanus.
–no Goldie, gli esseri umani non nascono dalle uova.– disse divertita la draghessa.
–ma allora io come sono nata?– chiese Goldie, guardando innocentemente la madre adottiva.
–questo non lo so....non mi sono mai interessata della riproduzione umana. E quando ti ho trovata tu eri già nata da almeno un giorno...– disse sinceramente la draghessa.
Goldie la guardò intensamente, prima di annuire e alzarsi e correre ovunque.
Da quando aveva imparato a camminare, Goldie correva ovunque
c'erano dei momenti dove la bambina si metteva semplicemente a correre ovunque scaricando le sue energie: magari inseguiva un insetto o un uccello, oppure voleva seguire il vento il più possibile.
Ma poi trovava sempre il modo di tornare dalla madre.
Per Oceanus era impensabile a quanto fossero cambiate le cose da quando aveva preso con se la bambina: Goldie era un raggio di sole che le dimostrava quanto fossero sbagliati i suoi pregiudizi su gli esseri umani.
Non erano intrinsecamente malvagi, o almeno non tutti.
Goldie era innocente, che trovava bellezza in tutto.
E la chiamava mamma, sempre.
Anche quando pensava che sarebbe stata Anna la perfetta candidata a quel titolo, la bimba l'aveva stupita chiamando lei, che non era nemmeno della sua stessa specie, "mamma". Con i suoi occhioni color caramello, Goldie illuminava il mondo di Oceanus.
Goldie l'aveva completamente stregata con le sue risate e i suoi pianti, con le sue lacrime e i suoi sorrisi.
Goldie nella sua manina la teneva in pugno e Oceanus sapeva cosa voleva dire.
Voleva dire soltanto che sarebbe diventata la Dragon Slayer dell'acqua.
Oceanus era vecchia di troppi secoli.
Era lei l'ultimo drago, il tempo l'avrebbe presto pretesa.
Però poteva fare un regalo a Goldie, alla sua bambina.
Le avrebbe insegnato la sua magia.
E si sarebbe assicurata che qualcuno si sarebbe preso cura di lei un giorno.
Per questo quando Anna venne quel giorno, Oceanus le chiese di presentarle il figlio del suo vecchio amico Igneel, il drago di fuoco.
Natsu Eterius Dragoneel.
...
–È ARRIVATA! È ARRIVATA!– urlò Metallicana, sventolando come un trofeo la busta bianca arrivata quella mattina.
–È ARRIVATA?– chiese Ivy con lo stesso tono guardando estasiata il gemello. –È ARRIVATA!– confermò Metallicana.
Levy guardò il duo divertita: ogni settimana i due gemellini facevano sempre la stessa scenetta.
–cos'è tutto questo baccano di prima mattina.?– chiese Gajeel, acchiappando i due bambini che correvano in giro sventolando la busta.
–è da mesi che arrivano queste lettere, e ancora reagiscono in questo modo urlando come dei forsennati– disse divertito Gajeel, intuendo il motivo della confusione.
–oh, ma per favore. Tu fai la stessa cosa spesso e volentieri.– lo prese in giro Levy, ma con il sorriso dolce che fece, rese vano ogni tentativo di malizia.
L'uomo dai capelli color carbone si sporse verso la moglie, nel tentativo di baciarla.
La coppia però non aveva fatto i conti con i due bambini, che interromperono le effusioni dei genitori e iniziarono a leggere la lettera arrivata.
"Cara famiglia,
come state?
Ivy, Metallicana state facendo i bravi? Ragazzi mi raccomando non fate impazzire la mamma e Lily. (papà vale anche per te questa raccomandazione).
Io sto bene, mi sono fermato a questa locanda dove ho preso accordi con il locandiere di raccogliere le lettere vostre lettere, quindi se volete rispondere potete mandarle all'indirizzo su questa busta.
Già dopo alcuni mesi di viaggio, ho visto tantissimo.
Pensa che ci sono villaggi dove neanche credono alla magia!
E non preoccupatevi per le questioni economiche, la master mi manda degli incarichi ogni tot.
Il mio allenamento sta andando bene, già sento di star migliorando piano piano.
Ho anche affrontato alcune situazioni bizzarre, pensate che l'altro giorno è successo che...
[...]
detto questo, quando tornerò avrò sicuramente molte altre storie del genere da raccontare.
Mi mancate da morire, ma questo viaggio mi sta insegnando così tanto, che penso che sia stato un bene partire.
Vi voglio un mondo di bene,
vostro Natan"
appena seppero di poter spedire delle lettere di risposta, Metallicana e Ivy corsero al piano di sopra, cercando il materiale con cui rispondere al fratello maggiore, magari anche disegnando per lui.
Lily guardò i coniugi e poi i due bambini.
–penso di dover andare a dover controllare che non facciano danni.– disse alla fine l'exeed, volando dietro a Ivy e Metallicana.
Levy e Gajeel si scambiarono quel veloce bacio agognato e rilessero con calma le parole del loro figlio maggiore con due grandi sorrisi sulle labbra.
...
–dunque, come hai intenzione di dichiararti a Jean?– chiese Jordan a colazione.
Xavier gli lanciò un occhiataccia, mentre la master Mira si fece magicamente interessata osservandoli come un falco con le sue prede.
–sei qui da quasi quattro anni e ancora non hai imparato che non si parla d'amore nella gilda se vuoi avere un po' di privacy.– sibilò tra i denti Xavier, scuotendo la testa.
Jordan lo guardò innocentemente, alzando le mani come a liberarsi dalle accuse –dico solamente che dopo la dichiarazione di ieri per superarla...– –quale dichiarazione di ieri?– chiese Cammy, interrompendo il dialogo dei due.
Tutti gli adulti si misero sugli attenti.
Sylvia e Celia teletrasportarono al fianco rispettivamente di Cammy e Mira.
–Mark e Nelly si sono messi insieme!– disse Sylvia, mostrando le foto scattate da Celia all'amica.
Nel frattempo Celia faceva la stessa cosa, con Mira e Kana.
Tutti, o meglio tutti coloro che la sera prima non avevano guardato l'avvenimento in "diretta", guardarono Mark pacificamente addormentato addosso a Jude, del tutto ignaro di essere il protagonista della conversazione.
E del pettegolezzo più grande della gilda per i futuri sei mesi.
–Natsu mi devi dei soldi, ho vinto la scommessa.– –il mio bambino è appena diventato grande!– –povero Mark....– –o povera Nelly, per certi versi è come un secondo Natsu.– –magari Mark potrebbe salvare il resto della gilda dalla tirannica Nelly. – –non so ancora se quei due assomigliano più a Natsu e a Lucy o a Gerard e Erza.– –ma davvero si sono messi insieme prima dei trent'anni?– –dobbiamo festeggiare!–
dissero varie voci dei compagni, tutti però con un sorriso sui volti che rendevano benevole e piene d'affetto pure le battute sulla tirannia di Nelly o sull'essere ottuso di Mark
–aspettate però dov'è Nelly? Non possiamo festeggiare la nascita di una coppia senza metà della coppia.– chiese Lisanna, guardandosi intorno.
Probabilmente alla ricerca della ragazza dai capelli color caramello.
–Nelly è partita ieri sera per un incarico, non tornerà prima del festival.– disse Mark, mentre teneva ancora gli occhi chiusi e rimanendo appoggiato a Jude.
Dal sorrisetto che il castano aveva sul volto, venne il dubbio che non fosse così ignaro dell'essere al centro dell'attenzione.
O comunque sembrava assolutamente consapevole di tutti i commenti.
E soprattutto gongolava tenendo gli occhi chiusi usando Jude come cuscino.
Trenta secondi prima di essere trascinato con richieste di commenti sulla sua nuova relazione (soprattutto dalla madre che si mostrò offesa del fatto che Mark non glielo avesse detto subito).
...
D'altro canto Nelly Raimon era al settimo cielo.
Si sentiva come se stesse camminando tra le nuvole.
D'altronde come non esserlo?
Era una maga esperta e matura, ma aveva comunque sedici anni ed il ragazzo che amava le si era dichiarato.
Quella sensazione di rossore e di felicità la stava trascinando dalla sera prima.
E non importava che fosse finita veramente per prendere il treno dell'una e mezza a causa del suo ragazzo (il SUO ragazzo!) o che probabilmente sarebbe arrivata in ritardo dal cliente: lei e Mark erano una coppia.
Mark Alberona e Nelly Raimon si erano messi insieme, prima dei trent'anni...un dettaglio non da poco: insomma vista la sua testardaggine e l'essere ottuso di Mark era possibile, se non quasi certo, che i due si sarebbero girati intorno senza fare nulla per anni.
Ed invece No.
Più ci ripensava, più la ragazza si sentiva felice ed in mezzo ad un sogno.
Certo, non si erano baciati, ma avevano tutto il tempo del mondo.
–posso dirlo io a Jason?– aveva chiesto Elettra, interrompendo il loro momento.
a quel piccolo dettaglio, la felicità provata dalla ragazza si smorzò un poco.
Jason come l'avrebbe presa?
Sarebbe stato contento?
Oppure geloso?
O un mix dei due?
Probabilmente la terza: Jason era sempre riuscito ad essere geloso di lei e a sperare di farla mettere insieme a Mark.
Le mancava, in momenti come quelli la sua assenza diventava opprimente.
Voleva essere con lui in quel momento, condividere la sua gioia con lui, raccontargli tutto come lui stesso aveva fatto un tempo con Hurley.
Voleva vederlo assieme a lei, con quel suo sorriso stupido che gli faceva quando la vedeva eccitata per qualcosa.
Erano passati quasi quattro anni (tre anni nove mesi e undici giorni) dal giorno della partenza di Jason e in tutto quel tempo lei non aveva fatto altro che aspettare il suo ritorno.
E come non farlo? Dopotutto lui era il suo migliore amico...
suo fratello e, doveva ammetterlo, suo padre.
Nelly scosse il capo, come a scacciare i suoi pensieri e sentimenti.
Doveva pensare alla gioia ben più grande che provava.
Anzi, non doveva concentrarsi neanche su quella, perché ora era arrivata davanti alla casa del cliente e doveva mostrarsi professionale, dopotutto aveva un lavoro da fare.
Dopo una mezz'oretta, quasi quaranta minuti, a farsi raccontare i dettagli dell'incarico, Nelly si affrettò per raggiungere l'ultimo luogo dove erano stati visti i due criminali che doveva prendere.
Stava riflettendo su tutto quello che aveva appreso in quei minuti, completamente concentrata sul suo dovere, quando con la coda dell'occhio vide, di sfuggita, una faccia nota.
Una faccia che in quella dimensione non aveva mai incontrato.
Il cuore perse un battito e la curiosità ebbe la meglio sulla ragione, quindi voltò la testa in quella direzione.
Ed improvvisamente il respiro le rimase bloccato in gola.
Anzi non sapeva più respirare.
Sentiva le gambe molli e allo stesso tempo di pietra, non riusciva a muoversi per quanto avesse solo voglia di cadere a terra.
I suoi occhi cremisi divennero lucidi mentre cercavano di scivolare fuori dalle orbite.
Poi ci fu uno scambio di occhiate.
Due zaffiri, circondati da un paio di occhiali che un tempo non c'erano stati, incontrarono i rubini di Nelly per un solo fugace istante.
E bastò per dire tante cose.
Quei due occhi color carta da zucchero la guardavano senza vederla.
Ma Nelly quegli occhi li conosceva bene.
Conosceva fin troppo bene quei capelli biondi e quella cicatrice sul labbro che scompariva dietro i sorrisi.
Davanti a lei, in mezzo a tante persone, che l'aveva guardata per un istante senza vederla, ci stava Jason.
ANGOLO AUTRICE.
Sta succedendo davvero?
regia: a quanto pare
ma...non è che abbiamo saltato qualcosa?
regia: oltre ad un ulteriore revisionamento, da finire e pubblicare quella collaborazione e scrivere i ringraziamenti? no...
oh...ok. non sono pronta.
ma per nulla.
ma credo di dover dire due parole, no?
regia: ce le teniamo per i ringraziamenti?
mi sembra giusto. bene noi ci vediamo ai ringraziamenti (che come minimo arriveranno settimana prossima) e poi...
beh, alla prossima avventura.
un bacio,
Matilda.
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