Una notte a Venezia
ATTENZIONE!
Questa One-Shot contiene scene esplicite a sfondo sessuale e accenni di bondage, spero di non essere caduta nel volgare, sconsiglio la lettura a persone estremamente sensibili che potrebbero impressionarsi o disgustarsi.
L'odore amarognolo delle essenze impregnava la maestosa stanza da letto dove un giovane uomo stava preparandosi, per la sua ricorrenza preferita.
Correva l'anno 1854 e Venezia quella sera, era addobbata a festa, maschere sfarzose impreziosivano la città, gli abiti eleganti delle signore svolazzavano per i grandi saloni, dove si stavano tenendo feste lussuose, e tutti indossavano la loro maschera migliore, le dame prediligendo quelle in pizzo raffinato, e i cavalieri si dilettavano variandone i tipi.
Magnus Bene un giovane Conte dell'alta aristocrazia Veneziana, aveva atteso con ansia quella sera, amava la ricorrenza del carnevale, e con essa amava il gioco che esso portava, e che da anni ormai, condivideva con un suo coetaneo.
Erano le dieci di sera quando il giovane Conte fece il suo maestoso ingresso, nel salone principale di casa Lightwood, tutti i presenti si voltarono a guardarlo ammaliati, avvolto nel suo abito dorato, con un elegante maschera nera ad adornarli il viso, il moro attirava su di sé ogni genere di sguardo, da quelli vogliosi delle dame a quelli invidiosi dei cavalieri.
La festa era da iniziata da alcune ore, ma Magnus Bane aveva i suoi orari, infondo doveva dare il tempo al suo compagno di nascondersi bene tra la folla.
Era un gioco nato per sfizio qualche anno prima, precisamente il 19 febbraio 1850, i due uomini dopo aver fatto l'amore erano rimasti a discutere della festa che si sarebbe tenuta il giorno dopo e nelle chiacchiere, forse per provocazione, Magnus aveva proposto al compagno una sfida, sarebbero andati alla festa in orari separati, senza conoscere l'uno la maschera dell'altro, chi avesse scoperto l'altro per primo, avrebbe avuto il controllo sul perdente per tutta una notte. Inutile dire, che la scommessa era stata accettata, e a vincerla era stato il moro, cosicché il corvino ogni anno chiedesse la rivincita.
Anche quell'anno Magnus era convinto di vincere, conosceva ogni singolo comportamento del suo fidanzato sarebbe stata una passeggiata riconoscerlo.
Così, con i pensieri di vittoria in testa, Magnus prese parte al ballo, invitò a danzare alcune dame, per sviare i sospetti, e chiacchierò con alcuni signori.
Erano ormai le undici passate e del figlio dei Lightwood non c'era traccia, e il Conte iniziava ad essere in ansia. Ma la sua ansia sparì quando sentì una mano calda arpionargli un fianco, e una voce soave sussurrargli all'orecchio;
"Vi ho scoperto mascherina*"
Si gelò sul posto, non poteva crederci, aveva perso la scommessa, in quattro anni era la prima volta che Alexander, questo era il nome del suo amato, vincesse il loro gioco.
"C-come hai-"
Ma il corvino non lo lasciò finire, che allontanandosi dalla folla, lo condusse nella loro camera da letto.
Il corvino lo fece entrare nella stanza chiudendo, successivamente a chiave la porta, in modo che nessuno li avrebbe interrotti. Adagiò con delicatezza il suo compagno sul letto, ma quest'ultimo era ancora più perplesso, in anni di relazione, era la prima volta che Alexander prendeva il controllo su di lui.
"Ti ho riconosciuto subito-sorrise il corvino-sai, non è da tutti indossare un abito completamente dorato, amore mio "
Il Conte si ritrovò a sorridere, baciando le labbra del corvino che approfondì il bacio facendo incontrare le loro lingue, esplorando le labbra del moro.
In poco tempo Alexander spogliò completamente il compagno, che lo guardava con occhi languidi nella speranza che il corvino lo appagasse, e in fretta.
Il corvino aprì il cassetto del piccolo mobile accanto al letto, e ne tirò fuori dei veli di seta nera, guardò incerto il Conte e vedendo che non opponeva resistenza, lo bendò con uno di essi, cercando di essere quanto più delicato possibile, gli alzò le braccia legandole tra loro, sopra la testa del moro, e per impedirgli di muoverle, legò ciò che avanzava del velo, alle sbarre in legno, presenti sulla testata del letto.
Il Conte ansimò impaziente, aveva bisogno di ricevere attenzioni o sarebbe scoppiato.
Lanciò un gemito acuto quando sentì la lingua del corvino accarezzargli la pelle, lo stava torturando con piccoli morsi, e ogni tanto si fermava a succhiargli il collo, lasciando macchie rossastre.
Il Conte iniziò a boccheggiare non appena percepì la bocca del compagno attorno ad uno dei suoi capezzoli, mentre stimolava l'altro pizzicandolo con le dita, e gemette senza pudore quando il corvino lo tirò stringerlo tra i denti.
Percepì le morbide labbra del compagno, scendere lungo il suo addome soffermandosi sull'ombelico, imitando l'atto della penetrazione con la lingua.
Quando arrivò alla sua prominente erezione iniziò a lasciare piccoli baci umidi su tutta la lunghezza, beandosi dei gemiti acuti che rilasciava il moro, mentre quest'ultimo inarcava il bacino, in una silenziosa ricerca di maggiori attenzioni.
Attenzioni che il corvino non gli concesse, infatti, Alexander si allontanò quel tanto che bastava per denudarsi completamente, baciò nuovamente la bocca del compagno prima di posizionare la propria erezione tra le fauci del Conte, che lo accolse fra le sue labbra; Passò la lingua lungo tutta l'asta del giovane, succhiandone la punta.
Preso dalla frenesia, il corvino si spinse con forza nella gola del compagno che, inerme, lasciava che si desse piacere abusando delle sue carni, come più preferiva.
Strinse i capelli del moro tenendogli ferma la testa, mentre si riversava nella sua gola, non lasciando altra via al compagno, se non quella di ingoiare il suo seme senza protestare, quando lo liberò dalla sua presa, il moro tossì violentemente e si lasciò sprofondare sul letto, respirando affannosamente.
Alexander non diede al Conte neanche il tempo di riprendersi, che tornò a stimolarlo, gli aprì le gambe portandosele sopra le spalle, ottenendo così, una perfetta visuale dell'apertura del moro, che si contraeva per la troppa eccitazione, la accarezzo con la lingua e sorrise al sentire i gemiti sommessi del compagno, che si facevano più acuti, man mano che profanava il suo orifizio, in breve tempo Magnus si ritrovò a supplicare per avere di più, e, appena sentì un primo dito riempirlo, si lasciò andare ad un urlo disperato, dovuto all'orgasmo appena raggiunto.
Questa volta ebbe qualche secondo per riprendersi, prima di sentire il membro del fidanzato farsi strada dentro di lui, lentamente, lasciando che sentisse tutta la dolorosa lunghezza.
La stanza ormai risuonava delle urla e dei gemiti dei due uomini, un urlo più forte uscì dalle labbra di Magnus che si lasciò trasportare da un secondo e violento uragano di piacere, ma neanche questo fermò Alexander che imperterrito continuava a possedere il corpo del compagno, nonostante quest'ultimo fosse ormai troppo sensibile ai suoi affondi, tanto da rendere quell'amplesso quasi doloroso.
"A-Ale-c Fer-Fermati"
Fu un sussurro detto tra lacrime di piacere e gemiti sconnessi, il corvino sembrò ascoltarlo, visto che uscì dal corpo del moro, liberandolo dalla fascia che gli copriva gli occhi, cosicché il Conte potesse vederlo mentre si dava piacere da solo, prima di riversarsi sul corpo del moro con un gemito strozzato.
Il corvino si lasciò cadere sul materasso, stremato. Quando riprese fiato, si voltò verso il Compagno, per un attimo si sentì un mostro, Magnus era pieno di segni rossi su tutto il corpo, i segni delle sue mani erano impresse sui fianchi del moro, per non parlare del suo seme ancora presente sul corpo del Conte e sul sul dolce viso, in quel momento Alec si sentì il peggiore degli uomini.
Ma quella sgradevole sensazione sparì quando vide le labbra del compagno aprirsi in un sorriso a trentadue denti.
"Slegami"
Non era un ordine, era una supplica, e il corvino lo accontento immediatamente, liberandogli le braccia e accarezzandone i polsi indolenziti.
Appena Magnus riuscì a muovere le mani, passo le dita lungo il suo addome giocando con quella sostanza viscosa prima di portarsi le falangi alle labbra, guardando maliziosamente il corvino, che spalancò la bocca stupefatto.
"Mi piace quando prendi il comando"
Alexander sorrise baciando le labbra del moro. E, mentre i due amanti si ripulivano scambiandosi dolci baci e parole d'amore, fuori da quella stanza i festeggiamenti continuavano, le danze ripartivano e gli amori nascevano sotto il cielo luminoso della bella Venezia addobbata a festa.
*Mascherina era ed è il modo in cui si chiamava una persona quando veniva riconosciuta, nonostante la maschera che indossasse.
Io spero vivamente che questa piccola One-Shot vi sia piaciuta, spero di non essere caduta nel volgare, ma è la prima volta che descrivo l'atto sessuale in maniera dettagliata, quindi perdonatemi eventuali errori con il tempo cercherò di migliorarmi.
Fatemi sapere cosa ne pensate perché ci tengo davvero molto <3
Votate e commentate ^-^
Cupido
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