3. Joseph
Anno 1995
Dopo il mio racconto, Shawn scosse la testa e sospirò con fareda sapientone. Avrei voluto gridargli di smetterla perché mi stavo davvero scocciando, ma eravamo in biblioteca a studiare ealla signora Robinson sembrava desse fastidio persino il nostrorespiro.
«Finiscila, non puoi capire», bisbigliai.
Shawn si aggiustò gli occhiali sul naso e sbuffò. «Hai avutol'occasione della tua vita e l'hai sprecata. Non c'è niente da capire», poi tornò a sfogliare il suo libro.
Lo fissai infastidito. «Al diavolo, Shawn! Che amico di...»
«Oh, ma che palle!», esclamò così forte da far voltare la maggior parte degli studenti. La signora Robinson venne di frettaverso di noi.
«Silenzio! Se non volete studiare, andate a casa!» Aveva ilviso paonazzo. Rilasciò un ultimo sospiro scocciato e si allontanò dal nostro tavolo. Io e Shawn ci guardammo e trattenemmouna risata.
«Che dici? Studiamo sul serio?», propose il mio amico dopoqualche minuto.
Annuii, anche se mi era passata la voglia. E poi non avreiresistito a lungo su quella sedia, se Marta fosse apparsa in biblioteca. Avrebbe potuto farlo da un momento all'altro, anche lei doveva studiare per gli esami di ammissione per l'anno successivo.
Non volevo incontrarla. Strano ma vero. Potevo mai sopportareil suo sguardo stranito su di me? Quella sera avevo fatto la figuradel cretino, aveva ragione Shawn.
Immaginate di essere davanti a un pubblico completamentenudi, è tutto buio intorno a voi. Solo un fascio di luce illumina ilvostro corpo secco e cadaverico. Siete a disagio, vorreste andarvia ma sapete che non potete farlo. Mi ero sentito così durantel'esibizione del 2 giugno. Non avevo un'alta autostima, al contrario di mio fratello Stefan. Amavo suonare e cantare, il modoin cui mi faceva sentire, ma non mi ero mai esposto così tanto.Gli unici che mi avevano ascoltato e che mi supportavano eranomia madre, Shawn e il professor Price. Per lui avevo un grandetalento, dovevo solo credici di più.
Poi c'era la questione di mio fratello, temevo volesse sabotare la mia esibizione. Per tutto il tempo avevo suonato con unasensazione negativa addosso, nudo e inerme in una foresta colma di predatori. Poi, quando mi ero reso conto di esserne uscitoilleso, avevo tirato un sospiro di sollievo ed ero scappato in unposto sicuro, lontano da tutti.
Non volevo fosse quello il momento. Ma Marta era comparsadal nulla e aveva invaso il mio angolo di solitudine. Mi ero sentito spaventato, in preda all'ansia e letteralmente paralizzato. Noncapivo perché si fosse seduta accanto a me, se ci fosse qualchebuona ragione, se fosse per un atto di generosità o se fosse soloimpazzita. Io ero un puntino nero nell'ombra; lei era la luce, lestelle e il sole caldo al mattino.
Shawn aveva ragione: ero stato un cretino. Non mi ero nemmeno presentato ed ero scappato a gambe levate. Io, che cercavoquell'occasione da così tanto tempo, me l'ero fatta scivolare dasotto al naso. Ero proprio un codardo, uno senza palle, e chissàper quanto tempo lo sarei stato ancora.
Vi è piaciuto il capitolo? Cosa ne pensate di Shawn?
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