1. Joseph

Anno 1995

Mi capitava, qualche volta, di osservarla di nascosto. O meglio,tutte le volte che ne avevo occasione. È troppo per me, mi ripetevodi continuo, ma che ci volete fare: quando una ragazza è bella, gliocchi non possono guardare altrove. D'altronde, era impossibilenon notarla tra i corridoi della scuola: camminava sempre a passosicuro con un sorriso meraviglioso sulle labbra. Indossava vestitifloreali o gonne a vita alta, immancabili erano i cerchietti coloratitra i capelli. Non ne usciva mai senza. Il suo viso acqua e saponetrasmetteva molta dolcezza. La luce nei suoi occhi, ogni volta cherideva, la rendeva unica. Una particolarità che solo lei possedeva.E la sua voce? Era un balsamo lenitivo per qualsiasi malessere.Ascoltarla mi migliorava l'umore. Marta però non era solo quello. Una volta aveva difeso un ragazzo del primo anno dagli amicidi mio fratello che, come sempre, si divertivano a bullizzare i piùdeboli. Oppure a una festa, a cui avevo partecipato solo per vederese qualcuno ci provasse con lei, aveva declinato l'invito dei suoinumerosi pretendenti con un sorriso educato. Se fosse stata unastronza, li avrebbe snobbati con superiorità o magari ci sarebbe stata con tutti, giusto per gioco. Anche se non la conoscevo sul serio,sentivo che era una ragazza speciale. 

La prima volta che la vidi, smisi per un attimo di respirare. Ilmio amico Shawn pensava stessi avendo un attacco d'asma e presel'inalatore dal mio zaino. Poi, quando capì il motivo del mancamento, scoppiò a ridere e disse: «E io che pensavo stessi morendo!». Sisistemò gli occhiali sul naso e mi spinse all'interno dell'aula.Da allora, guardare Marta era diventato il mio passatempo preferito. Per Shawn avrei dovuto parlarle, trovare un po' di coraggio e "uscire le palle". In effetti, era da ben quattro anni che ricoprivoil ruolo di ammiratore segreto. Le avevo persino spedito dei fiori euna scatola di cioccolatini a San Valentino. Avrei dovuto scriverleun complimento, uscire allo scoperto. O, magari, darle anche unindizio. 

Ma per mia sfortuna ero un codardo. E soprattutto senza palle,come diceva Shawn. Ma me l'ero ripromesso: entro il diploma leavrei parlato. Non potevo vivere con quel rimorso. Anche perchédi sicuro Marta avrebbe frequentato una prestigiosa università dimusica e non l'avrei più rivista. 

Il 2 giugno, non ci crederete mai, successe un miracolo. Forsepersino Dio, da lassù, si era scocciato della mia codardia e avevadeciso di metterci il suo zampino. Anche se in un primo momentoavevo pensato a Shawn. Ma, per quanto lo conoscessi e per quantoprendesse in giro la mia timidezza, lui non era così diverso da me.Anzi, lui le ragazze nemmeno le guardava. 

Quel sabato sera avrei dovuto suonare al concerto di beneficenza organizzato dalla Moz-Art. Ero stato scelto insieme ad altri studenti del penultimo anno e tra questi c'era anche Marta. Ero nelpanico. Non volevo fare una brutta figura, mi sarei dovuto mettere in ghingheri, gel sui capelli e costume elegante, e mio fratelloavrebbe fatto di tutto per ridicolizzarmi. Lui non era rientrato neiprescelti e forse gli rodeva parecchio. Insomma, temevo che quellasera Stefan avrebbe fatto una cazzata, una di quelle umilianti cherimangono impresse a vita. Invece, come vi ho già detto, successeun miracolo. Dopo quattro anni di invisibilità, Marta si accorse finalmente di me. 

Vi è piaciuto il capitolo? Cosa ne pensate di Joseph? 

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