Un sorriso come vestito

Isabella era dentro la barriera creata da Alastor e assisteva la battaglia tra il suo nemico e il serpente. Non poteva udire le loro urla, ma percepiva che quel cervo maniaco avrebbe vinto. Si ricordò di come stesse per amazzarla. Ma doveva riflettere. Perchè l'aveva salvata? Perchè era corso in suo aiuto? Non riusciva a capirlo. Forse era venuto solo per darle di santa ragione a quel rettile oppure per la noia. All'improvviso si ricordò di quando aveva avvertito il "Demone della radio" di stare attento. Gli aveva detto che avrebbe chiamato i rinforzi, ma, in quell'istante, si accorse di essersene dimenticata. Era stata così intenta ad inseguire la demone e la bambina, che non aveva pensato a chi avrebbe potuto sorvegliare Alastor. Che idiota! Doveva prima chiamare gli altri criminali e addentrarsi nell'avventura del cigno e dell'umana, piuttosto che fare l'opposto e ripensare al dovere di prima. Era un grave errore di cui non si sarebbe mai perdonata, ma non doveva pensarci. Doveva trovare quelle ragazze e chiederle che fine avesse fatto il pornostar. Se avessero collaborato, avrebbe potuto risparmiarle, altrimenti le avrebbe portate in una lapide messa a caso in un cimitero. Non aveva altra scelta. Man mano che il combattimento si inaspriva, Isabella realizzava che il suo passato da novizia era stato solo una bugia. Le avevano detto che avrebbe trovato la pace in Dio e in Suo Figlio, ma invece era sempre stata inquieta e ribelle. Aveva sempre avuto quello scudo fatto di coraggio, solamente per non cadere nel baratro della disperazione. Prima quell'armatura creata dalla sua anima era divisa in due. Da una parte c'era la sua forza e dall'altra Aria, che aveva riempito la sua vita fatta di nulla, rendendola più interessante. Almeno era sempre qualcosa da fare, proteggere un'amica. Ma ora che l'aveva abbandonata per dormire in un albergo insulso per poi ballare su uno stupido palo, sentiva che quello scudo si era rotto e che l'unico modo per ricostruirlo era uccidere lei e la bambina. Sarebbe stato barbaro ma, dopo qualche anno, se ne sarebbe dimenticata dell'esistenza di quel duo. Dopo molto tempo un silenzio assordante invase la stanza di metallo. Per un momento credette che Al fosse morto. All'improvviso la barriera che l'aveva mantenuta in vita sparì. La ragazza raccolse dal pavimento la sua pistola, per metterla nella tasca della gonna.
-Cara, credo che quelle donzelle se ne siano andate.- disse Al, il quale le si era avvicinato con il suo sorriso agghiacciante. Isabella ebbe la tentazione di strangolarlo. Che cosa voleva da lei? Era solo una seccatura.
-Lo so, mica sono fessa.- ribattè bruscamente, mentre guardava il demone cervo con odio.
-Andiamo, tesoro, dovresti sorridere! Non si è mai del tutto vestiti senza un sorriso!- esclamò il cervo rosso, mentre, con due dita, cercava di allargare la bocca della ragazza. Ma la giovane, con una manata, riuscì a non farsi toccare.
-Non voglio le tue cazzo di dita sulla mia faccia, ok? Posso anche essere vestita, anche se sono seria. Come mai sei scappato?- replicò disgustata. Quel demone dalle sembianze di un cervo era davvero insolente! Anche se aveva le maniere di un gentiluomo, era sempre un maniaco invadente. Dio mio, perchè non aveva chiamato Nissy, perchè? Stava per girare i tacchi, quando la mano di Alastor trattenne il suo polso. Era calda, troppo. Isabella si girò, aggressivamente.
-Oh be' mi annoiavo! Stare in mezzo alla strada per così tante ore è davvero insoddisfacente.- disse allegramente, il signore della radio.
-Ma non dovresti scappare. Potevo ucciderti!- disse la ragazza, incrociando le braccia. Stupita, si accorse che dalla sua voce emanava una vaga preoccupazione per il figuro rosso, come se, amazzandolo, potesse mettere fine al gioco in cui stava giocando.
-Io non temo la morte, mia cara.- ribattè Alastor, coraggiosamente. Oh, neanche una pistola puntata su di lui lo avrebbe sconvolto! I due restarono in silenzio, per un minuto.
-Ascolta, siccome è scorretto lasciare da sola una signorina in una missione così ardua, vorrei unirmi a te, tesoro. Chissà, magari la tua pistola e i miei poteri potranno fare grandi cose! E poi, che male c'è ad avere un altro compagno di viaggio?- spiegò il misterioso mostro rosso. -Avrai anche bisogno di qualcuno che ti protegga.- aggiunse malizioso. La sua malizia era diversa da quella del finocchio rosa e bianco che stava cercando. Era una malizia psicologica, razionale e crudele. Anche più disturbante. Forse Isabella poteva aver bisogno di un protettore.
-Lo sai che stai tradendo i tuoi amici, vero?- chiese lei, inarcando un sopracciglio. Alastor rise.
-Lo so, ma a volte bisogna cambiare squadra, non credi?- ribattè. Il demone e la criminale si guardarono. Era deciso. Dovevano proteggersi a vicenda, per sopravvivere.
-E va bene. Verrai con me.- disse la ragazza, sospirando.
-Splendido! Saremo un'ottima squadra!- trillò Al, facendo una piroetta. Isabella, con lo sguardo, seguì Alastor, il quale, pian piano si stava allontanando.

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