Corvi

La brezza fresca accarezzava il viso di Isabella, la quale aveva dormito tutto il tempo nel dirigibile di Alastor. L'andatura veneranda aveva cullato la sua mente, per poter trasportare la ragazza nel mondo dei sogni. A volte vedeva se stessa trattenuta dai tentacoli di Al, per poter essere penetrata dall'amato. Pensandoci, la giovane criminale scoppiava a ridere. Era strano vedere Alastor fare l'amore! Non era Angel e di certo non sapeva che per andare a letto con una donna ci si doveva spogliare. Ma erano solo sogni e i sogni, non sempre, avevano un fondo di verità.
Un sole cocente entrò dalle palpebre della bionda, la quale scacciò i raggi dorati sdraiatasi sul suo corpo. Per un momento, con gli occhi impastati di sonno, si guardò intorno per capire dove fosse. Si ritrovava in una camera dalle pareti rosse, le quali erano punteggiate da lampade di porcellana che sembravano fiori aperti. Il parquet lucidato dalla cera risplendeva luminoso, come se fosse stato un secondo sole. Sul soffitto dondolava un piccolo lampadario di cristallo rosso, che rimandava i suoi giochi di luce, drappeggiati dal colore della porpora dei muri. Appoggiato alle mura, c'era una piccola scrivania di legno e su di essa erano sparpagliati la sua pistola, una spazzola e una bottiglia di olio di fegato di merluzzo. Il letto su cui era seduta era coperto da una lenzuola bianca e morbida. In fondo e sopra il capo della ragazza, facevano capolino guanciali morbidi di velluto nero. Isabella sorrise dolcemente. Il suo Al la stava viziando adeguatamente, a quanto pareva. Con questo pensiero, si alzò dal giaciglio e si diresse verso l'armadio posto sotto una lampada. C'erano vari abiti molto eleganti. Spostando lo sguardo, intravedeva abiti di seta decorati dal pizzo, mutandoni merlettati, camicette di seta e calze nere dal tessuto pregiato. Sotto i capi d'abbigliamento, cappellini piumati coprivano scatole colorate che contenevano stivaletti dalla pelle di capra, sandali eleganti e scarpe col tacco basso. Sospirando, la ragazza prese un abito di seta gialla da cui dietro si intravedeva un grosso fiocco, delle calze bianche, assieme ad un cappellino di paglia. Infine addocchiò degli stivaletti neri.
Dopo la sua vestizione, uscì dalla stanza per poter cercare Alastor. Il demone della radio era intento a guidare il dirigibile. Ogni  pulsante, ogni leva, sembrava avere occhi nascosti per osservare ogni movimento del cervo. Dalle finestre si vedeva il cielo azzurro e le nuvole dai riflessi dorati. Al si girò, nel vedere Isabella.
-Buongiorno, cara! Hai dormito bene?- chiese lui, prima di darle un bacio lieve sulla guancia. La ragazza tremò a quel contatto.
-Non c'è male.- ammise la giovane, dopo aver ripreso il controllo di se stessa. Alastor allargò il suo sorriso.
-Ah, e ti sei messa uno dei vestiti che ho scelto per te! Sei incantevole!- esclamò affettuoso. Isabella arrossì: era il suo primo complimento, dopo che la zia aveva elogiato la sua nuova tunica nera da novizia.
-Ti ringrazio.- mormorò la ragazza, prima di sistemare una ciocca ribelle di capelli biondi.
-Di nulla, cara.- disse Al, prima di darle un secondo bacio sulla guancia. Era tutto così dolce! Era come affondare insieme negli sterminati vortici della panna montata.
I due si sedettero davanti ad un tavolo, già apparecchiato con tazze finemente lavorate, con piattini bianchi delicati. Al centro della tovaglia floreale, c'era una teiera e un vassoio pieno di biscotti al cioccolato.
La ragazza mangiava lentamente e osservava Alastor, il quale stava sorseggiando la sua tazza di .
-Sai quando arriveremo in Grecia?- domandò lei, prima di addentare un terzo biscotto.
-Tra un'ora, tesoro.- rispose Alastor, prima di posare con delicatezza il piattino di porcellana.
-Com'è la Grecia?- chiese Isabella
-È splendida, mia cara! È circondata da un oceano cristallino e privo di alghe, sempre increspato dall'avanzare solenne delle navi. Le case sono davvero deliziose quanto gli abitanti. Sono davvero brave persone. In Grecia sbocciano fiori rosa dal profumo magnifico, magico! I boschi avvolgono i paesaggi con i loro possenti alberi e, a volte, si sente il battito delle ali degli uccelli.- raccontò il demone, trasognato. La ragazza era stupita dal fatto che Al non intraprendesse la carriera di scrittore. Di certo sarebbe stato molto famoso!
-Che si fa lì?-
-Be' si visitano i templi in cui abitanavo gli Dei, si cammina verso monti dalle cime aspre e ci si crogiola al sole per la Fiesta.-
Isabella cercò di immaginare la Grecia come aveva descritto Al. Magari, se ritornasse in Italia, avrebbe convinto la zia a vedere Atene o Olimpia.
Ad un tratto, un aereoplano di metallo passò davanti al dirigibile. Da dietro sbuffi di fumo si sparpagliavano per tutto il cielo. Il cuore della ragazza si fermò. E se fossero le ragazze che stava cercando? Dannazione, stavano sfuggendo dalle sue mani!
Alastor, come se avesse letto i pensieri della ragazza, si girò verso di lei, sorridendo.
-Non temere cara! Ho un piano.- disse allegro. Dopo tale frase, schioccò le dita e, da un fumo nero irrespirabile, comparve uno stormo di corvi dalle penne lucide e dai becchi di ferro. La giovane provò un certo timore nell'osservarli. Aveva sempre avuto paura dei corvi!
Gli uccelli, come guidati da una forza misteriosa, si inoltrarono nei cirri bianchi, verso l'aereoplano. Il demone e la ragazza restarono in piedi, ad ascoltare il verso dei pennuti che via via s'affievoliva e il battito dei loro cuori. Dopo dieci minuti, piccole gabbie di ghiaccio caddero nel dirigibile. La ragazza, non sapendo, cosa ci fosse in quegli iceberg minuscoli, si avvicinò e con immenso orrore scoprì che nei piccoli cubi di ghiaccio c'erano i corvi evocati da Alastor. Isabella aveva la stessa espressione allibita che Angel mostrava quando perdeva la sua droga.
-Non temere cara, quando arriveremo ci vendicheremo.- la rassicurò Al, prima di volgere uno sguardo in lontananza.
Dopo un po' si stagliarono piccole case circondate dal mare, dagli alberi e dalle rovine.
-Atene.- mormorò il demone, lentamente.
Erano in Grecia. E avrebbero preso la coppia femminile. Di questo, Isabella ne era sicura.

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