Parte 11 ✴ Rivelazioni
Ci volle più tempo del previsto per uscire dalla foresta e tornare a Trina, ma si mossero velocemente e per fortuna non incontrarono grossi ostacoli.
In quanto ai Viss, si erano separati da loro nei pressi della fonte e non li avevano più rivisti.
Durante la loro assenza le scosse di terremoto si erano spinte fino alla città, mettendo a rischio la vita degli abitanti. Per il momento però non c'erano stati gravi danni né vittime.
Garlis, che aveva passato l'intero viaggio di ritorno a riflettere e ad arrabbiarsi da solo, ignorò il capo della gilda e quello dell'esercito che attendevano il suo ritorno. Piuttosto si precipitò al Santuario, intenzionato a conferire con il Saggio.
Aveva pensato che quel viaggio fosse stato inutile e non volesse più rivedere Ariha. Con il passare dei giorni, riflettendo, capì una cosa fondamentale: se l'energia di Ellis gli aveva dato una visione di sé stesso, significava che aveva contribuito in qualche modo alla devastazione che li stava colpendo.
In ogni caso, il Saggio avrebbe interpretato la visione, capito se la sua intuizione era stata corretta o meno.
"L'energia di Ellis sta vacillando e tu sei parte della causa," gli confermò il vecchio, dopo averlo ascoltato.
Non sembrava stupito, ma era difficile immaginare cosa stesse provando, con il viso nascosto sotto tutte quelle rughe.
"Un Portatore di Luce non dovrebbe cedere all'oscurità," aggiunse, spiazzando del tutto Garlis.
"Io... non ho affatto ceduto all'oscurità!" ribatté, profondamente infastidito.
"Invece sì, ragazzo. Non avevi mai provato questa rabbia prima dell'arrivo di Ariha, mi sbaglio?"
"No..." ammise, abbassando lo sguardo. "Ma non significa niente, non posso aver causato la devastazione per così poco!"
"Inutile ribattere davanti alla realtà dei fatti," sottolineò il Saggio. "I Portatori di Luce, sin dall'inizio dei tempi, hanno protetto i Reyn combattendo con onore, lealtà, mantenendo viva la speranza. Non lo hanno fatto in preda all'ira e a rancori personali."
Ascoltandolo, Garlis strinse i denti. Non era colpa sua, ne era convinto!
O meglio, dentro di sé incolpava la causa scatenante della sua rabbia, non certo se stesso!
Poi arrivò la consapevolezza.
"Tu lo sapevi. Sapevi tutto sin dall'inizio, per questo hai mandato me e non un altro Portatore," disse, sconvolto.
"È esatto. Dovevi vedere la verità con i tuoi occhi e, allo stesso tempo, confrontarti con la causa di questi stati d'animo oscuri."
Garlis scosse la testa, deluso ed esasperato. Era stato la pedina nelle mani di quel vecchio e non ne aveva avuto il minimo sospetto.
"Voglio parlare con il Saggio dei Viss, devo sentire anche le sue motivazioni. Convocalo, so che puoi farlo."
"Io non farò una cosa del genere. Adesso è imperativo che tu faccia un'analisi su te stesso, prima che ci porti tutti alla distruzione."
"Lo so e lo farò, ma devo sapere! Non mi piace arrabbiarmi, ovviamente, lo faccio perché..."
Si zittì, pensieroso. Non era Ariha a farlo arrabbiare, non direttamente. Era il fatto che fosse un Portatore dell'Oscurità, che non sapesse della loro vita insieme, ma soprattutto il non sapere perché era capitato proprio a lui.
"Devo parlare con il loro Saggio, è importante. Quando saprò perché ha scelto proprio lui, capirò davvero cos'è successo e potrò andare avanti. Non ci riuscirò prima, non è possibile," insistette, ora più calmo.
Il vecchio lo scrutò a lungo senza dire una parola, come se stesse guardando nella sua anima, sondando le sue intenzioni.
"E sia," rispose poi, facendo tirare un impercettibile sospiro di sollievo a Garlis. "Adesso lasciami solo, provvederò ad avvisarti quando riceverò una risposta. Nel frattempo rifletti sulle tue azioni."
Il Portatore di Luce annuì e si avviò verso la porta del Santuario.
Si sentiva più leggero ora che tutto stava per finire, ma era anche appesantito dalla consapevolezza di essere la causa dei loro problemi. Era decisamente un boccone amaro da mandare giù.
Inaspettatamente trovò i suoi amici ad attenderlo, fuori dall'edificio.
Fermo sul posto per la sorpresa, si decise a farsi coraggio e andare da loro.
"Ragazzi... Scusate per come mi sono comportato finora, non ero in me," ammise, a sguardo basso.
"Non importa, sappiamo che è stata dura," rispose Vellga.
"Sembri più tranquillo adesso, il Saggio è stato d'aiuto?" domandò Oris.
"Sì, in un certo senso. Tu dovresti essere dalla tua fidanzata, lo sai vero?" gli fece notare.
"Non cambia niente se aspetta qualche altro minuto, prima volevo sapere come stessi," gli disse lo spadaccino.
"Tutti noi lo volevamo," aggiunse Anite. "Bentornato, Garlis."
Il Portatore sorrise, felice che i suoi amici fossero ancora lì per lui, malgrado il suo comportamento degli ultimi giorni.
"Non è ancora finita, in realtà. Ho chiesto di vedere il Saggio dei Viss... e vi voglio al mio fianco quando accadrà. Adesso è meglio se andiamo a riposare," suggerì.
Si avviarono all'osteria più vicina, mentre Oris li salutava per raggiungere la fidanzata.
L'alcol avrebbe aiutato Garlis a schiarirsi le idee? Forse, o forse no, ma al momento lui sentiva di averne bisogno.
L'indomani, un messaggero del Santuario lo avvisò che il Saggio dei Viss lo avrebbe incontrato quel pomeriggio, nelle terre neutrali.
Il punto di incontro doveva essere stata una scelta ovvia: sapeva di rischiare troppo entrando a Reyn, come loro avrebbero rischiato varcando i confini del regno nemico, per quanto Garlis fosse immortale.
Partì con i suoi amici senza avvisare nessuno, non voleva altri con sé in quel momento.
"Chissà com'è finita poi, tra Rowan e quell'occultista," pensò ad alta voce Oris, mentre erano in viaggio.
"Oh, e come vuoi che sia finita?" domandò Anite, dandogli una gomitata amichevole al fianco. "Ieri sera l'ho visto al bancone dell'osteria, era triste, abbattuto, e quindi... me lo sono fatto."
"Anite, sei incorreggibile!" esclamò lo spadaccino, sebbene non fosse affatto sorpreso dalla rivelazione.
"Che vuoi farci, se vedo un uomo col cuore spezzato lo devo consolare. Sono una donna magnanima," scherzò la maga, come a volersi giustificare.
Adesso era in grado di camminare senza problemi ed era merito della fonte. La sua ferita era guarita praticamente subito, nelle prime ore dopo aver bevuto l'acqua miracolosa, fino a sparire senza lasciare alcuna cicatrice.
La fonte era stata ciò di cui avevano bisogno, nel momento di maggior bisogno.
Notando che Garlis era silenzioso, l'amica fece segno agli altri due di precederli e rallentò il passo, portandosi al suo fianco.
"Come ti senti?" chiese.
"Sono preoccupato," ammise lui, con un sospiro. "Ma sto bene, ho avuto abbastanza tempo per chiarirmi le idee."
"Quindi cosa chiederai al Saggio?"
"Di dirmi tutto su Ariha, iniziando dal perché ha scelto proprio lui. Sento che quando lo saprò potrò metterci una pietra sopra," rispose, sicuro di sé.
Anite annuì.
In realtà non era solo questo a preoccupare Garlis.
E se si fosse rivelata una trappola? Se lo era domandato, ma non osava dare voce a quel pensiero.
Era vero che lui non correva rischi e non aveva specificato che avrebbe portato qualcun altro con sé, eppure qualcosa non gli tornava.
Perché il Saggio dei Viss aveva accettato di vederlo subito? Avrebbe potuto ignorarlo... ma non l'aveva fatto.
Certo, lui non era stato testimone della comunicazione tra i due saggi, perciò non poteva immaginare cosa lo avesse spinto ad assecondare la richiesta.
In ogni caso, qualcosa lo sapeva: il loro patto di non belligeranza si era esaurito al termine della missione, perciò sarebbe potuto succedere di tutto quel giorno.
"E riguardo ad Ariha? Al modo in cui l'hai trattato l'ultima volta?" chiese la maga, chiaramente in pensiero per il suo amico.
"A questo proposito... Mi rendo conto che ho agito di impulso, per tutto il corso del viaggio. Mi pento di come l'ho lasciato l'ultima volta, ma non so quando potrò rivederlo, né cosa vorrò dirgli quando accadrà. So che non è Ari... non più, ormai. Sono solo molto confuso su come mi sento e cosa voglio," ammise.
"Spero che il Saggio possa fare chiarezza," rispose l'amica, accennando un sorriso.
"Siamo arrivati!" annunciò Vellga, poco più avanti rispetto a loro.
Dopo aver raggiunto lui e Oris, videro che in lontananza si vedeva una tenda, unico puntino colorato nella landa desolata che erano le terre neutrali.
Aumentarono il passo.
Fuori da essa c'erano due guardie Viss che si misero sull'attenti non appena li videro. Uno dei soldati entrò all'interno, probabilmente per avvisare del loro arrivo. L'altro si fece da parte, scostando un lembo di tessuto per far passare Garlis.
Malgrado il gesto educato, lo stava guardando con disgusto.
Il Portatore si voltò verso gli amici, combattuto.
Il discorso avrebbe toccato argomenti delicati, che forse lui non avrebbe voluto condividere. Inoltre c'era davvero il rischio che fosse una trappola.
"Aspettatemi fuori," chiese, al che loro annuirono.
Entrò passando davanti alla guardia, ritrovandosi in un ambiente arredato in modo semplice, nei colori spenti dello stemma Viss. Si guardò intorno meglio e schiuse le labbra per la sorpresa quando si accorse che c'era anche Ariha, seduto a gambe incrociate su una sedia in fondo a sinistra.
Notando Garlis, lui scattò in piedi e fece per raggiungerlo.
Sul viso aveva un'espressione dura che il Reyn non riuscì a decifrare.
Da un altro ambiente della tenda delimitato da un telo emersero due figure, attirando l'attenzione di entrambi.
La prima non era altri che il soldato che aveva preceduto Garlis. La seconda, che impugnava un grande scettro, doveva essere il Saggio dei Viss.
Era un essere basso, ricurvo in avanti e ricoperto di rughe. Somigliava molto al loro Saggio, se non fosse stato per la pelle di un colore grigiastro e decisamente poco umano.
"Finalmente ci incontriamo, Portatore di Luce," disse con fare solenne, in un tono di voce graffiante e consumato dall'età. "Prego, sedetevi entrambi."
Con un gesto della mano indicò una scrivania poco distante davanti alla quale si trovavano due sedie. Ariha era seduto su una di esse, quando il Reyn era arrivato.
Senza proferir parola fecero come indicato, dimenticando i convenevoli, mentre il Saggio si accomodava dall'altra parte del tavolo e la guardia Viss usciva dalla tenda.
"Perché siamo qui entrambi?" domandò il Portatore di Luce, spostando lo sguardo dal vecchio ad Ariha e viceversa.
"Quando ho saputo del vostro incontro ho preteso di essere presente," rispose quest'ultimo. "Cò di cui parlerete mi riguarda, credo di avere anche io il diritto di sapere."
"Ed è qui che ti sbagli," si intromise il Saggio. "Non avresti dovuto sapere sin dall'inizio, ma il destino ha voluto così. Quando ti ho scelto per la missione alla fonte, sapevo che avresti sporcato ancora di più l'energia del Portatore di Luce, ma non credevo che saresti tornato intaccato a tua volta."
"Intaccato... In che senso?" domandò Garlis, lo sguardo incredulo fisso su di lui.
"È una sciocchezza," rispose il Viss, scuotendo la testa.
"No, invece," insistette il vecchio, senza aggiungere altro.
Il Reyn aggrottò le sopracciglia, confuso.
"Basta giri di parole, io sono qui per sapere la verità. E chiamami Garlis, lasciamo perdere le inutili formalità."
"Mi piace come ragioni, ragazzo," riprese parola il Saggio. "Vuoi la verità? La avrai. Ho scelto Ariha come Portatore perché aveva un potenziale oscuro interessante, che avrei potuto ampliare con il tempo. Avrei potuto decidere diversamente, invece ho voluto rischiare e questo ci ha portati ad essere qui, adesso."
"Quindi è stato... che cosa, un caso?" insistette, insoddisfatto.
"No, direi più un'opportunità. Potevo creare qualcosa di nuovo, prendere un Reyn morto e trasformarlo in qualcos'altro... E per quanto fosse rischioso, era anche affascinante, perciò l'ho fatto senza pensarci due volte."
Garlis strinse i denti, infastidito.
"So che siete stati sposati in passato, ma la persona che amavi ormai non c'è più. Ho riportato io la vita nel suo corpo morto. L'ho fatto regredire a uno stato prenatale e ho rimesso l'anima all'interno, svuotandola dai suoi ricordi. Li ho cancellati irrimediabilmente," sottolineò, senza esternare alcuna emozione. "La persona a cui tenevi non esiste più, anche se Ariha gli somiglia."
Il Portatore di Luce chinò il capo. Sentiva il cuore stretto in una morsa.
Lui non aveva modo di ricordare, tutto ciò che aveva vissuto era stato spazzato via.
La sua anima non poteva tornare a Ellis, al riposo eterno che meritava, né poteva rammentare la sua vita. Era come se non fosse mai esistito e ciò non era giusto. Non lo era per Ari, che era stato del tutto annullato, né per se stesso, che sapeva e voleva giustizia... ma non l'avrebbe mai ottenuta.
"Sei stato tu... a ucciderlo?" chiese, trattenendo a stendo le lacrime.
"No, me lo hanno portato già morto. C'era la possibilità che, una volta tornato in vita e diventato adulto, volesse sapere di più sulla sua esistenza, e che prima o poi scoprisse chi era davvero... ma ho deciso di correre il rischio, perché c'era in gioco qualcosa di più importante," rispose il vecchio, alzandosi in piedi e stringendo di più lo scettro con la mano.
"Che cosa?"
"Tu."
Garlis assottigliò lo sguardo, confuso, gli occhi ancora lucidi per il dolore.
"Nessuno aveva mai provato a convertire all'Oscurità un Portatore di Luce. Io ci sono andato vicino. È per questo che ho organizzato la missione, per farvi incontrare e portare avanti l'opera."
"Tu lo sapevi?" chiese ad Ariha, sentendosi tradito.
"No, me l'ha detto poco fa," rispose il Viss, senza guardarlo in faccia.
"Niente ha più importanza adesso. Vieni con me, ti insegnerò a incanalare la tua rabbia per completare ciò che è già iniziato. Ellis non sarà più a rischio una volta che il processo sarà completo, e tu diventerai capace di grandi cose!"
"No, non esiste," ribatté Garlis, spiazzato. "Sono qui per ottenere delle risposte, non per voltare le spalle al mio popolo!"
"Siamo tutti figli di Ellis. Abbracciare l'Oscurità non è un tradimento, ma una libera scelta," insistette.
"Finiscila, vecchio! Per me non è stata affatto una scelta!" intervenne Ariha, scattando in piedi. "A quanto ne so ero un Reyn ed ero felice. Perché si è dovuti arrivare a questo?!"
"No, tu eri morto, ragazzo. Morto, niente di più," rispose duramente il Saggio, dopodiché tornò a rivolgersi a Garlis. "Lo ha ucciso un mercenario, poi mi ha venduto il suo corpo perché ci facessi esperimenti. Non ho chiesto io la sua morte, ho solo accettato ciò che mi era stato offerto."
"Offerto..." ripeté Ariha, a denti stretti.
"Quindi non miravi a lui sin dall'inizio, è solo... capitato. E lo hai reso Portatore per poter arrivare a me?" domandò il Reyn, sempre più spiazzato dalle sue rivelazioni.
"Esatto, ragazzo. Finalmente inizi a capire."
Garlis si alzò in piedi a sua volta, intenzionato a mettere fine a quella conversazione. Aveva avuto le sue risposte e non gli piaceva la direzione in cui stava proseguendo il discorso.
"Eh no, non così in fretta!"
Con un gesto dello scettro, il Saggio trasformò la stoffa della tenda in metallo e fece sparire le uscite.
"Abbiamo ancora tanto di cui parlare, noi due."
Le rughe che gli ricoprivano la zona della bocca si piegarono in un sorriso lugubre.
"Facciamo tre!" esclamò Ariha, brandendo le spade e rivolgendole allo stregone.
"Ti rivolti a me, tu che sei la mia creatura? Ti ho donato la vita!"
"Io non l'avrei voluta! Non questa vita!" gli urlò, scattando in avanti.
Una folata di vento lo fece arretrare e per poco non perse l'equilibrio.
"Ingrato!"
"Ho visto cos'è successo e ho sentito il richiamo di Ellis! L'avrei seguito, ma tu me l'hai impedito!"
Anche Garlis impugnò la spada e si fece avanti per aiutarlo, ma il Saggio lo respinse allo stesso modo.
"Non deve per forza andare così. Puoi unirti all'Oscurità, unirti a noi," continuò, rivolto a lui.
"Non lo farò mai!" urlò il Portatore di Luce. "E visto che noi due siamo immortali, questo scontro può finire solo in un modo!"
Distratto dalle parole di Garlis, il Saggio non si accorse che Ariha gli si era avvicinato. Lo notò appena in tempo per schivare un suo attacco volto a trafiggergli lo stomaco.
Con una folata di vento più forte li respinse indietro entrambi, facendoli sbattere contro le pareti di metallo della tenda.
Il Reyn non fece tempo ad alzarsi che si ritrovò il saggio davanti, lo scettro puntato nella sua direzione. La piccola sfera in cima al bastone si stava riempiendo di una nube oscura e spettrale.
Garlis si ritrovò a fissarla senza farci caso, accorgendosi di avere il corpo immobilizzato da una forza sovrumana.
Ariha sfruttò il fatto che il Saggio fosse concentrato su di lui per avvicinarsi di nuovo e colpire lo scettro con la sua spada. Questo si divise in due sotto la sua forza, scatenando un'esplosione di Oscurità che spinse indietro tutti e tre.
Un istante dopo la tenda ritornò a essere fatta di tessuto.
"Avete avuto ciò che volevate, ora uscite da qui!" sbraitò il vecchio. "Io avrò altre occasioni!"
Incredulo, Garlis rivolse lo sguardo prima a lui e poi ad Ariha, che stava abbassando le armi.
"Ci arrendiamo così?" gli chiese, a bassa voce, mentre si rialzava a fatica.
Avrebbero potuto catturarlo, portarlo a Reyn e tenerlo prigioniero per sempre, oppure processarlo. Un'altra opzione sarebbe stata quella di ucciderlo loro, in quel momento. In ogni caso, erano in vantaggio.
"Dice così perché non può rischiare, senza di lui non ci sarebbero altri Portatori di Oscurità e per il popolo sarebbe un danno troppo grande," precisò il Viss, con un sorriso volto a schernirlo. "Non otterremo più nulla stando qui e io sono stanco di vedere la sua faccia raggrinzita."
Detto questo, prese Garlis per un braccio e lo trascinò fuori con sé.
I suoi amici, vedendoli insieme, si allertarono e si alzarono in piedi.
Ariha li notò e si voltò verso il Portatore di Luce, sorpreso.
"Hai portato gli amici con te? Poteva essere rischioso!" commentò.
"Ho fiducia nelle loro capacità e mi serviva supporto morale," si giustificò lui.
Il Viss scosse la testa ma non commentò. Fece segno loro di seguirli, appena prima di rimettersi in cammino.
"Non è saggio restare qui, meglio muoversi," annunciò.
"Dove mi stai portando?" chiese Garlis, scrollando il braccio perché lo lasciasse.
"Non è molto lontano, non pensarci e vieni."
"Io non mi fido ancora di te, lo sai vero?" insistette.
Alle sue spalle, gli amici assistevano al discorso incuriositi e confusi, senza proferir parola.
Il Viss lo ignorò e continuò a camminare.
"Eccoci, siamo arrivati," annunciò dopo un po'.
"Arrivati dove?" domandò il Reyn, dopo un attimo di esitazione.
Il Portatore di Oscurità non rispose subito. Spostò lo sguardo sugli altri tre, prima.
"Lasciateci parlare da soli," chiese loro, quasi fosse un ordine.
Senza ribattere, Anite, Oris e Vellga mandarono occhiate cariche di preoccupazione al Portatore di Luce, dopodiché si allontanarono abbastanza da non sentire il loro discorso.
"Sono confuso, Ariha," dichiarò Garlis, riportando la sua attenzione su di sé. "Ci hai portati via senza dare spiegazioni e adesso ti permetti di dare ordini ai miei amici?"
"Non era saggio restare, l'ho detto, e c'è un motivo per cui voglio parlarti in privato," ribatté, per poi sospirare.
Si passò una mano attraverso il ciuffo di capelli, infastidito, mentre con lo sguardo vagava nella pianura desolata davanti a sé.
"È proprio qui che è successo. Intendo... la morte di Ari," rivelò, senza guardarlo in faccia.
Il Portatore di Luce sgranò gli occhi, preso alla sprovvista.
"Che cosa?" domandò, incredulo.
"È così. Ho pensato che tu dovessi saperlo, o non sarebbe stato giusto."
"Come fai a esserne certo?"
"Perché l'ho visto, Garlis! Alla fonte... Ellis stesso me lo ha mostrato. È questo che non ti volevo dire prima," ammise, tornando a guardarlo.
Il Reyn ebbe l'impressione che le gambe non riuscissero più a sorreggerlo, mentre la mente gli veniva svuotata all'improvviso. Ariha lo afferrò prima che cadesse, facendolo tornare alla realtà.
"Adesso sono pronto a raccontartelo, se tu lo vorrai," continuò. "Sediamoci, va bene?"
Garlis annuì, sebbene fosse ancora scosso.
Si accomodarono proprio lì, sulla sabbia.
"La fonte mi ha mostrato la mia morte. La morte di Ari, intendo. L'ho vista... come se fossi stato di nuovo lui, con tutti i suoi pensieri e le sue sensazioni del momento," sospirò. "Io mi ero giocato tutto, Garlis, ciò che avevo e anche ciò che non avevo. Era una scommessa disperata, ma speravo ancora di vincere e salvarmi... Non è stato così e il mercenario che era mio avversario si è preso la mia vita come pagamento. È stato rapido, non mi sono nemmeno accorto che mi avesse tagliato la gola, prendendomi di sorpresa..." fece una pausa nella quale tirò un flebile sospiro, tutto il dolore che emergeva dalle sue parole pronunciate in un tono di voce incerto, tremolante. "Ma il richiamo di Ellis, quello sì che l'ho sentito. Era... una sensazione confortante, dolce, che mi avvolgeva. Mi ha trascinato via con sé... E non so cosa sia successo dopo, ma il Saggio mi ha fatto tornare, strappandomi a Ellis. A quel punto la visione si è interrotta," concluse, lo sguardo basso e gli occhi lucidi.
Garlis ci mise un po' per metabolizzarlo. Aveva anche lui gli occhi lucidi e con una mano si copriva la bocca, sconvolto.
Ascoltare le parole asettiche del Saggio era stato un conto, ma sentire la storia raccontata da chi l'aveva vissuta era stata tutta un'altra cosa.
Si sentiva scosso nel profondo.
"Grazie... per avermelo detto," rispose dopo un lungo silenzio, avvertendo un nodo alla gola. "E scusa se me ne sono andato in quel modo, quando eravamo alla fonte... Ero così arrabbiato... di una rabbia cieca. Ma ora che so la verità, credo che sia... meglio."
Disse l'ultima parola con la voce incrinata per poi scoppiare a piangere, non potendo più resistere.
Ari era morto, ma era stato cullato dall'energia di Ellis, dove sarebbe dovuto restare a riposare in eterno... invece non gli era stato permesso.
Non era neppure tornato davvero, perché Ariha non ricordava nulla della sua vita precedente.
Non c'era più e basta, come aveva detto il Saggio dei Viss.
Come intuendo i suoi pensieri, il Portatore di Oscurità gli prese le mani e appoggiò la fronte alla sua.
"Garlis, io credo sia come hai detto tu quella volta... Anche se io non ho memoria di quei tempi, le nostre anime si sono riconosciute. Io non potrò mai ricordare, né tornerò a essere Ari, ma voglio sapere tutto di lui e di quello che c'è stato tra di noi. Voglio conoscere meglio anche te, se me lo concederai..."
Si scambiarono uno sguardo intenso, ricco di sofferenza, paura, incertezza, ma anche di qualcos'altro.
"Tu... vuoi conoscere me?" domandò Garlis, perché tra tutte le sue richieste gli sembrava la meno plausibile.
"Sì. Te l'ho detto, le nostre anime si sono riconosciute. Tu e Ari vi amavate, non può essere finita con la morte. Io... non so cosa sia l'amore e non so cosa provo per te," sottolineò, per mettere le mani avanti, "ma non posso accettare che tutto torni come prima di sapere, come se niente fosse."
"Nemmeno io," rispose subito il Reyn, quasi spaventato ora che era stato messo davanti a quella possibilità.
Ariha annuì, consapevole che avevano appena raggiunto una sorta di accordo, poi spostò altrove lo sguardo.
"Io... ho avuto molte donne nella mia vita, e credo che con loro non abbia mai funzionato del tutto. Non so se sono in grado di essere fedele, o se voglio esserlo davvero... Mi servirà tempo per capire, per conoscermi e per abituarmi a questa nuova situazione."
"Non affrettiamo le cose," gli chiese Garlis. "Piuttosto, cosa farai adesso?"
"Io sono un Viss, questo non cambia. Il Saggio non può bandirmi dal mio paese, ma la guerra adesso per me non ha più alcun senso. Non ho avuto voce in capitolo quando il vecchio ha deciso che sarei diventato un Portatore, ma ciò che sono non implica nessun obbligo nel combattere voi Reyn. Potrò rendermi utile per il mio popolo in altri modi."
Garlis annuì, rendendosi conto che per lui era lo stesso. Il suo incarico non aveva sempre comportato la battaglia tra i due regni, infatti spesso era stato coinvolto in missioni all'interno dei confini.
Ormai quella non era più la sua guerra, perciò non intendeva combatterla.
"Magari potremmo..." continuò il Viss, che adesso era tornato a guardarlo, "sì, potremmo costruire una casa qui, nelle terre neutrali. Un posto sicuro dove incontrarci, conoscerci, senza impedimenti politici o giudizi di altri."
Il Portatore di Luce abbassò lo sguardo.
Non si stavano dichiarando amore né stavano decidendo di avere una relazione romantica ed esclusiva, ma una casa era decisamente un impegno. Lui non era ancora del tutto sicuro di ciò che stavano creando, ma si disse che valeva la pena di provare per vedere dove ciò li avrebbe condotti.
Come Ariha, anche lui non voleva che tutto tornasse come prima.
"Va bene, mi sembra una buona idea," gli concesse. "Lo ammetto, non so se questa cosa funzionerà... o se apprezzerò mai alcuni lati del tuo carattere, ma voglio darci un'opportunità."
Il Viss sorrise e, per una volta, sul suo viso non c'era alcuna traccia di scherno.
Anche se aveva perso tutti i ricordi, lui era stato Ari in un'altra vita e la sua anima era la stessa. Finalmente, ora che sapeva la verità, Garlis era in grado di accettare a pieno la cosa.
Se le loro anime si erano trovate la prima volta, se forse erano davvero destinate e trovarsi, allora poteva accadere di nuovo, anzi secondo lui era probabile che accadesse.
Decise che avrebbe vissuto questa nuova situazione con calma, dandosi il tempo necessario per conoscere Ariha, capire se stesso e cosa volesse davvero.
Ora entrambi conoscevano tutta la storia, perciò non c'era più alcuno spazio per l'odio. Il loro ritrovato equilibrio, probabilmente, non avrebbe più interferito con l'energia di Ellis, provocando calamità nelle terre conosciute.
Garlis ci sperava, ma sapeva che solo il tempo - e il Saggio del Santuario - glielo avrebbero potuto confermare.
"Nemmeno io ti apprezzerò mai del tutto, ne sono sicuro, ma sento... che tu sei l'unico punto fisso della mia vita. Cazzo, che fatica per ammetterlo!" esclamò il Viss, scuotendo la testa con fare imbarazzato.
Il Portatore di Luce sorrise, divertito - ma per qualche motivo anche commosso - dalla sua affermazione.
"Siamo entrambi molto confusi riguardo a ciò che vogliamo, pare, ma avremo tutto il tempo di Ellis per scoprirlo."
Note di quella che scrive
Ormai siamo vicini alla fine, manca pochissimo.
Se vi va ditemi cosa ne pensate, sono sempre curiosa di leggere pareri e riflessioni.
A prestissimo xx
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