4 - UNO SCONTRO ALLA PARI

Arrivato a scuola non sapevo proprio come comportarmi o cosa aspettarmi da Kian, quello che avevo fatto ieri sera, o meglio che mi aveva costretto a fare, non era qualcosa che potevo dimenticare o fare finta non fosse mai successo.

Con stupore e soprattutto rabbia dovetti constatare che lui invece ci riusciva perfettamente, per le prime ore di lezione si comportò come suo solito, mi lanciò solo qualche occhiata e qualche frecciatina quando venni richiamato dal professore per la mi mancanza di attenzione...

"La sera dovresti smettere di stare davanti al computer..."

Avevo voglia di strozzarlo "Fottiti!"

Come potevo non distrarmi quando la persona che mi aveva guardato masturbarmi era a meno di un metro da me?

Fortunatamente all'intervallo Keiko venne a chiamare Kian, lui si alzò per raggiungerla.

Li guardai uscire con una strana sensazione allo stomaco, in quel momento però venni raggiunto da Aya, Saori e Nami che mi parlarono di una festa per quel fine settimana.

Sarebbe stato il compleanno di Aya e da come mi guardava mi fece capire che come regalo per i suoi 18 anni voleva il mio cazzo ...

Forse poteva essere la soluzione al mio problema chiamato Kian.

Assicurai alle ragazze la mia presenza.

Aya prima di andarsene mi disse "Non vedo l'ora di averti alla mia festa" e io pensai malizioso "e tra le tue gambe" poi mi diede un bacio.

Mi staccai come scottato sentendo la voce di Kian "Ti posso assicurare che Keita è biondo naturale"

Non mi ero reso conto che quello stronzo era rientrato e mi stava rivolgendo uno strano sguardo.

Io divenne tutto rosso ricordando che mi aveva visto praticamente nudo.

Aya gli rivolse un gran sorriso, perché pur non capendo a cosa si riferisse Kian era sempre un piacere essere l'oggetto delle sue parole.

Appena se ne fu andata gli sibilai "Stronzo" e cercai di ignorarlo.

Tutto andò bene fino all'ora di educazione fisica, poi per un motivo a me sconosciuto a parte quello di rompermi i coglioni Kian aveva preso a stuzzicarmi con maggiore insistenza.

Finché durante la partita di calcio, mi entrò in scivolata scaraventandomi a terra.

Ero praticamente spalmato su di lui quando sentì la sua voce derisoria "Lo so che ti eccito, ma vorrei alzarmi"

Cosa? Schizzai in piedi e rossi in viso per la rabbia e la vergogna gli sibilai "Tu non potrai mai eccitarmi", fortunatamente il gioco si era già spostato lontano da noi e non avevamo spettatori indesiderati.

Kian sorrise furbo "Ieri sera non sembrava proprio"

Mi sentii colto in fallo così cercai di negare "Non pensavo a te"

Lo vidi assottigliare lo sguardo "Pensavi alla piccola Aya? Credimi tempo sprecato non vale la fatica di sopportarla, non sa neanche fare un pompino come si deve e quando gode sembra un gatto in calore"

Lo guardai allibito stavo per chiedergli come facesse a saperlo, ma mi sembrava ovvia la risposta.

Lui sorrise "Potrebbe essere divertente farle vedere il video di ieri sera, sei così espressivo ... oppure potrei semplicemente metterlo in rete ..."

Non sapevo se era più la rabbia di avere la conferma di quante ragazze si fosse portato a letto, o la frustrazione per quello che mi faceva provare nonostante sapessi si stesse solo divertendo con me o il terrore che qualcuno potesse scoprire che ero completamente in mano a questo sadico bastardo, fatto sta che gli saltai addosso per mollargli un pugno e iniziai a inveire contro di lui "Brutto pervertito io ti ammazzo"

Lui mi afferrò al volo e mi scaraventò nuovamente a terra.

Il professore si rese conto solo in quel momento della nostra lite, accorse da noi sbraitando "Logan, Anderson fermatevi!"

Ci fece separare e poi iniziò la sua ramanzina "Non ammetto liti nella mia ora. L'agonismo sportivo non deve mai trasformarsi in violenza. L'avete combinata grossa. Per punizione al termine dell'ora sistemerete la palestra. Adesso 20 giri di campo."

Annuimmo entrambi, ma il sorrisino che vidi sulle labbra di Kian mi fece dubitare che la nostra lite fosse stata casuale.

Facemmo i nostri giri di campo sotto gli occhi attenti del professore, ogni tanto rivolgevo a Kian uno sguardo furioso perché quella punizione era tutta colpa sua.

Il professore non ci perse d'occhio nemmeno mentre sistemavamo la palestra, forse temeva una nuova lite vista la mia evidente rabbia.

Quando finimmo i nostri compagni erano già andati a casa e il professore contento del nostro operato ci mandò finalmente a fare la doccia.

Mi fiondai immediatamente nello spogliatoio felice di togliermi quella tuta fradicia di sudore.

Mi rilassai sentendo l'acqua calda avvolgermi nel suo abbraccio, chiusi gli occhi e mi persi dietro i miei pensieri.

Ero talmente assorto che non mi accorsi che Kian aveva aperto la porta della doccia e mi stava osservando.

Si avvicinò e mi afferrò con una mano i capelli dietro la nuca, facendomi sussultare dalla sorpresa "Che ..." non feci in tempo a dire niente che sentii le sue labbra catturare le mie e coinvolgermi in un bacio subito passionale, mi spinse contro il muro e succhiò il mio labbro inferiore, il contatto fra i nostri corpi mi fece ansimare e lui ne approfitto per invadere la mia bocca.

Il mio cervello andò a farsi un giro l'ultimo pensiero saggio fu "devo respingerlo" ma chiaramente non lo ascoltai e mi ritrovai a rispondere e a desiderare di più.

Portai le mie mani fra i suoi capelli, mentre sentii le sue iniziare ad esplorare il mio corpo.

Kian si stinse maggiormente su di me e il contatto fra le nostre erezioni mi fece sfuggire un gemito.

Sentii la sua mano scendere fra i nostri corpi e afferrare il mio sesso, mi staccai dal bacio per prendere aria, quel contatto mi aveva fatto dimenticare come si respirava.

Iniziò a muoverla e io mi persi, l'acqua della doccia batteva sul mio corpo, ma a me sembrava così lontana e insignificante, tutti i miei sensi erano concentrati sul piacere che mi stava invadendo come un fiume in piena, portando via ogni cosa non fosse lui.

Kian prese a mordermi il collo e sussurrò "Voglio vederti venire per me" quella frase mi fece correre un potente brivido lungo la schiena e desiderare di fare altrettanto, anch'io volevo vedere Kian godere per merito mio, sentirlo gemere il mio nome.

Così con la poca lucidità rimasta gli tirai i capelli per fargli abbandonare il mio collo e prima di baciarlo nuovamente gli dissi "Anch'io"

Portai poi la mia mano al suo sesso, lo strinse nel pugno e dopo aver fatto roteare il pollice sul glande completamente scoperto, presi a masturbarlo come lui stava facendo con me.

Non mi importava se quello che stavamo facendo era sbagliato, se eravamo due ragazzi, se era il ragazzo di mia sorella, se lo consideravo stronzo e bastardo e se perfino lo odiavo.

In quel momento niente aveva più senso, solo i nostri gemiti e i nostri ansiti che si univano e sparivano nelle nostre bocche fameliche, il nostro piacere che ci stava rendendo schiavi.

L'orgasmo mi raggiunse potente e appagante, mi appoggia con la fronte alla sua spalla mentre sentivo anche lui riversarsi nella mia mano.

Lo sentivo ansimare e cercare di riprendere a respirare normalmente.

Si staccò da me e si appoggiò con la schiena alla parete della doccia, io feci lo stesso in quella opposta, eravamo uno di fronte all'altro, entrambi ancora ansimanti e sconvolti per l'orgasmo.

Non avevo mai goduto così tanto per una semplice sega, forse fatta da lui non era una semplice sega ...

Dopo un momento per riprendermi alzai la testa e lo guardai negli occhi mentre l'acqua lavava via le tracce di ciò che avevamo appena fatto.

I suoi occhi mi sembrarono alquanto sconvolti, meno sicuri del solito, forse anche a lui la situazione era scivolata di mano.

Certo era stato lui a iniziare, ma forse non si aspettava finisse così.

Lo avevo sconvolto e questo mi faceva sentire potente. Era stata una lotta alla pari.

Mi rivolse uno strano sorriso "È stato un piacere" e uscì dalla doccia.

Che altro potevo aspettarmi da lui?

Ma infondo era molto meglio così, anch'io in quel momento preferivo non parlare e non pensare a quello che era appena successo, per non farmi scoppiare la testa.

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Non riuscivo a capire com'era potuto accadere ...

Avevo previsto tutto tranne di essere dominato dal desiderio e dal piacere.

Poche ore prima quando avevo visto Aya fare la gatta morta con Keita non avevo resistito alla voglia di ricordargli che lui adesso mi apparteneva e preparare la mia piccola ritorsione ...

Ero certo che se lo avessi stuzzicato Keita non avrebbe resistito e il professore di educazione fisica ci avrebbe messo in punizione.

L'occasione giusta per restare da solo con lui.

Ero entrato nella doccia con l'intenzione di averlo in mio potere, di fargli capire che non poteva resistermi e invece ero stato io a cadere nelle sue mani.

Il suo corpo bagnato dall'acqua, i suoi capelli biondi che gli ricadevano sul viso, i suoi occhi blu liquidi di piacere e poi la sua bocca che rispondeva vogliosa ai miei baci e le sue mani sul mio corpo ... mi avevano fatto perdere la testa ...

Mi ero completamente lasciato andare e questo non era da me, era innegabile ormai il potere che Keita aveva su di me.

Avevo dovuto fare uno sforzo immenso per non pretendere di più ed uscire da quella doccia senza saltargli addosso, sicuramente lui non era ancora pronto a concedermelo ...

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Finii di lavarmi con calma e quando ritornai nello spogliatoio Kian era ancora lì, nudo e bagnato, intento a recuperare i suoi vestiti dall'armadietto.

Deglutii e sentii la mia eccitazione tornare.

Quando era entrato nella doccia non mi aveva dato il tempo di ammirarlo, non riuscivo a capire perché un corpo maschile così simile al mio mi potesse far eccitare, eppure era così non riuscivo a staccare gli occhi dalla sua pelle liscia e perfetta, i suoi muscoli erano talmente ben delineati che si sarebbe potuto tenere una lezione di anatomia.

Quando mi guardò mi persi in quella notte nera, la sua voce divertita mi riscosse "Ti piace ciò che vedi Keita?"

Divenni rosso rendendomi conto di essere stato colto a fissarlo con la bava alla bocca peggio che davanti ad un'invitante coppa di gelato, riuscii solo a dire "Non chiamarmi Keita"

Lui ampliò il sorriso "Smetterò quando riuscirai a farmelo urlare"

Mi girai indignato capendo chiaramente a cosa si riferiva "Bastardo"

Mi vestii in silenzio deciso a non rivolgergli più la parola.

Arrivato davanti alla scuola dovetti rivedere il mio piano, non c'erano più autobus per ritornare a casa, Kian appoggiato alla sua auto mi guardava sorridendo.

Anche se l'idea di farmi la strada a piedi non mi allettava, non gli avrei mai chiesto un passaggio. Adesso che non ero più preda dei miei ormoni impazziti lui era nuovamente la persona che odiavo di più.

Lo sentii chiedermi "Lo vuoi un passaggio?"

Mi morsi il labbro indeciso ...

Oh, a quel paese, era colpa sua se ero stanco sia fisicamente che mentalmente, mi diressi al lato del passeggero e montai in macchina senza dire una parola sotto il suo sguardo divertito.

Restammo in silenzio per tutto il viaggio, finché non fummo sotto casa mia, prima di chiudermi la portiera alle spalle lo sentii dire "A più tardi"

Col cavolo pensai, mi annotai mentalmente di spegnere il cellulare, non accendere il pc e stare lontano da qualunque mezzo avesse potuto usare per contattarmi compresa mia sorella.

Mi allontanai senza salutarlo.

Quando entrai in casa mia madre mi aggredì "Dove sei stato?"

Decisi di essere sincero, ma di limitare al minimo i dettagli "Avevo il turno di pulizie in palestra"

Per un momento sembrò valutare se credermi oppure no, poi disse solo "Vatti a cambiare, abbiamo ospiti per cena"

Io sbuffai odiavo le sue cene con "ospiti" erano sempre persone importanti e mi costringeva ad essere il figlio perfetto che non ero, obbligandomi a rimanere a tavola fingendo di essere interessato alle loro conversazioni.

Vedendo la mia espressione si mise le mani sui fianchi "Cerca di non sembrare uno psicopatico come tuo solito"

Non risposi e mi diressi in camera, avrei voluto dirle che il vero psicopatico era il perfetto principe azzurro della sua cara figlia.

Un'immagine nella mia mente mi ricordò che fino a poco prima io e quello psicopatico stavamo facendo bene altro che parlare... "vaffanculo" forse eravamo due psicopatici ...

Appena fui al piano di sopra incontrai Keiko "Fratellino, come mai non mi hai detto che tardavi?"

Ci mancava solo lei ...

"Me ne sarò dimenticato"

Lei sorrise furba "Non me la racconti giusta ... secondo me c'entra Aya."

Io preferii non smentire, meglio credesse fossi con lei piuttosto che farle sapere la verità.

Lei proseguì prendendo il mio silenzio per assenso "Dovresti smetterla di illudere le ragazze. Se non sei seriamente interessato dovresti evitare di portartele a letto"

Keiko mi aveva sempre ripreso per la mia condotta in fatto di relazioni, ma questa volta mi diede più fastidio del solito e fui sul punto di sputargli addosso la verità, ma mi limitai a un più diplomatico

"Questa volta non è stata colpa mia."

E la superai per chiudermi in camera.

Ultimamente trattavo Keiko in modo brusco e non sapevo esattamente il perché, forse la ritenevo inconsciamente responsabile di aver portato Kian nella mia vita.

Però dovevo essere più prudente se non volevo sospettasse qualcosa ... non certo che mi intrattenevo con il suo fidanzato, ma sicuramente che le nascondevo qualcosa e vista la sua curiosità non era la cosa migliore se volevo che tutto restasse segreto.

Mi preparai e steso sul letto attesi come un condannato a morte che mia madre mi chiamasse.

Quando la sentii urlare "Keita" intuii che era il momento, aveva usato il mio nome segno che i suoi ospiti erano arrivati.

Sbuffai e uscii dalla camera, iniziai a scendere le scale, ma mi bloccai a metà.

Vedevo benissimo mia madre e mio padre stringere la mano ad un uomo brizzolato e ad una signora molto bella.

Senti mio padre fare gli onori di casa "Signor Ambasciatore, Signora benvenuti"

"Mi chiami semplicemente Adam. Le voglio presentare mia moglie Maiko e mio figlio minore Kian. Dion si scusa ma non è potuto venire."

Tutto il resto della conversazione perse di senso, i miei occhi erano fissi sul ragazzo che stava porgendo la mano ai miei genitori.

Ecco cosa voleva dire con "A più tardi"

Lui sapeva già tutto, mentre io ne ero all'oscuro, forse mia madre temeva che mi sarei dileguato per evitare la cena.

Vidi mia sorella impeccabile ai piedi della scala nel suo vestito rosa e i capelli raccolti in uno chignon, sembrava una damigella in attesa del suo principe ...

Ero molto fiero di me stesso per essermi messo dei semplici pantaloni leggeri di una tuta e una t-shirt con sul davanti la scritta "Fuck it all! Fuck this world!" riferimento alle parole della canzone Surfacing degli Slipknot.

Kian guardò per un momento mia sorella poi il suo sguardo si posò su di me e mi regalò un sorriso compiaciuto che non prometteva niente di buono.

Anche Kian era vestito in modo casual con una camicia a mezze maniche aperta con sotto una t-shirt tinta unita e dei pantaloni al ginocchio.

Mia madre fece segno a me e mia sorella di raggiungerli.

Io scesi sbuffando per far capire a Kian che non ero felice di quella improvvisata.

Mia madre mi guardò storto per il mio abbigliamento, ero certo mi aspettasse una bella ramanzina, poi passò alle presentazioni.

"Questi sono i miei due figli Keiko e Keita"

Visto che i signori Logan non fecero nessun commento su mia sorella dedussi che non sapessero niente della sua relazione con Kian, d'altronde non doveva essere facile tenere il conto di tutte le ragazze che si portava a letto ...

Vidi mia sorella guardare Kian triste, forse lei ci aveva sperato ...

Quando vidi Kian allungare una mano verso di me tutto sorridente, per un attimo non seppi se mandarlo a fanculo o se reggergli il gioco. Optai per la scelta meno saggia ma più divertente.

Sorrisi afferrandogli la mano "Ci conosciamo, siamo vicini di banco"

Il signor Logan guardò suo figlio interrogativo.

Kian mi rivolse uno sguardo accusatore e poi sminuì il fatto di non aver detto niente a suo padre "Non pensavo fosse importante. Non sapevo fosse il figlio di una tua collega"

Adam Logan sorrise "Mi raccomando trattalo bene e stagli vicino visto che è appena arrivato. Di qualunque cosa avesse bisogno ..."

Kian ricambiò il sorriso "Contaci padre"

La sua faccia compiaciuta non prometteva niente di buono, ero certo sarebbe stata una lunga cena ... cercai di tranquillizzarmi e non essere paranoico, cosa avrebbe potuto architettare davanti ai nostri genitori ... niente!





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