16 - GIORNI D'ATTESA
Dion non si fece più vedere ne sentire a parte un piccola telefonata in cui mi chiedeva solo scusa senza neanche darmi il tempo di ribattere.
Kian mi spiegò che era stata sua madre a costringerlo, altrimenti lui non lo avrebbe mai fatto.
A me sinceramente non importava niente delle sue scuse, mi bastava che non mi mostrasse più la sua faccia altrimenti gli avrei cambiato i connotati.
Io e Kian ci attenemmo alle condizioni imposte da suo padre evitando di farci scoprire.
Ad essere sinceri, per alcuni versi, il fatto di doverci nascondere poteva anche essere divertente, ci costringeva a trovare sempre nuovi posti per i nostri incontri intimi e il rischio di venire scoperti rendeva tutto più eccitante.
Ogni momento era buono per rifugiarci in bagno e scambiarci qualche bacio e qualche strusciata veloce che ci lasciava eccitati e desiderosi di avere di più.
Diverse volte eravamo quasi stati beccati.
Però dovevo ammettere che era anche frustrante non poter dire a quelle oche che non facevano che circondare Kian che lui era mio, ero io a farlo godere ed era il mio nome che gemeva in preda all'orgasmo.
Lui continuava a portare avanti la storia della ragazza universitaria.
Per prendersi gioco di me, aveva detto che si chiamava Kayoko e che lui la chiamava solamente Kay-chan.
Quando parlava di lei sapevo fin troppo bene che si riferiva a me e la cosa mi faceva piacere anche se con lui facevo l'offeso.
Un giorno l'avevo sentito vantarsi con alcuni suoi amici di quanto fosse assatanata Kay-chan, una vera ninfomane, e che un giorno lo aveva anche legato al letto ...
Io mi ero avvicinato e gli avevo sussurrato "Perché non gli dici che ti ha fatto il culo?"
Kian mi aveva afferrato per il braccio e trascinato dentro il primo bagno, poi dopo avermi sbattuto contro la porta aveva ghignato "Però gli farò sentire come gemi"
Avevo dovuto soffocare i gemiti nella sua bocca, mentre mi faceva venire con la sua mano con solo una misera porta a separarci dai nostri amici preoccupati per la nostra "lite".
Forse nessuno aveva mai sospettato niente, perché anche solo immaginare una nostra relazione era qualcosa di troppo assurdo.
Solo Hikaru era a conoscenza del nostro segreto, perché un giorno ci aveva sorpresi sul tetto mentre ci baciavamo, se fosse arrivato più tardi avrebbe visto ben altro perché Kian mi aveva promesso una pompa perché ero riuscito a prendere un buon voto in matematica ... adoravo le sue ricompense, ad essere sinceri anche le sue punizioni ...
Hikaru, con mia grande sorpresa, non si era scandalizzato, aveva semplicemente detto "Non potrei essere più felice, due rivali in meno" poi aveva riso e aggiunto "Quando lo verranno a sapere le ragazze sarà lutto nazionale"
Pensavo che nonostante le sue parole la nostra amicizia si sarebbe raffreddata e invece si era consolidata maggiormente, perché con lui potevo parlare liberamente, essere ciò che veramente ero, non avevo bisogno di nascondermi dietro a delle bugie.
Anche Kian sembrava aver accettato la sua presenza, dire che lo considerava un amico era un po' troppo, però quando ero con Hikaru si fermava anche lui con noi e non lo guardava più come se lo volesse fulminare.
Per me fu anche un periodo di studio serrato.
Kian mi obbligò a passare ore e ore sui libri per superare il test d'ingresso per l'università di Tokyo, non avrebbe accettato un mio fallimento.
Per la prima volta anch'io volevo ardentemente riuscirci per poter stare ancora insieme a lui e non essere costretti a separarci.
Con mia immensa gioia superammo entrambi il test.
Lui con il voto massimo e io con il minimo sindacale, ma l'importante era aver raggiunto il mio scopo.
Il padre di Kian per il risultato ottenuto da lui, gli aveva regalato un'auto sportiva decisamente costosa, probabilmente per portare il suo interesse lontano da me, ma potevo benissimo dire che non c'era riuscito ...
perché appena me la mostrò non mi parlò di quanto fosse bella o potente, ma se mi andava di provare come si scopava lì dentro ... io avevo sorriso e l'attimo dopo mi ero ritrovato a testarla ...
La fine della scuola si avvicinava e un giorno mio padre mi sorprese dandomi un mazzo di chiavi e dicendomi che mi aveva preso un appartamento tutto per me vicino all'università come premio per essere stato ammesso.
La verità?
Sicuramente si era stancato di vedere me e Kian gironzolare continuamente per casa sapendo cosa andavamo a fare nella mia camera.
Una sera che era rientrato prima dal lavoro ci aveva beccati sul divano intenti a scambiarci un bacio che di casto non aveva assolutamente niente entrambi a torso nudo.
Il rumore della sua valigetta che cadeva a terra ci aveva fatto sussultare e staccare.
Kian con la sua solita faccia si era limitato a salutare mio padre per nulla imbarazzato, mentre io cercavo di recuperare un po' di contegno e soprattutto la mia maglietta finita sul tavolinetto.
Mio padre aveva solo detto "Esco a fumare" entrambi sapevamo che non aveva mai fumato in vita sua.
Quella non era stata l'unica scena imbarazzante che mi era capitata con i miei, capivo perché mio padre mi volesse fuori dai piedi.
Un conto era sapere che il proprio figlio stava con un ragazzo, un altro era averne una dimostrazione pratica ...
Mi ci ero trasferito subito e naturalmente Kian era venuto con me.
Per festeggiare la nostra nuova vita accademica decidemmo di prenderci un giorno tutto nostro. In una città grande come Tokyo, cambiando zona difficilmente avremmo incontrato qualcuno che ci conosceva.
Il nostro programma: shopping e cena.
Non amavo andare in giro per negozi, però con Kian ogni cosa poteva riservare delle sorprese.
E poi mi aveva convinto che dovevo comprare qualcosa di elegante per il giorno del diploma, più precisamente per la festa che si sarebbe tenuta la sera, perché a scuola avremmo dovuto tenere sempre e comunque la nostra divisa.
Mia sorella mi aveva convinto ad aiutarla ad organizzare un "ballo del diploma", come quelli che si svolgevano nella nostra vecchia scuola.
L'avevo proposto ai miei compagni di classe e tutti ne era rimasti entusiasti.
Il preside ci aveva concesso l'utilizzo della palestra.
Passato il test d'ingresso mi ero dedicato interamente all'organizzazione, lo facevo probabilmente per sentirmi meno in colpa, sentivo che lo dovevo a Keiko.
Avevamo pensato all'allestimento, al buffet, alla musica e alla fine avevamo venduto i biglietti d'ingresso, esauriti in poco tempo.
Era di rigore l'abito elegante.
Tutta l''organizzazione era stata stressante, ma mai quanto dovermi districare fra i vari inviti delle ragazze.
Kian aveva messo subito in chiaro che avrebbe portato Kay-chan.
E io cosa potevo dire? Che ero io Kay-chan?
Avevo pensato di chiederlo a Keiko, ma lei aveva già il suo cavaliere che con mia immensa sorpresa scoprii essere Yusuke.
Kian mi aveva detto, senza giri di parole, che se avessi accettato di portare una ragazza al ballo sarei stato un "uomo morto".
I miei continui rifiuti però fecero nascere più di una domanda a cui io evitavo accuratamente di rispondere.
Kian aveva guidato per più di un'ora per allontanarsi abbastanza dal nostro quartiere e dirigersi in una zona ricca di negozi di lusso che lui conosceva bene per esserci già stato diverse volta con i suoi genitori.
Mi aveva detto che dovevamo trovare qualcosa di speciale per il ballo, io avevo il forte sospetto che Kian avesse in programma di rendere pubblica la nostra relazione proprio quella sera.
Kian mi portò in un negozio molto elegante dicendomi che ci era già stato altre volte trovando sempre quello che cercava.
Appena varcammo la porta, una ragazza ci vennero incontro salutando Kian in modo un po' troppo affettuoso per i miei gusti, era piuttosto chiaro che lo conoscesse.
Il pensiero che quello stronzo ci avesse fatto molto più che farsi consigliare dei vestiti mi irritò non poco.
Erano già più di dieci minuti che osservavo con poca convinzione tutti quei vestiti eleganti, così lontani da ciò che mi mettevo ogni giorno, quando Kian mi si avvicinò e mi tolse dal dubbio porgendomi un completo scuro.
"Perché non provi questo?"
Afferrai quello che mi stava proponendo e controllai se la taglia fosse giusta.
Kian sorrise "Le tue misure le conosco fin troppo bene, anche se sono quelle dentro le mutande a interessarmi di più"
Lo guardai sbuffando certo di non essere stato il solo a sentire il suo commento.
Entrai nello spogliatoio e mi provai il vestito.
Effettivamente era quello giusto, i pantaloni stretti mi cadevano in modo perfetto, così come la giacca e la camicia.
Uscii dal camerino per osservarmi meglio.
Una delle due commesse si avvicinò a me e prese a passarmi le mani sul torace e sui fianchi per sistemarmi la camicia e poi fece altrettanto con i pantaloni, lisciandoli sul sedere e poi pericolosamente vicino al mio sesso.
Lo sguardo furioso che Kian rivolse alla ragazza mi fece venire un'idea per vendicarmi di avermi portato a conoscere una sua "scopata".
Prima avevo visto un paio di pantaloni che potevano fare al caso mio, li afferrai e ritornai nel camerino.
Kian mi rivolse uno sguardo interrogativo, ma io feci finta di niente.
Dopo alcuni minuti uscii nuovamente da dietro la tendina con addosso solo dei pantaloni di pelle neri talmente stretti da lasciare ben poco spazio all'immaginazione.
Guardai Kian e lo vidi leccarsi le labbra, sentii il suo sguardo percorrere ogni centimetro della mia pelle nuda.
Notai anche le ragazze all'interno del negozio osservarmi compiaciute, ma la mia attenzione era tutta per lui.
Io sorrisi malizioso, poi, guardandomi allo specchio, presi a passare le mani sui pantaloni di pelle fingendo di sistemarli meglio, ma con il chiaro intento di farlo eccitare.
Quando mi soffermai un po' troppo sul mio pacco, Kian decise evidentemente che era troppo, mi afferrò per un braccio e mi trascinò dentro il camerino.
Mi strinse a sé e mi baciò con violenza facendo aderire il mio corpo al suo, mentre con le mani mi stringeva possessivamente entrambe le natiche.
Io mi lasciai condurre, non aspettavo altro.
Quando mi lasciò andare mi fissò negli occhi "Allora? Vuoi che ti violenti qui davanti a tutti?"
Io sorrisi "Mi accontento di una pompa"
"Perché dovrei essere io a fartela?"
"Così la prossima volta non mi porti a conoscere una che ti sei sbattuto"
Kian sorrise "Geloso?"
"Dipende ... se ci guadagno la tua bocca sul mio cazzo ... sì"
"Per questa volta ti accontento, ma solo perché sei così dannatamente scopabile"
Kian si inginocchiò davanti a me.
Dio! Quanto mi piaceva vederlo in quella posizione ...
Mi slacciò i pantaloni e me li fece scendere lungo le gambe e la stessa sorte toccò all'intimo.
Prima di iniziare il suo lavoro mi guardò ghignando "Vedi di non urlare come una ragazzina"
Stavo per ribattere, ma la sua bocca era già sulla mia punta leccando e succhiando trasformando quelle parole in un gemito.
Mi appoggiai alla parete e portai la mano destra fra i suoi capelli e l'avambraccio sinistro davanti alla bocca per mordere e soffocare qualunque rumore.
Nel negozio non c'erano solo le commesse, ma anche molti altri clienti e, anche se l'idea era stata mia, non volevo dare spettacolo ...
Però quando Kian lo prese tutto in bocca continuando a succhiare, fui invaso dalla lussuria.
Non era la prima volta che mi faceva una pompa, sapevo quanto ci sapesse fare, ma probabilmente la consapevolezza di essere completamente esposti, solo una misera tendina ci separava dalle altre persone, mi fece perdere il controllo.
Strinsi maggiormente i suoi capelli per tenergli la testa ferma e iniziai a muovere il bacino, volevo essere io a scopare la sua bocca.
Con mia enorme sorpresa Kian me lo lasciò fare. Alzò gli occhi e li incatenò ai miei.
Portai anche l'altra mano ai suoi capelli e il movimento divenne frenetico, non mi interessava più di venire scoperti, c'eravamo solo io e lui.
Avevo completamente perso il controllo, stavo scopando la sua cavità orale tenendogli salda la testa, muovendo veloce i fianchi e sbattendo con forza contro la sua gola, venni nella sua bocca senza nemmeno avvertirlo.
Kian si rialzò pulendosi i residui del mio sperma con il dorso della mano.
"Giusto per fartelo sapere, la commessa non me la sono fatta, era ancora in lista d'attesa. Penso però abbia perso la speranza... tutti là fuori hanno capito cosa abbiamo fatto"
Imprecai mi ero lasciato andare un po' troppo. Kian rise di fronte alla mia faccia sconvolta.
Uscì prima di me, mentre io mi rimettevo i vestiti.
Appena fuori lo vidi rivolgersi alla ragazza che lo osservava con un'espressione incredula, le passò i pantaloni di pelle "Prendiamo anche questi ... gli stanno divinamente non credi?" E si passò la lingua sulle labbra.
Lei annui ancora sconvolta.
Kian era incredibile aveva una faccia da culo come pochi e dalla luce nei suoi occhi temevo che quei pantaloni avessero alimentato qualche idea perversa ...
Era ormai ora di cena, lasciai fosse Kian a scegliere il ristorante, conosceva la zona molto meglio di me.
Mi condusse in un localino molto carino e tranquillo.
Ogni tavolo aveva al suo centro una griglia per cuocere la carne ed era diviso dagli altri da un separé.
Ci sedemmo e ordinammo.
Per tutta la cena parlammo e scherzammo del giorno del diploma, del ballo, dell'università.
Agli occhi delle altre persone apparivamo come due normali amici, finché, finita la carne e la birra, Kian mi guardò negli occhi e disse "Adesso ho voglia del dessert".
Non avevo bisogno di sapere che lui non amava i dolci per capire a cosa si riferiva, i suoi occhi così neri da non riuscire a distinguerne la pupilla ardevano di desiderio.
Sorrisi compiaciuto dell'effetto che avevo su di lui "Non credo che quello che hanno qui possa soddisfarti"
Poi mi alzai e mi diressi in bagno sicuro che entro pochi minuti mi avrebbe raggiunto.
Entrai e mi sistemai davanti allo specchio in attesa. Era piccolo, ma pulito.
Certo avremmo potuto aspettare di ritornare a casa, il mio letto era più comodo, ma non era quello che volevano, oggi era un giorno speciale in cui avremmo smesso di seguire i diktat di suo padre, oggi avremmo fatto tutto ciò che volevamo senza doverci nascondere.
Perso nei miei ragionamenti non mi accorsi della presenza di Kian, finché non si mise dietro di me schiacciandomi contro il lavandino.
Vidi i suoi occhi brillare attraverso lo specchio e la sua bocca scendere a divorare il mio collo.
Mi alzò la maglietta e mi lasciò una scia umida lungo la spina dorsale provocandomi mille brividi.
Mi slacciò i pantaloni e me li abbassò insieme all'intimo.
Io rimasi appoggiato con le mani al lavandino lasciando il mio corpo a sua completa disposizione.
Quando sentii le sue mani dividere le mie natiche fremetti per l'attesa.
Mi diede un morso su entrambe prima di spingere la sua faccia nel mezzo, la sua lingua umida prese a giocare con la mia piccola apertura strappandomi un gemito.
Scalciai per liberare una gamba dai pantaloni che mi impedivano di allargarle e dargli più spazio.
Non avevamo il lubrificante con noi e quello era il modo che preferivo ...
La sua lingua prese a violarmi e io non resistetti più, lo volevo "Fottimi ... ti voglio dentro!"
Kian si rialzò "Non incitarmi se vuoi riuscire a camminare dopo" mi infilò due dita in bocca per farmele leccare, mentre con la mano prese a massaggiare il mio sesso, già duro ed eccitato.
I suoi occhi era incollati ai miei attraverso lo specchio.
Lo vidi mordersi il labbro e subito dopo la sua mano abbandonarono la mia bocca per iniziare ad allargarmi.
Quando le dita presero ad entrare e uscire senza difficoltà spinsi il bacino indietro per andargli incontro, i colpi alla mia prostata mi fecero gemere come una gatta in calore ...
"Kian ti prego ... scopami!"
"Mi ecciti quando mi preghi"
Si aprii i pantaloni e dopo avermi afferrato per i fianchi, mi penetrò in un colpo solo.
Non ebbi il tempo di protestare perché i suoi movimenti precisi e veloci mi trasportarono in un vortice di piacere.
Attraverso lo specchio potevo vedere i suoi occhi carichi di lussuria e del piacere che io sapevo dargli.
Sentivo le gambe molli e dovetti reggermi al lavandino per non cadere.
Kian portò la mano nuovamente al mio sesso per riprendere a segarmi e portarmi all'orgasmo.
Dopo poco venni nella sua mano.
Lui si fermò e uscì da me un momento prima di raggiungere l'apice per non venirmi dentro, visto che non avevamo la possibilità della doccia.
Doveva finire però, non poteva certo restare così ...
invece di lasciare che ci pensasse da solo, mi girai ancora scosso e ansimante, mi inginocchia e circondai il suo sesso con le mie labbra.
Kian sorrise compiaciuto e infilò la mano pulita fra i miei capelli, mentre l'altra la portò alla sua bocca per leccare il mio seme.
Una visione che ero certo avrebbe animato i miei sogni erotici per giorni.
Lasciai che dettasse lui il ritmo e dopo pochi affondi venne nella mia gola.
Dopo esserci dati una sistemata ritornammo al nostro tavolo fregandocene delle occhiate degli altri clienti e soprattutto del cameriere al quale Kian disse "Ci porti il conto. Il dolce l'abbiamo già gustato" beccandosi da me un calcio nello stinco.
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