Una lettera per te

Dafne non riusciva a smettere di tremare.
Alla sua destra, braccio chiuso sulla sua spalla, un Tommy iperprotettivo. Non aveva bisogno di voltarsi per sapere quanta preoccupazione ci fosse in quei meravigiosi occhi nocciola.
Aveva sempre saputo che un giorno Tommy la avrebb guardata in quel modo.
Ma credeva che di pazza ci sarebbe stata solo lei.
Ma anche lui vedeva Anna.
Erano due pazzi.
Prese un profondo respiro, prima di alzare lo sguardo. Il profilo di Anna Maria Porcu, o, meglio, il suo simulacro, il fantasma che la aveva perseguitata due mesi prima, se ne stava lì, seduta sullo sgabello affianco al tavolo, a fumare del tabacco.
-Da quando non fumi più sigarette?- chiese, soffocando le migliaia di domade che tamburellavano le sue tempie.
-Un mese e mezzo, più o meno. Il tabacco è molto più economico-
-Figo-
Un altro sbuffo di fumo nel salotto di quel monolocale; la mano di Tommy che si stringe sulla sua spalla; gli occhi di Anna che la indagano, come se tra loro due, fosse Dafne il fantasma.
E, in effetti, Anna stava bene, per una che era stata investita sotto i suoi stessi occhi. Erano le cinque del mattino, e la luce fioca sopra il divano dove era letteralmente sprofondata dopo l'incontro del terzo tipo fasciava il volto della sua migliore amica con un velo bianco tenue.
Anna era sempre stata di carnagione perlacea; totalmente incapace di abbrozzarsi, il suo vero talento era scottarsi anche con il sole che si prende in città, in un pomeriggio di saldi estivi. Le aveva sempre invidiato quelle labbra sottili, che tanto le ricordavano la Satine del Moulin Rouge, o quegli occhi verdi che, abbinati ai capelli biondo ramato, facevano perdere la testa ai ragazzi.
-Domandami quello che vuoi veramente sapere-
Perfino la voce di Anna era anche più armonica di quanto ricordasse. Quando quella si mise in piedi, in cerca del posacenere, notò anche che era immensamete più tonica. Dove era stata negli ultimi mesi, a un addestramento per Marines?
-Sei reale?-
Tommy parve voler dire qualcosa, ma Dafne lo zittì con dolcezza, posandogli l'indice sulle labbra. -So che la vedi anche tu ma...-
-Perché ne dubiti tanto? Mi vedi, no?-
Un sorriso amaro sul viso di Dafne. -Non é la prima volta che ti vedo-
Due rughe di espressione balenarono sul volto di Anna. -Certo...ci conosciamo da anni...-
-Nono, sai benissimo che intendo-
Silenzio denso di domande, di segreti e di mezze verità.
Silenzio che grida risposte.
-Un momento- fece Tommy -questa è la prima volta che ti fai viva con Dafne, dopo...-
-...dopo il mio funerale?- continuò Anna, sollevando il ragazzo dal peso di quelle parole. -Sì, certo. Non ero molto in me...non potevo andare da lei o dai miei e uscirmene con "Ehilà, non son morta! " . Mia madre avrebbe avuto un infarto, e mio padre avrebb chiamato l'esorcista...-
Un brivido scosse visibilmente Dafne. Tommy la strinse a sè, lasciandole accostare il capo al suo petto.
I suoi singhiozzi riverberavano in tutto il salotto.
Anna poteva anche essere lì.
Tommy poteva anche non essere pazzo.
Ma lei era completamente fuori di testa.
Un contatto alle ginoccia la costrinse a scostare il volto dal petto del ragazzo.
Anna si era inginocchiata sul pavimento, mani sulle sue ginocchia. Gli occhi, intensi, urlavano tutto l'affetto, l'apprensione, e la vita -sì, quella invidiabile voglia di vivere- di Anna.
La ragazza che le era apparsa sul balcone due mesi prima non aveva due occhi come quelli.
Per la prima volta dal suo funerale, Dafne vide Anna. Sussurrando il suo nome come la preghiera di un pellegrino, si avventò su di lei, stringendola forte tra le braccia. Anche Anna prese a piangere, sussurrandole quanto le fosse mancata, e che le avrebbe spiegato tutto.
-Ehi, cosa é questo piagnisteo?- fece una voce poco familiare.
-Cazzo...-
All'imprecazione colorita di Anna, Dafne sentì il bisogno di distaccarsi appena dall'abbraccio stile boa-constrictor, per voltarsi a vedere chi fosse il coinquilino della sua rediviva amica.
Impiegò un minuto buono a riconoscerlo, visto l'occhio e il labbro gonfio.
Mancò un respiro quando riconobbe il ragazzo del pullman. -Tu...-
Scattò in piedi, indietreggiando. I suoi occhi passavano dal misterioso Andrea a Anna, entrambi impalliditi. -Dafne...conosci il mio fidanzato, Andrea?- fece lei, con un sorriso innocente.
No.
Non esiste.
-Tu...- sussurrò, indietreggiando fino a cozzare le spalle alla finestra - quante persone appena ti conoscono ti chiedono come hai passato Capodanno....-
Un bolo di saliva strisciò lungo l'esofago di Anna. -Tommy, il messaggio...-
-...veniva dal telefono del pivello della tua amica...- fece lui. Tommy fece per avvicinarsi a lei, ma Dafne gli tese i palmi contro, come a dire che aveva bisogno dei suoi spazi, ora più che mai.
Rimase comunque in piedi affianco a lei, a un braccio di distanza.
La distanza a cui voleva chiunque, quando si sentiva vulnerabile.
-Anna...perché mi hai mandato quel messaggio...
-Perché non volevo che facessi una cazzata...-
-CHI TE NE HA DATO IL DIRITTO?!- urlò Dafne, in preda all'ira.
Anna non fu da meno. Scattò in piedi, in due falcate fu a un palmo dal cuoio di quegli occhi.
-MAGARI IL FATTO CHE CI TENGO A TE?-
-MI STAVO PER FARE INTERNARE AL MANICOMIO! -
-STAVI PER SCOPARTI DUE TIPI VISCIDI DI CUI NON SAPEVI NEMMENO IL NOME!-
-Cosa?-
Il sussurro di Tommy ammazzò la replica di Dafne in gola.
Oddio.
Tommy.
Dafne fece per avvicinarsi a lui, ma per la prima volta da quando si erano incontrati, fu lei a cercare un contatto e lui a evitarlo come la peste.
-Non credevo fossi fatta così...-
Dafne voleva urlare a lui e al mondo che lei non era affatto fatta così, ma ne fu totalmente incapace.
-Posso accettare tutto, che tu sia un po fuori, che hai amiche che si fingono morte e festeggiano il funerale invece del compleanno...ma no. L'idea che tu sia così facile...-
-...non ci ho fatto nulla-
-stavi per farlo-
-Non puoi saperlo-
-Il problema é questo. Non lo posso sapere...cazzo, Dafne, erano in due...-
Cosa avrebbe potuto replicare? Lei voleva farsi quei tipi, perché fondamentalmente aveva voglia di fare qualcosa che la vecchia Dafne, quella che non aveva visto la sua migliore amica morire, non si sarebbe mai sognata di fare.
Ma il motivo di questo non riusciva a spiegarlo a se stessa, come poteva spiegarlo a lui.
Tommy la stava osservando.
Sembrava la stesse vedendo per la prima volta.
-'E finita-
Gli occhi umidi di Tommy.
Quelle due tremende parole.
La porta che sbatte dietro di lui.
Questo era tutto ciò che la sua mente, annebbiata dalla mancanza di sonno e scossa da tutto quello, riuscì a registrare.
-Oddio...quindi stavi davvero con quel tipo?!-
Anna non aveva perso il suo talento per le osservazioni inappropriate dopo la sua morte.
-Vaffanculo- disse Dafne, spingendo via lei e Andrea e correndo verso il corridoio, dove si chiuse dentro la prima camera che le capitò a tiro.
Era il bagno, piuttosto malmesso, con tubature che fuoriuscivano dalle pareti e infiltrazioni di acqua che staccavano lo stucco.
Ebbe un sussulto quando vide la sua immagine allo specchio.
Occhi gonfi per le infinite lacrime versate e che minacciavano di risalire, dopo quelle due parole di Tommy.
'E finita.
La ragazza allo specchio non dormiva bene da mesi ormai.
'E finita.
Lei era una pazza, fuori come un balcone.
'E finita.
Lei era una facile, capace solo di ferire chi la amava.
La lama di un rasoio luccicò alla luce della specchiera. Qualcuno nella sua testa le urlava di fermarsi, di uscire da quel bagno e affrontare la vita.
Le dita si chiusero sul rasoio.
-Dafne! - bussò forte Anna-APRI STA CAZZO DI PORTA! ORA!-
-Non ce la posso fare- disse Dafne, in lacrime.
-TU SEI DAFNE RICHMOND! TU CE LA FAI SEMPRE! E poi, scusa, cosa non ti riesce?-
Vivere.
Vivere era diventato troppo complicato, e l'unica persona che glielo rendeva comunque piacevole, la aveva appena lasciata.
E non perché era pazza.
Sorrise, amara.
-Bella stronza- disse, alla ragazza allo specchio.
Posò il rasoio sul polso, pronta a fare un lungo taglio verticale e mettere davvero la parola fine a quella follia.
-Aspetta, almeno- sentì dire, oltre la porta. Stava per replicare, quando un fruscio la spinse a guardare in basso.
Una busta postale bianca, con il suo nome sopra. Dalla calligrafia, riconobbe che era di Anna. Si era appena chinata a raccoglierla, rasoio ancora in mano, quando sentì la voce di lei alla sua stessa altezza: Anna si era seduta a terra, schiena cozzata alla porta. Dafne fece lo stesso, mentre apriva la busta.

Cara Dafne.
Scrivo questa lettera ora che ho la mia memoria e la mia vita, consapevole che non posso più dare per scontato nessuna delle due.
Scrivo questa lettera perché ho bisogno di pensare che un giorno ci incontreremo ancora,e tu saprai che sono viva e che , davvero, non ho mai smesso di vegliare su di te.
Scrivo questa lettera perché ho letto quella che tu hai scritto per me, e sento ora io il bisogno di parlare con te. E so di poterlo fare.
Possiamo anche essere distanti centinaia di chilometri.
Tu puoi anche non sapere che esisto ancora.
Ma so, so per certo, che capirai esattamente perchè ho fatto quello che ho fatto.
Noi siamo affini, Dafne. Questo non può cambiare.

Eccola qui, allora.
Eccoti la mia lettera per te, Dafne.

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