Il gran casino

-Diosanto, che cazzo hai fatto?-
In condizioni standard, gli avrei medicato io stessa quei lividi e quel brutto occhio nero...mi si contorce lo stomaco a vedere uno di quei stupendi occhi azzurri ridotti a una fessura, la pelle gonfia e violacea tutt'attorno. In condizioni standard, gli avrei posato delicatamente la sacca di ghiaccio sui lividi alle cosce, alle braccia e, soprattutto, sulla mascella...se guardo ancora quel labbro spaccato, mi metto a piangere, lo so già.
Ma Andrea non é l'unico uomo di cui mi devo occupare, adesso. Affianco a lui, privo di coscienza, c'é un tipo che non avevo mai visto.
Non prima di due ore fa, almeno,quando gli ho spaccato una bottiglia di birra in testa, e giusto per impedirgli di pestare a sangue il mio ragazzo.
-Mi aveva scoperto...ti giuro che ho provato a scappare, ma mi ha aggredito e mi sono dovuto difendere!- dice Andre, premendosi una bistecca sull'occhio gonfio. Amo questo ragazzo, ma avrei preferito che facesse il finto tonto, e si fingesse l'attore che non é, piuttosto che dare conferme a questo qua, mandando a puttane tutti i miei sacrifici degli ultimi mesi: non sarebbe dovuto scappare via, quando è arrivato questo a fare delle domande; doveva negare l'evidenza...è un uomo, cazzo, non dovrebbe venirgli naturale?
Che poi...chi cazzo è questo?
La luce suffusa del mobiletto in salotto ne illumina appena il volto, tumefatto dai lividi.Non appena si sveglia, passo anche a lui le borse del ghiaccio. Ma prima devo capire come uscire da questo casino.
-Sai dirmi chi è?-
Mi si spezza il cuore,a vedere il mio ragazzo tanto malconcio, ma sento che mi sta mancando la terra sotto i piedi, e tutto per un nostro stupido errore: non ho tempo per la dolcezza, devo restare lucida e trovare una soluzione, perché, anche se non so chi sia questo ragazzo, o come si chiami, o come sia riuscito a risalire a Andre da un messaggio anonimo, io so con esattezza perchè è qui.
Per la stessa ragione per cui ci sono anche io, tutto sommato.
Perché vuole molto bene a Dafne.
Respira. Cazzo, respira! Devo restare concentrata, anche se sono le quattro di notte e io non ho chiuso ancora occhio.
-Lui si chiama Tommaso. La festa di capodanno era a casa sua-
Cazzocazzocazzocazzo. -Dimmi che stai scherzando-
-No, amo'. E credo sia il ragazzo di Dafne-
-Mmh, ne sei sicuro?- chiedo, evidentemente poco convinta. Conosco Dafne, e le piacciono i ragazzi molto più alti e atletici, sul moro...questo pseudo-biondino bianco slavato, tutto pelle e ossa, non può averla colpita.
-Avessi visto come si é incazzato, quando gli ho spiegato meglio a che si riferiva l'sms incriminato-
Ed ecco che lo stomaco contratto implode in un pesante macigno sul basso ventre. Andre sa sempre quando dire la cosa sbagliata al momento sbagliato. E si supera ogni cazzo di volta. Non gli rispondo nemmeno: ho bisogno di pensare. Gli dò le spalle, a lui, al misterioso e geloso Tommaso, al salotto, e pianto gli occhi sul gioco di luci di una Cagliari che sogna. Da qui, dal Castello, si distinguono le luci del porto, della nave da crociera che é arrivata proprio ieri, e da lì, le luci di Piazza Yenne, di Via Manno, il Corso, e ancora, a sinistra, in fondo, le luci del Molo Ichnusa, dove, fino a pochi mesi fa, quando ancora esistevo, parcheggiavo sempre l'auto, pigra come ero -e sono- a cercare parcheggi più vicini al centro ma immensamente più rari.
Dafne stava davvero per farsi quei due deficienti?
Quando li ho visti salire con lei, in quella stanzetta, mi é sceso un colpo. In effetti, prima di quel momento, stavo per scappare via, quando me la sono ritrovata lì, sulla pista da ballo in cui si era trasformato il seminterrato di Tommaso. Grazie al cielo era troppo sbronza per notarmi subito, e conciata come sono, non mi avrebbe mai riconosciuta.
Io stessa faticavo a riconoscerla, a quella festa.
Hanno rovinato me, hanno rovinato la mia vita, e non ho potuto fare nulla per impedirlo.
Ma non posso permettere che rovinino anche lei.
Guardo il misterioso Tommaso, sul divano tutto sfondato dell'appartamento di Andre. Ora sarebbe questo l'angelo custode di Dafne? Credo che sia la prova vivente dell'inesistenza di un dio o, almeno, di un dio a cui freghi qualcosa di noi: avevo pregato, avevo scongiurato di mandarle qualcuno che la guidasse, che si prendesse cura di lei, dopo che le nostre vite sono state calpestate. Avevo chiesto una persona forte, buona, comprensiva e matura...ma sul divano vedo solo un bimbo troppo cresciuto che ha giocato a fare il poliziotto cattivo e che, se non fosse stato per la chiamata di Andre, interrotta dall'aggressione, avrebbe ucciso a pugni il mio ragazzo.
No, credo un dio esista, eccome, e si diverte davvero tanto a prendermi per il culo.
-Se lo portassimo in ospedale? Possiamo dire di averlo trovato già ridotto così-
Andre mi guarda attentamente, per poi scuotere la testa, lentamente. -Tu non puoi andare in ospedale, amo', e se ce lo porto io, e lui si sveglia, e mi riconsce, sono fottuto. E, comunque, se anche riuscissi a portarlo prima del suo risveglio, non ci vuole molto a capire che a pestarlo sono stato io, visto che non sono messo tanto meglio-
-Puoi dire che siete stati aggrediti entrambi-
-Non è male come idea- risponde lui. Ma non mi pare molto convinto. Abbassa gli occhi: c'è qualcosa altro che non mi ha detto.
Non ho voglia di fargli il terzo grado: sono troppo dura con questo ragazzo. In fondo, se sono qui, lo devo soltanto a lui. Mi avvicino, con calma. Sento il suo sguardo risalire lungo le mie gambe, nude sotto la sua maglietta da basket, che mi stà larghissima. Gli prendo le mani, e lo porto in camera da letto.
-Amo'...sono un po' ammaccato- dice lui, sfoderando un meraviglioso sorriso. Rido appena, ma non dico nulla. Solo, nemmeno io voglio fare l'amore con lui ridotto in questo stato. Avrei il terrore di fargli del male. Voglio solo farlo sentire al sicuro, come fa sempre lui con me.
Stanotte ha rischiato la pelle, tutto sommato.
Gli faccio togliere la maglietta. Ha un grosso ematoma all'altezza delle costole: credo che quel bastardo gliene abbia fratturata qualcuna. Gli lascio un leggerissimo bacio lì; lo sento gemere, ma nemmeno per un istante penso che non ci sia anche piacere, in quel gemito.
In fondo, non é passato nemmeno un mese, da quando ero io quella tutta "ammaccata", e lui quello che mi salvava. Quella volta, con lui, ho capito che ci sono dolori estremamete piacevoli.
Vedo un brutto taglio all'altezza del gomito: deve aver strisciato contro l'asfalto. Prendo della crema antibiotica dal comodino, e la passo, lentamente, senza smettere di guardarlo in quegli occhi azzurri, di un azzurro denso, come le acque di un mare incontaminato, sul taglio; poi prendo cerotti e garza sterile, ed ecco, almeno questa è risolta.
Devo farmi coraggio, per il viso.
Non ce la faccio, cazzo.
Piango, in silenzio, inevitabilmente.
-Se non mi avessi conosciuta....- inizio, conscia della verità di quelle tremende parole. C'é poco da fare, è tutta colpa mia, se è ridotto in questo stato.
Io l'ho coinvolto nell'incubo che é ormai la mia parvenza di vita.
Io gli ho chiesto di tornare a Cagliari, per sentirmi a casa e al sicuro.
Io gli ho chiesto di mandare quel messaggio a Dafne, perché non volevo che facesse qualcosa di cui si sarebbe sicuramente pentita.
Ma è lui quello con il labbro spaccato, occhio nero e mascella gonfia.
Ma non riesco a parlare, a dire tutto questo, a spiegargli che dovrebbe lasciarmi andare, che mi bacia. E ancora, e ancora, e sento il sangue del suo labbro sul mio e, cazzo, quanto mi eccita 'sta cosa -No, Andre- sussurro, allontanandolo appena, con tutta la dolcezza di cui credo di essere capace, e faccio bene, perché scopro che aveva gli occhi lucidi, per il dolore nel baciarmi.
-Va tutto bene- gli sussurro ,all'orecchio -recuperiamo non appena ti sarai ripreso- aggiungo, baciandolo sul collo, lentamente. Lo faccio sdraiare: resto qui, seduta affianco a lui finchè non si addormenta.
Guardare dormire il proprio uomo è qualcosa di magnifico. Sono abituata a vederlo preoccupato, incazzato, o passionale...ma solo quando dorme lui si rilassa davvero. E vederlo rilassato, è l'unica cosa che fa rilassare anche me.
E finalmente ho un'idea su come agire.
Sento dei rumori in salotto: il famoso Tommaso deve essersi ripreso. Prendo la valigetta della brava infermiera, e vado, tranquilla, in salotto. So cosa fare: Tommaso non mi conosce, di fatto. Posso dire che l'ho trovato in strada e l'ho portato a casa; se non vede Andre, siamo apposto, e entro le sette di stamattina risolvo questo casino e me ne torno a dormire tra le braccia del mio bello.
Ci sono casi in cui passano giorni, mesi o anni prima d capire che abbiamo commesso un grave errore; in altri casi, come questo, so di avere sbagliato malamente nel momento stesso in cui Tommaso mi guarda.
I suoi occhi, dapprima confusi, disorientati, si dilatano, mentre tutti i suoi muscoli si irrigidiscono.
-Tu...- balbetta, strisciando via dal salotto, verso la porta d'ingresso. -Tu dovresti essere morta- sussurra, non so se più confuso o spaventato.
Ma quella terrorizzata sono io.
Mi avvento su di lui, ma è troppo tardi.
Tommaso mi sbatte la porta in faccia, e scappa via.
Siamo fottuti. Io, Andre, Dafne e perfino quel deficiente che sto inseguendo.

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