V

Come programmato da Artù, alle prime luci dell'alba lui e il servo presero i cavalli e si diressero nella foresta. Per tutto il tragitto il mago guidò il principe fino a una vecchia abitazione di legno, nascosta dagli alberi e dalla fitta vegetazione. Merlino sapeva che la capanna era disabitata da tempo ed era ideale per entrare nei panni del vecchio Dragoon.

<<Sei sicuro che sia questo il posto? Sembra il capanno di un carbonaio>> domandò Artù, mentre scendevano dai loro destrieri.

<<Il vecchio non si guadagna da vivere, praticando magia. Credo che molti altri maghi lavorino nel campo del carbone>> architettò il mago, ma il principe lo fissò scettico, non credendo minimamente alle sue parole.

Il principe gli allungò le redini del cavallo e si apprestò ad avvicinarsi al capanno. Quando si accorse che il servo era rimasto con gli animali, si fermò e gli chiese: <<Non ti unisci a me?>>.

Merlino assunse una finta espressione timorosa e scosse la testa. Aveva bisogno che Artù entrasse nel capanno, se voleva usare la magia dell'invecchiamento. Erano soli in mezza alla vegetazione e non poteva rischiare di essere colto in fragrante dal principe, mentre usava i suoi poteri.

<<Meglio non turbarlo troppo, penso non riceva molte visite. Resterò qui fuori a sorvegliare i cavalli>>.

Artù alzò gli occhi al cielo, annoiato dal solito atteggiamento fifone del suo servo.

<<Non ho mai conosciuto qualcuno così pauroso. Grida come una femminuccia, se ci sono guai>> lo prese in giro per poi proseguire.

<<Non vi preoccupate, mi sentirete>> affermò l'amico.

Artù bussò alla porta e attese, ma nessuno gli aprì, perciò spalancò lentamente la porta e allungò il collo per guardare dentro.

<<C'è nessuno?>> domandò, dando una rapida occhiata attorno.

L'abitazione era deserta e silenziosa e il biondo si rivolse al servo che in quel momento si stava allontanando dai cavalli.

<<Non c'è nessuno qui. Sei certo che sia questo il posto giusto?>>.

Merlino si fermò per rispondergli: <<Ne sono assolutamente certo, sono sicuro che presto tornerà>>.

<<Come fai a sapere quando tornerà?>> gli domandò lui.

<<È vecchio, non può essere andato lontano. Se volete che lui vi aiuti, dovete solo aspettarlo dentro>> gli fece notare Merlino, ma Artù notò che era particolarmente frettoloso di chiudere la conversazione.

<<Perché hai così premura?>> lo interrogò.

<<Devo fare pipì>> mentì lui e il principe lo fissò seccato.

<<A meno che non vogliate guardarmi, voi dovreste aspettarlo dentro>> gli consigliò.

<<Perché mai vorrei guadarti?>>.

Merlino non seppe più che scuse inventarsi per restare da solo.

<<Quello è il capanno... io devo...>> farfugliò, indicando con la mano un punto indefinito della foresta alle loro spalle.

Artù si stufò di ascoltarlo e si incamminò verso il capanno, mentre Merlino si allontanò, gridandogli: <<Mettetevi a vostro agio>>.

Artù rientrò nell'abitazione e Merlino si nascose dietro un grande albero. Si sedette sul terreno muschiato e pronunciò l'incantesimo. Qualche istante più tardi la porta si aprì e Artù vide Merlino in sembianze da vecchio varcare la soglia con delle erbe in una mano. I due si incrociarono negli occhi e il principe lo riconobbe all'istante.

<<Tu!>> esclamò.

Il suo servitore l'aveva condotto dal vecchio che un anno prima aveva quasi condannato al rogo Gwen, quando Uther scoprì della loro relazione. Non sapeva che in realtà quel vecchio era il suo migliore amico che cercava di salvare la sua amica dalla morte per colpa di Morgana.

<<Ci incontriamo di nuovo, Artù Pendragon!>> lo salutò lo stregone.

Il primo istinto del principe fu quello di estrarre la spada e il vecchio Merlino seguì ogni suo movimento.

<<Voi siete venuto per uccidermi?>> gli chiese.

<<Non è mia intenzione>> mise in chiaro.

Lo stregone gli si avvicinò, ma un rumore sotto lo stivale lo distrasse.

<<Ho rotto un vaso>> si giustificò il principe, seguendo il suo sguardo.

Nell'attesa aveva cominciato a curiosare in giro e per sbaglio aveva fatto cadere una caraffa dal tavolo, frantumandola in mille pezzi. Per evitare che il vecchio lo scoprisse, aveva cercato di nascondere frettolosamente i cocci sotto al tavolo, ma non aveva fatto in tempo.

<<Voi siete sempre stato un pollo imbranato>> lo derise, porgendogli una scopa per rimediare al danno.

<<Come, prego?>> gli chiese, ma Merlino gli voltò le spalle per lasciarsi scappare una risatina beffarda.

Il lato positivo dell'incantesimo dell'invecchiamento era che poteva sbeffeggiarsi di Artù senza timore di essere picchiato, dato che il suo padrone non sapeva della sua reale identità. Si ricompose all'istante e riprese a interpretare il suo ruolo. 

<<Allora, se non siete venuto con l'intenzione di uccidermi, ditemi perché siete giunto fin qui. Non avrete fatto tutta questa strada per rompere il mio vaso preferito?!>>.

Artù ripose la scopa in un angolo e rispose: <<Se avessi saputo che eri tu, non sarei venuto>>.

Gli voltò le spalle, pronto per andarsene, ma lo stregone provò a fermarlo.

<<Pensavo foste qui per chiedermi di usare la magia per curare vostro padre>>.

A un passo dall'aprire la porta, Artù si bloccò e Merlino fu certo di avere tutta la sua attenzione.

<<Come fai a saperlo?>> gli chiese.

<<So molto più di quanto voi possiate mai comprendere>> rispose lui in tono enigmatico.

<<Dato il vostro odio per mio padre e tutto quello che rappresenta, è stato un viaggio inutile>> gli fece notare il cavaliere.

<<Voi non dovete supporre di conoscere la mia mente>> lo derise con l'ennesimo tentativo di impedirgli di lasciare il capanno.

<<Vuoi aiutarmi?>> ipotizzò Artù.

<<Voi state chiedendo a me di salvare la vita all'uomo che mi farebbe giustiziare seduta stante>> gli rammentò lo stregone.

<<So quello che sto chiedendo e non hai alcuna ragione di aiutarmi, ma sei l'unica speranza per me. Ti darò qualunque cosa: terreni, oro. Dì il tuo prezzo>> lo pregò il principe.

<<Ma io non voglio il vostro oro!>> sbraitò lui.

<<L'unica cosa che ho sempre desiderato è che la gente come me possa vivere in pace e che chi pratica magia sia accettato, invece di essere perseguitato>> aggiunse.

<<È solo questo che chiedo. Questo è il prezzo per la vita di vostro padre>> decretò.

Artù si prese qualche attimo per riflettere. In cuor suo sapeva già di dover accettare, ma ricordò tutte le volte che Uther lo metteva in guardia sulla stregoneria, non dandogli alcun modo di conoscere il fine positivo della magia, ma solo affrontando quello negativo.

<<Hai la mia parola d'onore: quando sarò re, le cose cambieranno. Non vivrai più nella paura>> gli promise il principe.

Merlino sapeva che quel momento stava finalmente arrivando e che stava favorendo il suo destino, ma gli era così strano realizzare che tutto ciò stava accadendo. Dopo anni di bugie, segreti e dolore, aveva una possibilità di avere la vita che aveva sempre desiderato. Non solo per se stesso, ma soprattutto per Morgana.

Gli sorrise ampliamente e si avvicinò al reale. <<Allora, io vi potrò aiutare>> concluse.

Gli afferrò la mano e si scambiarono una stretta, sorridendosi come due vecchi amici.

<<Non c'è tempo da perdere, partiamo subito per Camelot>> dichiarò Artù e il sorriso di Merlino si spense all'istante.

<<Adesso?>> volle accertarsi.

Come poteva essere il vecchio Dragoon e il giovane Merlino allo stesso tempo?

<<Mio padre si sta indebolendo>> gli rammentò il principe.

<<Ma io non ho un cavallo>> tentò di giustificarsi.

<<Userai quello di Merlino, può tornare a piedi>> propose Artù e lui si offese.

<<Costringete il vostro servitore a tornare a piedi a Camelot? Mi verrebbe proprio voglia di non aiutarvi più!>>.

<<Non mi importa che cavallo tu puoi usare. Torniamo a Camelot prima che sia troppo tardi>> si intestardì il biondo.

<<Prima devo raccogliere delle erbe molto rare che sono una parte essenziale della cura, io giungerò a Camelot all'imbrunire. Se volete il mio aiuto, è solo così che deve essere>> ritrattò Merlino.

<<Io ti aspetterò alla prima porta fuori dalla città. Dammi la parola che ci sarai>> decretò Artù.

<<Voi avete la mia parola>> affermò lo stregone e il principe annuì con un cenno del mento.

Merlino sfruttò la scusa di dover cercare delle erbe per uscire dal capanno, mentre Artù rimase qualche secondo in più all'interno della abitazione. Il mago tornò al suo nascondiglio ed estrasse la boccetta contenente il liquido preparato da Gaius che gli avrebbe permesso di tornare al suo aspetto giovanile. 

Il principe si stufò di aspettare il ritorno dell'anziano e uscì dalla vecchia casa. Si guardò attorno alla ricerca di Merlino, ma non era con i loro cavalli. Lo chiamò, ma sentì dei rumori provenire dietro un albero. Afferrò il pomello della spada e si avvicinò cautamente, non prima che Merlino sbucò fuori.

<<Che stavi facendo?>> gli chiese.

<<Pipì>> si limitò a rispondere il moro, sollevando le spalle.

<<Sei rimasto a fare pipì per tutto questo tempo?>> domandò nuovamente.

<<L'avevo trattenuta>> si inventò Merlino.

<<C'è davvero qualcosa di molto strano in te>> confabulò il principe e i due ripresero i cavalli per tornare a Camelot.

Merlino non perse tempo e accorse allo studio per recuperare tutto il materiale necessario. Se voleva andare fino in fondo a questa storia, non poteva assolutamente permettersi di fallire. Non con la promessa di Artù in ballo. Spalancò brutalmente la porta dello studio e si diresse a prendere qualche libro.

<<Merlino! Ero preoccupato, temevo fosse successo qualcosa>> gli disse il medico.

<<Beh, a parte il fatto che Artù pensa che abbia un problema con la vescica, è andato tutto come previsto>> lo aggiornò lui.

<<Questo vuol dire che intendi andare fino in fondo?>> gli domandò l'anziano.

<<Se riesco a guarire Uther, Artù mi ha dato la parola che, quando sarà re, la magia non sarà più bandita. Questo cambierebbe tutto>> confessò Merlino, stringendo tra le braccia la fila di libri che aveva raccolto.

<<E se andasse male, che ne sarà del suo atteggiamento verso la magia?>> lo fece riflettere Gaius.

<<Vivo con il rischio di essere scoperto tutti i giorni. Se non colgo l'occasione, trascorrerò il resto della vita a nascondere chi sono veramente. Tutti dicono che ho un grande destino, forse è questo. Devo tentare>> si impuntò Merlino, chiudendosi nella sua camera.

Intanto, Agravaine, saputo della decisione di Artù di ricorrere alla magia, si affrettò a raggiungere Morgana. La morte di Uther era l'evento che entrambi avevano sempre agognato e non potevano lasciare che Artù smontasse i loro piani.

<<Artù è andato a consultare un mago. Intende usare la magia per salvare Uther>> confidò alla strega.

Morgana gli voltò le spalle e disse: <<Allora faremo in modo che fallisca>>.

Se non poteva liberarsi di Artù per salire al trono, avrebbe fatto il possibile affinché il loro padre morisse definitivamente. Non sarebbe stata una grande vittoria, ma almeno si sarebbe levata l'enorme peso che era diventato Uther, quando era ancora principessa di Camelot. 

Agravaine la seguì e Morgana accese un fuoco per preparare il suo sortilegio. Prese una collana con il ciondolo dell'Antica Religione e lo fece cadere tra le roventi fiamme. Pronunciò un incantesimo e le fiamme si alzarono pericolosamente in aria, facendo indietreggiare Agravaine dallo spavento. Morgana recuperò il ciondolo dal fuoco e lo porse al suo alleato.

<<È fredda>> constatò quest'ultimo, quando la collana entrò a contatto con la pelle della sua mano.

<<L'ho legata al sentiero della mano sinistra. Metti il ciondolo intorno al collo di Uther>> gli spiegò la strega.

<<Quale effetto avrà?>> volle sapere l'uomo.

<<La forza della magia di guarigione sarà rovesciata e amplificata per dieci. Tentando di curare suo padre, Artù segnerà il suo destino>> illustrò lei.

Agraivaine si rese conto che quel ciondolo aveva il potere di condannare per sempre Uther Pendragon.

<<Non se lo perdonerà mai, sarà distrutto>> ipotizzò.

<<E un principe distrutto sarà un terribile re>> concluse Morgana.

Agravaine le sorrise. Finalmente la sua vendetta nei confronti di Uther si sarebbe compiuta. Aveva sempre odiato il re per aver fatto morire sua sorella Igraine e Morgana gli stava offrendo la chiave per portare a termine la sua vendetta.

Le ore passarono e Merlino era sempre più nervoso e teso. Doveva trovare un incantesimo che gli permetteva di curare Uther internamente, ma sfogliare pagine su pagine senza trovare nulla gli stava facendo perdere più tempo di quello che già aveva. Gaius entrò nella sua stanza, ma il ragazzo non lo calcolò minimante, avendo gli occhi attaccati ai libri.

<<Ho promesso di salvare il re, ma non trovo il giusto incantesimo>> si lamentò.

<<Questo perché stai leggendo i libri sbagliati, tieni. Gwillem di Cambria era pazzo da legare, ma non c'era guaritore migliore>> gli fece notare il medico, porgendogli il manuale che aveva in mano.

Merlino diede una rapida occhiata alle pagine illustrate dal medico e lo ringraziò frettolosamente prima di uscire dalla sua stanza.

Al calar della sera...

La notte era giunta e la luna era alta nel cielo. Agravaine si recò nelle stanze del re e consigliò a Gwen di accendere il fuoco con la scusa di restare solo con Uther. Come indicato da Morgana, mise il ciondolo stregato al collo del sovrano e lo nascose sotto le vesti in modo che nessuno se ne accorgesse, poi se ne andò. 

Nel frattempo Merlino stava cercando di imparare le ultime nozioni dell'incantesimo che gli avrebbe permesso di salvare Uther. Non aveva più tempo, fuori era buio e doveva sbrigarsi a incontrarsi con Artù.

<<Devi usare solo quattro gocce. Anche una in più sarebbe fatale>> gli illustrò il medico.

<<Spero di ricordare l'incantesimo>> confabulò lui.

<<Fidati delle tue capacità, Merlino>> lo incoraggiò Gaius.

I due udirono la voce di Artù gridare il nome di Merlino e il panico prese il sopravvento sul ragazzo.

<<Dovete farmi sparire>> disse al vecchio.

La voce di Artù era sempre più forte e qualche istante dopo il biondo spalancò la porta dello studio. Gaius finse di leggere un libro e assunse un'espressione sorpresa nell'incrociare lo sguardo del principe.

<<Gaius, hai visto quel rospo inutile del mio servo?>> gli chiese il nobile.

<<Temo proprio di no>> rispose l'anziano, scuotendo la testa.

<<Dove sarà andato? Di solito era sempre con Morgana in qualche vicolo nascosto del castello, ma ormai lei non è più a Camelot...>>.

<<Avete visto alla taverna?>> gli propose Gaius.

<<La taverna, ma certo! Ora che non ha più Morgana, deve sfogare le sue frustrazioni nel bere. Gli farò desiderare di non essere mai nato>> minacciò il principe, richiudendo il battente, dietro il quale Merlino si era nascosto.

Il ragazzo aveva sentito tutta la conversazione e stava puntando il suo sguardo contrariato verso Gaius.

<<Perché avete detto la taverna?>> lo rimproverò.

<<È stata la prima cosa che mi è venuta in mente>> si difese lui.

<<Usate la seconda o la terza che vi viene in mente, ma non la taverna>> lo avvertì Merlino.

Non era la prima volta che Gaius giustificava le sue assenze con la scusa della taverna. Dopotutto Artù aveva ragione: quando non era impegnato a lavorare, lui passava le sue ore con Morgana, ma non erano rari i momenti in cui i due discutevano e Merlino sentiva il bisogno di distrarsi per non pensare a Morgana. E nell'ultimo anno aveva frequentato la taverna più di quanto potesse immaginare. Il servo schiuse la porta per assicurarsi che Artù se ne fosse andato e capì che era arrivato il momento di entrare in gioco.

<<Buona fortuna, Merlino>> lo incoraggiò Gaius e i due si scambiarono un cenno di assenso.

In veste da vecchio Emrys si sbrigò a raggiungere Artù che lo stava aspettando al punto designato.

<<Pensavo che non saresti venuto più>> gli confidò il principe, quando incrociò il suo sguardo.

<<Io vi ho dato la mia parola e ora eccomi pronto>> gli ricordò lui.

<<Bene, dobbiamo fare presto>> lo incitò Artù, accennando i primi passi nella direzione opposta a quella che conduceva al castello.

<<Fermatevi! Se la memoria non mi inganna, il palazzo reale è da quella parte>> disse il vecchio, indicando con il dito il castello che si stagliava alle loro spalle.

<<Non posso farmi vedere all'ingresso principale insieme a un mago>> si difese il nobile.

<<Voi vi state già rimangiando la vostra parola?! Avevate promesso che non avrei dovuto vivere più nella paura>> ribatté il mago.

<<Dimentichi che devi salvare mio padre. Una volta guarito, farò quello che ho promesso>> controbatté Artù.

Lo stregone affermò con un cenno del capo e il biondo gli indicò la strada che conduceva ai sotterranei. Tuttavia il principe si lamentò della lentezza dell'anziano e, per fare prima, si offrì di caricarselo sulle spalle. Una volta dentro il palazzo reale, Artù congedò le due sentinelle che avevano l'ordine di sorvegliare le stanze reali. Entrambi soli con Uther sul letto, il vecchio Merlino si apprestò a seguire le indicazioni per l'incantesimo di guarigione.

Devi usare solo quattro gocce. Anche una in più sarebbe fatale, si ricordò l'avvertimento di Gaius, mentre Artù lo osservava in silenzio. Si sentì quasi in soggezione a usare la magia di fronte a lui, tuttavia doveva farlo. Fu sul punto di pronunciare l'incantesimo, quando Artù lo fermò. 

<<Aspetta!>>.

<<Qualcosa non va?>> gli chiese.

<<Mio padre mi ha insegnato a non fidarmi della magia, ora la uso per salvarlo>> rimuginò il principe.

<<La vostra vita è stata salvata con l'uso della magia più volte di quanto immaginiate>> gli confessò l'anziano.

<<Di che cosa stai parlando?>> lo interrogò il principe, stranito da quella affermazione.

<<Vi posso garantire che la magia sta ovunque intorno a voi. In realtà... ecco... è intrecciata nel tessuto del mondo>> spiegò lo stregone.

Artù ebbe un altro ripensamento. <<Chi mi dice che sia la cosa giusta da fare?>>.

Merlino volle sfruttare quel momento per confidarsi con il suo migliore amico, come non aveva mai potuto fare prima di allora. 

<<Io so che voi avete sofferto a causa della magia, è successo a molti, ma non tutta la magia e di certo non tutti i maghi sono uguali. Desidero solamente farvi vedere che la magia può essere usata anche per il bene. Voglio sperare che un giorno possiate vedermi in una luce diversa>>.

Artù chinò lo sguardo sul padre morente nel letto e incrociò gli occhi azzurri, stranamente famigliari, del mago. Con un cenno della mano diede il permesso al vecchio di proseguire e Merlino pronunciò l'incantesimo. Su un primo momento non accadde nulla, in quanto Uther non reagì alla magia guaritrice e Merlino credette di aver sbagliato qualche parola del sortilegio. Poi il re aprì di colpo gli occhi e Artù gli si avvicinò incredulo.

<<Padre!>> lo chiamò.

Il re si voltò verso di lui e gli sorrise. <<Artù...>> biascicò.

Il figlio ricambiò il sorriso, esterrefatto di rivedere suo padre. Merlino osservò la scena con un sorriso orgoglioso nel volto rigato. Ce l'aveva fatta, aveva compiuto il suo destino! La magia sarebbe tornata a Camelot, poteva finalmente rivelare ad Artù la sua vera identità, poteva riprendersi Morgana.

Ma l'attimo dopo tutto cambiò: il re iniziò a respirare affannosamente e il sorriso di Artù si tramutò in un'espressione di sgomento.

<<Che gli prende?>> domandò al mago.

<<Non lo so>> rispose quest'ultimo, scuotendo la testa.

<<Fa' qualcosa!>> esclamò Artù, ma lo stregone era come bloccato.

Non sapeva cosa fare, Uther non doveva reagire in quel modo. Fino a un attimo prima sorrideva e sussurrava con Artù, perché ora stava fiatando in quel modo anomalo? L'uomo esalò il suo ultimo respiro e il suo corpo si immobilizzò completamente. Merlino allungò le dita verso la sua giugulare, ma non sentì alcun battito.

<<È morto>> dichiarò.

<<No, non può essere!>> esclamò il principe.

<<Padre, padre!>> lo chiamò, scuotendolo per la spalla, ma il re non diede segni di vita.

Sconvolto, Artù si allontanò bruscamente dal letto e puntò lo sguardo sullo stregone di fronte a lui che stava ancora cercando di capire perché Uther Pendragon fosse appena morto davanti ai loro occhi. L'incantesimo era giusto, la magia aveva funzionato, eppure...

<<Che cosa hai fatto?!>> lo accusò il principe.

<<Vi assicuro che non era previsto>> tentò di giustificarsi lui.

<<Avevo la tua parola, tu lo hai ucciso>> confabulò Artù.

<<No!>> esclamò lo stregone.

La rabbia di Artù esplose fuori controllo e il principe aggirò il letto per avvicinarsi a lui.

<<Tu lo hai ucciso!>> gli urlò contro.

<<No!>> continuò a negare il mago.

<<Morirai per quello che hai fatto>> lo minacciò il nobile, estraendo la spada per attaccarlo.

Merlino usò i suoi poteri per scagliare Artù sul pavimento e fu costretto a darsi alla fuga. Si nascose nel primo vicolo che trovò e, ancora profondamente turbato dalla furia cieca negli occhi di Artù, bevve la soluzione per tornare giovane prima che le guardie potessero scovarlo. Quando rientrò negli alloggi del re, Artù era assieme a Gaius e Ginevra.

<<Mi dispiace Artù. Il re è morto>> decretò il medico.

Merlino vide Artù distrutto dal dolore e si terribilmente in colpa. Gaius allungò il lenzuolo bianco per coprire Uther e, assieme al mago, rientrò nello studio buio.

<<L'incantesimo funzionava, ne sono certo! Era tutto giusto, non so cosa sia accaduto>> spiegò Merlino.

<<Io credo di saperlo>> ipotizzò il medico, mostrandogli la collana che aveva sul palmo della mano.

Merlino si avvicinò a lui.

<<L'ho trovata al collo di Uther. Porta una maledizione e tale maledizione inverte gli effetti dell'incantesimo di guarigione. Uther non aveva possibilità>> illustrò

La collana portava il ciondolo con lo stemma dell'Antica Religione e c'era solo una persona, oltre a lui, a saperla usare. 

<<Morgana...>>.

<<Credo proprio di sì>> confermò l'anziano.

Merlino non riusciva ancora a crederci. Morgana aveva condannato alla morte Uther, eppure lui si sentì ugualmente in colpa per aver contribuito al suo piano, anche se involontariamente. 

Saputo della morte di Uther, Agravaine non perse tempo e occasione per riferirlo a Morgana e poter gioire assieme. La strega era rannicchiata nel suo freddo materasso con una misera coperta addosso, quando sentì il rumore della porta che si aprì e riconobbe la figura di Agravaine.

<<Uther è morto, vero?>> gli domandò.

<<Come fai a saperlo?>> la interrogò l'uomo.

Morgana si alzò a sedere dal letto e rispose: <<L'ho sentito. Ho sentito il suo dolore>>.

Agravaine notò l'espressione quasi affranta della donna. Appariva sinceramente dispiaciuta per la perdita del padre tanto odiato, ma la verità era che neppure Morgana sapeva cosa provava.

<<Pensavo che la morte di Uther andasse festeggiata>> ribatté l'uomo.

<<Artù lo rimpiazzerà. No, non si festeggerà finché non prenderò il mio posto sul trono>> chiarì la strega.

<<Potrebbe accadere presto. Artù è giovane e ingenuo, si rivolgerà a suo zio per dei consigli e io mi assicurerò che fallisca>> ipotizzò Agravaine.

Intanto, a Camelot Artù si chiuse nelle sue stanze e la notizia della morte del re si diffuse a macchia d'olio in tutto il regno. Merlino, anche egli provato dai sensi di colpa, decise di fargli visita e tentare un approccio. Sapeva benissimo che l'ultima cosa che il principe avrebbe voluto era parlare, ma si sentiva in dovere di rimediare.

<<Mi dispiace tanto. Io avrei dovuto... avrei dovuto... vorrei aver potuto fare qualcosa>>.

Artù rimase impassibile sulla sedia in cui giaceva sfinito. Non aveva neanche più le forze per versare lacrime. Il servo pensò che probabilmente il principe non gli avrebbe neanche risposto, ma Artù confessò: <<Merlino, sono l'unico responsabile>>.

<<Non ne avete colpa, non è stato un vostro errore>> lo rassicurò l'amico.

Anche lui avrebbe voluto sentirsi così, sereno e senza rimorsi, ma si sentiva macchiato dentro realizzare che aveva contribuito all'uccisione del padre del suo migliore amico.

<<Non ci sono altri colpevoli. Mio padre ha dedicato vent'anni a combattere la magia, dovevo immaginarlo. Sono stato così arrogante e l'arroganza è costata la vita a mio padre>> decretò Artù.

Merlino tentò di farlo rinsavire. <<Stavate facendo quello che ritenevate giusto, sono certo che il mago non aveva cattive intenzioni. Forse l'incantesimo ha fallito, Uther stava morendo, forse nulla l'avrebbe salvato>>.

Artù sospirò pesantemente. Voleva credere veramente alle parole di Merlino, ma in quel momento non sapeva più a cosa credere ne cosa pensare. Era totalmente perso.

<<Noi non lo sapremo mai. So solo che ho perso entrambi i genitori a causa della magia. è il male nella sua essenza e questo non potrò mai dimenticarlo>> dichiarò il principe.

Merlino si sentì morire in quell'istante. Gaius l'aveva avvertito più volte delle possibili conseguenze che avrebbero potuto scaturire nel cuore di Artù, se avesse fallito e ora ne stava avendo la prova definitiva. Artù avrebbe odiato la magia, il regno di Albione non sarebbe mai nato e il suo destino di riportare la magia non si sarebbe mai compiuto. 

Un bussare alla porta li interruppe e Artù si alzò dalla sedia per lasciare la stanza. Si diresse nella sala del trono, accompagnato da Gaius e Merlino, dove poté salutare il padre per l'ultima volta. Il servo e il medico si sedettero su un angolo del corridoio in attesa dell'arrivo di Artù.

<<Dobbiamo lasciarlo al suo lutto>> suggerì Gaius, ma Merlino non aprì bocca.

<<Merlino?>> lo richiamò il medico, avendo notando lo sguardo del ragazzo perso nel vuoto.

<<È tutta colpa mia, l'ho ucciso io>> confessò quest'ultimo.

<<Tu non hai ucciso Uther, Morgana l'ha fatto. Uther è morto, quando lei gli ha spezzato il cuore>> chiarì Gaius, ma Merlino non era affatto convinto delle sue parole.

Morgana poteva aver fatto in modo che lui fallisce con l'incantesimo di guarigione, ma lei era diventata la donna che era adesso esclusivamente per colpa sua. Non era stato in grado di amarla abbastanza da proteggerla dalla sua stessa oscurità.

<<Dobbiamo guardare al futuro. La morte di Uther permetterà che ci sia il passaggio del trono ad Artù, speriamo che porti pace e stabilità sulla terra>> proseguì l'anziano.

<<La magia sarà ancora proibita, ho spinto Artù a odiarla per sempre. Lui non saprà mai chi sono io>> ammise il moro.

<<Arriverà il momento, ne sono sicuro. Artù sarà sotto grande pressione ora che diventerà re, avrà bisogno di te ora più che mai>> lo consolò Gaius, ma Merlino ne dubitava.

<<Non c'è nient'altro da fare. Direi di andare a mangiare qualcosa>> propose il medico.

Il ragazzo rifiutò l'offerta. <<Preferisco stare qui>>.

Gaius annuì e se ne andò, lasciando Merlino in balia dei suoi infiniti sensi di colpa. Si diresse nella sala del trono, ma vide che le porte erano ancora chiuse, perciò si sedette sul pavimento e attese.

Al sorgere del sole...

Artù rimase con il padre per tutta la notte, ma capì che era giunto il momento di lasciarlo andare. I primi raggi del sole filtravano dalle ampie vetrate e quella mattina ci sarebbe stata la sua nomina ufficiale in veste di nuovo sovrano di Camelot. Uscì dalla sala, trovandosi il suo servitore accovacciato sul pavimento.

<<Merlino!>> lo chiamò, pensando che stesse dormendo, ma l'amico si voltò a guardarlo.

Il mago non aveva chiuso occhio, esattamente come il suo padrone.

<<È un nuovo giorno>> dichiarò il principe e Merlino si issò in piedi.

<<Hai passato qui la notte?>> gli domandò il nobile.

<<Non volevo che vi sentiste solo>> si premurò lui.

<<Sei un amico leale, Merlino>> lo ringraziò Artù.

La verità era che Merlino in quelle ore si era sentito tutto fuorché un amico nei confronti del suo padrone.

<<Devi avere fame>> ipotizzò il principe.

<<Sì, tanta>> affermò Merlino.

<<Anch'io, andiamo. Facciamo una bella colazione>> lo incitò a seguirlo.

Ben presto si tenne la cerimonia di successione e la sala del trono si riempì di cavalieri e plebei per assistere all'incoronazione di Artù Pendragon. Tutti attendevano con trepidanza l'arrivo del fatidico giorno e ora era finalmente arrivato, anche se Artù non condivideva affatto lo stesso entusiasmo. Si inginocchiò nei gradini che precedevano il suo nuovo trono e Geoffrey iniziò la cerimonia.

<<Giurate e promettete solennemente di governare il popolo di Camelot, rispettando le sue leggi e le sue tradizioni?>>.

<<Sì, io lo giuro solennemente>> dichiarò il nobile.

<<Vi impegnerete al massimo perché legge e giustizia avversi vengano attuate in tutti i vostri giudizi?>>.

<<Lo farò>>.

Geoffrey allungò la corona verso il capo di Artù. <<In virtù delle leggi sacre conferitemi, io vi incorono Artù Re di Camelot>>.

Il cavaliere si alzò e si girò in direzione del suo popolo.

<<Lunga vita al re!>>.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top