IV

<<Wow, avete visto che bravo?>> esultò Merlino.

Era mattina da un pezzo e avrebbe dovuto lavorare, ma delle voci allegre e festaiole l'avevano incitato ad affacciarsi alla finestra della camera di Artù per controllare giù nel cortile centrale, affollato di acrobati, giocolieri e ogni genere di personaggio atto a far divertire le persone, soprattutto i bambini. Una carrozza trainata da due cavalli aveva appena fatto il suo ingresso nel cortile e degli uomini travestiti con abiti sgargianti e trucchi vistosi lanciavano coriandoli in aria e mettevano in mostra le loro abilità di intrattenimento. Artù lo raggiunse e si allungò a controllare l'oggetto di tale stupore da parte del suo servitore.

<<È un uomo che lancia un altro in aria>> ribadì seccamente e il sorriso di Merlino si spense all'instante.

Intuì subito che il principe non condivideva affatto il suo stesso entusiasmo e non ne capiva il motivo. Dopotutto, quella sera era motivo di festeggiamenti in suo onore e chiunque avrebbe desiderato tali attenzioni. Chiuse la finestra e si rivolse ad Artù, il quale era tornato a revisionare dei documenti sul suo scrittorio.

<<Cosa avete? È il vostro compleanno! Una festa si terrà in vostro onore. Ci sono danzatrici, giocolieri e acrobati per voi>> gli ricordò, ma Artù sospirò annoiato e aggirò la scrivania.

Merlino lo seguì alle sue spalle, tentando di risollevargli il morale.

<<Lo capisco, deve essere un grosso peso>> lo prese in giro.

<<Forse io sono meno impressionante>> mise in chiaro lui.

<<Io l'attendo con ansia>> rispose il servo.

<<Perché hai la mente di un bambino>> lo derise il principe, lasciando la stanza.

<<Comunque, rimango più intelligente di voi>> commentò a bassa voce Merlino tra sé e sé.

<<Ti ho sentito!>> lo rimproverò Artù dal corridoio e il moro scoppiò a ridere.

Il principe si recò nelle stanze del padre per aggiornarlo sulle recenti questioni del regno. Anche se Uther era caduto in depressione e aveva abdicato prima del previsto per colpa di Morgana, Artù non aveva mai smesso di considerarlo ancora come il re di Camelot, anche se era chiaro a tutti che ormai il re era proprio lui. 

Tuttavia, Uther non aveva nessuna intenzione di discutere di questioni riguardanti la corte, sapendo perfettamente che quel giorno era l'anniversario della nascita di suo figlio. Non sarebbe più tornato l'uomo forte e senza scrupoli di un tempo, ma era arrivato il momento per lui di vivere quei piccoli momenti di spensieratezza con suo figlio finché poteva. Aveva perso Morgana, ma aveva ancora il suo figlio prediletto al suo fianco e sapeva che lui non lo avrebbe mai abbandonato, nonostante il suo passato e le sue decisioni sbagliate.

Qualche ora dopo...

Il momento tanto atteso da tutta la corte di Camelot arrivò e ben presto la sala da pranzo si riempì di risate, applausi, brindisi e cibo a volontà. Cavalieri e nobili banchettavano in allegria, mentre nella sala si esibivano mangia fuochi, giocolieri e acrobati. Tra le esibizioni un uomo avanzò verso Artù.

<<Mi occorre un volontario. Principe Artù, quale migliore occasione per dimostrare il vostro leggendario cuore impavido? Accettate la sfida?>> propose al festeggiato.

Alle sue spalle era stata allestita un'enorme ruota di legno che veniva usata dai giocolieri per legarci sopra le persone e farle girare. Il principe, che stava brindando con il padre accanto, si scambiò uno sguardo con quest'ultimo e si alzò.

<<Certo!>> esclamò e tutti applaudirono, pronti per assistere a un'altra esibizione, decisamente più pericolosa di far volteggiare le palline in aria e giocare con il fuoco.

<<Non è pericoloso?>> si premurò Merlino, mentre Artù gli passava affianco per aggirare la tavolata e togliersi il mantello rosso dalle spalle.

<<È il lancio dei coltelli. È pericoloso, ma non potevo rifiutare la sfida>> gli spiegò il biondo, consegnandogli il tessuto pregiato.

Si adagiò sulla ruota e i giocolieri gli legarono braccia e gambe con delle corde ben strette.

<<Non temete, Mio Signore, non mancherò il bersaglio>> lo rassicurò l'uomo.

<<Bene, buono a sapersi>> ironizzò il nobile.

Apparentemente sorrideva ed era spensierato, ma dentro di sé stava iniziando a preoccuparsi per la sua incolumità. L'uomo gli diede una mela da tenere in bocca e fu pronto per iniziare lo spettacolo. La ruota iniziò a girare e Artù cercò di focalizzare il primo pugnale che l'uomo stava prendendo in mano. Con una velocità fulminea lo scagliò contro di lui e la lama si conficcò nello spazio libero della ruota tra il suo braccio e il suo capo. Un urlo di stupore esplose nella sala, tutti i presenti era sbalorditi dalla bravura di quell'uomo. 

Uther era a bocca aperta, Ginevra tratteneva il respiro nel petto dal terrore e Merlino non aveva la prontezza di usare la sua magia per salvare Artù. Il secondo coltello finì al lato sinistro di Artù, il quale stava cominciando a perdere il senso dell'orientamento. Fu il momento del terzo e ultimo coltello e Merlino si assicurò in ogni istante della sua traiettoria che puntava proprio sul principe. Tutti rimasero con il fiato sospeso, calo il silenzio e la ruota si fermò. 

La lama era finita sulla mela che Artù stringeva tra i denti. I presenti acclamarono e applaudirono e il principe abbandonò la testa contro la ruota, finalmente sollevato che l'esibizione fosse conclusa. Fu slegato e tornò al suo posto.

<<Visto, Merlino? Niente da temere>> sbeffeggiò il suo servo, addentando il grande frutto.

Merlino sospirò di sollievo e scoppiò a ridere, ignaro del reale piano che l'uomo e il suo aiutante stavano tramando alle loro spalle.

La festa avanzò fino a tardi tra applausi e brindisi di troppo e, quando Artù rientrò nelle sue stanze, era ubriaco fradicio.

<<State dicendo che non avevate minimamente paura? Sembravate spaventato>> lo incalzò il servo alle sue spalle.

<<Certo che no! Sono un guerriero, impari a controllare la paura...>> biascicò il nobile.

Merlino si accorse subito che il suo padrone era completamente fuori gioco, camminava in maniera maldestra e sbatteva contro ogni parete da fargli quasi perdere l'equilibrio. Se non c'era lui che lo sorreggeva e lo accompagnava a ogni singolo passo fino al suo letto, probabilmente si sarebbe ritrovato con la faccia sul pavimento e godeva nel vederlo così barcollante.

<<È stato bello vedere mio padre divertirsi. Sembrava cupo alla fine della serata, forse dovrei andare da lui>> rifletté il principe, alzandosi dal suo letto per dirigersi goffamente alla porta d'ingresso.

<<È una buona idea? Non riuscite a stare in piedi>> gli fece notare il servo.

<<Dici che sono ubriaco?>> gli domandò l'amico.

<<No, dico solo che non dovreste andare in giro per il palazzo perché avete i pantaloni calati>> gli spiegò il moro, trattenendosi dal ridere.

Artù si fermò e chinò lo sguardo. Si sentiva talmente euforico che non si era neppure accorto di avere i pantaloni alle ginocchia.

<<Sei attento!>> si complimentò con lui, tirandosi svogliatamente i pantaloni prima di uscire dalla stanza.

Al mattino...

Ginevra, giunta nelle stanze del re per iniziare il suo solito turno di lavoro, trovò Artù chinato sul padre, ormai pallido e incosciente, sul pavimento. La sua mano era intrisa di sangue, così come la camicia bianca di Uther. Insieme lo spostarono sul letto e Artù convocò Gaius negli alloggi reali.

<<Gaius, puoi curarlo?>> chiese al vecchio medico, mentre Ginevra era intenta a sistemare le coperte.

<<La lama ha toccato il suo cuore, sta sanguinando dentro>> gli spiegò lui.

<<Eppure ci deve essere un rimedio. Fa' qualcosa, ti prego, Gaius!>> lo implorò il biondo.

<<È solo una questione di tempo purtroppo. Mi dispiace, Artù>> gli confidò il medico.

Il principe volse il capo in direzione del padre, cercando di controllare le lacrime che rischiavano di uscirgli di nuovo. Si recò nella sala del consiglio per parlare con Agravaine e Sir Leon riguardo all'attentato subito nelle ore precedenti. 

L'uomo che lo aveva attaccato era lo stesso che lo aveva sfidato nel gioco dei coltelli la sera prima. Sarebbe morto, se non fosse stato per Uther, il quale si era messo a combattere contro di lui per proteggere l'amato figlio. Il re riuscì a uccidere il nemico, ma rimase ferito dal duello. Nessuno era accorso in suo soccorso perché le sentinelle che vigilavano davanti agli alloggi del sovrano erano stati uccisi dal nemico in modo da essere sicuro che Artù sarebbe stato solo e indebolito.

<<Le tracce dell'assassino arrivano da Wenham, è nella terra di Odin. Avrebbe voluto vendicare la morte di suo figlio>> rivelò suo zio.

<<Io sono con te, Artù, per cui, se posso fare qualcosa...>> gli confidò Agraveine.

<<Il tuo sostegno è importante per me, grazie>> annuì il principe e Leon e lo zio si congedarono.

Artù capì che l'uomo ucciso da Uther era l'ennesimo sicario che Odin ingaggiava per attentare alla sua vita, ma la sua vendetta non poteva proseguire ancora.

<<Notizie di mio padre?>> chiese a Merlino, non appena lo vide entrare nella sala.

Il servo scosse la testa. <<Nessun cambiamento>>.

<<Perché Gaius non trova un rimedio?!>> sputò la rabbia che stava provando dentro in quel momento.

Nel giro di una notte il suo compleanno stava diventando il suo peggior incubo.

<<Perché non c'è niente che possa fare>> lo redarguì l'amico in tono severo.

Merlino non era insensibile, tuttavia non sapeva bene cosa provava da quando aveva saputo dell'attentato alla famiglia reale. Conosceva bene la sensazione di perdere un padre, ma dentro di sé non avvertiva niente nei confronti dell'uomo che lo aveva minacciato di ucciderlo per via del suo segreto e della sua relazione con Morgana. 

Non appena Agravaine ebbe la possibilità di lasciare Camelot, si recò nella dimora di Morgana per aggiornarla degli ultimi avvenimenti. Dopo la chiusura del velo che la strega aveva aperto per liberare i Dorocha, Morgana stava progettando nuovi piani per uccidere Artù e per liberarsi di Emrys. Tuttavia i suoi pensieri nefasti vennero interrotti, quando sentì la porta aprirsi di colpo. Afferrò il pugnale e si voltò indietro. Riconobbe il volto di Agravaine e tirò un sospiro di sollievo, abbassando la lama.

<<È questo il modo di accogliere un vecchio amico?>> la incalzò l'uomo.

<<Non ti aspettavo oggi>> mise in chiaro lei, depositando il pugnale.

<<Dovevo vederti. Porto ottime notizie, migliori di quanto sperassimo>> accennò il suo alleato.

Morgana assunse un'espressione curiosa e gli si avvicinò trepidante. <<Che è successo?>>.

<<Uther è stato mortalmente ferito, giace sul letto di morte. Gaius dice che ha pochi giorni di vita>> le spiegò Agravaine, avanzando verso di lei.

Morgana rimase piacevolmente sorpresa dalle sue parole. Erano anni che ambiva alla morte di suo padre, ma in quel momento era del tutto indifferente alla notizia. Tutto quello che aveva progettato nell'ultimo anno lo aveva fatto per Merlino, per l'amore che provava nei suoi confronti, per il figlio che portava in grembo e per il sogno di costruire una famiglia con lui. 

Era cosciente che lei e Merlino non erano cresciuti in famiglie felici: lui non aveva un padre e viveva in un povero villaggio con la madre e lei era cresciuta con un padre che le aveva strappato la madre biologica e la sorella maggiore. Avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere affinché suo figlio potesse avere una famiglia unita e dei genitori presenti, ciò che nessuno dei due hanno mai potuto avere. Che significava ora la morte di Uther se ormai aveva perso tutto?

<<Spero che la mia immagine lo tormenti>> rimuginò a denti serrati.

Agravaine ebbe quasi paura di quegli occhi spenti e freddi e deglutì a fatica.

<<E Artù?>> volle sapere la strega.

<<È distrutto. Il povero ragazzo è frastornato>> confessò l'uomo.

<<Colpiamolo ora che è vulnerabile>> decretò Morgana sul punto di voltargli le spalle, ma Agravaine la trattenne per un braccio.

<<Quando Uther morirà, il regno sarà debole>> la fece ragionare, ma lei non lo ascoltò minimamente, chinando gli occhi sulle dita che stringevano il suo braccio.

Odiava essere toccata da mani maschili, ancora di più se appartenevano ad Agravaine, motivo per cui aveva sempre cercato di mantenere le distanze da lui. L'uomo colse il silenzioso segnale della strega di lasciarla e proseguì. 

<<Dobbiamo scegliere il nostro momento con cura. Chissà quali saranno le prossime opportunità?>>.

Morgana gli rivolse un semplice sorriso di assenso e si allontanò da lui.

A Camelot Artù era sempre più disperato per il padre. Non sopportava di vederlo inerme nel letto, quando fino a poche ore prima ridevano e brindavano assieme. 

Le ore passarono lente e senza miglioramenti da parte del re. La notizia dell'attentato si era diffusa in tutto il regno, tant'è che al calar della sera i popolani si presentarono nel cortile centrale con delle candele in mano. Volevano far sapere al principe che, anche se erano semplici contadini, gli erano vicini in quel momento di grande sofferenza. 

Merlino si sorprese di vedere così tanta gente povera a pregare silenziosamente davanti al castello. Uther era dispotico e un tiranno, ma provvedeva sempre al suo popolo e questo Merlino non poté contestarlo per quanto il re fosse pieno di difetti. Sentì Artù entrare negli alloggi e il principe si avvicinò a lui.

<<Che succede?>> gli domandò, non capendo perché il servo stesse guardando dalla vetrata.

<<Una veglia per vostro padre. Il popolo è vicino al vostro cordoglio>> spiegò il moro.

<<Perché si comportano come se fosse morto? C'è ancora vita nel suo corpo>> disapprovò Artù.

<<Si stanno preparando al peggio>> rispose l'amico.

<<Loro hanno perso la speranza, io no>> ammise il principe.

<<Lo so, è difficile da accettare. Vorrei non fosse così, ma... in realtà non c'è niente che si possa fare>> gli confidò il servitore.

La situazione di Uther fece ricordare a Merlino il giorno in cui aveva perso suo padre. Non c'era momento che non pensasse a lui, a quanto gli mancava e a quanto avrebbe voluto potergli parlare ancora.

<<C'è un modo per guarire mio padre>> affermò il principe.

Non avrebbe voluto percorrere quel sentiero, sapendo quanto Uther era sempre stato contrario, ma se serviva a riaverlo ancora vivo e sorridente come la notte precedente, l'avrebbe intrapresa all'istante.

Merlino ne dubitava, ma volle sapere. <<Come?>>.

<<Con la magia>> confessò lui.

L'amico rimase spiazzato, non poteva credere che il suo padrone l'avesse detto veramente. Per un istante credette che lui stesse scherzando, ma l'espressione seria e determinata del principe non lasciava spazi ad alcun dubbio. Artù voleva ricorrere alla stregoneria, come aveva fatto Uther in passato con Morgana in punta di morte.

<<Artù intende usare la magia?!>> realizzò Gaius, anch'egli incredulo, non appena Merlino glielo confidò.

<<È disperato, sa che è l'unica cosa per salvare Uther>> affermò il ragazzo.

Gaius era totalmente contrario alla decisione di Artù, sapendo quanto fosse azzardato usare la magia per salvare una vita umana, scombussolando così l'equilibrio della natura, ma soprattutto conosceva bene Merlino e la sua completa devozione nei confronti del principe.

<<Merlino, ti prego, dimmi che tu non farai questo>> lo avvertì.

<<Mentirei, se dicessi di no>> affermò lui.

<<Non puoi rischiare di esporti in questo modo, è troppo pericoloso>> lo mise in guardia l'anziano.

<<Non mi ha riconosciuto quando avevo ottanta anni, non c'è ragione che mi riconosca ora>> gli fece notare Merlino.

<<Devo ricordarti che l'ultima volta che hai usato l'incantesimo dell'invecchiamento, ti hanno quasi messo al rogo>>.

<<Questo vale il rischio>> ribatté il mago.

<<Credi che Uther ti ringrazierà per averlo salvato con la magia? è probabile che ti faccia impiccare>> controbatté il medico.

<<Uther non cambierà mai il suo atteggiamento verso la magia, ma, se Artù permette che venga usata per guarire suo padre, il suo atteggiamento cambierà per sempre. Vedrà che si può usare la magia per il bene>> illustrò Merlino.

Gaius tentò di farlo desistere da quell'idea. <<Tu dovresti sapere che l'uso del potere e della magia è carico di pericoli>>.

<<Se funziona, non mi nasconderò più>> ipotizzò il ragazzo.

Potrei stare con Morgana, azzardò nella sua mente.

Potrebbe tornare a Camelot, accettata da suo fratello per la magia che possiede.

Potremmo crescere nostro figlio assieme.

Potremmo essere finalmente felici.

Potremmo stare assieme alla luce del sole senza più timori di sentirci sbagliati.

Il pensiero gli sembrava così paradossale, ma più ci rifletteva e più sentiva di doverci provare.

<<E se non funziona?>> lo mise alla prova Gaius e a quella domanda Merlino rimase in silenzio.

<<Non posso stare fermo a guardarti, Merlino>> disapprovò il vecchio.

Il mago scosse la testa, ormai aveva deciso. <<Non cercate di fermarmi, perché non potete>> lo mise in guardia.

<<Stai facendo un gioco pericoloso, Merlino>> ritentò suo zio.

<<Sto facendo un gioco pericoloso sin dal primo giorno che ho messo piede a Camelot>> ironizzò il moro.

Vide Gaius tentennare ancora e aggiunse: <<È la mia occasione per cambiare le cose>>.

Merlino si diresse da Artù, il quale gli si avvicinò subito, riempiendolo di domande. 

<<Allora? Cosa ha detto Gaius? Aveva informazioni?>>.

<<Non sapeva molto, ma ha sentito parlare di un mago. Un vecchio, vive nella foresta di Glastig. Gaius pensa che potrebbe aiutarlo>> inventò Merlino.

<<Mi condurrà da lui?>> postulò il principe.

<<No, mi ha detto tutto quello che sa. Dobbiamo trovarlo da soli>> fu la risposta secca del mago.

Era tutto pronto, potevano partire all'istante. Tuttavia Artù ebbe un ripensamento e Merlino lo intuì subito.

<<Se tu fossi me e si trattasse di tuo padre, useresti la magia per salvarlo?>> gli confidò.

<<Sì, farei tutto il possibile>> affermò lui.

L'opinione di Merlino era tutto ciò che contava per Artù, specialmente in quel momento buio e difficile per lui ed era incredibile come le sue parole potessero plagiare la completa fiducia che il principe riponeva nel suo migliore amico.

<<Prepara i cavalli, prendi le provviste. Partiremo all'alba>> dichiarò infine.

Merlino asserì con un debole cenno di assenso e si congedò frettolosamente dagli alloggi del principe per prepararsi. Non aveva molto tempo e doveva avere tutto il materiale pronto se voleva salvare il suo peggior nemico. 

Artù, invece, si diresse nelle stanze di Agravaine per parlargli della sua decisione di salvare il padre con la magia, ma lo zio non fu d'accordo con lui, ricordandogli che la stregoneria che intendeva usare fu la stessa che lo privò della madre alla nascita. Artù sapeva benissimo che entrambi avevano sofferto per la perdita di Igraine causata dalla magia, ma non poteva lasciare che suo padre morisse, non ora che aveva trovato una minima speranza per guarirlo prima del tempo.

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