III
Appena il sole sorse, Merlino e Lancillotto ripresero il viaggio. Ormai non doveva mancare molto all'Isola dei Beati e dovevano sbrigarsi a raggiungere i loro amici prima che Artù si sacrificasse.
<<Quando arriveremo all'Isola dei Beati, intendi veramente sacrificarti?>> gli domandò Lancillotto.
<<Che cosa vuoi che ti dica?>> fu l'unica risposta che poté dire lui.
<<Io ti guardo e non posso che chiedermi: potrei mai rinunciare la mia vita per qualcosa?>> rifletté l'amico.
<<Bisogna avere una ragione, qualcosa a cui si tiene, qualcosa che è più importante di tutto>> illustrò Merlino, incitando il cavallo a correre.
Lancillotto era sempre più ammirato dall'anima di Merlino e ripensò alle parole del drago della notte scorsa. Il mago aveva veramente qualcosa di invisibile dentro e che ora poteva essere visto da tutti e Lancillotto era il primo che stava iniziando a crederci. Ci aveva sempre creduto, ma ora ancora più di prima. Uscirono dalla foresta e videro in lontananza una fortezza abbandonata. Dalla cittadella si stava innalzando una nube di fumo nero.
<<Qualcuno ci ha battuti sul tempo>> osservò Lancillotto.
<<Banditi?>> suppose Merlino, ma l'amico tentennò, non essendo sicuro della risposta.
Il mago alzò lo sguardo verso l'accecante sole sopra di loro. <<Credi che ce la faremo prima di sera?>>.
<<C'è solo un modo per scoprirlo>> commentò il cavaliere e incitarono i loro destrieri a proseguire.
I due, però, erano ignari che il fumo proveniva dal fuoco che Artù e il suo gruppo avevano acceso. Il principe era rimasto silenzioso da quando aveva lasciato Merlino nelle mani di Lancillotto e il suo malumore era evidente a tutti, tant'è che non riusciva neanche a sforzarsi di sorridere nei piccoli momenti di burla che Galvano subiva dal resto dei compagni. Sentì un rumore indistinto e ordinò a tutti di restare in silenzio. Rimasero in ascolto e l'attimo dopo udirono il rumore di una porta che si apriva. Presero le spade e riconobbero la sagoma di Lancillotto avanzare verso di loro.
<<Lancillotto, come sta Merlino?>> gli chiese Artù.
<<Brutte notizie...>> incominciò lui con sguardo serio e il principe si preparò a sentire la notizia che mai avrebbe voluto sapere.
<<È ancora vivo>> commentò e Merlino lo raggiunse alle spalle.
Artù scoppiò a ridere e si rilassò all'istante. Stentava quasi a riconoscerlo, considerando che l'aveva lasciato quasi in fin di vita giorni prima. Il gruppo lo accolse esuberante, scambiandosi abbracci e pacche sulle spalle.
<<È bello vederti>> ammise il biondo.
<<Sì, anche per me, Sire>> confermò il suo migliore amico.
Artù gli scombinò scherzosamente i capelli e avvolse un braccio intorno alle sue spalle per raggiungere i loro amici, finalmente tutti riuniti.
<<Andrà tutto bene, non ci sarà alcun problema>> confidò il mago, rivolgendosi ad Artù.
I loro amici stavano riposando per recuperare le forze e le fiamme del fuoco erano ancora ardenti.
<<Sono stanco>> tentò di giustificarsi quest'ultimo, ma Merlino non gli credette.
Lo conosceva troppo bene da sapere che era pensieroso sulla sua sorte una volta giunti all'Isola dei Beati.
<<Voi non dovete offrirvi in sacrificio>> replicò il moro.
<<Devo salvare il popolo>> si intestardì il nobile.
<<Prenderò il vostro posto>> gli confessò, ma Artù scosse la testa.
<<Cosa è la vita di un servo in confronto a quella di un principe?>> tentò di convincerlo.
<<Un bravo servo è difficile da trovare>> commentò Artù.
<<Non sono così bravo>> si sminuì Merlino.
<<Vero! Una cosa: occupati di Ginevra. Voglio che abbia una vita felice, se lo merita>> ribadì il principe.
<<Tranquillo, ci penso io>> lo rassicurò Merlino.
Dopo una breve sosta i ragazzi ripresero il cammino e si fermarono solo quando riconobbero il castello in rovina nel bel mezzo del lago. Arrivarono alla riva e il traghettatore li condusse con la sua imbarcazione di legno all'Isola dei Beati. Una volta messo piede sulla terraferma, però, i Viverna li attaccarono, riconoscendoli come intrusi nel loro territorio.
I cavalieri provarono a difendersi con le loro spade e Merlino usò di nascosto i suoi poteri da Signore dei Draghi per cacciarli via. Leon, Elyan e Percival decisero di rimanere a combattere i Viverna per fare in modo che non ostacolassero l'avanzata del resto del gruppo e si separarono. Merlino, Artù, Lancillotto e Galvano raggiungessero l'enorme e cupa sala con l'altare di marmo e il velo nero strappato che oscillava nello spazio.
<<Non accade spesso di avere dei visitatori>> li accolse l'anziana Cailleach.
<<Poni fine a tutto. Io ti chiedo di ricucire lo strappo tra i due mondi>> le ordinò Artù.
<<Non ho creato io questo orrore, perché dovrei essere io a fermarlo?>> lo incalzò la custode.
<<Perché delle persone innocenti stanno morendo>> intervenne Merlino e la Cailleach riconobbe Merlino solo in quel momento.
<<Infatti!>> fu il suo commento prima di scoppiare in una fragorosa risata.
Improvvisamente Galvano avanzò di corsa verso di lei, impugnando la spada per accattare la Cailleach, ma lei lo mise facilmente fuori gioco con la magia.
<<È questo il meglio che sai fare?>> lo derise e Galvano perse i sensi.
<<So quello che vuoi>> si intromise Artù.
<<Davvero? E saresti disposto a farmelo avere?>> gli chiese.
<<Sono pronto a pagare qualunque prezzo sia necessario>> decretò il principe.
Con un cenno dell'indice e un sorriso sinistro sull'angolo della bocca, la Cailleach lo incitò ad avanzare e Merlino usò i suoi poteri per bloccarlo e farlo cadere sul pavimento. Con Artù ormai svenuto, Merlino si scambiò un ultimo sguardo d'addio con Lancillotto prima di avvicinarsi all'anziana e all'altare di marmo.
<<Allora, Emrys, hai deciso di sfidarmi, dopotutto. Vuoi donarti agli spiriti per salvare il tuo principe?>> gli chiese la donna.
<<Questo è il mio destino>> affermò il mago.
<<Può darsi, ma il tuo tempo tra gli uomini non è finito, che tu lo voglia o no>> replicò la Cailleach.
Merlino aggrottò le sopracciglia, non capendo il significato di quella frase. L'anziana girò il volto segnato dalla vecchiaia in direzione del velo e il ragazzo seguì il suo sguardo. Lancillotto aveva raggiunto il velo ed era a un passo dal attraversarlo. Aveva deciso già da tempo che si sarebbe sacrificato, in fondo era l'unico che poteva farlo in quel momento. Prima di entrare, però, si girò a guardare Merlino e gli sorrise. Poi, senza alcun timore della morte e delle urla dei Dorocha che provenivano dall'altra parte del velo, aprì le braccia e avanzò, lasciandosi avvolgere da quel mondo che urlava morte e dolore.
<<No, no! No! No!>> urlò Merlino, troppo tardi.
Il velo scomparve e il ragazzo si guardò attorno. La Cailleach era sparita assieme al portale, era rimasto solo lui. Non poteva essere vero, il suo amico più caro non poteva essere morto! Rimase qualche secondo in attesa, sperando che Lancillotto spuntasse da qualche parte e tornasse da lui e dai loro amici, ma non accade nulla. Lancillotto se ne era andato e con lui anche una parte di Camelot morì quel giorno.
All'alba...
Artù non si diede pace della morte di Lancillotto, motivo per il quale appena il gruppo rientrò a Camelot, si tennero i funerali in onore del primo cavaliere di Camelot. La corte si riunì nella sala del consiglio e il principe tenne un discorso per il suo amico Lancillotto.
<<Voglio rendere omaggio a Sir Lancillotto. Gli dobbiamo molto, ma non è solo il suo gesto che non dimenticheremo, è il suo coraggio, la sua compassione e il suo cuore generoso. Era il cavaliere più nobile e ha dato la sua vita per Camelot>>.
Successivamente nel cortile centrale si svolse il funerale. Artù depositò il mantello e la spada di Lancillotto sopra una base di legno che poi diede fuoco. Nessuno si sarebbe mai aspettato un momento come quello, la morte di una persona amata, specialmente Ginevra. In mezzo a quelle fiamme alte la spada di Lancillotto sembrò prendere vita per qualche istante, come a ricordare a tutti i presenti che, anche se non era più presente, avrebbe sempre vegliato nei loro cuori e nei loro ricordi. Artù allungò una mano per stringere quella di Ginevra.
<<Non si è sacrificato per Camelot>> confessò la ragazza tra le lacrime.
<<Gli avevo chiesto di proteggerti e me lo ha promesso sulla sua vita. Ha mantenuto la sua promessa>>.
Artù rimase scioccato da quel dettaglio. Capì che Lancillotto si era sacrificato per una donna con cui sentiva di avere ancora un legame, quando era ancora in vita, nonostante lei non ricambiasse più da tempo. Il suo amico aveva dato la sua vita per amore e questo gli conferiva ancora più onore. Perciò, poteva comprendere perché Ginevra si sentiva così affranta e in colpa per la morte del suo vecchio amato.
Morgana, al contrario, non prese affatto bene la notizia del ritorno di Artù a Camelot. Appena il suo alleato l'aveva raggiunta nella sua dimora per aggiornarla, aveva scaraventato a terra tutto ciò che c'era sul tavolo dalla rabbia.
<<Artù è stato fortunato>> cercò di rassicurarla.
<<E Ginevra?>> domandò lei con l'affanno.
<<È stato un caso che Gaius l'abbia trovata>> rispose l'uomo.
<<No, ti sbagli! Non è la sfortuna, è stato Emrys>> replicò aspramente Morgana.
<<Emrys?>> ripeté lui.
Morgana cercò di riprendere fiato. La rabbia le ribolliva ancora nelle vene, ma doveva restare lucida.
<<La Cailleach mi aveva avvertita. Ha detto che sarebbe stato il mio destino e la mia distruzione. C'è il suo zampino, ne sono sicura>>.
<<Quindi che facciamo?>> le chiese l'uomo, avanzando lentamente alle sue spalle.
<<Finché lui esisterà, non avrò ciò che è mio di diritto. Tu devi aiutarmi a trovare Emrys e a distruggerlo>> gli propose lei.
Morgana notò quanto l'uomo pendesse dalle sue labbra. La guardava con sguardo ammirato e non era difficile intuire che era affascinato da lei. Peccato che nel cuore della strega non c'era più spazio per l'amore e per gli uomini, le bastava il pensiero di Merlino a logorarle l'anima. Appena rientrò a Camelot, lo zio di Artù si recò nello studio di Gaius per parlargli.
<<Come posso esservi d'aiuto?>> si offrì il vecchio medico.
<<Sei un uomo di grande conoscenza e saggezza>> lo adulò l'altro.
<<Conoscenza, forse>> precisò Gaius.
<<Hai mai sentito parlare di un mago di nome Emrys?>> lo interrogò e il medico smise di lavorare al suo rimedio.
Con una naturale scioltezza si prese qualche secondo e seccamente rispose: <<No, non mi suona famigliare>>
<<Beh, se dovessi sentire il suo nome...>> alluse il nobile.
<<Sareste il primo a saperlo>> concluse Gaius per lui.
<<E io non me lo scorderò>> aggiunse l'uomo, lasciando la stanza.
Merlino uscì dalla sua camera e Gaius capì che il ragazzo aveva ascoltato la loro conversazione fin da quando lo zio di Artù era entrato.
<<C'è solo una persona dalla quale può aver sentito quel nome: Morgana. I suoi poteri stanno crescendo, deve aver visto anche lei la Cailleach>> rifletté il medico.
Merlino era parecchio scioccato. All'inizio non voleva crederci, ma era chiaro ad entrambi: lo zio di Artù complottava con Morgana alle spalle del nipote. L'ennesimo parente nella famiglia di Artù come traditore.
<<Ma Agravaine...>> farfugliò il mago, riferendosi al tanto stimato zio dell'erede al trono.
<<Sospetto che non sia così virtuoso come sembra. E non dimenticarlo: ha ogni ragione di disprezzare Uther. Dobbiamo stare attenti. Morgana non dovrà mai sapere la verità, non dovrà mai sapere chi sei tu veramente>> lo mise in guardia Gaius.
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