Capitolo III

Appena due ore dopo mi ritrovo sopra l'aereo che mi porterà a Miami. Sono terrorizzata all'idea di frequentare una nuova scuola e ho anche paura di non riuscire a farmi dei nuovi amici, ma sono anche elettrizzata per questo repentino cambio di vita. Forse questo trasferimento non è poi un evento così negativo.

Guardo distratta fuori dal finestrino dell'aereo e dopo un po' lo spalanco per prendere una boccata d'aria, dato che all'interno del velivolo quasi non si respira.

Prendo il mio fidato smartphone, faccio una foto all'interno del maestoso mezzo di trasporto e la posto su Instagram. I commenti dei miei amici non tardano ad arrivare. Qualcun gioisce per la mia partenza, qualcun altro spera che l'aereo precipiti, un paio mi danno della sfigata senza motivo. Sono proprio dei cari ragazzi, mi mancheranno terribilmente.

Mi alzo dal mio posto in preda al nervosismo, cominciando a passeggiare febbrilmente lungo il corridoio, facendo un bizzarro slalom fra hostess e carrelli porta vivande. Dalla tasca estraggo il mio inseparabile coltellino svizzero e un ceppo di tronco di pino, cominciando, con minuziosa precisione, ad intagliare il legno nel tentativo di realizzare una riproduzione in scala 1:20 dei Bronzi di Riace.

- Scusi... - mi rivolgo ad un uomo più vecchio della Bibbia che sta allegramente sonnecchiando - Scusi! - dico con un tono di voce più alto, per farlo svegliare - Avrebbe mica una fiamma ossidrica da prestarmi? Sa, sono un po' in ansia e saldare le cose mi aiuta a rilassarmi.

L'uomo mi guarda un po' incredulo, poi si gira dalla parte opposta e riprende il suo pisolino senza nemmeno degnarmi di una risposta. Spero che non siano tutti così maleducati a Miami.

Scendiamo dall'aereo dopo venti lunghissimi minuti di volo. Stavo per impazzire chiusa lì dentro. Sulla via di casa, io e mia madre ci fermiamo un paio di volte, per comprare qualcosa da mangiare, visto che sono estremamente affamata, e per acquistare un'auto nuova di zecca, dato che altrimenti non avremmo saputo come muoverci in città.

Quando arriviamo nella nostra nuova casa quasi non riesco a credere ai miei occhi. La nostra abitazione è una villa enorme, circondata da un giardino immenso costellato di statue e fontane. L'interno è, se possibile, ancor più meraviglioso della porzione esterna.

Le due cucine sono immense e piene di ogni genere di elettrodomestico. Gli ampi saloni sono arricchiti da divani di velluto e tavolini di legno massello. I letti che popolano le cinque camere da letto sono tutti rigorosamente a due piazze e hanno lenzuola tessute con seta e fili d'oro a ventiquattro carati. Gli altissimi soffitti presentano eleganti affreschi realizzati a mano dai più grandi pittori del XVIII secolo. Ma la cosa migliore di tutte è sicuramente la presenza di ben otto bagni, ognuno con la sua jacuzzi personale.

- Questa casa è bellissima! - dico, mentre ammiro a bocca aperta la collezione di antiche e rarissime monete romane di cui l'abitazione era già fornita - Deve essere costata una fortuna!

- Beh, sì, è costata un po'. - mi risponde mia madre - Ma sai, era così carina che non ho potuto fare a meno di acquistarla.

Mentre osservo con sguardo sognante le colonne di stile corinzio completamente tempestate di diamanti mi assale un dubbio amletico.

- Mamma ma che cazzo ce ne facciamo di una casa con otto bagni e cinque letti se tanto dobbiamo viverci solo io e te?

- Ma che sciocchina che sei, Ariana! In questa casa ci vivrò solo io, tu andrai a stare nel dormitorio del nuovo collegio che frequenterai!

*****

Eccoci giunti alla fine del terzo capitolo, mie dolci pandorine ripiene di canditi!

E ora che cosa accadrà? Ariana andrà davvero a vivere nel dormitorio del collegio o scapperà di casa, vivendo come una criminale per le strade di Los Angeles? Ah, siamo a Miami? Vabbè è uguale!

Ricordatevi di lasciare un commento o una stellina per farmi sapere se la storia vi sta piacendo.

Continuo a 500 stelline ❤

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