Una domenica di dolce far niente.
Gli esseri umani hanno sempre avuto un rapporto strano e controverso con la domenica.
C'è chi la odia.
C'è chi la ama.
Quello che è certo è che ogni domenica il mondo sembra rallentare e avere ragione di farlo.
La domenica, la maggior parte delle persone non lavora.
E a stento si alza dal letto, per raggiungere la cucina, mangiare qualcosa e tornare a dormire tra le lenzuola stropicciate.
I più fortunati le condividono con la persona che amano, quindi Simone, le condivide con Manuel.
É l'ennesima pigra domenica quella che sta trascorrendo a casa Ferro-Balestra.
Sono entrambi distesi sul letto e nonostante a Roma sia già arrivato il caldo torrido, non sprecano occasione per stare vicini, le gambe incrociate tra loro, le mani che si cercano sotto le lenzuola.
Manuel sembra essere ancora in dormiveglia. Tiene, infatti, la testa ben poggiata sul cuscino e gli occhi sembrano chiudersi per propria volontà, lasciando che le palpebre scivolino lente a raggiungere le lunghe cinghia che gli solleticano le guance.
Le labbra schiuse vengono sfiorate piano dalle dita di Simone che, di tanto in tanto, il maggiore riesce a catturare e trattenere per poi accarezzarle con la punta della lingua.
Simone si perde a guardarlo, i tratti distesi ed armoniosi di Manuel sono, per lui, quasi ipnotici.
Li percorre più e più volte con lo sguardo, li studia così attentamente da riuscire a notare le minime impurità della sua pelle.
Ed amare anche quelle.
Non esiste un solo dettaglio che Simone non ami, del suo Manuel.
Resta ad osservarlo dal basso, con il capo poggiato sul petto del maggiore e gli occhi sognanti.
«Amore, sei così bello.» sussurra.
Un sorriso si delinea spontaneo sulle labbra di Manuel e una mano va ad accarezzargli una guancia, «anche tu, amore.»
«Certo, saresti ancora più bello se avessi gli occhietti aperti e mi guardassi un po'» sussurra ancora Simone, «ma oggi tu vuoi solo dormire, a quanto pare.»
Un velo di malizia si poggia sulle labbra di Manuel, che ora sposta il sorriso verso destra, trasformandolo in un ghigno.
Gli occhi si aprono in due fessure, quel tanto che basta per osservare la quota riccioluta del più piccolo ed agganciare i suoi occhi vispi che lo scrutano.
«Perchè? Te che avevi intenzione di fare oggi? Nun te voi riposà?»
«Amore ma abbiamo già riposato tanto, no? »
«Mh, che giochi c'hai in mente, piccolo pervertito mio?»
«Niente de che! Poi oh, se non te va di giocare con me non fa niente,eh! Me trovo-», non ha nemmeno il tempo di completare la frase che una scrosciante pacca viene sferrata dal maggiore e plana dritta sul suo sedere, «-ahia!»
«Non te trovi un bel niente tu! Intesi?»
Una seconda pacca vola sullo stesso punto in cui è atterrata la precedente, lasciando un lieve segno del suo passaggio.
«Intesi.» risponde Simone, soffocando una risata.
«Mh. Così ti voglio.»
«Come mi vuoi?»
«Esclusivamente mio.»
«E io sono esclusivamente tuo.»
«Sentimi come parlo a furia de stà con te, sò diventato tipo da "esclusivamente"», mima il gesto delle virgolette nel dirlo, levando a mezz'aria le dita e piegandole ritmatamente.
Le lascia poi ricadere sul volto del minore, accarezzando la punta del naso e soffermandosi sulle sue labbra che le baciano non appena entrano in contatto.
«Mi piace sentirti parlare così.» mormora Simone, con ancora le labbra sui polpastrelli sui quali continua a lasciare piccoli baci.
«Allora me devo impegnà a farlo più spesso.»
E simone annuisce, lasciando scorrere le labbra sulle sue dita.
È un gesto così erotico per Manuel che quasi sembra impazzire quando avviluppa le dita della mano libera sul mento di Simone e gli solleva il volto per catturare le sue labbra in un bacio passionale e frenetico.
La lingua picchietta rapida sulle labbra già schiuse ed esplora la sua bocca prima d'attorcigliarsi a quella di Simone in una danza scomposta.
Le mani scorrono rapide lungo la sua schiena nuda e risalgono a cercare i ricci nei quali affondano, tirandoli appena verso il basso e costringendo il più piccolo ad assecondare i suoi movimenti, inarcando la schiena.
«Sei così bello, Simò, così bello.»
«Così tuo, mh, Manu?»
Le dita di Simone si poggiano alternate sul naso di Manuel, come fossero due gambe che si muovono leggiadre.
«Così mio, si. »
«Così tuo..se mi prendi! »
In un istante Simone è in piedi giù dal letto!
Manuel lo segue con lo sguardo mentre di corsa scappa fuori la camera da letto, puntando i piedi sul pavimento per darsi la spinta verso destra.
Sente i rumori dei gradini che cigolano mentre Simone li scende freneticamente ed è sicuro si sia rifugiato in cucina, dando ufficiale inizio a quella sorta di acchiapparello che Simone è capace di protrarre per tutta la giornata.
Scivola giù dal letto con fare lento , non ha intenzione di mettersi a correre ma sa già che finirà col farlo, perchè Simone è così.
Simone ti prende, ti stravolge e ti spinge a far cose che non avresti mai pensato di fare.
Cose tipo mettersi a correre, in giro per casa, a piedi scalzi, una domenica mattina, quando tutto il resto del mondo dorme beato.
Scende le scala sbuffando ad ogni gradino e giunge fino alla porta della cucina che, ovviamente, trova chiusa.
«Amore ma non possiamo per una volta vivere 'na domenica- » non fa in tempo a dirlo, mentre spinge l'anta di legno, che una piccola onda d'acqua s'abbatte sul suo viso, lanciata da un bicchiere che Simone, in piede di fronte a lui, regge ancora tra le mani «-normale.»
Passa una mano sul viso, raccogliendo le gocce d'acqua che cadono dai ricci bagnati.
Le lascia cadere sul pavimento con un movimento rapido della stessa, «me sa de no.»
Scuote la testa e sbuffa una risata, stringendo la punta della lingua tra i denti.
«Mò si che te conviene che te metti a correre, Simò.»
E Simone scatta prima dietro il tavolo, sul quale Manuel si lancia nel tentativo di afferrarlo, poi dritto verso il corridoio.
Si rincorrono a perdifiato per più di mezz'ora, in giro per casa.
Su per le scale, poi giù, in salotto, nello studio.
Simone è velocissimo, sembra quasi un felino, mentre scavalca l'ennesimo divano e si lancia di nuovo verso la cucina
«Simò, se ti prendo...!!!» , minaccia Manuel, urlando lungo il corridoio.
Ha un po' di affanno nella voce , stanco di tutto quel correre e scattare.
«Che me fai?!» , lo stuzzica ancora di più Simone.
«Cosa non ti faccio, vorrai dire!!»
Simone sbuffa una risata, stacca le mani dal tavolo e corre verso il salotto ma è costretto a rallentare quando trova la spalliera del divano a bloccare il passaggio.
È stato Manuel a posizionarlo strategicamente lì, trascinandolo con immensa fatica verso la porta.
Simone si ritrova spiazzato per un istante, si guarda a destra e sinistra per trovare la zona più libera del salone.
Lo aggira con lo scatto più rapido che gli riesce ma viene trattenuto, raggiunto da Manuel che lo afferra da un braccio, «preso!!»
Vorrebbe sottrarsi alla presa, ma le dita di Manuel sembrano ancorate al suo braccio.
E se per qualche secondo Simone rimane impietrito, come un animale in trappola, Manuel lo guarda con un ghigno stampato sulle labbra.
Lo trascina con sè, senza mai mollare la presa su d lui.
Si siede sulla poltrona gettandosi di peso sul cuscino e con uno strattone, lo tira verso il basso.
Riesce in ogni suo intendo perchè Simone perde l'equilibrio e cade rovinosamente, steso sulle sue ginocchia.
E la prima sculacciata vola dritta sul suo sedere.
Smack! , la seconda.
Continua così fino al ventesimo colpo, tra un piccolo lamento e una risatina del più piccolo che non si sottrae a quel palmo aperto che si abbatte contro le natiche.
«Questi giù!» dice Manuel, mentre le sue mani afferrano il bordo dei pantaloncini e dei boxer che fasciano le curve di Simone, tirandoli in un solo colpo verso il basso, e una raffica di schiaffi cade appena sopra le sue cosce.
«Ora vediamo un po' se te viene voglia di correre ancora!»
Smack!
«Ahia!!! Manuel!!»
«Zitto che te le meriti tutte!»
I colpi si susseguono ritmati e forti a tal punto da costringere Simone ad inarcare la schiena di Simone e farsi sfuggire una serie scomposta di mugolii e lamenti.
«Così 'mpari a fá lo scemo da tutto il giorno!» il tono è alto e sprezzante di sfida.
E Simone sbuffa una risata, scuotendo la testa e strusciando il bacino sulle ginocchia di Manuel. Si aiuta pure con la mani che posano lieve sul pavimento e sulle cui punte delle dita fa pressione per sistemarsi a tiro di nuovi sonorosissimi schiaffi.
«Sono stato proprio cattivo, mh?»
«Si!»
E l'ennesima manata si abbatte sulle natiche ormai arrossate.
«E a te non piace quando lo faccio, vero?»
«Sbagliato!»
Manuel ha letteralmente urlato quella parola, accompagnandola da un altro colpo sferrato.
La mano, che si è abbattuta per l'ennesima volta su di lui, ora stringe il gluteo.
«Dovresti saperlo, Simone, che me piace da morí!»
La stretta si allenta e la mano trasforma quella presa in una carezza che percorre il corpo di Simone.
La schiena curva verso il pavimento, le natiche tonde e ben arrossate, le cosce muscolose.
«Te l'ho mai detto che sei 'na meraviglia, Simò?»
«Mai abbastanza.»
Smack!
«Che ho detto 'sta volta!?»
«La meritavi!» sentenzia Manuel, stroncando eventuali repliche da parte dell'altro con un'altra sonora pacca abbattuta sulle quelle semisfere che ama e che, ora che il loro colore si è fatto di un roseo acceso, paiono ancora più belle.
Le dita di Simone puntano sul pavimento e il ragazzo oscilla ritmicamente in avanti sotto ogni colpo.
Le punta facendovi una leggera pressione per ancorarsi al pavimento e sporgersi al punto di scivolare dalle ginocchia di Manuel, che, contro ogni aspettativa da parte di Simone, non lo trattiene.
Si limita, piuttosto, a fargli dei grattini prima sulla cosce e sulla parte posteriore delle ginocchia, mentre lo guarda scivolare lento sul pavimento
Solletica e bacia i suoi polpacci, pizzicandone la pelle con dei piccoli morsi e, con le unghia, va ad accarezzare i talloni.
Simone ritrae istintivamente le gambe per il solletico provato, quando le dita sfiorano i suoi piedi.
Le getta quindi sul pavimento ed è steso per terra quando Manuel si alza e allarga le sue gambe, piantandole ai lati del suo corpo.
Si china e con le mani raggiunge il busto di Simone e le dita premono sul suo petto mentre lo solleva dal pavimento.
Come un fantoccio piegato completamente al suo volere, Simone si lascia sollevare.
Finisce con l'essere a quattro zampe, poggiando le ginocchia e i palmi di entrambe le mani sul freddo pavimento.
Un leggero schiaffo si abbatte ancora sulle natiche e sente Manuel abbassarsi su di lui, accarezzandogli i ricci e tirandoli un po' indietro.
Una scia di baci umidi e caldi inizia a spargersi sulla sua schiena, fino alla spalla destra, sulla quale Manuel allarga le labbra e pianta i denti, mordendo la sua pelle.
La bocca di Manuel si sposta sul suo collo e infine sulla guancia che non viene risparmiata e diviene anch'essa oggetto di baci totalizzanti, alternati a piccoli schiaffetti e morsi.
E se i primi morsi vengono recepiti bene da parte di Simone, il piacere si trasforma solo in dolore al terzo morso inferto sulle sue gote.
Solleva una mano da pavimento, restando in equilibrio precario e spinge via il volto di Manuel dal suo, « Amore, basta, mi fai male.» sussurra, quasi a malincuore.
«Perché?! Lo so che in fondo te piacciono i miei morsi»
«Si, ma stringi troppo e me fai male.» lamenta Simone, massaggiandosi la guancia
«Prima o poi te resta 'n pezzo de faccia mia tra quelle zanne che c'hai!»
«Scusami, amore.»
Il tono quasi disperato dal vedere Simone fare un tentativo di rimettersi in piedi,
« No, no! Ti prego Simò, non ti spostare! Giuro che ce vado più piano la prossima volta!»
Istintivamente, Manuel si accuccia sul corpo del più piccolo e una mano si pianta sulle sue scapole per mantenerlo in quella posizione.
« Manuel, conoscendoti la prossima volta è tra tre secondi!»
«Si è tra tre secondi però 'sta volta la faccia non t'a tocco! te mordicchio sto culetto che c'hai così non te poi lamentà»
«Manu ma te pare?»
«Me pare, me pare!»
In meno di un attimo si ritrovano abbracciati l'uno all'altro, le mani di Manuel si agitano lungo tutto il corpo di Simone fino al sedere del più piccolo.
Manuel lo stringe sotto i polpastrelli, lo schiaffeggia, lo strizza fino a costringere Simone ad un altro tentativo di sottrarsi alla presa.
Simone lo lascia fare, non è più granché lucido, anzi.
Sorride e si bea delle attenzioni ricevute.
Manuel gli morde piano i fianchi, stringendo tra le labbra la sua pelle.
Poi afferra con una mano il fianco sinistro del ragazzo, lo tira a sé e lascia due morsi quasi famelici su entrambi i glutei arrossati.
Stringe la carne forte tra i denti, fino a un lamento da parte di Simone.
Lo sente arrivare alle sue orecchie, allora allenta la presa, bacia e carezza la pelle tesa.
«T'ho fatto male, mh?» chiede, quindi, tra un bacio e l'altro.
Un altro bacio lento e curato su quel piccolo angolo di pelle che ancora porta i segni del suo morso.
Simone annuisce appena, più per la frenesia del momento che come reale risposta.
«Ora passa tutto. Ora te do i baci.»
Simone non è in grado di far altro se non lasciarsi sfuggire un mugolio dalle labbra.
Allarga leggermente le gambe, sollevando il bacino.
La scia di baci, intervallati ora da piccolissimi morsi, si spinge fino al suo interno coscia.
«Ti piace, mh?»
Manuel solleva appena lo sguardo per vederlo annuire nuovamente.
Sorride maliziosamente e sta per assestargli un altro sonoro schiaffo dei suoi quando la mano resta bloccata a mezz'aria.
Lo schiaffo si trasforma in una carezza e riscalda la sua pelle.
«Sei stupendo, Simone. Stupendo.»
Libera il suo corpo dalla presa delle sue gambe solo un istante, per raggiungere la propria giacca, ancora gettata su una delle poltrone della stanza.
Fruga nelle tasche ed estrae un piccolo talloncino argenteo e quadrato.
Torna quindi nella stessa posizione e con una mano, afferra il bordo dei propri indumenti e li lascia scivolare alle ginocchia.
Strappa con i denti quel talloncino dal quale estrae il preservativo che srotola sulla sua erezione già piena che massaggia qualche istante prima di umettarsi copiosamente le dita con la saliva e spingerle contro l'ingresso dell'altro.
Sforbicia qualche istante al suo interno per prepararlo ed è con estrema dolcezza che lo possiede, con spinte lente, dolci, ritmate.
«Oggi sei stato bravissimo, Simone.» gli sussurra, mentre si china sulla sua schiena e le labbra quasi sfiorano le sue orecchie.
Le spinte si susseguono lente mentre il piacere li pervade entrambi e li travolge più volte, lasciandoli completamente assuefatti da quel senso di appartenenza l'uno all'altro che sembra divenire vitale ogni qual volta i loro corpi si uniscano.
Perchè Manuel appartiene a Simone.
Perchè Simone appartiene a Manuel.
E restano nudi, ad amarsi, in quella domenica di dolce far niente.
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