XXX. Agli occhi degli uomini e dei cieli

Il primo giorno dell'anno 756 dopo la fondazione di Ælfrich giunse quasi senza che Astrid se ne rendesse conto.
I giorni erano trascorsi, e poi si erano trasformati in settimane, e infine in mesi, ed ora era arrivato il momento che molti nel regno tanto attendevano: l'incoronazione del nuovo re.
Sarebbe stato motivo di grandi festeggiamenti, tra i nobili come tra il popolo, ma Lionel non era della stessa idea.
Non si riteneva all'altezza di un tale compito...

"Non so come si fa il re, Astrid!" l'aveva detto chissà quante volte, e ogni volta lei aveva dovuto tranquillizzarlo, dirgli che doveva soltanto fare del suo meglio.

Lionel forse non credeva di poter governare, ma lei sapeva che era un uomo dal cuore buono, e che, qualsiasi cosa avesse fatto, il regno di Estelle—e l'intero Continente Settentrionale, a dirla tutta—sarebbe sempre stato grato che fosse lui a sedere sul trono, e non suo fratello maggiore.
Diceva di non essere nato per essere re. Astrid tuttavia credeva che nessuno, dopotutto, lo fosse davvero.Chiunque poteva nascere erede al trono, come lo era stato Nikolai, ma ciò non significava che sarebbe stato un buon re.
Un sovrano degno di quel nome era colui che sceglieva di essere una guida per i propri sudditi. E se c'era qualcuno al mondo che poteva farlo, che poteva riportare Estelle ad un'era di pace dopo la devastante guerra, quello era suo marito.

E infine, nonostante continuasse ad essere nervoso per l'imminente incoronazione, Lionel sembrava aver capito di poterci almeno provare.

Quel giorno, dunque, Astrid e Lionel si erano preparati per la cerimonia che avrebbe ufficialmente dato inizio al loro regno.
Indossarono abiti regali in ricco broccato dorato, completi di lunghi mantelli scarlatti che venivano strascicati sul pavimento ad ogni loro passo.
In tal guisa, i due coniugi si recarono alla cappella del palazzo, dove sarebbero stati incoronati. 

"Come ti senti?" gli chiese Astrid di fronte al portone, sistemandogli il colletto della tunica prima che facessero il loro ingresso.

"Onestamente?" Lionel le rivolse un piccolo sorriso, "Sono terrorizzato."

La ragazza gli accarezzò dolcemente la guancia, guardandolo negli occhi.
"Vedrai, andrà tutto per il meglio."
"E ricorda, non sei solo" gli promise, "Io sarò sempre proprio qui, accanto a te, l'uomo che amo e che ho sposato."

Lionel rispose con un tenero bacio.
"Come farei senza di te?" sussurrò, le loro labbra ancora a pochi centimetri le une dalle altre.

Astrid sorrise.
"Credo che te la caveresti benissimo," disse, "ma ciò non toglie che anche le cose più spaventose sono più semplici da affrontare, insieme."

"Sei molto saggia, amore mio."

"Oh, ma questo me l'hai insegnato tu" replicò lei, ancora con un dolce sorriso dipinto in volto, "Mi sei sempre stato accanto, sin dall'inizio. Il minimo che io possa fare è ricambiare il favore."

"Sono io a dover ringraziare te, Astrid. Tu mi hai dato amore, una famiglia..."
Sorrise, posando lo sguardo sul suo ventre gravido, oramai visibile. "Mi hai dato tutto, e non c'è nulla che io possa darti che valga tanto quanto ciò che tu hai fatto per me. Tutto ciò che posso offrirti è il mio amore incondizionato, e questo te lo prometto."

"Non potrei chiedere nulla di meglio" disse lei, posando dolcemente le sue labbra su quelle di lui.

Fu come se quel bacio, la sua mera presenza, gli infondesse il coraggio di andare incontro a quel fato che non sarebbe mai stato del tutto pronto ad affrontare.
Allora, prese un respiro profondo, e le offrì il braccio.
"Andiamo?"

Astrid lo prese, annuendo, e così si fecero strada all'interno della cappella.

Percorsero quella navata, dove qualche mese prima erano state celebrate le loro nozze, dove alla fine li attendeva un vecchio sacerdote, e le corone del re e della regina di Estelle su due cuscinetti vermigli posati sull'altare dietro di lui.
Giunti alla fine, Astrid e Lionel si inginocchiarono di fronte all'uomo—lei dovette essere aiutata dal marito, in quanto il bambino che portava in grembo era molto cresciuto, in quel tempo—, dopodiché costui iniziò a celebrare la funzione.

"Siamo tutti qui riuniti in questo lieto giorno in occasione dell'ascesa al trono di re Lionel e della sua consorte, la regina Astrid. È il volere di Börljn che tutto può, protettore di ogni uomo, donna o bambino, colui che ha filato la tela del destino di ognuno di noi, che quest'uomo e questa donna siano i sovrani delle nostre prospere terre."
Si rivolse a Lionel.
"Vostra Maestà, giurate voi dunque di governare con saggezza e giustizia, di servire il reame e di portarvi pace, da quest'oggi sino alla fine dei vostri giorni, agli occhi degli uomini e dei cieli?"

Lionel prese un respiro profondo.
Non era mai stato il suo destino, non era pronto, e forse non sarebbe mai stato il re che il suo popolo meritava, ma aveva un dovere, nei confronti del reame e della sua famiglia, e avrebbe fatto del suo meglio. Questo, se non altro, poteva prometterlo.
Lanciò uno sguardo ad Astrid, inginocchiata al suo fianco, lei che era la sua roccia, colei che gli aveva dato il coraggio di affrontare le proprie paure. Ella gli rivolse un sorriso di incoraggiamento, come solo lei era in grado di fare.
Grazie a lei, anche questa volta, Lionel si sentì un tantino più sicuro.
Rammentava le sue parole. Poteva scegliere che tipo di sovrano essere, e lui avrebbe scelto di fare tutto quello che poteva per essere degno di quel titolo.
Finché aveva lei, la sua regina, avrebbe avuto almeno il coraggio di tentare.

"Lo giuro" disse.

Il sacerdote allora prese la corona d'oro tra le mani, quell'antico cimelio dei regnanti di Estelle che era appartenuto a suo padre, e a suo nonno prima di lui, così via sino ad arrivare al primo re di Estelle, vissuto più di trecento anni prima.
Gliela posò sul capo, e fu come se tutti quei sovrani che erano venuti prima di lui adesso si trovassero al suo fianco, pronti a guidarlo.
Lionel non era mai stato un grande studioso, ma conosceva le storie dei propri antenati abbastanza da sapere che le loro gesta, sia nel bene che nel male, erano parte della storia del regno, e della sua. Si ripromise che avrebbe imparato anche dalle epoche passate, per non commettere gli stessi errori dei re precedenti.

Astrid dovette pronunciare lo stesso giuramento dopo di lui, in quanto sua regale consorte.
Cercò la mano di Lionel, che prese quella di lei nella sua, facendole capire senza una parola che lui era lì, pronto a sostenerla, come lei aveva fatto per lui.
Allora la giovane giurò, e, dopodiché, anche lei fu incoronata, con la corona che era appartenuta alla madre di Lionel.

Il sacerdote, con voce solenne, dichiarò "Nel nome di Börljn, dunque, io vi proclamo re Lionel, primo del vostro nome, e regina Astrid, sovrani di Estelle!"

Allora nella cappella, finora rimasta in un silenzio solenne, un coro di voci si sollevò: "Lunga vita al re, e lunga vita alla regina!"

La sala da ballo era addobbata riccamente, con opulenti tendaggi in broccato dorato e tovaglie e tovaglioli dello stesso materiale.
Fuori dalle finestre, la neve d'inverno scendeva dolcemente sui giardini reali, bellissima e delicata, come una carezza dal cielo. Una benedizione di Börljn ai nuovi sovrani, avrebbero detto alcuni.

Non era poi una grande festa, in termini di numero di ospiti, o almeno, non lo era stando a quanto era comune per i balli estellensi. Solo i nobili del regno erano presenti nel salone, infatti, e alcuni fra i cittadini di Elythen, invitati su ordine di Lionel.
Coloro che non erano partecipare alle festività del castello avrebbero comunque ricevuto cibo e vivande nelle piazze, affinché tutti potessero essere lieti.
A conti fatti, insomma, si trattava di un elevato numero di persone, uomini, donne e bambini di ogni età e rango, e la corte non si era risparmiata alcuna spesa per far sì che quell'occasione fosse memorabile per ognuno di loro.
In fondo, l'incoronazione di un nuovo re era non era una ricorrenza comune. Alcuni, addirittura, assistevano ad una tale occasione solo una volta nella vita.
Il salone da ballo, con la sua ricchezza ed abbondanza, sembrava essere essa stessa una celebrazione della maestosità di Estelle e dei suoi monarchi.

Quasi avesse notato il modo in cui lo sguardo di Astrid vagava per la stanza, osservando le decorazioni, Lionel le sussurrò "È stata mia madre ad insistere per un ballo così grandioso. Personalmente, ritengo che avrei preferito semplicemente passare il resto della giornata con te, amore mio, ma non desideravo causarle un dispiacere."

La giovane non poté fare a meno di sorridere.
Lionel era dolce come sempre, senza rinunciare a farla arrossire.

"Sarà meglio vederne il lato positivo, dunque" propose allora, "Vi sono innumerevoli cibi, vini, e spero troverai la mia compagnia gradita anche in questa situazione."

"Non potrebbe essere altrimenti."
Lionel ricambiò il suo sorriso, e le porse la mano, piegandosi in un lieve inchino.
"Mi concedereste l'onore di aprire queste danze con me, mia regina?" le domandò, utilizzando quel tono formale con aria scherzosa.

Trattenendo a malapena una risata, Astrid annuì.
Fece una piccola riverenza, sollevando gli orli della gonna. "Sarebbe un grande piacere, Vostra Maestà."

Così, mano nella mano, toltisi i lunghi mantelli per ballare, si diressero al centro della sala, seguiti da altri uomini e donne, mentre i liuti iniziavano a suonare un'allegra musica.
Danzarono, prima l'uno con l'altra, poi, al cambio della melodia, cambiarono anche i compagni di ballo.
Astrid si trovò a danzare con diversi nobiluomini estellensi, alcuni più amichevoli e bendisposti di altri—sebbene oramai tutti fossero tenuti ad essere cortesi con la regina—, finché non ricapitò, con suo grande piacere, tra le braccia del suo sposo.

"Quale fortuna, ci rincontriamo."

"Siamo stati lontani solo per qualche minuto" rise Astrid, notando che anche lui era compiaciuto, mentre egli la faceva volteggiare su se stessa.

Lionel sorrise. "Oramai mi conosci. Queste celebrazioni formali non fanno per me...ma tu rendi tutto più che sopportabile."
"E poi," aggiunse, guardandola negli occhi, "ho dovuto attendere già abbastanza per poter stare liberamente con te, amore mio, e non ho intenzione di aspettare un secondo di più."

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top