XXVII. Il volere del re

"Vostra Maestà" non era un titolo a cui ci si abituava facilmente, specialmente per chi non avrebbe mai immaginato che sarebbe venuto il giorno in cui le persone si sarebbero rivolte a lui in tale modo.
Per Lionel, un secondo figlio, colui che non era destinato al trono, la realizzazione risultava ancora difficile da accettare.
Aveva sempre visto la corona come un peso che non spettava a lui portare, e sarebbe stato ben contento di rimanere semplicemente il principe...ma il fato aveva avuto altri piani: era lui il re adesso.
L'incoronazione si sarebbe tenuta il primo giorno del nuovo anno, dopo che fosse passato il periodo di lutto per il precedente sovrano. Tuttavia ciò era solo una formalità. Non cambiava il fatto che, a tutti gli effetti, era suo onere governare.
E, tanto da rendere il tutto ancora più arduo, oltre a far pace con quel repentino cambio nella sua vita, Lionel si era trovato anche a dover gestire le emozioni contrastanti che provava riguardo alla morte di metà della sua famiglia più prossima, e le varie querele presentategli da parte sia dei nobili che del popolo.

Ciò che si era proposto di fare quel giorno, in particolare, sarebbe stato motivo di grande contesa con la contea di Kattering, ne era certo.
Ciò che avrebbe annunciato non sarebbe piaciuto a lady Eyra, e non sarebbe piaciuto neppure alla madre di lei, la signora delle prolifiche miniere d'oro che si trovavano in quelle terre, una volta che lo fosse venuta a sapere.
Tuttavia, Lionel era convinto della sua scelta, non poteva fare in altro modo.
Amava Astrid, l'amava in modo impetuoso, passionale, travolgente...
Non poteva fare a meno di lei, non più, non ora che finalmente avevano la possibilità di stare insieme.
Non poteva sposare nessun'altra.
Se l'avesse fatto, avrebbe reso infelici se stesso, la donna che amava e quella che era stato costretto a prendere in moglie.
Forse lady Eyra non l'avrebbe compreso subito, ma col tempo avrebbe capito che era la cosa migliore per tutti.

L'ingresso negli uffici reali di Eyra stessa lo riportò alla concentrazione.

"Vostra Maestà, mi avete fatta chiamare?" esordì lei.

Lionel alzò lo sguardo, incontrando gli occhi smeraldini della nobile dai capelli fulvi.
Gli sorrideva, con fare invitante, avvicinandosi a passi lenti, ma sicuri.
Prima che potesse avvinghiarsi a lui, come sembrava intenzionata a fare, il giovane fece un passo indietro, e, raddrizzandosi, si schiarì la gola.
Sebbene paresse un tantino stupita da tale reazione, la donna si fermò, rimanendo calma e composta.

Quando gli parse che lo stesse ascoltando, infine, le rispose "Lady Eyra, vi ho convocata qui, in quanto devo parlarvi..."

"E ditemi, dunque, di che cosa desiderate parlarmi?" chiese, la voce simile alle fusa di un gatto, "Ha forse a che fare con le nostre nozze? Sapete, ho già in mente diverse idee per la cerimonia, per l'abito...sarà meraviglioso, non trovate?"

"Vedete, è proprio delle nozze che si tratta..."
Esitò.
Non appena le avrebbe comunicato la sua decisione di rompere il fidanzamento, non aveva idea di come lei avrebbe reagito.
Si sarebbe sentita offesa, senza alcun dubbio. Forse sarebbe stata furiosa e gli avrebbe gridato contro. Forse avrebbe pianto, pregandolo di cambiare idea. Forse avrebbe accettato la sua scelta con dignità...
Sperava soltanto che il suo annuncio non sarebbe stato disastroso.

Mentre si preparava ad informare Eyra, tuttavia, la porta dello studio fu spalancata, e sull'uscio vi era un uomo, accompagnato da una ragazza che si trovava alle sue spalle.

"Maestà!" esclamò il nuovo arrivato, senza curarsi di aver interrotto qualcosa, "Vi devo parlare!"

"Sir Kasen, attendete un attimo" tentò di calmarlo Lionel, "Potrò ascoltarvi a breve."

"Vi prego, è urgente!" insistette lui, tuttavia, convincendo il giovane sovrano a permettergli di dire ciò per cui era venuto.
Allora, il cavaliere, col respiro affannato—doveva aver corso per arrivare lì, ne dedusse Lionel—iniziò a parlare.
"Maestà...riguarda Lady Eyra...lei..."

Lo sguardo della nobildonna si spostò su di loro. All'apparenza, pareva sorpresa di essere menzionata, ma anche un tantino...infastidita, forse. Lanciò un'occhiataccia a Kasen, tagliente come la lama di una spada, come se lo stesse sfidando a proseguire.

"Andate avanti, Sir" gli disse Lionel.

Trovava inusuale il comportamento di Eyra, che normalmente era sempre l'immagine della cortesia e del portamento, sebbene fosse un tantino appiccicosa.

Il giovane cavaliere, avendo notato lo sguardo della lady, trasalì.
Tuttavia, esortato dal re, finì di parlare.

"Lei ha condiviso il letto con il vostro defunto fratello, e insieme hanno complottato per uccidervi!" disse, "Vi sono testimoni, sire, chiedetelo a lei."

Si scostò, rivelando la figura della ragazza dietro di lui.
Era giovane, e non molto benestante, a giudicare dai vestiti che indossava e dai capelli, biondi, che apparivano come se non fossero stati lavati da qualche tempo...
Sembrava anche piuttosto intimorita.
Probabilmente la preoccupavano le conseguenze che la sua testimonianza avrebbe avuto su di lei.

Lionel si chiedeva che cosa avessero potuto udire quei due di così grave da spingerli a fare una tale accusa alla donna che, per quanto ne sapevano loro, sarebbe dovuta diventare la loro regina.
Tutto ciò che poteva fare per scoprirlo era ascoltare che cosa avessero da dirgli.

Spostò la sua attenzione sulla giovane che aveva accompagnato Kasen.
"Mi direste il vostro nome?" le domandò.

"Sono Iselin, Maestà...una delle cameriere di vostra madre, la regina" rispose la ragazza, la voce poco più che un sussurro timoroso.

Lionel annuì.
"E che cosa avete visto, Iselin?"

"Io...non ho visto nulla, in realtà" ammise lei, "Ho udito, però. Il principe Nikolaj complottava con lady Eyra, li ho sentiti mentre mi dirigevo alle sue stanze...Mi aveva fatta chiamare affinché lo...intrattenessi, ma dopo aver ascoltato il suo piano, io...mi sono spaventata. Non l'ho detto a nessuno per mesi, avevo para che lui venisse a saperlo...Finché non siete tornato. Allora, ne ho parlato con Kasen, e...non sapevamo che cosa fare, ma quando abbiamo saputo che avreste incontrato colei che voleva la vostra morte, siamo venuti...Non sto mentendo, sire, dovete credermi."

Lionel non faticava a farlo, almeno non per quanto riguardasse il complotto di suo fratello.
Nikolaj ne era capace, e ne aveva dato prova...
Ma Eyra?
Per quanto non la trovasse una compagnia tanto piacevole, non gli era mai parso che potesse essere capace di arrivare a tanto.
Eppure, come poteva esserne certo?
Praticamente, non sapeva nulla di lei, se non il suo nome e il suo lignaggio.
Non la conosceva affatto.
Conosceva invece molto bene Kasen, un cavaliere proveniente da una famiglia della piccola nobiltà con cui aveva stretto amicizia da bambino. Egli non si era mai abituato a rivolgersi a lui in pubblico senza l'uso degli appositi titoli, nonostante Lionel avesse sempre insistito che non fosse necessario. Così, infine, era stato lui a cedere, finendo per chiamare il suo amico Sir quando erano di fronte ad altri. Quella era solo una di numerose storie, fatte di giochi e cavalcate, di avventure e di primi innamoramenti, che avevano vissuto i due giovani, insieme ad altri ragazzi della corte.
Se lui riteneva che la ragazza, Iselin, dicesse la verità, Lionel era portato a credergli.
Questo, insieme alla storia, senz'altro verosimile, che la cameriera di sua madre gli aveva fornito, era abbastanza da far nascere in lui il sospetto che la lady di Kattering avesse davvero avuto a che fare con Nikolaj e con i suoi piani.

Tornò a guardare lei, cercando di scrutare nei suoi occhi un qualche segno che potesse dargli la risposta che cercava, risposta ad una domanda che comunque le pose: "Dice la verità?"

Non sapeva neppure in che risposta sperare.

Cosa poteva essere peggiore? Che lady Eyra avesse davvero complottato per ucciderlo, e che rivelandoglielo Kasen gli avesse dimostrato la sua lealtà, o che non l'avesse fatto, e dunque che uno dei suoi più vecchi amici e confidenti gli stesse mentendo?

E, quando la donna scoppiò in lacrime, Lionel divenne solo ancor più confuso di quanto non lo fosse già.

"Come...come potete accusarmi di tanto?" esclamò tra i singhiozzi, "Io non farei mai nulla per ferire il re, il mio promesso sposo! Maestà, non dovete fidarvi di costoro, le malelingue sono ovunque, lo sapete bene!"

Sembrava quasi sull'orlo di cadere a terra, tanto pareva disperata...
Tuttavia, Lionel non era convinto che dicesse il vero.
E nel mentre, lei continuava a piangere, a pregarlo di crederle se almeno un po' l'amava, di gettare quei "bugiardi traditori", a detta sua, nelle segrete...
Le lamentele proseguivano e proseguivano, e rimbombavano nelle orecchie del giovane, insistenti, finché egli non ne ebbe abbastanza.

"Eyra, io non vi amo!" esclamò, sopraffatto, tanto da non pensare neppure prima di parlare.

Allora, ogni suono cessò, e fu sostituito da un pesante silenzio.

Non durò a lungo, tuttavia.

"Voi...credete a quest'uomo, e a questa servetta che ha appena ammesso di aver fatto da sgualdrina a vostro fratello?" gli gridò contro la donna, "Credete a loro invece che a me? È per questo che dite ciò? Come potremo sposarci se non avete alcuna fiducia in me?"  

"Io...io non vi sposerò."

Gli uscì spontaneo, con la voce dal tono quasi sorpreso da ciò che aveva appena detto.
E, non appena pronunciò quelle parole, si sentì come se il grosso nodo che gli attanagliava il cuore si fosse improvvisamente sciolto. 
L'aveva detto, finalmente...ed Eyra non ne fu affatto felice.

"Dunque è così, mi ripudiate basandovi solo sulla testimonianza di un cavaliere insignificante e di un'amante gelosa!" esclamò, rossa in volto, "Non date alcun valore al patto che vostro padre ha stretto con mia madre? Sareste dovuto essere voi a perire in battaglia, non il principe Nikolaj! Per lo meno, vostro fratello mi desiderava!"

Non appena lo disse, i suoi occhi si allargarono, come se si fosse resa conto solo allora di ciò che aveva detto.

A quella rivelazione, in verità, Lionel non provò niente.
Non provava alcun sentimento per quella donna di cui non sapeva nulla. E poi, aveva conosciuto suo fratello, e, anche se non aveva mai saputo chi fossero le sue amanti, non lo stupiva più di tanto che Eyra fosse diventata una di loro.
E infondo, non aveva motivo di arrabbiarsi per ciò. Lui e Astrid avevano fatto lo stesso, con la sola differenza che loro si amavano—cosa che, Lionel ne era certo, Nikolaj non aveva mai provato per nessuno.
Ciò che davvero era il problema era ciò che quell'ammissione comportava...
Se aveva mentito riguardo al suo rapporto con Nikolaj, era quasi certo che avesse mentito anche sul suo coinvolgimento con il complotto.

"Maestà...perdonatemi..." mormorò Eyra, "Io...io intendevo..."

"Credo di sì, invece" rispose Lionel.
La guardò negli occhi, e, col tono più regale di cui era capace, ordinò "Lady Eyra, tornate a Kattering. Non voglio farvi del male, se voi non ne farete a me o alla mia famiglia."

"Non...non potete mandarmi via! Dovevo essere la vostra sposa, la vostra regina..."

A quel punto, fu Kasen a prendere la parola, rivolgendosi alla nobildonna con un tono quasi deridente.
"Dovreste essere grata che il re non vi abbia condannata per aver tramato contro la corona" rise, "Se fossi in voi, me ne andrei con quella poca dignità che vi resta."

L'espressione sul volto di lei era un misto tra indignazione, rabbia e vergogna.
Sembrava voler rispondere, ma invece rimase lì, come imbambolata, con la bocca leggermente aperta che dimostrava il suo completo disorientamento, l'incapacità di trovare una replica adatta.
Rimase in quello stato per un po', finché non si riprese abbastanza da ricomporsi.
Avrebbe quasi potuto provocare un moto di compassione in chi non fosse stato a conoscenza di tutta la storia, e Lionel si sarebbe quasi sentito in colpa per averle arrecato un'offesa annullando il loro fidanzamento.
Questo, se lei non fosse stata un pericolo per coloro che amava.
Se diventare regina era ciò che Eyra desiderava con così tanto ardore, nulla gli garantiva che non avrebbe provato a fare del male ad Astrid per ottenere il suo scopo. Non poteva permettersi nemmeno di correre il rischio di perdere lei o il loro bambino.
Sarebbe morto prima di lasciare che una tale cosa accadesse.
Così, non disse altro alla lady di Kattering, se non che doveva abbandonare la capitale.
Non voleva altro da lei, se non che li lasciasse in pace.
A quel punto, rendendosi conto che nulla di ciò che avrebbe detto l'avrebbe convinto a cambiare idea, nessuna supplica e nessun pianto, Eyra si asciugò le lacrime dal volto con un fazzolettino e lasciò lo studio reale senza aggiungere altro, a testa alta e con un'espressione di sdegno dipinta in volto.

Rimasto solo con Kasen e Iselin, Lionel non riuscì a trattenersi dal sorridere "Ebbene...mi aspettavo che sarebbe stato un tema arduo da affrontare...ma non immaginavo che sarebbe accaduto tutto questo."

Certo, non era completamente sicuro di ciò che stava facendo, e, in fondo, aveva ancora un certo timore che la sua ex fidanzata potesse anelare vendetta, ma il suo scopo pareva essere quello di diventare la regina di Estelle...
Affinché ciò accadesse, avrebbe dovuto sposare il re, e lui aveva reso piuttosto chiaro che quella non era neppure una possibilità contemplata.
Inoltre, c'erano guardie ovunque, nel castello. Se anche la donna, o qualcuno in sua vece, avesse voluto attaccare la famiglia reale, non sarebbe stato affatto facile entrarvi senza essere visti.
Insomma, la questione sembrava essere risolta, e ciò aveva messo Lionel di buon umore.
Per non parlare della reazione di Eyra, che, tanto drammatica com'era stata, a ripensarci pareva quasi comica.

L'amica di Kasen lo guardò un po' stranita, forse a causa dell'improvviso sorriso che era apparso sulle sue labbra dopo quel momento di tensione, ma il giovane cavaliere la tranquillizzò.

"Credetemi Iselin, io lo conosco da una vita. Il nostro re è sempre stato prono al riso."

"Andiamo, oramai siamo soli, non vorrai continuare a darmi del voi solo a causa di questa, no?" rispose Lionel, puntando verso la corona che portava sul capo.

"D'accordo, d'accordo, hai ragione" anche Kasen si lascio scappare una risata, "Ma sai bene che non è facile abituarsi, dopo che mio padre mi ha rimproverato per anni perché non sapevo come rivolgermi ai miei superiori. Comunque, sono contento che tu sia tornato."
Gli si avvicinò, salutandolo con un abbraccio e una pacca sulla spalla.
"Dovrai presentarmi la tua principessa, ora" aggiunse poi, dopo essersi staccato da lui, con un sorrisetto curioso, "Se ne parla tanto, di voi. Addirittura, si dice che la guerra sia scoppiata a causa della tua fuga a Merithia con lei."

"Quella è una parte della storia" disse il re in risposta, "una parte molto piccola, in effetti. Immagino che ti racconterò com'è andata davvero, anche se avrei immaginato che anche tu saresti sceso in battaglia."

"No, non avrei combattuto per quel bastardo di Nikolaj nemmeno se la mia vita dipendesse da ciò...specialmente dopo quello che ha fatto."
Mente diceva così, Kasen divenne serio, e spostò brevemente lo sguardo su Iselin, solo per tornare nuovamente a guardare Lionel un secondo dopo, le gote rubiconde.
"Insomma, ho lasciato la corte per qualche tempo, e sono tornato a casa. L'ho avuta facile, nel complesso, ma sarei fuggito ovunque pur di non dover combattere per lui, e contro di te."
Poi, il suo volto cambiò espressione, tornando a sorridere. "Ma parliamo di altro, amico mio" disse, "Ad esempio...dimmi, hai già chiesto la mano della principessa Astrid?"

"E tu come sai che intendo sposarla?" Lionel non poté fare a meno di ridere, e di essere sorpreso allo stesso tempo.

Possibile che già tutti fossero a conoscenza delle sue intenzioni, in qualche modo?
Non l'avrebbe sorpreso. Dopotutto, le pareti avevano orecchie ovunque.
Tuttavia, fortunatamente, non era quello il caso quella volta.

"Potresti chiamarlo istinto" replicò Kasen, alzando le spalle con un sorrisetto soddisfatto, "Ti conosco da quando eravamo ragazzini, infondo. Dopo tutti questi anni, ritengo di saper leggere piuttosto bene le tue espressioni, e quella che hai fatto quando ho nominato lei, fidati, non potrebbe essere più chiara. Te lo si legge in volto, sei innamorato perso di quella donna."

A quelle parole, il giovane re di Estelle non ebbe alcun modo di controbattere.
Nè, in effetti, avrebbe avuto bisogno di farlo, poiché era tutto completamente vero, e in verità, non era mai stato così felice, non si era mai sentito così amato ed importante per qualcuno, come quando era in compagnia di Astrid, né mai aveva provato sentimenti così travolgenti per nessuno prima.
E il suo vecchi amico se n'era reso conto, come sempre faceva, d'altronde.

"Pare che tu mi conosca persino meglio di quanto pensassi" ammise, restituendogli il sorriso, "Ti ho sottovalutato, non è così?"

"Spesso, Maestà" replicò lui con tono scherzoso, "Ma se vuoi la verità, vedere la tua faccia quando ti rendi conto che ho completamente ragione è impagabile, anche più appagante dell'aver ragione in sé."

"Perdonatemi, sire..."

Quella vocina flebile interruppe la conversazione tra i due uomini.
Lionel spostò lo sguardo su Iselin. Era la prima volta che parlava da quando aveva confessato ciò che le era accaduto. Non sembrava essere ancora completamente a suo agio, anche se pareva che si fosse un po' calmata rispetto a qualche minuto prima.
Annuì, facendole cenno di continuare.

"Credo di dover andare. La regina Brigitta potrebbe aver bisogno di me..." mormorò la ragazza, "Ma, ecco...vi ringrazio. Non pensavo che mi avreste creduto davvero...contro vostro fratello..."

"Conoscevo bene Nikolaj, abbastanza da sapere che era capace di fare cose orribili" sospirò, "Purtroppo, non fatico a credere al vostro racconto."
"Ma non dovete avere più paura, Iselin" la rassicurò, "Mio fratello non vi farà più del male. Non ne può fare più a nessuno."

Lo disse per tranquillizzare lei, ma, in fondo, anche lui si sentì più leggero dopo averlo detto ad alta voce.
Nessuno avrebbe più dovuto temere Nikolaj.

"Andate," disse alla giovane cameriera, "non c'è motivo per cui io debba trattenervi dall'adempiere ai vostri doveri."

"Io...se non ti dispiace, la accompagno" si intromise Kasen.
"E se non dispiace a voi, ecco..." aggiunse poi, guardando Iselin, rosso in viso come se fosse in imbarazzo.

Lionel sorrise, con l'aria di chi la sa lunga.
Aveva un'idea di che cosa stesse accadendo fra i due, e di certo non sarebbe stato lui ad impedirlo, così annuì.

"Vai," gli disse, "non posso trattenerti."

"In realtà potresti, sire," rise il cavaliere, "ma so che non lo farai."

"Su allora, va'," lo esortò in tutta risposta, senza smettere di ridersela, "prima che cambi idea."

Kasen si profuse in un profondo inchino, con un sorrisetto scherzoso dipinto in volto.
"Maestà."

Poi se ne andò, con Iselin al suo fianco.

Lionel li osservò allontanarsi, parlottando tra loro e ridendo sotto i baffi, finché non girarono l'angolo, e sfuggirono al suo sguardo.
Immaginò che non sarebbero tornati alle proprie mansioni molto presto.
E in effetti, decise, era tempo che anche lui si prendesse una pausa.
Sebbene non fosse andata esattamente come se l'era immaginato, aveva fatto ciò che voleva fare da tempo—da quando aveva scoperto che era stato organizzato, per essere precisi—, aveva rotto il fidanzamento con Eyra.
Doveva pur dare ad Astrid la buona notizia.

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