XVI. Una vita per una vita

Il corvo volò sopra case e strade, indisturbata.
Al vedere tutte le guardie appostate intorno al castello, quasi ebbe pena per il re ragazzino.
Poteva anche avere disposto delle difese ad ogni possibile attacco umano, ma niente l'avrebbe mai preparato a quello che lei poteva fargli...
Trovò la sua via d'entrata attraverso uno dei camini del castello. Non c'era fumo che provenisse da esso, il fuoco era spento, e così il corvo vi si fiondò dentro, e una volta nella stanza, svanì, e al suo posto apparve la donna.
Erano due facce della stessa medaglia, ma, mentre il corvo era perfetto per sorvolare il mondo esterno, all'interno del palazzo la donna sarebbe passata meglio inosservata.
E per ciò che doveva fare, l'essere insospettabile era fondamentale. 

Indossando dei logori abiti da serva, Hela si aggirò per i corridoi, alla ricerca del ragazzo.
Il suo piano originale era stato sventato, nel momento esatto in cui il fratello minore e la moglie del principe Nikolaj erano giunti a Merithia.
Lì aveva visti nelle sue visioni, ma ormai era stato troppo tardi, e quando la strega era arrivata i due avevano già raccontato tutto, facendo sì che la sua vittima si insospettisse.
Aveva implementato guardie agli ingressi e nelle cucine, e aveva fatto venire un assaggiatore reale.
Avvelenarlo non le sarebbe più riuscito, così Hela lo cercò per il castello.
Non temeva di uccidere. Non avrebbe voluto dover arrivare a tanto, compromettersi in tal modo, ma se per avere ciò che voleva doveva uccidere Magnus di Merithia con le sue stesse mani, l'avrebbe fatto senza esitazione.
Fermatasi in un angolo, tra le ombre, Hela chiuse gli occhi, e si concentrò sull'immagine del ragazzo. L'aveva spiato, nei mesi passati, e fu su quel ricordo che si concentrò, finché non lo vide.
Sapeva dove si trovava, ora.

Si diresse verso le stanze del re, mantenendo la mente lucida e fissa sul suo compito.
Se qualcuno l'avesse guardata negli occhi, avrebbe visto solo una concentrazione fredda e calcolatrice nei suoi occhi color dell'inchiostro, lo sguardo di un predatore che si preparava alla caccia.

"Vostra Maestà?" bussò, la voce ridotta ad un mormorio flebile e gentile, di ragazzetta sottoposta agli ordini del proprio padrone, "Vi porto un messaggio."

Hela aveva interpretato molte parti, nel corso della sua vita, troppe per ricordarle, e negli anni aveva imparato ad essere chiunque le fosse stato più vantaggioso.
Questa volta, era la parte di popolana sprovveduta che meglio si addiceva alla situazione.
Chi mai avrebbe sospettato di una ragazza così?
Nessuno, e lei lo sapeva sin troppo bene.
Quel così grande contrasto tra l'apparenza e l'essenza era parte del motivo per cui le persone avevano iniziato a ritenerla così pericolosa, molti anni or sono, quando ancora era solo Hela, e la Strega Corvo non era che un futuro lontano.

"Entrate" ordino il giovane re.
Aveva la voce di un ragazzo, appena iniziata a diventare quella di un uomo e già costretta ad assumere un tono autoritario, regale, un tono che un giovane appena uscito dalla fanciullezza di certo doveva sforzarsi per ottenere.

Hela aprì la porta sulle ampie stanze, e fece un inchino verso di lui, troppo distratto per prestarle molta attenzione.

"Qual è il messaggio?" domandò, soffocando uno sbadiglio, "Non aspettavo nulla."

La Strega Corvo sorrise tra sé e sé.
Presto, avrebbe ottenuto ciò che le era stato promesso.
Finalmente, sarebbe stata libera, e tutto ciò che aveva fatto, tutto ciò che stava per fare, per arrivare sin lì sarebbero diventati solo ricordi.
Un passato da seppellire, forse, ma comunque passato.
E per il futuro...tutto era possibile.

Si avvicinò a Magnus, tanto che lui sembrò agitarsi.
Quando gli accarezzò la guancia, il re tentò di ritrarsi, ma Hela non glielo permise.

"Mi dispiace, ragazzo." 

Magnus si sentiva soffocare, le dita della donna serrate attorno al suo collo, troppo forti per una ragazza così minuta...
Era come se una forza invisibile lo tenesse fermo, l'aria non gli entrava più nella gola, e per quanto si dimenasse, non riusciva a liberarsi...I pensieri gli si confondevano in testa, la vista si offuscava, quasi non vedeva più nulla, ma tutto ad un tratto udì un grido, e la presa che lo tratteneva si allentò.
Magnus cadde a terra, ansimante, mentre la donna che aveva appena provato ad ucciderlo urlava di dolore.

"Come osi!" tuonò l'assassina, "Ti permetti di colpirmi, ragazza?"

Voltò le spalle al re, e la sua treccia corvina sferzò l'aria seguendo lo spostamento del suo capo, per ricadere sulla spalla di lei, così che lui vide l'ampio squarcio sulla schiena dell'abito, tinto di un inconfondibile rosso vivo.
La ferita sulla sua pelle, tuttavia...
No, si disse Magnus, doveva aver visto male...La ferita sembrava essersi già rimarginata...
Eppure l'aveva visto, il sangue...

Magnus guardò oltre di lei, verso l'altra figura, tentando di mettere a fuoco ciò che vedeva, finché tutto ad un tratto...
"Astrid!" esclamò, ancora ansimante, "Vai via, vai via di qui!"

"Ascoltalo," rise la donna, "A te non deve succedere nulla, principessa."

"No! Sei tu che devi andartene, lascia andare mio fratello!"

Magnus si rese conto che Astrid teneva in mano una spada, puntata contro la donna, e dietro di lei c'era il principe di Estelle, anche lui armato.

"Hela di Skvoll, eh?" Lionel sembrò quasi divertito, tanto che Magnus avrebbe quasi dubitato di ciò che vedeva, se non fosse stato per il tono della voce del principe, "Bene, bene, sembra che mio fratello sia davvero disperato, per allearsi con la malfamata Strega Corvo."

"Tu non sai nulla di me!"
La donna—la strega—scagliò la sua furia contro il principe, facendolo rovinare contro la parete con solo un movimento della mano.
"Nessuno di voi sa, nessuno! Voi siete come tutti gli altri, mi temete, mi odiate, l'avete sempre fatto, voi umani. Mi fareste uccidere, se poteste, non è così? Nikolaj invece mi darà finalmente la libertà, un luogo dove vivere senza essere perseguitata."

Nonostante ciò che lei gli aveva appena fatto, Lionel la schernì, benché la sua risata fosse distorta da una smorfia di dolore.
"E così hai deciso di uccidere un ragazzino per conto suo?"
Pur mentre era completamente vulnerabile ad un secondo attacco, il principe secondogenito di Estelle non sembrava aver perso la sua audacia nel provocarla.
"Pare che la gente abbia le sue ragioni per odiarti."

"Silenzio!" gli intimò la strega.

Astrid però non stette zitta.
"Vuoi essere lasciata in pace, vero, Hela?" le chiese, quasi teneramente, come se stesse parlando ad una bambina perduta nel bosco,"È tutto ciò che vuoi, e potrai averlo, se tu non farai del male a noi. Nikolaj ti sta usando, come vuole usare me per ottenere il trono, ma se non ci uccidi, se stai dalla nostra parte, ti offriremo in cambio la tua libertà."

"Perché dovei fidarmi di te, ragazza?" replicò la donna, con tutta la rabbia e il disprezzo ancora chiaramente percepibili nella sua voce, "È la tua parola contro la sua."

Chissà da quanto provava tali sentimenti, si chiese Magnus, e per quanto li aveva celati.
Doveva essere stato un tempo lungo.
Tutto quel rancore, che risuonava in ogni sua parola...gli sembrava impossibile che una persona così giovane—almeno all'apparenza—potesse essere già così furiosa, così arrabbiata con il mondo.

La Strega Corvo si voltò verso Magnus, cosicché lui poté vedere il conflitto del suo animo chiaro sul suo volto.
Sembrava che tentasse di nasconderlo, ma si vedeva nonostante tutto. Il dolore, l'ira, la paura, e forse addirittura un barlume di speranza...il desiderio di una vita migliore.
Forse...forse potevano ancora convincerla.

"Ti prego!" la implorò, "Risparmiaci, e sarai trattata bene qui, te lo prometto."

"Prometti?" i suoi occhi, neri come il ragazzo non ne aveva mai visti, lo fissavano intensi, quasi gli stesse leggendo nel pensiero.

Ne era in grado? Magnus non lo sapeva, ma sentiva lo sguardo indurito della strega penetrargli nella pelle, e un brivido gli percosse la spina dorsale.

Tutto ad un tratto, un sorrisetto apparve sulle sue labbra. "Prometti...Solo parole, ragazzo, sono solo parole. E io non so che farmene delle tue promesse."

Tese il braccio, come ad afferrarlo, e, nonostante non lo stesse toccando, Magnus ebbe la sensazione che una mano si stringesse nuovamente attorno al suo collo, questa volta con più forza, quasi avesse fretta di terminare il lavoro.
In mano teneva un coltello, la cui lama rifletteva la luce della candela, accentuandone l'affilatura.
Magnus era certo che sarebbe morto, ormai, così chiuse gli occhi, e aspettò la sua fine.
Una fine che però non venne.
Tutto ad un tratto la presa sulla sua gola si allentò, e un urlo agonizzante rimbombò per la stanza.
Fu l'ultima cosa che Magnus sentì prima che tutto diventasse nero.

Tutto avvenne in un batter d'occhio.
Non appena la Strega Corvo si girò, Lionel raccolse la sua spada da terra, e in un attimo si avventò contro di lei.
Astrid non poté fare altro che osservare la scena, con gli occhi sbarrati, incapace di muovere un dito, come se delle catene invisibili la stessero trattenendo, e poi, in un secondo, tutto finì.
La strega cadde a terra, con la spada ancora che ancora la infilzava, trapassandole il torso da parte a parte.
Forse più che la vista, però, fu il terribile gemito che uscì dalla sua bocca che si impresse nella mente di Astrid. Era un grido straziante, come mai la principessa ne aveva udito uno.
Quando il principe estrasse la lama un fiotto di sangue sgorgò dalla ferita, e questa volta, al contrario di quanto era avvenuto col primo colpo che le era stato inflitto, essa non si stava rimarginando, o almeno non sufficientemente in fretta.
Hela si premeva le mani sopra il foro lasciato dalla lama della spada, tentando di contenere la perdita di sangue.
Invano.
Sembrava indebolita—forse era per quello che non lanciava qualche sortilegio—e non dava segni di miglioramento.
Stava morendo, si rese conto Astrid, e anche Lionel lo vide.

Una volta ripresasi dall'iniziale momento di sorpresa, però, il primo pensiero della ragazza fu "Magnus!"
Corse da suo fratello, che giaceva a terra, inerte, sul duro pavimento di pietra.
Appoggiò l'orecchio al suo petto, per sentirgli il cuore.
Batteva ancora.
Astrid tirò un sospiro di sollievo. Doveva essere semplicemente svenuto.

Nel mentre, Lionel brandì la spada sopra il collo della donna, e, con un colpo secco, la decapitò.

Quando la testa della Strega Corvo ruzzolò verso di lei, Astrid si ritrasse istintivamente, sussultando.
Il principe la afferrò per la vita prima che potesse cadere, tenendola ferma e stretta a sé.
Col respiro irregolare, la principessa si appoggiò al petto di lui, che le accarezzò la nuca, gentile, tentando di confortarla...

"Tranquilla," le sussurrò, "è tutto finito."

Non sapeva neppure lei perché si sentiva così sconvolta.
Hela di Skvoll aveva tentato di uccidere Magnus, l'avrebbe fatto se non fosse stato per la prontezza di Lionel, eppure Astrid non riusciva a scuotersi di dosso la sensazione di aver sbagliato...
Avrebbe potuto fermare il principe e tentar di convincerla, e forse ci sarebbe riuscita se avesse perseverato, ma non ne aveva avuto la capacità, o magari era il coraggio ciò che le era mancato.

"Quella donna..." Astrid singhiozzò, "Lei...voleva solo una vita normale...e l'abbiamo uccisa..."

Lionel le baciò la fronte teneramente.
"Shh," mormorò, "non devi fartene una colpa, non tu. Sono stato io..."
Astrid lo stentì prendere un respiro profondo prima di parlare di nuovo. "E non avevo altra scelta, amore mio, lo sai...Se avessimo lasciato vivere Hela di Skvoll, tuo fratello sarebbe morto, e chissà quanti altri sarebbero andati incontro allo stesso destino per mano sua..." 

Sembrava quasi che stesse cercando di calmare se stesso tanto quanto lei.

"Lo so..." rispose la ragazza, "ma non riesco a non pensarci...forse avremmo potuto fare qualcosa."

"Temo che fosse troppo tardi. Nikolaj l'aveva già convinta a lavorare per lui."

"Non capisco...cosa può mai averle promesso?"

"Casa, immagino" rispose lui con un sospiro.

Astrid alzò la testa, per guardare Lionel negli occhi. "Che cosa intendi dire?"

"L'isola di Skvoll è parte del dominio di Estelle, e mio padre permette la caccia alle streghe...in tutto il regno. La str- Hela," si corresse, "era ricercata in tutta Estelle, forse persino qui a Merithia, e a Cyrnia e a Lyrhis. Le deve essere stato promesso che non sarebbe stata più perseguitata, se avesse fatto quello che Nikolaj le chiedeva...Così, avrebbe potuto smettere di fuggire."

La principessa vedeva il rimpianto negli occhi di Lionel. 

Nei dipinti e negli arazzi appesi alle pareti dei castelli, erano spesso raffigurati prodi cavalieri, fieri e soddisfatti di aver appena ucciso un pericoloso nemico, eppure sul volto del principe non c'era nessuna di queste emozioni. Tutto ciò che vedeva era il rammarico, che si faceva sempre più strada sui tratti del suo viso. 

"Non avevo mai ucciso una persona, prima d'ora..."

Come lui le disse queste parole, con voce così flebile che quasi non lo udì, Astrid sentì il bisogno di stringerlo più forte a sé.
Così lo fece, tentando di tranquillizzarlo, e Lionel appoggiò la testa alla sua spalla, prendendo respiri profondi.

"Non volevo..." le disse, "ma non sapevo cos'altro fare. Stava per ucciderlo, e...Lei lo faceva solo per poter tornare a casa...e io ho scelto di impedirglielo."
Si interruppe, per inalare un'altra boccata d'aria, poi sospirò, staccandosi da lei per guardarla negli occhi. "Ma lo rifarei. Hela di Skvoll ha fatto la sua scelta, e io ho fatto la mia. Tuo fratello è innocente, non meritava la morte."

Doveva essere stata una scelta difficile, per lui, glielo vedeva scritto in volto.
Lionel non era un uomo cattivo, tanto che quando andava a caccia, non colpiva mai le bestie. Più che una caccia, pareva che andasse ad osservare gli abitanti dei boschi... Astrid non poteva immaginare come ci si sentisse ad avere il sangue di una persona sulle mani.

Ma, anche se nel profondo del suo cuore non riusciva del tutto ad accettarlo, la principessa sapeva che in fondo era stata la scelta giusta.
Non sempre la vita era giusta, non sempre il bene e il male erano poi così distinti.
A volte, era semplicemente necessario scegliere ciò che si considerava il male minore...

"Credo che avrei fatto lo stesso, se fossi riuscita a muovermi..." gli disse Astrid, infine, accarezzandogli la guancia, "L'hai salvato, hai salvato Magnus, ti ringrazio..."

La giovane si alzò leggermente sulle punte dei piedi, e le sue labbra incontrarono quelle di lui in un leggero bacio.
"Andrà tutto bene, amore mio..." gli sussurrò, tentando di dare speranza—a Lionel e a se stessa—che le cose sarebbero tornate presto alla normalità, "Dobbiamo solo darci tempo..."

Aveva una sensazione, tuttavia, che non fosse ancora finita.
In quel momento, però, relegò il pensiero nei meandri della propria mente, e si concentrò su Lionel.
Dovevano riposare, ora che non c'erano minacce all'orizzonte, e riprendere le forze.
Lei, quantomeno, si sentiva spossata.
Ma prima c'era un'ultima cosa che doveva essere fatta.

"Portiamo Magnus in un'altra stanza. Non dovrebbe più stare qui" disse, "E...sbarazziamoci del corpo. Forse sarebbe meglio che non si sappia cos'è successo oggi."

"Su questo hai ragione, Astrid" annuì Lionel, "Non vogliamo che la gente inizi a parlare. Le voci girano...e sarebbe meglio se Nikolaj non venisse a conoscenza di questa cosa."

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