X. Un abito per la sposa
Più il tempo passava, più Astrid e Lionel si avvicinavano, e più i due si avvicinavano, più lei sentiva di non poterlo più lasciare andare.
I sentimenti che la ragazza provava per lui erano come delle sabbie mobili, che la inghiottivano lentamente, ma inesorabilmente. Ogni giorno la principessa sprofondava lietamente tra le braccia del principe, dilettandosi in abbracci e baci sempre più intensi.
Era pienamente consapevole che ormai non aveva più via di scampo. Se anche avesse potuto fuggire da quella sensazione, tuttavia, Astrid non avrebbe voluto farlo.
Senza Lionel, quei primi mesi ad Estelle sarebbero stati insopportabili.
Certo, anche la principessa Anna le teneva spesso compagnia, e non mancava mai di farla sorridere, ma non era la stessa cosa.
Se Anna era diventata come una sorella per lei, di Lionel non poteva certo dire lo stesso. Lui non sarebbe mai potuto essere solo un fratello, non dopo tutto ciò che c'era stato fra loro.
Spesso la più giovane dei tre aveva insistito affinché giocassero con lei, permettendo inconsciamente ad Astrid e Lionel di passare ancora più tempo insieme.
Tuttavia nessuno dei due le aveva rivelato il loro segreto.
Astrid temeva che la voce potesse diffondersi, e forse il principe la pensava allo stesso modo, dato che per settimane si era sempre tenuto a distanza debita, salvo quando erano soli nelle stanze di lei.
Si era chiesta perché, tutto ad un tratto, aveva cominciato ad importargli di non essere scoperti. Sembrava che più il giorno delle nozze di Astrid con Nikolaj si avvicinasse, più Lionel diventava irrequieto e cauto.
"Voi volete sposarlo?" le chiese un giorno, mentre si trovavano nelle stanze della ragazza, di fronte al prezioso abito di seta color avorio che era stato confezionato per lei proprio in occasione della cerimonia di matrimonio.
Astrid sospirò.
Si era aspettata quella domanda, una domanda a cui avrebbe preferito non dover mai rispondere, men che meno a Lionel, ma a cui sapeva di dover rispondere, a lui più che a ogni altro.
Cercando di rassicurarlo, gli accarezzò la guancia, coperta da una leggera peluria, come se non si radesse da qualche giorno.
"Sapete che non lo amo." Gli sorrise, con l'espressione alterata, tuttavia, da un velo di tristezza. "Ma non ho scelta, Lionel...Se mi rifiutassi, arrecherei disonore ad entrambe le nostre famiglie, e vostro padre potrebbe persino muovere guerra contro mio fratello. Sapete che il mio matrimonio serve a ripagare gli aiuti economici che Estelle ha dato a Merithia."
"Permettete che duelli per la vostra mano, dunque" suggerì lui, di getto, "Farebbe alcuna differenza, in fondo, se fossi io a sposarvi al posto di mio fratello?"
La proposta del principe l'aveva stupita, provocando un'accelerazione dei battiti del suo cuore.
Per un attimo, si trovò quasi a considerarla, ma non durò molto prima che la ragione ritornasse a impossessarsi di lei.
Per quanto fosse una prospettiva da sogno, Astrid sapeva che era un'idea folle, destinata a rimanere soltanto quello, un sogno.
Nel tempo che aveva passato ad Estelle, aveva imparato a conoscere Nikolaj, e ormai sapeva che tipo di uomo era. Uno come lui non avrebbe mai permesso al fratello minore di batterlo, e, se anche avesse perso, non gliel'avrebbe fatta passare liscia.
Sarebbe rimasto comunque l'erede al trono, e il futuro re. Avrebbe potuto fare di Lionel—e di lei—tutto ciò che avrebbe voluto, un giorno.
Di certo, anche lui non poteva non saperlo.
Astrid scosse leggermente la testa, dando al principe un leggero bacio sulle labbra.
"Vostro fratello andrebbe su tutte le furie, lo sapete meglio di me. E se poi vi succedesse qualcosa, io...io non potrei sopportare di vedervi ferito."
"Così come io non voglio che siate voi a farvi male per mano di Nikolaj" replicò lui.
Aveva alzato la voce, seppur di poco.
Non succedeva spesso, ma quando accadeva era sempre a causa del fratello.
"Perché credete che abbia evitato di starvi troppo vicino in pubblico, dopo ciò che è successo alla biblioteca?" sbottò, "So che non l'avrebbe tollerato, se fossimo stati troppo vicini, e temevo che vi avrebbe fatto del male a causa mia! Tuttavia, non posso semplicemente stare a guardare mentre lo sposate. Se lo fate, sarete completamente in sua balia."
"Lionel, non potete fare nulla. Sposerò Nikolaj, ma non vuol dire che non potremo più vederci. Lui avrà pure la mia mano, ma siete voi colui che ho scelto..."
"Non mi basta" la interruppe, con un impeto inaspettato.
Un alone di oscurità offuscava il suo sguardo, di solito così limpido e luminoso.
C'era qualcosa che Lionel si stava tenendo dentro...ma cosa?
Un'idea si fece strada nella testa della principessa non appena la domanda le sfiorò la mente.
Un fremito percorse tutto il suo corpo al pensiero di ciò che credeva sarebbe avvenuto, ma non era una brutta sensazione...sentiva che ciò che le avrebbe detto l'avrebbe sconvolta, ma non nel male.
Lui non avrebbe mai potuto farla soffrire.
Con la voce tremante, così, infine chiese "E dunque...che cos'è che volete, principe?"
Egli sospirò.
"Io voglio voi," confessò, "ogni singola parte di voi, della vostra anima e del vostro corpo, senza dover più tenermi dentro questo segreto. Voglio stare con voi alla luce del sole, così come stiamo insieme quando siamo soli...Non mi basta più vedervi di nascosto, sapete perché? Perché io vi amo, Astrid. Vi amo, e non posso accettare di vedervi sposata a mio fratello, non se non siete voi a volerlo."
Lui l'amava.
Nulla, nel discorso che aveva pronunciato, così schietto da lasciare la giovane principessa senza fiato, era lasciato all'interpretazione.
L'amava, e la passione impetuosa di cui erano impregnati la sua voce e il suo sguardo non faceva che confermare le sue parole, parole che continuavano a risuonarle nella mente.
"Vi amo."
In quel momento, ogni pensiero per il dovere si volatilizzò, sostituito dall'euforia provocata dalle parole di Lionel.
Avrebbe tanto voluto rispondergli, dirgli che anche lei lo amava, che non voleva sposare Nikolaj, che voleva fuggire via, se significava poter stare con lui...ma la voce le si strozzò in gola per l'emozione.
In quel momento, non riuscì a fare altro se non gettargli le braccia al collo e baciarlo, con tanta forza quanta ne aveva in corpo.
In un primo momento, Lionel sembrò essere preso alla sprovvista, quasi non si aspettasse una tale reazione. Per un istante, il suo corpo sembrò diventare di pietra, ma non ci volle molto perché si lasciasse andare all'euforia di quel contatto.
Astrid sentì le sue mani afferrarla per la vita, e tirarla ancora più vicina a sé, fino a farla seder sulle sue gambe. Nel mentre, aveva iniziato a baciarla ancora più profondamente, mordicchiandole le labbra. Lei aprì la bocca, e le loro lingue si scontrarono, iniziando la loro danza.
Quando, rossi in viso, i due finalmente si separarono per prendere fiato, Astrid vide un sorriso sul volto del principe.
"Mi era mancato il vostro sorriso...non sorridevate così da giorni."
"Vi confesso una cosa, principessa..." Lionel si protese in avanti, e le sussurrò nell'orecchio, "Avevo paura a dirvi che vi amavo."
"Non dovete più averne..." lo rassicurò lei, "Vi amo anche io..."
"Ma sposerete comunque Nikolaj" concluse lui, accarezzandole i capelli.
Lei annuì. "Mi dispiace...so che speravate in una risposta diversa."
Lui scosse la testa, rivolgendole un sorriso. "Non avrei dovuto insistere affinché non lo faceste. So che il vostro regno ne ha bisogno, e so che siete troppo coraggiosa per non adempiere a questo vostro dovere. Ciononostante, non dovrete affrontare mio fratello da sola. Se mai avrete bisogno di aiuto, potete contare su di me."
Le prese la mano, dandole una leggera stretta.
"Lo so..." disse Astrid, ricambiando il suo sorriso, "Vorrei che potessimo continuare ad incontraci, Lionel."
"Non potrei negarvi questa richiesta, neppure se lo volessi."
Il principe aveva le braccia avvolte attorno a lei, e la teneva stretta.
"Siete bellissima..." le sussurrò.
Un lieve sospiro sfuggì dalle labbra della ragazza, mentre adagiava il capo al petto di lui.
Quello che sentiva fra le sue braccia era un calore che non aveva mai provato prima.
"Se solo potessimo rimanere qui per sempre..."
"Forse non possiamo, Astrid, ma non lasciamo che questo ci scoraggi" replicò lui.
Sembrava quasi che stesse parlando tanto a se stesso quanto a lei. "Non credo che resisterei a lungo, se tentassi di starvi lontano..."
Non sapeva per quanto tempo erano rimasti avvinghiati l'uno all'altra. Forse minuti, forse ore, il tempo era volato nonostante fossero stati senza quasi parlare, finché, tutto ad un tratto, non ci fu un colpo alla porta che fece sobbalzare la giovane.
"Principessa?" si sentì una voce di donna chiamarla dall'altro lato della porta, "La cena è servita. Avete bisogno che vi aiuti a prepararvi?"
"No!" rispose lei di scatto. Forse, si rese conto non appena le parole lasciarono la sua bocca, con tono un po' troppo allarmato.
La risposta preoccupata della serva fu ciò che glielo fece comprendere.
"Vostra Altezza, state bene?" domandò questa, inconsapevole di ciò che avrebbe trovato dall'altro lato della porta se avesse deciso di varcare la soglia.
Istintivamente, gli occhi di Astrid si volsero verso Lionel, che ancora la teneva tra le braccia, spalancati come quelli di una cerbiatta che aveva appena visto un cacciatore.
Uno sguardo che metteva a nudo la sua paura di essere scoperti, il dubbio su che cosa fare, e implorava un aiuto.
Lui le tenne la mano, massaggiandone il dorso come a volerla rassicurare.
Le sollevò leggermente il viso, e i suoi occhi, blu come un mare profondo, scrutarono in quelli di lei, pieni di dolce risolutezza, dicendole che tutto sarebbe andato bene.
Fu quella la spinta di cui la principessa ebbe bisogno per scuotersi di dosso quel panico che l'aveva attanagliata.
In tali condizioni, lo sapeva bene, non poteva far entrare la donna, così prese un respiro profondo e cercò di trovare una scusa.
"Ecco, io...non mi sento molto bene..." riuscì a mormorare infine, "Ho solo bisogno di riposare. Vi prego di porgere le mie scuse alla famiglia reale."
"Certo, Vostra Altezza. Perdonate il disturbo."
Astrid tirò un sospiro di sollievo quando sentì i passi della serva allontanarsi.
Era stato più facile di quanto avesse pensato...
E, quando non si udì più nulla dal corridoio, Lionel scoppiò in una fragorosa risata. "Avreste dovuto vedervi...Vi avevo detto che nessuno vi avrebbe disturbata se li aveste mandati via."
Lei gli diede un colpetto sul braccio.
"Shh, qualcuno potrebbe ancora sentirvi!" lo sgridò, con la maschera più truce che riusciva a crearsi, da cui tuttavia era certa trapelasse anche l'incredulità che provava nel vederlo così sereno, "Come potete ridere? Se venissimo scoperti, potrebbero esserci gravi ripercussioni per entrambi!"
Quella risata dannatamente contagiosa, tuttavia, non accennava a sparire dal volto di Lionel.
Sarebbe stato impossibile per chiunque mantenere un'espressione arrabbiata a lungo, e così Astrid finì per lasciarsi sfuggire un lieve risolino.
"Accidenti a voi, e a quel vostro sorriso maledettamente affascinante...Sapete che dovremmo stare attenti...eppure non riesco ad essere arrabbiata, non con voi."
"Personalmente, incolperei la vostra ancella" propose il principe, ammiccando.
"Ma avete ragione, avete ragione, dovete perdonarmi..." continuò, ancora sorridente, dandole un bacetto sulla testa, "E a tal proposito, dovrei andare. Uno di noi dovrà pur presentarsi a cena, se non vogliamo che il mio caro fratello inizi a pensar male."
Seppur con riluttanza, Astrid annuì. Fece come per staccarsi da lui, ma Lionel la trattenne, tirandola di nuovo a sé per un dolce, e al contempo intenso, bacio.
Astrid non era mai stata baciata da nessun altro, eppure era certa che nessun altro avrebbe potuto farla sentire come la faceva sentire Lionel.
"Fatevi portare qualcosa da mangiare, più tardi" mormorò lui, così vicino che le sue labbra ancora sfioravano quelle di lei, "Non voglio che patiate la fame."
Si alzò, ma prima di voltarsi, si avvicinò di poco e le accarezzò il viso, con un sorriso che illuminava i suoi occhi.
Astrid non poté fare a meno di ricambiare il suo sguardo, fissandolo dritto in quelle pozze di un blu brillante che lo facevano apparire ancora più bello di quanto già non fosse.
"Tornerete, questa notte?" non poté trattenersi dal chiedere, la voce poco più che un sussurro.
Lionel le rispose con un mezzo sorrisetto. "Mi vorreste qui?"
"Come ogni notte..."
La ragazza gettò le braccia intorno al collo del principe, che la strinse affettuosamente a sé, sospirando. "Allora verrò, principessa..." le sussurrò nell''orecchio, "Ma voi dovete promettermi di non addormentarvi..."
Lei scosse la testa, ridacchiando. "Come potrei, sapendo che verrete? Vi aspetterò."
I suoi occhi ricaddero sull'abito da sposa appeso al paravento.
"Sempre" aggiunse, riportando lo sguardo verso il principe, "Vi amo, Lionel."
"Ed io amo voi, Astrid" rispose lui.
Si staccò da lei, rivolgendole un sorriso che diceva più di mille parole.
Dopodiché si voltò e, dopo aver appurato che tutto fosse silenzioso fuori dalla stanza, uscì, e la principessa sentì i suoi passi allontanarsi furtivamente dalla porta.
Tentò di non dispiacerci nel sentirlo andare via, ricordando a se stessa che presto sarebbe tornato. Il lato positivo dell'attesa, se non altro, era che riusciva quasi a rendere più eccitante il momento in cui lei e Lionel si sarebbero rivisti.
E così Astrid attese, leggendo a lume di candela una raccolta di poesie che il suo principe le aveva portato. Attese, finché non fu completamente buio e la città era addormentata.
In quel momento, sentì bussare alla porta.
Uno, due, tre.
Allora quasi saltò in piedi, e andò ad aprire.
Gli saltò al collo, e premette le labbra, già ricurve in un sorriso, contro quelle di lui.
"Siete venuto..." disse la principessa in un sussurro.
Lui sorrise. "Ve l'avevo promesso..."
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