VIII. Una contesa tra due fratelli
Astrid si svegliò quando la luce del primo mattino attraversò i vetri delle finestre, illuminandole il viso. Si stiracchiò, ma così facendo sentì la presenza di qualcuno accanto a lei, con le braccia strette attorno al suo corpo.
Sobbalzando istintivamente, si mise a sedere, e si districò dalla presa della persona che era con lei, tentando di non svegliarla.
Per una frazione di secondo, si chiese chi fosse quella persona. Tuttavia, già mentre si allontanava, potè immaginare la risposta alla sua stessa domanda.
La principessa si voltò, e, proprio come aveva pensato, Lionel era lì, fortunatamente ancora addormentato. Russava leggermente, ma non era un suono spiacevole, e—come il respiro del principe—riusciva ad infonderle quasi un senso di calma e familiarità.
Astrid pensò alla notte appena trascorsa.
Non ricordava di essersi addormentata, né tantomeno di aver permesso a Lionel di rimanere nelle sue stanze.
Rammentava solo che avevano parlato, e si erano baciati...
Si erano baciati a lungo, ma non erano andati oltre. L'avrebbe ricordato se fosse successo, e di certo non starebbe ancora indossando gli stessi abiti della sera prima.
Accanto a lei, Lionel emise uno sbadiglio, iniziando a destarsi. Batté le palpebre un paio di volte prima di accorgersi di lei e di sorriderle, con lo sguardo ancora intorpidito dal sonno.
"Non mi aspettavo di vedervi qui."
"Potrei dire la stessa cosa di voi." Astrid non poté nascondere un sorrisetto divertito. "Queste sono le mie stanze, Lionel."
Il giovane sembrò accigliarsi, ma il sorriso non abbandonò il suo volto, neanche dopo che, alzatosi, si era guardato intorno e aveva dichiarato "Avevate ragione, queste di certo non sono le mie stanze."
Si sistemò alla bell'e meglio i capelli, scompigliati dal sonno, e si lasciò andare ancora una volta ad una risata, accompagnata da uno sbuffo ilare. "Devo essermi addormentato."
"Temo che siamo stati in due ad addormentarci" rispose Astrid.
Non avrebbe dovuto ridere, eppure lo fece, forse perché il buonumore di Lionel era contagioso, o forse solo perché non c'era nient'altro che potesse fare.
"Volete che me ne vada?"
Astrid fu colta alla sprovvista da quella domanda.
No, fu tentata di dirgli. Non voleva che se ne andasse, ma d'altro canto sapeva che non poteva farlo rimanere a lungo.
Sarebbero potute arrivare delle cameriere in ogni momento, e Lionel sarebbe stato costretto a nascondersi nell'armadio.
Gli suggerì scherzosamente la possibilità, ricevendo in cambio una risata da parte del principe.
"Non so quanto potrei resistere, prima che le serve inizino a cercare degli abiti da farvi indossare" rispose, "Probabilmente non più di qualche minuto."
"Temo che dobbiate tornare nelle vostre stanze, dunque" gli disse lei, spingendolo via giocosamente, "Prima che dobbiate davvero seppellirvi sotto ad una pila di abiti per sfuggire ali pettegolezzi delle serve."
Lionel annuì, alzandosi dal letto e allisciando come meglio poteva le pieghe sui propri vestiti stropicciati.
"Non temete, principessa" le disse, inclinandosi in avanti fino a sfiorare le sue labbra contro quelle di lei, "Non dovrete attendere molto per rivedermi."
In tutta risposta, Astrid gli gettò le braccia al collo, aumentando l'intensità del loro bacio.
"Dovete promettere, Lionel..." esalò, con le labbra ancora sulle sue.
"E dunque che così sia." Il principe le rivolse un sorriso ammaliante, ma al contempo sincero. "Ve lo giuro, Astrid, sul mio onore."
Lionel se ne andò poco dopo, dopo aver controllato che il corridoio su cui si affacciavano le stanze di Astrid fosse vuoto. La principessa rimase così solamente seduta sul letto, reso ancora più grande dall'assenza del principe.
Decise di non aspettare che le serve venissero ad aiutarla, così si sfilò il vestito rosso della sera prima, scegliendone al suo posto uno più semplice, di morbida seta azzurra che si adattava perfettamente alla sua figura.
Sollevandosi la lunga gonna per evitare di pestarla, uscì dalla stanza.
Non sapeva bene dove stava andando, ma non aveva fretta. Era ancora mattina presto, e avrebbe potuto fare una passeggiata prima che la colazione venisse servita.
Cercò, tuttavia, di tenere presente la via del ritorno, così da non finire nuovamente col perdersi tra gli innumerevoli corridoi del castello.
Con la luce del sole fu più semplice orientarsi e, rammentando in parte la strada che aveva percorso con Anna il giorno prima, Astrid riuscì infine a trovare la biblioteca del castello, un ampio salone dove gli scaffali di libri arrivavano fino al soffitto, tanto erano alti.
Avere qualche libro nella sua stanza sarebbe stato un buon modo per passare il tempo in quel luogo a lei ancora sconosciuto, aveva pensato, e così, una volta giunta nella biblioteca, si mise a passare in rassegna i vari volumi, alla ricerca di qualche titolo che potesse interessarla.
"Siete sveglia presto, principessa."
Astrid sobbalzò, lasciando cadere il libro che teneva tra le mani.
"Scusate..." mormorò, voltandosi senza neppure raccoglierlo, "Non...non mi aspettavo di incontravi qui, Vostra Altezza."
"Neppure io mi aspettavo di incontrare voi, ma non c'è male. Speravo di poter parlare solo con voi, in effetti, senza il mio fratellino. Presto saremo marito e moglie." Le sorrise col suo solito sguardo freddo. "Sarebbe opportuno che ci conoscessimo."
"Io..."
Astrid non avrebbe voluto passare con Nikolaj più tempo di quanto non fosse necessario, eppure forse era proprio necessario, questa volta.
Il tono con cui lui aveva parlato non ammetteva repliche, così la principessa si costrinse ad accettare.
"Venite." Nikolaj le fece cenno con la mano di seguirlo.
La condusse fino ad un divanetto nella biblioteca. Si sedette.
"Le nostre nozze sono già sulla bocca di tutti, sapete?" le disse, un mezzo sorrisetto sulle labbra, "Dovrete avere un abito perfetto. Dovrete essere perfetta."
Astrid, sedutasi nel frattempo anche lei, intrecciò le mani sul grembo, e abbassò lo sguardo. "Lo sarò" promise.
"Ne sono certo, principessa." Il principe si protese in avanti, tracciando il profilo del suo zigomo con la mano.
Sentiva il suo sguardo freddo e penetrante su di lei, e le faceva accapponare la pelle.
Per non scostarsi da lui, dovette chiudere gli occhi, e sforzarsi di pensare ad altro.
L'immagine di Lionel le apparve nella mente, allora. Lo vedeva come se fosse davvero lì davanti a lei, con il suo sorriso che la faceva sciogliere e le faceva bramare un suo bacio, una sua carezza. Un sospiro le sfuggì dalle labbra.
"Principessa, mi compiaccio nel sentirvi compiaciuta."
Astrid aprì gli occhi, ricordando solo ora chi c'era veramente di fronte a lei.
Esitò. Non sapeva cosa dire, né cosa fare, se non evitare il suo sguardo.
Nikolaj le prese il viso, costringendola a voltarsi verso di lui. "Non mi rispondete, Vostra Altezza?"
"Scusatemi..." La ragazza scosse la testa leggermente, sospirando. "Non...non credo di sentirmi molto bene. Con permesso."
Si alzò prima che il principe potesse aggiungere altro, dirigendosi a passo svelto fuori dalla biblioteca. Lui non le permise di allontanarsi molto, tuttavia, e la ragazza sentì la sua mano serrarsi attorno al suo polso, e l'uomo tirarla a sé.
"Non ve l'ho dato, il mio permesso" sibilò Nikolaj.
Per un momento, il calore del suo respiro sul suo orecchio le riportò alla mente i melliflui sussurri di Lionel. Tuttavia, lui era l'opposto del fratello maggiore. Mente le parole di Lionel erano sempre dolci e gentili, quelle di Nikolaj suonavano esigenti e perentorie, e i brividi di desiderio che provava con il più giovane dei principi venivano sostituti da quelli di ribrezzo in presenza del più vecchio.
"Vostra Altezza, non volevo mancarvi di risp-"
"Nikolaj, lasciala andare."
Astrid si voltò non appena sentì parlare, percependo già un sorriso affiorarle sulle labbra.
Non disse nulla, ma la sua mente esclamò "Lionel!"
Il principe ereditario guardò anche lui verso il punto da cui era venuta la voce, mollando la presa sulla ragazza.
"Lionel" disse Nikolaj, con finta, fredda cortesia, "Non rammento di averti chiesto di fare da guardia alla mia promessa sposa, fratello."
"No?" ribatté lui, "Forse la principessa avrebbe bisogno di protezione da te."
Lionel spostò lo sguardo su di lei. "Vi ha fatto del male?"
Astrid fece di no con la testa. Non voleva che Nikolaj si adirasse con lei, e infondo non le aveva poi fatto così male...
Non sembrò però che la riposta soddisfacesse Lionel.
Si avvicinò, con una strana espressione in volto, quasi minacciosa.
"Non permetterti di toccarla" intimò al fratello, avvicinandoglisi fin quasi a sfiorarlo.
Nikolaj lo fissò dritto negli occhi, con fare di sfida.
"Vuoi dirmi che cosa fare, fratellino?" gli domandò, fissandolo con sguardo inquisitorio.
Poi, improvvisamente, lo spinse indietro con tanta forza da farlo barcollare.
Il suo volto, la sua voce, tutto in lui emanava un sentimento di violenta rabbia.
"Lei è mia!" esclamò, "La mia sposa! Faresti bene a rammentarlo, Lionel."
Il più giovane sembrava sul punto di reagire.
Astrid non voleva che si ferisse, tantomeno per colpa sua, così si mise davanti a lui per fermarlo, e lo guardò negli occhi, implorandolo con lo sguardo di non fare nulla.
"Lionel, sto bene..."
"Lo chiamate per nome, ora?!" sbottò invece Nikolaj, tirandola indietro e costringendola a guardarlo, "Che c'è, siete diventati amici? È per questo che mio fratello vi difende, dunque?"
"No-"
La flebile voce di Astrid si perse nel litigio tra i due uomini.
"Ti ho detto di lasciarla andare, Nikolaj."
"Altrimenti, fratello?" Il principe ereditario alzò un sopracciglio, quasi lo stesse sfidando, eppure Lionel non sembrò intimidito.
Abbozzò un sorriso, anzi, e disse "Forse ti batterò a duello un'altra volta."
—
"Come avete fatto a trovarmi? Mi stavate cercando?"
Nonostante le circostanze in cui si erano rincontrati, il pensiero che il principe potesse essere venuto a cercarla la faceva sentire protetta, come se ci fosse almeno una persona in quel castello che ci tenesse a lei.
Tuttavia, per quanto potesse essergli grata per aver tentato, le cose erano peggiorate, in seguito all'intervento di Lionel.
Dopo che aveva minacciato Nikolaj di sfidarlo nuovamente, il maggiore dei due fratelli era andato su tutte le furie.
"Preferite passare il vostro tempo con quel bruto di mio fratello?" le aveva urlato, "D'accordo, che così sia! Ma non tollererò che mi parli così di nuovo, Lionel. E voi, Astrid, mi sposerete, che vi piaccia o meno, e sarete mia moglie. Indossate il mio anello, e da voi esigo rispetto."
Poi se n'era andato, dando uno spallata a Lionel mentre gli passava accanto, tanto forte che il principe più giovane si lasciò sfuggire una smorfia di dolore.
Lui aveva detto di stare bene, ma Astrid ancora non riusciva a non pensarci. Aveva temuto che si potesse essere fatto male.
"Principessa..." La voce di Lionel la riportò alla realtà. Le stava accarezzando i capelli, stringendola a sé. "State bene?"
Astrid annuì leggermente contro il suo petto.
"Mi preoccupo più per voi. Non dovevate difendermi..." mormorò la ragazza, "Non dovremmo neppure stare così vicini in questo momento. Nikolaj potrebbe star cominciando a sospettare qualcosa..."
"Eppure non vi scostate..." Il principe le rivolse un piccolo sorriso.
Lei non poté fare a meno di ricambiarlo. "Non posso, Lionel" gli rispose, "Non ci riesco."
Fu lui a farlo per lei, infine.
Le accarezzò la guancia, guardandola negli occhi dolcemente.
"Non preoccupatevi per me. Andiamo via di qui" le disse.
Astrid aggrottò le sopracciglia, facendo un risolino. "E dove?"
"Ebbene," Lionel le rivolse un sorriso ammiccante, "non andiamo a cavallo da qualche giorno, e voi mi dovete ancora una rivincita, se non sbaglio."
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