capitolo ventidue
SOPHIE
"Lo ammetto, fare un'ora di auto per questo posto, ne valeva la pena" decretò Sophie, prendendo l'uomo a braccetto e lasciando andare un sospiro, storcendo appena la bocca: "Certo, nell'entrée c'era un po' troppo olio e la pasta..."
Sentì Fabien ridacchiare e si girò verso di lui, beandosi ancora una volta di lui in camicia e giacca elegante: un outfit che non gli aveva mai visto e che gli stava divinamente; rimase a fissarlo, vedendolo voltarsi verso di lei e lasciare un piccolo bacio sul naso: "Commenti anche la cucina di Eloise? Ti ho visto mangiare spesso da lei e non ti ho mai sentito dire niente."
"Questo perché Eloise sa il fatto suo e non affida antipasti e condimenti a qualche ragazzino inesperto" decretò Sophie, inclinando la testa all'indietro e lasciando andare un sospiro: "Quando ho iniziato a lavorare, mi toccavano sempre quelle mansioni e sporzionare i dolci."
"Ti manca? Questo tipo di lavoro, intendo."
Sophie fissò l'uomo, scuotendo subito la testa e sorridendo: "In un ristorante devi sempre seguire la linea di chi è capo, quindi la tua possibilità di creare è ridotta al minimo, quello che faccio ora invece è..." si fermò, piegando la bocca mentre cercava le parole esatte: "Libertà creativa e mi piace. Poi magari così succedeva solo nei ristoranti dove ho lavorato io."
"Mai pensato di aprirne uno tuo?" le chiese Fabien e Sophie lasciò andare un sospiro, guardandolo in volto prima di negare con la testa.
"A Fourcès? Sono sicura che Eloise me lo fa chiudere dopo tre secondi."
Il loro paese era un po' troppo piccolo per due ristoranti, anche se non le sarebbe dispiaciuto: il suo lavoro attuale le piaceva ma le mancava il contatto con il cliente, per quanto minimo fosse sempre stato.
Le mancava affacciarsi alla porta e osservare i volti di chi mangiava le sue pietanze.
"Ovunque? Non devi per forza aprirlo a Fourcès" le disse Fabien e lei negò per la seconda volta con la testa.
"No, mai" dichiarò, poggiando la testa contro la sua spalla, prima di tirarsi su: non era per niente facile camminare in quel modo: "Essere il capo chef sì, l'ho sognato e quasi raggiunto, ma aprire un mio ristorante non mi è mai venuta come idea."
Seguì Fabien in silenzio, fermandosi poi davanti la macchina dell'uomo: "Bene, detective. Cosa facciamo adesso?" gli domandò, allacciandogli le braccia dietro al collo e sentendo le mani di Fabien posarsi sui suoi fianchi.
"Tu hai un problema" le dichiarò lui, baciandola veloce e con dolcezza sulla bocca.
"Sì, si chiama non lo sto facendo da fin troppo tempo e ho dell'ottimo materiale fra le mani" gli bisbigliò contro le labbra, sentendo la risata vibrargli nel petto.
"Che nome lungo..."
"Vero?" mormorò Sophie, allungando una mano e carezzandogli la fronte, scostando l'unico ciuffo che l'attraversava, quello che sfuggiva sempre quando aveva i capelli tirati indietro, ovvero sempre: "Rimani da me stasera?"
"Sì" le bisbigliò Fabien, dandole un secondo bacio leggero: "Non sono in servizio, quindi..."
Sophie ridacchiò, allontanandosi sul posto e saltellando, sentendo Fabien ridere a voce alta: "Ripeto: tu hai un problema."
"Già, dovrò resistere un'ora in macchina" gli disse, avvicinandosi alla portiera del passeggero e guardandolo, facendogli cenno di andare al suo posto.
Prima sarebbero partiti, prima sarebbero arrivati e prima lei avrebbe avuto tutto quel bendidio di uomo per sé.
"Non intendevo quello, Sophie" sospirò Fabien, azionando l'apertura centralizzata e venendo accolto dal rumore dell'auto che si apriva.
"Tranquillo, poi diventerò tutta mal di testa e oggi no, ho le mie cose."
Fabien ridacchiò, infilandosi in macchina e Sophie lo imitò, allacciandosi la cintura e guardarlo armeggiare per un attimo con la radio, prima di partire e immettersi sulla strada. Sophie si accoccolò meglio nel sedile, lasciando andare un sospiro e rimanendo in silenzio.
Non sentiva il bisogno di colmare quel vuoto di parole con qualche chiacchiera: Fabien era lì, molto semplicemente.
Inspirò, voltandosi verso il finestrino e osservando le ultime case della piccola cittadina dove erano andati, prima che la campagna e il buio della notte prendessero il sopravvento; si mise a guardare un po' i campi immersi nell'oscurità, sentendo le palpebre farsi più pesanti e, dopo un piccolo sbadiglio, decise di riposare un po' gli occhi.
Non si sarebbe addormentata, avrebbe solo chiuso un attimo gli occhi...
Si risvegliò, guardandosi attorno e non capendo quanto tempo era passato: erano ancora per strada e non riusciva a trovare punti all'esterno della macchina che le facessero capire dove erano: "Penso che la serata finirà con te che dormi" mormorò Fabien, allungando una mano verso di lei e carezzandole la guancia: "Stanca?"
"Un po'" sospirò Sophie, allungando la schiena per quanto poteva con la cintura di sicurezza che la teneva e poi stirando le braccia, sentendo i muscoli dolerle un po': "Stamattina mi sono alzata presto per sistemare l'orto ma non temere, ho energie per te."
Fabien rise, cambiando la marcia e guardandola di sfuggita per un secondo: "Manca poco" la informò, sempre con le labbra piegate in un sorriso.
Annuì, lasciandosi andare nuovamente sul sedile e guardò avanti a sé, riconoscendo il pezzo di strada finalmente: presto sarebbero comparsi i suoi campi e...
Aprì la bocca, sbattendo le palpebre osservando parte della sua fattoria illuminata a giorno e non capendo da dove provenisse quella fonte di luce: "Ma che cazzo...?" sbottò Fabien, accostando ai piedi della collina su cui sorgeva la Fattoria Hamon, proprio dietro il camion dei pompieri.
Scese velocemente e Sophie lo imitò, portandosi le mani alla bocca e guardando le lingue di fuoco che stavano circondando la sua casa: i campi, quelli che il trio dentiera aveva faticosamente e con cura, preparato e seminato per lei erano immersi nel fuoco che si stava avvicinando pericolosamente alla casa.
Al suo mondo.
Ai suoi animali.
Mosse qualche passo, sentendo i piedi traballare a ogni passo, mentre si avviava verso la strada in salita: doveva mettere in salvo Tulipe, le galline e le sue caprette. I conigli anche, poi doveva andare in casa e prendere il suo pc con i video della settimana successiva, i suoi vestiti...
"No, no, no!" sentì qualcuno dire, accorgendosi poi che era la sua voce: superò qualcuno, diretta a passo veloce verso casa con la lista di cose da fare in testa, storcendo la bocca quando qualcuno l'afferrò da dietro, impedendole di proseguire.
Si mosse, cercando di liberarsi dalla stretta che la teneva con forza e si voltò, incontrando lo sguardo di Fabien: "Ci penso io, ok? Tu stai qui" le disse, lasciandola andare mentre qualcun altro la sorreggeva, carezzandola la guancia e poi guardandosi attorno: "Garcia, Vincent con me" abbaiò Fabien e i due anziani lo seguirono subito.
"Lo faremo fuori, piccola" le mormorò Adeline e Sophie comprese che era lei che la stava sorreggendo, impedendole di accasciarsi a terra: "Chiunque ti ha fatto questo è morto" continuò la donna, massaggiandole le braccia e tenendola stretta a lei.
"I miei campi..."
"Non ci pensare, piccola" bisbigliò Adeline, stringendola a sé e cullandola come se fosse stata una bambina piccola: non poteva non pensare, la sua vita era tutta lì e stava venendo mangiata dal fuoco. Come avrebbe fatto? Cosa poteva fare adesso?
Il grano tenero che aveva cominciato a crescere non c'era più e non ci sarebbe stato.
Si strinse ad Adeline, sentendo la donna metterle le mani sulle orecchie e cullarla, bisbigliandole qualcosa di tanto in tanto: "Ha preso solo una parte dei campi, ho sentito il tenente dei vigili e stanno finendo di sistemare" dichiarò la voce di Fabien e Sophie si districò dall'abbraccio, osservandolo: aveva il viso e i vestiti sporchi di fuliggine e puzzava come un camino: "Hai avvisato tu, nonna?" continuò lui, guardando la donna al fianco di Sophie.
"Appena ho visto le fiamme!" dichiarò l'anziana, piegando le labbra in un sogghigno:"Vedi che il mio binocolo a qualcosa serve?"
Sophie li osservò, notando poi Fabien voltarsi completamente verso di lei: le prese il volto fra le mani e le sorrise, carezzandole la fronte con il pollice: "Stanno tutti bene, sono un po' spaventati ma le fiamme non hanno toccato né la casa, né la zona degli animali" le disse, ridacchiando appena: "Forse è meglio se fermi Tulipe, se la sta prendendo con uno dei ragazzi che l'ha salvata."
Sophie annuì, scostandosi da Fabien e sua nonna, facendo qualche passo e notando l'oca che stava cercando di colpire il pompiere che la stava tenendo; sorrise, prendendola dalle braccia dell'uomo e le accarezzò le piume, cercando di non notare i lividi che l'altro aveva sullo zigomo e pregando che l'artefice non fosse l'oca che teneva stressa a sé.
Tulipe le adagiò il lungo collo sul braccio, picchiettando il becco contro la sua guancia: un piccolo gesto che la spezzò in due. Strinse l'oca a sè, sentendo le gambe cedere e le lacrime uscire copiose dai suoi occhi.
Pianse, senza fregarsi di nascondere i singhiozzi.
Forse urlò, perché sentì qualcuno singhiozzare a voce alta.
Non le interessava, non le fregava di niente.
Voleva solo buttare fuori tutto quello che stava tenendo dentro di sé, nascosta contro il corpo morbido di Tulipe: la sentì soffiare, mentre una mano si poggiò dolcemente sulla sua spalla: "Va tutto bene" le bisbigliò Fabien, mentre lei percepiva il corpo di lui vicino e poi il suo abbraccio caldo e protettivo attorno a sé: "Prenderemo chi ha fatto questo" le bisbigliò contro i capelli, baciandole la tempia: "Stasera vieni a dormire da me..."
"No, non posso..." lo guardò, tirando su con il naso e scuotendo con forza la testa: non poteva lasciare i suoi animali da soli dopo quello che avevano passato.
"Non ti fanno entrare in casa finché non sono sicuri che sia agibile" le disse tranquillamente Fabien, sistemandole i capelli dietro l'orecchio.
"Ma..."
"Rimango io con loro" dichiarò uno del trio dentiera, avvicinandosi a loro e guardandola dall'alto.
"Sì, Garcia se la intende bene con le capre" dichiarò Vincent, avvicinandosi all'amico e battendogli la mano sulla spalla.
Garcia annuì, puntando poi il dito contro Tulipe: "Basta che portate via quella bestia del demonio" dichiarò e l'oca, in cambio, gli soffiò contro.
"Vieni, Sophie" Fabien la chiamò dolcemente, aiutandola ad alzarsi e stringendola a sé, per quanto potesse con Tulipe fra di loro: "Ti giuro che lo prenderemo" le dichiarò nuovamente, baciandola ancora una volta sulla fronte: "Lo prenderò."
a/n: con questo capitolo parte ufficialmente la parte finale di questa storia e anche la rovina di chiunque abbia preso di mira Sophie, questa poveraccia contro cui mi sono accanita veramente parecchio (prima con Tulipe, poi con...spoiler!).
Ad ogni modo, grazie per essere giunti fino a qui: come sempre mi scuso per gli errori lasciati e vi ringrazio tantissimo per tutto il supporto che mi date a ogni capitolo!
Infine, come sempre vi do appuntamento alla prossima settimana con un nuovo capitolo!
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