capitolo undici


Si appoggiò allo stipite della porta, inspirando l'aroma pieno della tazza di caffè che teneva fra le mani e ascoltando il cinguettio degli uccellini, mentre il suo sguardo vagava sul giardino: da quando Fabien aveva cominciato ad aiutarla, il cortile interno aveva un aspetto migliore.

Aveva creduto che l'uomo si sarebbe limitato a sistemare la porta e, invece, da quel giorno Fabien si presentava sempre dopo aver finito il lavoro e si occupava di una parte del cortile.

La rimessa stava ritornando all'antico splendore e aveva anche costruito una voliera fatta in assi di legno e rete metallica, dove aveva sistemato le galline: era proprio accanto all'ingresso della zona degli animali, circondata da una piccola aiuola.

Ogni mattina lei si preoccupava di aprirla, osservando le galline uscire e gironzolare per il giardino, becchettando qua e là, rientrando poi quando il sole cominciava a calare e sistemandosi sulle travi che Fabien aveva sistemato per loro, assieme a dei piccoli box dove andare a deporre le uova.

Quel posto stava assumendo un aspetto completamente diverso ed era grata alla cura e all'attenzione che Fabien stava mostrando: aveva tagliato le parti più grosse dei rampicanti, potandoli con cura sotto il giudizio del trio dentiera e poi l'aveva aiutata a sistemare i fiori e le piante aromatiche nelle aiuole.

C'era ancora tanto lavoro da fare ma, piano piano, i frutti del sudore suo e degli altri si cominciavano a vedere: i campi erano sistemati e il trio dentiera era passato al cortile sul retro, cominciando a creare per lei un orto dove poter coltivare ciò di cui aveva bisogno per i suoi piatti.

Stava andando tutto bene.

Sorseggiò il caffè, guardando nuovamente la voliera e lasciando andare un sospiro: non sapeva come ma Tulipe aveva imparato ad aprire la stanghetta e quella era la seconda volta che trovava la porta socchiusa.

Posò la tazza di caffè in casa e si avvicinò alla voliera, aprendo meglio la porta e notando l'oca avvicinarsi con il suo solito passo dall'aria goffa.

"Sei stata tu?" domandò, guardando Tulipe e ricevendo in cambio il verso stridulo che le regalava sempre, mentre apriva le ali e le sbatteva furiose fra di loro.

Quella bestiaccia aveva bisogno di un corso per la gestione della rabbia.

Sophie lasciò andare un sospiro, contando le galline al suo interno: sembrava che non ne mancasse nessuna; aprì il piccolo bidone di plastica che Fabien le aveva portato qualche giorno prima e, con una paletta ricavata da un flacone di sapone per i pavimenti, prese una generosa porzione di mangime - una mistura di semi che il trio dentiera, le aveva spiegato, era perfetta per le galline - e la gettò agli animali, vedendoli subito andare a becchettare il terreno.

"Sai, non ti libererai di me" dichiarò, infilando la paletta nel mangime e chiudendo il bidone, guardando l'animale: "Ti conviene pensare a una convivenza."

Tulipe allungò il collo verso l'alto, girando appena la testa e guardandola di traverso prima di soffiarle contro e girare su se stessa, andandosene via ancheggiante come sempre.

L'avrebbe mai accettata?

Sophie scosse il capo, alzando gli occhi al cielo e tornando sui suoi passi, fermandosi vicino alla porta e notando la donna che, al di là del cancello, stava guardando attraverso le sbarre di ferro arrugginito: non riconosceva quella signora dai capelli grigi e il volto grinzoso, non erano una delle mogli del trio dentiera di questo n'era certa.

Per svariati motivi erano passate tutte e tre a recuperare i mariti e Sophie aveva visto per la prima volta, degli uomini anziani, abituati al duro lavoro dei campi, venir trascinati via per un orecchio da delle delicate signore.

Era stata una scena unica e talmente bella che se l'era gustata con una bottiglia di birra in mano, in compagnia di Fabien: le tre signore erano state avvisate proprio da lui, dopo che l'ennesimo dibattito fra il trio dentiera era sfociato in una gara d'insulti.

Sophie scosse il capo, tornando alla realtà e salutando la sconosciuta con un cenno della mano: "Buongiorno" disse, vedendo l'anziana aprire il cancello con uno stridio che fendette il silenzio del cortile.

"Sono Adeline Richard, vivo poco fuori il paese" la donna le porse la mano, con un sorriso pieno sul volto che accentuava le rughe e ne creava delle altre attorno agli occhi.

Conosceva quel cognome, era lo stesso di Fabien.

"Richard? Lei è..."

"La nonna di quel caprone di un detective" dichiarò l'anziana, battendosi la mano sul petto e ridacchiando e Sophie notò che aveva la voce roca quella tipica dei fumatori: "Evangeline sarebbe stata contenta di vederti qui."

"Conosceva mia nonna?"

"Sicuro" Adeline rise, allargando le braccia: "D'estate ci mettevano qui in giardino con una bottiglia di birra fredda e quella stronza di un'oca che rubava tutte le patatine" la donna si fermò, scuotendo un po' la testa, prima di posarle una mano sulla spalla: "Mi ha parlato parecchio di te: era preoccupata quando ha saputo che eri andata a vivere a Barcellona, penso abbia tormentato i tuoi ogni giorno per chiedere come stavi e se tutto andava. Ti voleva molto bene..."

"Sarei dovuta venire a trovarla di più" Sophie abbassò la testa, guardandosi la punta delle scarpe e stringendo le labbra in una smorfia: "Passare più tempo con lei..."

Tante volte la nonna l'aveva chiamata e lei aveva liquidato il tutto con qualche frase breve perché doveva correre al lavoro, mostrare quello che valeva a persone di cui non gli interessava niente di lei.

La nonna l'aveva invitata per le ferie una volta, ma lei aveva deciso di seguire quello che voleva fare il suo ex e scegliere una meta più sofisticata, piuttosto che rintanarsi in un piccolo paese della campagna francese.

Aveva avuto tante possibilità di trascorrere del tempo con Evangeline, ma le aveva sprecate tutte e adesso sentiva il cuore dolerle al pensiero di quanto tempo aveva sprecato, ignorando quello che era veramente importante.

Se solo avesse saputo....

Se solo avesse avuto una sfera di cristallo e visto quanto quel fidanzato e quel lavoro non le avrebbero dato altro che niente, non avrebbe dedicato così tanto tempo.

Ma nessuno può prevedere il futuro e lei non poteva far altro che incassare quel pugno nello stomaco.

"Sono frasi che ho sentito dire anche a Fabien" mormorò Adeline, accentuando la stretta sulla spalla e costringendola così a guardarla: "Lui è tornato qui dopo che ho avuto un infarto: non se la sentiva di lasciarmi da sola e quindi ha dato un bel calcio nel culo alla carriera ed è venuto qua per me."

"È un bravo nipote" mormorò Sophie ed era certa di quella frase: da quando Fabien non la trattava pure come rottura di scatole, avevano cominciato a parlare e molto spesso l'uomo finiva a parlare di quell'anziana donna e l'affetto che lui provava traspariva da ogni parola e ogni sguardo che aveva quando le raccontava l'ultima marachella di quell'adorabile anziana signora.

"Un po' rigido e musone, ma non posso lamentarmi" Adeline le massaggiò la spalla, dandole poi un lieve colpetto: "Ti chiedo scusa se te ne ha fatte passare quando sei arrivata, non gli piacciono gli estranei ed è fin troppo devoto al lavoro" l'anziana lasciò andare un sospiro, scuotendo il capo: "Una sana scopata, questo è quello che gli servirebbe."

Sophie si strozzò con la sua stessa saliva, ritrovandosi a tossire dopo quell'affermazione detta con tutta la sicurezza del mondo, mentre Adeline rise nuovamente, prima di darle un nuovo colpetto sulla spalla: "Beh, devo andare: volevo salutarti e scusarmi se non ero passata prima ma, sai, com'è..." si fermò, battendosi la mano nel centro del petto: "Il cuore."

Sophie annuì, non sapendo cosa rispondere e vedendo la donna ridere nuovamente, prima di stringerle ancora una volta la spalla: "In gamba, tortellino."

Tortellino, Sophie sorrise a quel nomignolo e sentì gli occhi pizzicarle leggermente: il modo in cui sua nonna era solita chiamarla, una piccola parola che aveva dietro un mondo. Se chiudeva gli occhi poteva sentire ancora la voce della nonna mentre la chiamava in quel modo e vedere le sue mani grinzose lavorare la farina e le uova, mentre creavano assieme il pranzo della domenica.

Aveva imparato i primi rudimenti da lei, apprendendo quella cucina casalinga che voleva riproporre quando lavorava al ristorante ma senza riuscirci, la stessa che dava vita nei suoi video e che mostrava a tutte le persone che la seguivano.

La cucina di sua nonna.



a/n: si ritorna in quel di Fourcès con questo nuovo capitolo di Un posto speciale. Sophie ha finalmente fatto la conoscenza anche di Adeline Richard, l'arzilla nonnetta del nostro detective di stanza  a Fourcès. 

Tulipe, poi, accetterà mai la sua non voluta coinquilina umana? Si saprà solo andando avanti.

Come sempre vi ringrazio tantissimo per tutto il supporto che mi date con i vostri commenti, letture e stelline. Grazie tantissimo!

E mi scuso per eventuali errori lasciati qua e là, infine, come sempre vi do appuntamento a venerdì prossimo per un nuovo capitolo!

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