capitolo quindici

FABIEN

"Scoperto niente?" gli domandò sua nonna, non appena entrò nella cucina: Fabien osservò la donna, sbadigliando e sorridendole appena.

Non aveva idea di cosa avrebbe dovuto scoprire mentre dormiva.

Aveva tenuto compagnia a Sophie per quasi tutta la notte via telefono, finché lei non era scivolata nel sonno: erano passati due giorni dall'irruzione alla Fattoria Hamon e sembrava che la donna si stesse tranquillizzando.

Per quanto poteva farlo qualcuno che si era visto uno sconosciuto nella proprietà.

"No" sospirò, avvicinandosi al piano cottura e recuperando un po' di caffè dalla moka: un pezzo di antiquariato che sua nonna continuava a usare, nonostante lui avesse comprato una macchina per caffè espresso.

Doveva ammettere, però, che il caffè della moka era più buono, forse dato anche dal fatto che sua nonna riversava un'intera confezione all'interno del filtro.

Per farlo forte come gli italiani, diceva sempre.

"Ma lo fai il tuo lavoro o ti gratti le..."

"Nonna, lo sto facendo" la interruppe, buttando giù il caffè leggermente tiepido e dal sapore bruciato, incrociando lo sguardo della nonna e lasciando andare un sospiro: "Purtroppo non c'è niente su cui posso indagare. Ok?"

"Soldi buttati via, questo sei" borbottò sua nonna, facendogli alzare gli occhi al cielo: fortunatamente la conosceva fin troppo bene per prendersela.

"Grazie, nonna" le disse, avvicinandosi a lei e stringendola a sé.

"Lo so, non è colpa tua" bofonchiò Adeline, abbracciandolo a sua volta: "Mi rompe questa situazione."

Poteva fare la dura quanto gli pareva, ma sapeva che Adeline Richard era una donna che si preoccupava per tutti, in special modo per la nipote della sua cara amica: dietro i sigari e il linguaggio scurrile, c'era una signora attempata dal cuore d'oro.

"Anche a me" mormorò Fabien, massaggiandole la schiena e posandole poi le mani sulle spalle: "Vado e tu fai la brava."

"Cosa vuoi che faccia?"

"Qualsiasi cosa hai in mente, non farla" Fabien baciò la guancia della nonna, sorridendole: "Mi raccomando."

"Sì, sì" sospirò la nonna mentre lui la guardò per un po', scuotendo la testa e uscendo di casa.

S'infilò nella sua auto e si diresse subito verso Fattoria Hamon.

Parcheggiò fuori dal cancello e scese di macchina, sorridendo alla vista della donna nel cortile: Sophie stava sistemando alcune piantine in una delle aiuole vicino alla porta d'ingresso con Tulipe che ne seguiva passo passo ogni movimento, il lungo collo bianco rivolto verso le mani della donna quasi come se stesse apprendendo come fare.

Si mosse e vide l'oca tirare su il collo e girarsi nella sua direzione, allontanandosi da Sophie e avviandosi verso di lui con un'andatura goffa mentre strideva come un'indemoniata.

Sophie si voltò e gli sorrise, salutandolo con un gesto della mano mentre lui entrava dentro il cortile: "Siete diventate amiche?" domandò, osservando l'oca aprire le ali e mostrare la fasciatura su una di esse: era davanti Sophie, il collo allungato nella sua direzione come se fosse pronta ad attaccarlo se solo avesse osato fare un passo in più.

"A quanto pare, accudirla ci ha avvicinato" dichiarò Sophie, avvicinandosi a Tulipe e carezzandole il capo: Fabien osservò l'oca, quella che qualche tempo prima aveva girato con un reggiseno della donna in testa, strusciarsi contro le gambe della sua ex-vittima come se fosse stata un gatto.

Quell'animale...

Fece un passo verso Sophie e Tulipe diresse il lungo collo verso di lui, soffiandogli contro e muovendo il becco come se volesse colpirlo: "Come stai?" le chiese, ignorando l'oca ma rimanendo fermo al suo posto.

"Cerco di non pensare a quello che è successo" Sophie lasciò andare un lungo sospiro, mentre si toglieva i guanti con cui aveva lavorato nell'aiuola: "Ho controllato tutta casa, ma non ho notato niente. Non manca niente."

Fabie annuì, guardandosi intorno e indicando la casa: "Faccio un giro" decretò, vedendo Sophie assentire con la testa.

Forse qualcosa era sfuggito all'occhio di Sophie.

Doveva controllare.

Cominciò a girare intorno alla casa, controllando ogni possibile accesso e storcendo la bocca quando si accorse di alcuni segni di scasso sulle finestre che davano sul giardino posteriore della fattoria: qualcuno aveva provato a entrare da lì, poco ma sicuro.

I graffi nel legno erano ben chiari.

Guardò per terra, sperando di trovare qualche orma ma, purtroppo, non poteva sapere se quelle che vedeva erano dell'intruso o del trio dentiera: stavano lavorando lì dietro ultimamente, sistemando la zona che sarebbe stata adibita a orto personale di Sophie.

Troppe impronte per capire a chi appartenevano e dubitava poteva richiedere qualche test o aiuto più preciso per un caso di furto non avvenuto.

Riprese la sua perlustrazione, ritornando fino all'ingresso e non notando altro.

Doveva dire a Sophie dei segni?

Forse era meglio di no, forse era meglio lasciarla all'oscuro e indagare, scoprendo cosa stava succedendo il prima possibile: se fosse stato un comune ladro non sarebbe tornato entro breve o, comunque, avrebbe aspettato che la casa fosse effettivamente vuota, ma dentro di sé sentiva che non si trattava di quello.

C'era qualcosa in più.

Era come se tutto quello che era avvenuto alla Fattoria Hamon fosse successo per colpa dello stesso colpevole: tutti i guai che Sophie aveva attribuito agli animali, adesso lui li vedeva sotto una luce differente.

Entrò in casa, aspirando l'aroma pieno del caffè e vedendo Sophie uscire dalla cucina con una tazza per mano: "Caffè?" gli domandò e lui annuì con la testa, mentre prendeva quella che le veniva offerta.

"Grazie. Tutto a posto" le disse, storcendo la bocca a quella piccola bugia ma non voleva allarmarla più di quanto lo era già, se avesse saputo che qualcuno aveva provato a entrare dalla finestra della cucina, era certo che Sophie se ne sarebbe andata e una parte di lui non voleva.

Preferiva appostarsi davanti la fattoria e passare la notte lì, piuttosto che non vederla più: "Non penso sia stato un ladro, non avrebbe senso che fosse andato dove sono gli animali..." mormorò, lasciandosi andare su una delle sedie e sospirando: la figura che aveva visto Sophie proveniva dalla rimessa, almeno da quanto aveva detto lei.

Perché dirigersi lì quando c'era la porta d'ingresso lungo il percorso?

Se fosse stato un ladro avrebbe scelto quest'ultima come suo obiettivo.

Forse con il buio si era sbagliato? No, gli pareva improbabile.

Un ladro professionista studiava la sua zona prima di agire.

"Magari ha sbagliato?"

"Chi conosci qui in zona? Qualcuno che potrebbe crearti danno, intendo" le domandò, allungando le gambe sotto al tavolo e guardandola, rendendosi conto che, quando pensava, Sophie faceva tantissime smorfie.

Non l'aveva notato o, forse, ogni volta era sempre stato distratto da altro come, per esempio, i due rigonfiamenti che tiravano la stoffa della maglia rossa.

Dio, quella donna aveva un...

"Nessuno" Sophie scosse il capo, scrollando poi le spalle e bevendo un po' di caffè mentre lui cercava di riportare i pensieri sulla giusta carreggiata: "Gli unici con cui parlo li conosci anche tu" si fermò, aprendo la bocca in una perfetta O: "Ah!" esclamò, portandosi una mano alla bocca.

"Cosa?"

"C'è quel tizio" gli disse Sophie, sistemandosi una ciocca dietro l'orecchio: "Poco dopo il mio arrivo, è venuto un tizio: mi ha proposto di vendere tutto, ma ho detto di no."

"Ti ricordi come si chiamava?"

"Gi..." Sophie aprì la bocca, battendo la mano sul piano del tavolo mentre si guardava intorno, quasi come se stesse cercando il nome scritto da qualche parte: "Gil..."

Gil...

C'era solo una persona che avrebbe proposto una vendita e aveva il nome che iniziava in quel modo.

"Gilles Potain" Fabien disse il nome per lei, vedendola annuire con la testa.

"Sì, esatto!" esclamò Sophie, bevendo poi un sorso dalla tazza che teneva in mano: "Lo conosci?"

Chiunque conosceva quell'uomo a Fourcès e, quasi tutti, lo odiavano.

"Se lo chiedi a Garcia e amici, ti diranno che è il peggior mostro in circolazione: vorrebbe comprare tutti i terreni di questa zona per mettere su il suo impero di appartamenti" commentò, storcendo la bocca in una smorfia: "Si tratta solo di un imprenditore che fa il suo lavoro, ma è una pista."

Gilles Potain aveva fatto offerte a tutti nella zona, cercando di mettere le mani su tutti i terreni che circondavano Fourcès ma senza riuscirci: non pensava fosse lui la persona che era dietro l'intrusione, ma poteva andare a sentire...

Nessuno aveva accettato l'offerta dell'uomo e nessuno era andato a denunciare qualcosa a lui.

Dubitava fosse la strada corretta, ma era meglio di niente.

"Pensi sia stato lui? Non credo..." mormorò Sophie, facendolo sorridere: sembrava quasi che gli avesse letto nel pensiero.

"Meglio considerare tutto" mormorò Fabien, allungando una mano verso la donna e ritraendola subito, evitando per un soffio il becco di Tulipe: "Hai finito?" domandò, rivolto all'animale che, comodamente seduto sul tavolo, lo guardava di traverso.

"Brutto averla come nemica, vero? Ricordo che qualcuno non mi credeva quando lo chiamavo."

"Sì, certo" sospirò Fabien, scuotendo il capo e alzandosi, mettendo un po' di distanza fra lui e quella bestiaccia: "Io vado, se ti viene in mente qualcos'altro..."

"Te lo farò sapere, detective."


a/n: ogni tanto mi ricordo che devo aggiornare anche questa storia. In verità lo so, ma ho dei problemi con il giovedì a quanto pare. Dovrei cambiare giorno di aggiornamento...

Comunque eccoci qua! Tulipe ha trovato una nuova vittima, Fabien ha una possibile pista e la fattoria Hamon vive un po' di tranquillità, come la nostra Sophie.

Mentre Adeline è pronta a fare il didietro quadrato a chiunque dia fastidio alla nipotina che non ha mai avuto.

Detto ciò, mi scuso come sempre per gli errori e vi ringrazio tantissimo per il supporto che date a questa storia, infine, vi saluto e vi do appuntamento alla prossima settimana (sempre se me ne ricordo!).

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