Capitolo quattro
SOPHIE
Sua nonna era una stronza patentata.
Sophie storse la bocca, mentre tirava un'erbaccia e la lanciava nel piccolo mucchio ai suoi piedi, continuando il lavoro meticoloso di pulizia del giardino anteriore o, perlomeno, dell'aiuola da cui era partita.
Evangeline Hamon, forse spinta dalla pietà per la nipote che aveva ereditato quella proprietà, le aveva lasciato anche una discreta somma da parte, come le aveva fatto notare il notaio che era giunto da lei il giorno precedente con tutti i documenti in mano.
Una somma di denaro che Sophie aveva già pensato di usare, assieme a quello della vendita della fattoria, peccato che il notaio aveva accolto quella proposta con un sorrisetto e poi le aveva mostrato un altro foglio, con le volontà della nonna: Evangeline Hamon le aveva lasciato sì una somma in eredità, ma doveva usarla per la fattoria.
Se avesse venduto anche solo una striscia di terra, lei avrebbe perso tutto.
Quella...
Quella...
Sophie strinse le labbra, evitando che un epiteto peggiore di stronza uscisse dalla sua bocca e continuò a strappare l'erba, notando il piccolo pezzo di terra vicino alla porta d'ingresso finalmente libero e con un aspetto decisamente migliore.
Oltre quella notizia, però, ne aveva avuta un'altra decisamente migliore: tramite i suoi contatti, era riuscita a imbastire il progetto di un corso online di cucina e che, una volta, sistemato tutto sarebbe iniziato, fornendole un'entrata extra.
Il suo contatto le aveva anche suggerito di aprire un canale YouTube e un blog, dove cucinare e mostrare le sue ricette, buttandosi così nella nuova frontiera del cibo.
Sophie aveva carezzato quell'idea, rendendosi conto che le piaceva: magari un giorno avrebbe fatto ricette con i frutti della sua terra e, in fondo, quella era la parte che aveva sempre preferito del suo lavoro.
Cucinare e sperimentare.
Si era messa al lavoro, cominciando a progettare il blog, a pensare alla prima ricetta da mostrare e, grazie a qualche sua altra conoscenza, aveva anche ordinato l'attrezzatura adatta per cominciare a registrare, dando una piccola botta ai suoi risparmi.
Un investimento per il domani, si era detta quando aveva cliccato il tasto Acquista ora di Amazon.
Si tirò su, stirando la schiena e sentendo i muscoli dolerle, maledicendo la sua coach a Barcellona: non era tanto che aveva smesso di andarci, in fondo viveva a Fourcès da una settimana quasi, quindi tutto quello che le aveva sempre detto mentre la sfiniva sulle macchine era falso.
Quell'allenamento intensivo che le aveva fatto non le avrebbe permesso di scalare l'Everest, non riusciva a non essere dolorante dopo aver pulito una misera aiuola.
"Questo posto fa schifo" la voce maschile la fece voltare con un sussulto e Sophie si portò una mano al cuore, osservando il trio di vecchietti che aveva conosciuto a Fourcès entrare nel suo giardino.
Da quelle parti dovevano smettere di procurarle dei quasi infarti, prima o poi ci sarebbe rimasta secca.
si tolse i guanti, gettandoli sulle pietre che delimitavano l'aiuola e andando incontro ai tre anziani: "Pensare che un tempo era la fattoria più bella" decretò quello con il bastone, usandolo per indicare lo spiazzo davanti la casa.
"Buongiorno anche a voi" mormorò Sophie, inspirando profondamente e lasciando che i loro commenti le scivolassero addosso, mentre nella sua testa li mandava a quel paese.
"Devi sistemare il cancello" le disse l'anziano con la barba, dando una lieve strattonata all'interessato e quasi sbriciolando, mentre Sophie sorrise, pensando che più che sistemarlo doveva cambiarlo essendo diventato ruggine pura.
"Secondo me prima deve occuparsi della rimessa" riprese quello con il bastone, puntandolo contro la zona degli animali.
Certo, come se fosse stato possibile avvicinarsi a quel luogo.
Quella carogna di oca non vedeva l'ora di cavarle gli occhi, ogni volta che faceva un passo di troppo e le aveva aizzato contro le galline e la capra. Era certa che i conigli fossero ancora in territorio neutrale, ma si divertissero a farle qualche scherzo da abili monelli qual erano.
"Il giardino: se non sistema queste piante non farà un cazzo" commentò nuovamente il vecchio con la barba, pestando un piede a terra con stizza: "Ma voi dove avete vissuto fino a questo momento?"
"Nel culo di tua moglie."
Il vecchio con la barba fece un passo verso quello con il bastone, puntandogli il dito contro: "Non osare nominare la mia Agnés" sibilò ogni parola, scandendole bene ma l'altro intrecciò le braccia al petto, con il bastone che ciondolava fra di esse.
"E se lo faccio cosa mi fai?"
Sophie non era certa di come era iniziata, era sicura che un attimo prima i due amabili vecchietti si stessero insultando a parole, tirando in ballo anche madri, sorelle e qualsiasi esponente femminile della famiglia dell'altro, mentre l'attimo dopo aveva visto volare il bastone in faccia al vecchietto con la barba e questo replicare con un pugno ben dato sul setto nasale dell'avversario.
Li guardò mentre si colpivano a suon di pugni e calci, non riuscendo a capire se quello che stava vedendo era effettivamente reale oppure no: due signori che sembravano avere sugli ottanta anni l'uno non si stava menando come due bambini nel cortile di casa sua, giusto?
Si voltò verso il terzo, vedendolo mentre si tastava i pantaloni e tirando fuori un cellulare, cominciando poi a riprendere il tutto.
Sì, decisamente stava immaginando tutto: la rissa da bar geriatrica con il terzo che riprendeva non poteva essere assolutamente vera.
Stava sognando, senza dubbio, o stava scappando dalla realtà.
Più facile la seconda opzione.
Si avvicinò all'anziano accanto a lei, tenendo sotto controllo gli altri due: "Dovremmo fermarli..." mormorò, recuperando il suo telefono dalla tasca dei jeans e chiamando il numero in memoria che aveva ricevuto più telefonate negli ultimi giorni.
"No, perché?" l'anziano si voltò, gemendo mentre lei faceva partire la chiamata: "Non chiamare Fabien, dai! Ci toglie tutto il divertimento."
Dov'era il divertimento in quella scena patetica e pericolosa...
Non voleva sapere cosa avrebbe fatto l'uomo che stava chiamando, se lei si fosse ritrovata un cadavere in cortile.
"Spero per lei che non sia un altro attacco di galline, madame Hamon" le rispose Fabien Richard, detective stazionato a Fourcès, con un sospiro esasperato.
Bene, non era cominciato proprio nel migliore dei modi: guardò i due vecchietti, storcendo la bocca quando uno provò a calciare nei bassifondi dell'altro, ma il colpo veniva deviato abilmente con il bastone.
Come poteva spiegare quello che stava succedendo?
"Garcia e Vincent se le stanno dando di santa ragione" esclamò l'anziano vicino a lei, togliendola così da quel problema.
"Cosa? Arrivo subito" dichiarò Fabien Richard, chiudendo la chiamata e lei, dopo un po' di secondi, abbassò il cellulare, provando a sorridere all'uomo e vedendolo sbuffare e scuotere la testa.
"Immagino che te eri l'anima della festa da piccola, eh."
"Dovremmo dividerli?" mormorò Sophie, indicando i due litiganti: se Fabien Richard, detective stazionato a Fourcés, li avesse trovati già separati magari avrebbe sorvolato sul fatto che la rissa fosse avvenuta nella sua proprietà.
Non sembrava averla presa molto in simpatia e, magari, in quel modo avrebbe avuto un piccolo appiglio a cui appellarsi se quell'uomo avesse deciso di rifarsela con lei per qualche ragione.
"Auguri" le dichiarò il vecchio, facendole capire che non avrebbe mosso un muscolo per aiutarla.
Sophie fissò i due litiganti, non sapendo proprio come fare per dividerli mentre questi rovinavano a terra e continuavano a menarsi: forse gettandogli dell'acqua addosso li avrebbe placati? Si guardò attorno, alla ricerca di qualcosa che potesse aiutarla, quando vide l'auto di Fabien Richard, detective stazionato a Fourcés, fermarsi davanti il suo cancello.
L'uomo scese di macchina e, con passo di marcia, si avvicinò ai due vecchi, tirandoli senza fatica su e dividendoli: quello era decisamente una dimostrazione di forza e risoluzione, si ritrovò a pensare Sophie, sentendo il corpo tremare quando l'attenzione dell'uomo si calamità su di lei.
Fabien Richard allontanò i due vecchietti l'uno dall'altro, requisendo il bastone e avvicinandosi a lei.
"Madame Hamon" Sophie sobbalzò alla voce imperiosa dell'uomo, trattenendo l'istinto di scappare in casa e barricarsi dentro: era certa che non si sarebbe fatto tanti problemi a sfondare la porta, pur di dire quello che voleva.
"Sono innocente!" Pigolò, facendo un passo indietro mentre Fabien Richard, detective stazionato a Fourcès, si fermava davanti a lei con le mani poggiate sui fianchi, le labbra strette in una piega che di certo non era un sorriso e lo sguardo tempestoso fisso su di lei, come se avesse istigato quei tre e fosse tutta colpa sua: "Non ho fatto niente!"
"Non ha fatto niente? E allora perché ho il monsieur Garcia con un taglio sulla fronte, il monsieur Vincent con un occhio nero e..." Fabien si fermò, osservando il terzo vecchietto con il telefono in mano e l'obiettivo rivolto verso di loro: "Monsieur, cosa sta facendo?"
"Riprendo nell'attesa del secondo video che mi farà diventare virale su TikTok" decretò l'anziano, ghignando da dietro il cellulare alzato: "Alla faccia di quel coglione di mio nipote!"
"Metta giù il telefono" gli ordinò l'uomo, mentre Sophie ringraziò per quel piccolo momento di tregua dalla rabbia di quello stupido detective con il cervello più piccolo di quello di Tulipe.
Come poteva anche solo pensare che lei era la colpevole di tutto quello?
"Fabien, tu non sia cosa è il divertimento" bofonchiò il vecchietto, abbassando il cellulare e imbronciandosi come se Fabien Richard gli avesse appena tolto il giocattolo preferito.
"Per lei, al momento sono il detective Richard."
"Per me resti quel deficiente che mi disegnò tutte le pecore quando era piccolo" commentò tranquillo l'anziano, mentre uno dei due litiganti concordava a voce alta.
"Cosa?" domandò Sophie, scoprendo che Fabien Richard, detective stazionato a Fourcès, non era uscito dal grembo materno in quel modo: era umano ed era stato bambino anche lui.
Purtroppo il suo interesse, attirò nuovamente l'attenzione dell'uomo su di lei: "Madame Hamon, la prego di non far scattare altre risse o la dovrò arrestare" la intimò, voltandosi poi verso i tre vecchietti e puntando un dito verso la sua vettura.
"Ma io sono innocente" squittì lei, non capendo perché doveva essere la vittima in quella situazione: era innocente, quelli avevano fatto tutto da soli e lei...
Lei era innocente!
"Spero di essere stato chiaro" le disse Fabien Richard a denti stretti: "Buona giornata!" la salutò senza lasciarle possibilità di replica e seguì i tre vecchi all'auto.
Sophie aprì bocca, pronta a ribattere e dichiarare nuovamente la sua innocenza ma sembrava che a Fabien Richard eccetera eccetera non interessasse quanto aveva da dirgli; recuperati il trio di guai con la dentiera non fece altro che metterli nella sua macchina e poi andarsene velocemente.
Quell'uomo aveva problemi di udito, poco ma sicuro: forse non comprendeva bene il francese, aveva dei deficit...
Insomma, non poteva non aver capito che lei era innocente.
Lasciò andare il sospiro, scostandosi i capelli dalla fronte e guardando i suoi vestiti sporchi di terriccio e con delle per nulla estetiche aureole di sudore: quell'uomo, sicuramente, l'aveva bollata come caso disperato e di conseguenza la trattava.
Guardò l'aiuola che aveva cominciato a sistemare, facendo spaziare lo sguardo sul resto del cortile, sentendo il peso del lavoro gravarle sulle spalle e ricordandosi il perché stesse facendo tutto quello.
Prima o poi quel posto avrebbe avuto un aspetto decente.
Si chinò nuovamente, sistemandosi i guanti e riprendendo a strappare l'erbaccia, maledicendo il trio di vecchietti e Fabien Richard a ogni stelo che veniva via, trovando tutto ciò molto terapeutico: la rabbia stava scemando e lei cominciava a sentirsi...
Il sibilo vicino al suo orecchio la fece sussultare e si trovò a fissare l'oca che, a pochi passi da lei, stava puntando il becco nella sua direzione, allungando per quanto possibile il già considerevole collo.
Sophie sobbalzò, portandosi una mano al cuore e fissando l'animale: "Giuro che ti uccido" le dichiarò, sibilando ogni parola e facendo un passo verso l'oca, ritraendosi subito quando questa cominciò a sbattere le ali furiosa: "Ti taglio il collo e mi faccio una bella cassoulet con te" sbottò Sophie, facendo finta di non aver perso quella piccola presa di potere con l'animale e guardandola mentre le soffiava con il becco aperto: "Me ne frego se serve l'anatra."
Tulipe starnazzò una seconda volta, marciando verso di lei e facendola indietreggiare: sentì il bordo dell'aiuola contro la caviglia e l'equilibrio venire meno: Sophie agitò le mani per aria, quasi in una stupida imitazione di quel pennuto problematico, e poi si ritrovò a fissare il cielo terso per pochi secondi, prima di avvertire il duro della terra contro il suo sedere e una fitta di dolore risalire dalle anche.
Un odore per nulla buono si levò nell'aria e Tulipe strillò una terza volta, prima di voltarsi e andarsene con la sua andatura sculettante, mentre Sophie si tastò i jeans e inspirò, sperando che quello che sentiva al tocco fosse solo terra.
Storse il naso, quando l'odore di escremento le arrivò alle narici e si voltò, notando la capra dal pelo bianco brucare l'erba poco distante da lei: quelle maledette si erano messe d'accordo, la cacca in cui era caduta era ancora calda, quindi quella stronza di capra l'aveva fatta da poco, magari mentre l'oca pazza la distraeva.
La odiavano e non la volevano, facendo ogni cosa era in loro potere per farglielo capire.
Tu non sei di qui, tu non sei dei nostri. Vattene.
Questo leggeva in ogni sopruso che gli animali le facevano.
Rimase seduta per terra, socchiudendo gli occhi e ricacciando indietro le lacrime, mentre la gola sembrava annodata: voleva piangere, voleva urlare e lasciar andare tutta la frustrazione, ma aveva paura che Fabien Richard, detective stazionato a Fourcés, sarebbe tornato e l'avrebbe arrestata per disturbo della quiete pubblica.
Doveva alzarsi e andare a lavarsi, togliersi gli escrementi e pulirsi, cercando di essere nuovamente un essere umano e non un relitto di civiltà che puzzava più di un concimatore.
Quello non era il suo posto, lo capiva da come gli animali si ribellavano a lei e, soprattutto, da come la guardava Fabien Richard eccetera eccetera: lo sapeva anche lei, ma non aveva nessun altro luogo dove andare, a meno che non vendesse quel posto ma quello era qualcosa che sentiva di non dover fare.
Si rialzò, asciugandosi una lacrima che era sfuggita al suo controllo e si guardò attorno: era ancora tutto uno schifo ma doveva farsi forza e cominciare, anche i piatti migliori partivano da zero, dopotutto, e lei doveva pensare a quel posto come a una creazione culinaria.
a/n: ed eccomi qui, con un giorno di ritardo, con il nuovo aggiornamento di Un posto speciale, per gli amici ups.
Mi piacerebbe dire che ho avuto problemi a postare, che ero impegnata ma... molto semplicemente mi ero dimenticata di che giorno fosse. Purtroppo mi capita spesso durante l'estate, ad ogni modo eccolo qua! Bello come il sole, tutto per voi.
Conoscete meglio la fauna di Fourcès e, per fauna, intendo il tro di vecchietti più casinari che potessi creare.
Come sempre mi scuso per eventuali errori e vi ringrazio tantissimo per il supporto che date a questa storia con i vostri commenti e stelline.
Detto ciò, vi do appuntamento a giovedì prossimo con un nuovo capitolo.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top