capitolo quattordici
SOPHIE
Sophie bofonchiò qualcosa, aprendo lentamente le palpebre e osservando la sua stanza immersa nella penombra notturna: le era sembrato di sentire qualcosa e questo l'aveva trascinata via dal sonno.
Si puntellò sulle braccia, guardando la testata del letto con gli occhi semichiusi e rimanendo ferma un attimo: si era forse immaginata tutto? Era certa di aver udito qualcosa mentre dormiva, le sembrava di aver sentito...
Tulipe starnazzò.
Acuto e perforante, il verso dell'animale si levò nell'aria e Sophie balzò sul letto, guardandosi intorno e aspettando di veder sbucare l'oca dalle ombre della camera, ma questo non avvenne.
Sbuffò, infilandosi malamente le scarpe da ginnastica e scese al piano inferiore della casa, mentre un nuovo starnazzo si levò dall'esterno: quella bestia malefica! Non le bastava tormentarla durante il giorno, no.
A quanto pareva doveva disturbarla anche durante la notte.
L'avrebbe fatta fuori e con il suo cadavere avrebbe preparato un pasto delizioso!
Aprì la porta, rimanendo ferma sulla soglia e incapace di processare ciò che stava vedendo: c'era qualcuno nel suo giardino, qualcuno di estraneo.
Vide l'ombra attraversare di corsa il cortile, schizzando i sassolini che lei e Fabien avevano seminato e raggiungendo il cancello, lasciato leggermente socchiuso.
C?era stato qualcuno nella sua casa...
Non riusciva a reagire, rimaneva ferma sulla soglia di casa sua mentre il rumore di un'auto che veniva messa in moto le arrivò alle orecchie, insieme ai versi strozzati di Tulipe.
Doveva muoversi, doveva fare qualcosa...
Strinse la mano, accorgendosi di avere il cellulare fra le dita: non si era nemmeno resa conto di averlo preso, mentre saltava fuori dal letto, pronta a far fuori l'oca. Lo azionò, aprendo velocemente il registro delle chiamate e selezionando il primo numero della lista.
Se lo portò all'orecchio, mentre faceva un passo fuori e si dirigeva verso la rimessa degli animali, lasciata aperta da chiunque fosse entrato.
Doveva farlo.
Sentiva il cuore martellarle nel petto e ogni rumore, anche il suono dei suoi passi, la faceva trasalire ma doveva controllare "Pronto?" la voce di Fabien le arrivò alle orecchie, proprio mentre lei entrava nella rimessa e osservava Tulipe, a terra e con le piume candide imbrattate di sangue.
Si chinò su di lei, carezzandole il lungo collo e cercando qualcosa.
Perché era sporca di sangue? Era ferita? La vide trasalire quando le toccò un'ala: "Sophie? Che succede?" le chiese Fabien al telefono, mentre qualcun altro parlava in sottofondo.
Già, l'aveva chiamato.
Si portò il telefono al volto, carezzando Tulipe e sorridendole, mentre cercava nella sua testa cosa fare: doveva portarla da un veterinario? Doveva...
Fabien la richiamò nuovamente: "C'era qualcuno" mormorò al cellulare, mentre sentiva il suo cervello incapace di processare tutto quello che stava succedendo: lo sconosciuto, Tulipe...
Respirò a fondo, socchiudendo gli occhi e cercando di mettere in ordine tutto, ma senza riuscirci.
"Cosa?"
"C'era qualcuno e ha ferito Tulipe..."
"Arrivo" la bloccò Fabien, buttando giù la chiamata: perché non le aveva detto cosa fare? Doveva fare qualcosa, vero?
Sì, certo.
Doveva portare Tulipe in casa, vedere quanto grave fosse la ferita e...
Si fermò, voltandosi verso la porta della rimessa e ringraziando mentalmente le capre che si erano posizionate lì davanti, come una squadra antisommossa: per andare in casa doveva uscire da lì e attraversare di nuovo il cortile.
E se quella figura fosse tornata? Se chiunque era entrato fosse di nuovo lì? O magari non era mai andato via...
Cosa doveva fare?
Tulipe si alzò, aprendo l'ala sana e sbattendola un po', prima di posizionarsi accanto a lei e metterle il muso sulle cosce: un piccolo gesto di quell'animale mefistofelico che la rincuorò.
Fabien stava arrivando, le doveva solo aspettarlo lì.
Trasalì quando sentì il rumore di auto provenire dall'esterno, anche se sapeva chi era: riconosceva quel particolare rombo e come le ruote stridevano sul selciato.
Rimase in silenzio e in ascolto, sentendo i passi nel cortile che si avvicinavano sempre di più, finché Fabien non comparì nel vano della porta: "Che cazzo è successo?" tuonò, facendola sobbalzare e Tulipe gli soffiò contro.
Adeline fece la sua apparizione dietro di lui, dandogli una spallata e facendosi largo fra le capre, raggiungendola e allungandole una mano: "Vieni, piccola. Vediamo cosa è successo a questa signorina" le disse con un sorriso sulle labbra che accentuava le rughe.
Sophie annuì, prendendo Tulipe in braccio e stringendola a sé, rialzandosi e seguendo docile Adeline verso casa: si guardò attorno, osservando le ombre del suo giardino e temendo che qualcuno fosse ancora appostato lì.
Non poteva essere.
C'erano Fabien e Adeline adesso, chiunque sano di mente se ne sarebbe andato.
Sophie rimase sulla soglia di casa sua, osservando Adeline muoversi dentro e recuperare una scatola da uno dei mobili: non aveva cambiato niente e, sicuramente, la donna sapeva dove sua nonna teneva le cose.
Adagiò Tulipe sul tavolo e guardò l'oca muovere qualche passo: Adeline le sorrise e le massaggiò la schiena, prima di dedicarsi completamente all'animale.
Sembrava si fosse ferita leggermente a un'ala, niente di grave.
Forse aveva difeso la sua proprietà e, chiunque era entrato, aveva provato a farle del male.
Sophie accarezzò l'animale, mentre Adeline la finì di curare e rimase a fissare quella guerriera dal becco giallo e le piume candide: l'aveva avvisata e aveva fatto in modo che chiunque fosse venisse scacciato.
Tulipe era un'eroina, si ritrovò a pensare Sophie, sorridendo appena all'animale che si lasciava coccolare e si era accomodata sul tavolo.
"Fuori è tutto a posto" Sophie si voltò, osservando Fabien chiudersi dietro la porta e fermarsi a pochi passi da lei, con le braccia incrociate: "Che cosa è successo, Sophie?"
"Non lo so" si fermò, inspirando e scuotendo il capo: "Stavo dormendo e mi sono svegliata, ho sentito Tulipe e sono scesa."
"Chiamare ovviamente no?"
"Non credevo..." Sophie strinse la bocca, inspirando profondamente e continuando a carezzare il piumaggio di Tulipe: "Quando sono uscita ho visto qualcuno correre verso il cancello" si fermò, guardando fuori dalla porta e scuotendo nuovamente la testa: "Ma non ho visto chi era."
"Cristo santo! Poteva succederti qualcosa!" Sophie sobbalzò, osservando l'uomo colpire con un pugno il tavolo e ricevere un soffio da parte di Tulipe, per nulla contenta di quello scatto.
"Fabien, calmo" mormorò Adeline, posando una mano sul pugno chiuso del nipote e guardando poi lei: "Veniva dalla rimessa?"
"Sì, credo di sì" si fermò, cercando di ricordare da dove aveva visto arrivare l'ombra. Le era parso che provenisse proprio dalla rimessa ma non ne era certa: "Io non..."
"Vado a fare un po' di latte caldo" mormorò Adeline, massaggiando il pugno di Fabien fino a che lui non sciolse le dita e sorridendole: "È tutto dove teneva tua nonna o hai cambiato qualcosa?"
Sophie annuì, vedendo Adeline sparire in cucina e lei tornò a carezzare Tulipe, ancora incapace di reagire a tutto quello che era successo in quel...
Quanto tempo era passato da quando si era svegliata? Ore? Giorni?
Le sembrava che il tempo avesse accelerato e, allo stesso tempo, si fosse rallentato: non sapeva che ore fossero e le sembrava la cosa meno rilevante in quel momento.
Non riusciva a mettere in ordine niente, la sua mente era piena di pensieri, sensazioni e lei ne era completamente sopraffatta.
Riusciva solo a stare lì, seduta e con la mano affondata fra le piume di Tulipe e Fabien sbuffante poco lontano da lei: "La prossima volta, mi chiami e non esci. Intesi?" le ordinò, puntandole contro il dito.
"Io non credevo..."
"Ho capito, ma la prossima volta mi avvisi anche se è uno scherzo di Tulipe" Fabien si preoccupò di scandendo bene ogni parola, guardandola negli occhi: "Va bene?"
Sophie annuì con la testa, continuando a carezzare le piume dell'animale e guardandola posare il becco sul suo braccio: era così dolce e tranquilla adesso, sembrava un animale completamente diverso rispetto al demonio che le aveva dato il tormento fino a poche ore prima: "Chi poteva essere?" domandò, alzando lo sguardo su Fabien e vedendolo scuotere la testa con forza.
"Non lo so" sospirò lui, scostando la sedia davanti a lei e lasciandosi cadere su questa, prendendole poi la mano e massaggiandole il polso: "Qualcuno che..."
"L'altro giorno c'era una macchina qui" lo interruppe Sophie, ricordando l'auto che aveva visto venir via dalla fattoria e come Tulipe era agitata quando lei era tornata: "Potrebbe centrare qualcosa?"
"Forse sì, forse no" mormorò Fabien, continuando a carezzarle il polso con il pollice, storcendo la bocca: "Sono venuto qua in macchina, quindi ci sta che abbia inquinato le prove."
"Magari era solo un ladro..."
Fabien la guardò in volto, annuendo con la testa: "Magari" bisbigliò ma, dallo sguardo che aveva in volto, Sophie capì che non credeva minimamente a quella possibile opzione.
Neppure lei ci credeva, poi.
Tutto quello che era successo alla fattoria, adesso, aveva una connotazione diversa: aveva sempre dato la colpa agli animali, convinta che fossero stati loro con a capo Tulipe, ma se così non fosse stato?
Se qualcuno avesse invaso la sua proprietà e la sua privacy?
Tutto adesso aveva un qualcosa di diverso, un qualcosa di molto più inquietante rispetto a qualche scherzo fatto da degli animali da cortile: rabbrividì e sentì la mano di Fabien poggiarsi sulla spalla e carezzarla con lentezza.
Qualcuno era entrato in casa sua.
Qualcuno aveva distrutto cose che le appartenevano e aveva fatto male ai suoi animali.
Qualcuno aveva violato la sua sicurezza.
a/n: ed eccoci qua, con un capitolo che ha smosso qualcosa. Tulipe la grande guerriera della fattoria Hamon è ferita, ma ha difeso il suo forte. Chissà chi è entrato nel giardino di Sophie?
Come sempre vi ringrazio tantissimo per tutto il sostegno che mi date: letture, stelline, commenti. Ogni cosa che permetta a questa piccola di crescere mi fa felice.
Mi scuso per eventuali errori e, infine, vi do appuntamento a giovedì prossimo con un nuovo capitolo!
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