Capitolo otto
SOPHIE
"Bene, signori. Siamo qui riuniti..."
"Per il tuo matrimonio con la tua maiala" decretò monsieur Garcia, incrociando le braccia al petto e alzando il mento peloso, mentre Sophie alzava gli occhi al cielo e poi spostava l'attenzione su Eloise che, al di là del bancone, alzò i pugni in segno di incoraggiamento.
Iniziava finalmente a distinguere i tre vecchietti e si appellava a loro per cognome: Garcia era il vecchio con la barba, Vincent quello con il bastone e Petit il patito di TikTok, nonché quello più martoriato dalle prese in giro per via del suo cognome.
Petit pénis, lo chiamavano gli altri due.
"Lo sappiamo perché siamo qui" commentò proprio quest'ultimo, sorseggiando il the che Sophie li aveva costretti a ordinare: da quando avevano formato quella piccola associazione, erano soliti incontrarsi nel locale di Eloise e bere the mentre decidevano il da farsi.
Sophie cercava di tenerli buoni, soprattutto quando Fabien Richard detective stazionato a Fourcès entrava e li squadrava, prima di ordinare l'ennesimo caffè della giornata.
"Potete non litigare? La vostra promessa è ancora valida" chiese ai tre, vedendo gli sguardi che le rifilarono non appena finì di parlare: insofferenza allo stato puro, accompagnata da bronci degni dei bambini delle elementari.
"Non siamo nel tuo campo, ragazza."
Sophie inspirò profondamente, appuntandosi mentalmente di segnarsi a un corso di yoga o di meditazione: ne aveva bisogno se voleva che la rabbia non prendesse il sopravvento con quei tre: "Sempre valida" decretò, fissandoli come se avessero appena distrutto i vetri di casa sua con il loro pallone da calcio.
Un unico sbuffo si levò dai tre, l'unica parte in cui andavano d'accordo era sul fatto che odiavano fare i bravi: "Allora, abbiamo pensato a questo piano" decretò Vincent, chinandosi sul tavolo con fare cospiratore e Sophie pregò che Fabien Richard eccetera eccetera non entrasse in quel momento: sarebbe stato un po' difficile far capire a quel mulo che non stavano progettando un giro di droga ma semplicemente le coltivazioni del suo campo.
"Non penso che tu sia pronta per un coltivazione come il grano, quindi andiamo con qualcosa di più leggero: lattuga, carota, fava e patate" Sophie annuì, guardando uno a uno i cospiratori di quello strambo gruppo: "Ogni campo avrà la sua coltivazione e abbiamo già sentito il grossista a cui ci rivolgiamo noi."
"Inoltre il prossimo mese arriverà anche l'incentivo dello Stato" commentò Petit, battendo la mano sul tavolo: "Ricorda, devi creare una fattoria ecosostenibile."
"Non ho la più pallida idea di come si fa" dichiarò Sophie con un sorriso, vedendo i tre vecchi annuire con la testa.
"Ci pensiamo noi, ragazza" Vincent si battè la mano sul petto, scambiandosi uno sguardo con gli altri due e annuendo a qualcosa che si erano detti in quel modo: uno strano gioco di occhiate che facevano molto spesso e con le quali sembravano dirsi di tutto.
Li aveva visti anche litigare dopo un'occhiata del genere e sembrava che in quel discorso silenzioso fosse venuta fuori anche la maiala - esponente femminile della razza suina - di Vincent.
"Bisognerebbe sentire anche per la protezione delle zone rurali" commentò Garcia, portandosi il pugno chiuso alle labbra e assumendo una posa degna di un pensatore filosofico, mentre scuoteva il capo e sospirava: "Sophie non ha fatto nessun cambiamento alla fattoria, se non togliere le erbacce."
"Vero, andrò a sentire dal rappresentante" aggiunse Petit, tirando fuori una sigaretta e vendo ripreso da un colpo di tosse di Eloise: "Secondo me possiamo farle ottenere qualcosa in più."
"Io sono nelle vostre mani, non provate nemmeno a fregarmi" commentò Sophie, rendendosi conto che stavano parlando in arabo per lei: i tre ce la stavano mettendo tutta per lei, avevano anche provato a spiegarle tutto quello che doveva fare ma lei li aveva fissati ed era certa di aver avuto uno sguardo molto simile a quello del Gatto con gli stivali nei film di Shrek.
Era stato lì che i tre avevano assunto il pieno controllo dell'attività dei campi, coinvolgendola comunque nei loro discorsi e lei li aveva ringraziati passandogli qualsiasi creazione culinaria le veniva fuori: certo, ogni volta che gli metteva sotto il naso i piatti a base di verdure storcevano il naso, ma mangiavano sempre tutto.
La moglie di uno - le sembrava fosse la signora Petit - era andata a ringraziarla perché quel testone di suo marito adesso mangiava anche le zucchine, che aveva sempre rifiutato.
"Sei nostra nipote, ormai" decretò Vincent, battendole una mano sulle spalle: "Sarebbe come fregare uno di famiglia."
Sophie sorrise, sistemandosi una ciocca dietro l'orecchio: era vero, si sentiva parte di un qualcosa di più ed era una sensazione che non conosceva.
Non aveva mai avuto qualcuno su cui contare, qualcuno da implorare per la spesa o da chiamare perché non sapeva fare qualcosa: Eloise era sempre disponibile per lei, il trio dentiera sembrava averla presa sotto la sua ala protettrice e Fabien Richard eccetera eccetera...
Sì, anche lui faceva parte di quel nido in cui si era ritrovata: si sentiva al sicuro, sapendo che quell'uomo girava per le strade di campagna e controllava tutto.
Si alzò, sistemandosi la borsa sulla spalla e li guardò uno a uno: "Ho un video da registrare" li intimò, vedendo i sorrisi che si spensero subito non appena lei aprì di nuovo bocca: "Voi fate i bravi."
"Mia moglie mi ha chiesto di dirti cosa può mettere al posto della pancetta nella quiche" le disse Vincent, storcendo la bocca: "Vuole farla vegan."
"Carote o zucchine posso andare bene, però penso che debba aggiungere un po' di sale per il gusto" mormorò Sophie, dopo un minuto di pausa e annuendo al consiglio che aveva dato: "Penso venga troppo dolce, altrimenti."
"Glielo dirò" commentò Vincent, scuotendo il capo.
Sophie li lasciò, guardandoli un'ultima volta e uscì dal locale, dopo aver salutato Eloise con un cenno della macchina.
Raggiunse l'auto che aveva parcheggiato appena fuori gli edifici che circondavano il nucleo principale di Fourcès e guidò fino a casa: si trattava di una manciata di minuti, un tragitto che anche a piedi non le impiegava troppo tempo, ma il giorno precedente aveva piovuto e non aveva nessuna voglia di diventare un mostro melmoso.
Il terreno bagnato era anche il motivo per cui si erano riuniti da Eloise, mettendo da parte per quel giorno il lavoro di fatica: non aveva senso, le aveva detto il trio dentiera, lavorare su un campo che era più acqua che terra.
Lei non aveva commentato, accettando semplicemente la saggezza dei tre.
Parcheggiò l'auto fuori dal cancello e rimase all'interno dell'abitacolo, osservando i piccoli cambiamenti della fattoria: i campi aridi e abbandonati adesso avevano un aspetto più sano, le erbacce stavano piano piano sparendo dai muri di casa.
Tutto sembrava andar nella direzione giusta, tolti i piccoli guai che combinavano Tulipe e la sua gang.
Qualche giorno prima erano riusciti a rompere un vetro della porta d'ingresso e, non contenti del danno, le avevano fatto alcune orme nel terreno con le sue scarpe: all'inizio aveva pensato a un'intrusione e aveva quasi chiamato Fabien Richard eccetera eccetera ma quando aveva visto la gallina con le sue scarpe da ginnastica ai piedi, aveva lasciato perdere.
Certo, le impronte sul terreno sembravano più grandi ma era sicura che quegli animali si erano ingegnati in quel piano.
Ormai non faceva più caso alle impronte che comparivano nel suo giardino, considerando che le sue scarpe erano ancora ostaggio della gallina.
Lasciò andare un sospiro e uscì dall'auto, aprendo il cancello e rimanendo immobile sulla soglia: l'intero cortile era puntellato di macchie colorate, create dalle stoffe dalle fantasie più disparate.
Sophie fece un passo, afferrando una maglietta blu scuro e riconoscendola: era sua, esattamente come suoi erano i jeans poco più in là.
Si guardò attorno, spaziando per tutto il giardino: il suo intero guardaroba era lì, completamente inzuppato di acqua e fango.
Tutti i vestiti che aveva, anche quelli più costosi, erano stati gettati lì.
Aprì la bocca, osservando le galline picchiettare i becchi su un maglione di lana bianco, quello che le era costato tantissimo ma che aveva annoverato come un necessaire dopo un brutto momento.
Lana cashimire completamente sporca e forse irrecuperabile.
Fece un altro passo, afferrando un vestito da cocktail e sentendo il cuore creparsi in due: lo aveva preso a un outlet e aveva anche contrattato sul prezzo, ma quello che teneva in mano era un Yves Saint-Laurent e adesso una grossa macchia di fango adornava lo scollo a cuore.
Non riusciva a fare alcunché, solo avventurarsi per quello che sembrava un campo minato di vestiario: aveva parole con cui insultare quegli animali stronzi? No, nessuna.
Aveva voglia di piangere? Sì, tanta. La gola le doleva dallo sforzo di trattenere le lacrime, di non lasciarsi andare e piangere di fronte a quell'ennesimo affronto, a quell'ennesimo dispetto fatto solo perché era lei.
Qualcosa si ruppe in lei quando Tulipe apparve sulla soglia della rimessa con e coppe di un reggiseno in pizzo rosso che ciondolavano ai lati del capo bianco. Riconobbe subito quell'indumento: non l'aveva mai indossato, l'aveva comprato poco prima che il suo ex la mollasse e tutta la sua vita a Barcellona cadesse come un castello di carte.
La vista di quell'indumento, tenuto come un copricapo dall'oca fu qualcosa che la spezzò: sentì le lacrime scivolarle lungo le guance, mentre faceva un passo verso Tulipe, senza guardare in basso e sentendo il terreno mancarle sotto ai piedi.
Un secondo dopo stava sputando fango, piangendo e picchiando i pugni contro il terreno umido.
Aveva sopportato fino a quel momento, aveva retto sperando che gli scherzi di quegli animali finissero, ingoiato ogni accusa che le aveva rivolto Fabien Richard eccetera eccetera ma era giunta al momento in cui non ce la faceva più.
Era arrivato il momento in cui si era rotta.
Era arrivata al suo fondo e non vedeva come poteva risalire perché, di certo, poteva tranquillamente...
"Che cazzo è successo qui?"
...andare peggio.
a/n: ed eccoci qua con un nuovo capitolo di Un posto speciale. Direi che la nostra Sophie ha veramente toccato il fondo, soprattutto grazie ai danni di Tulipe. Si solleverà o rimarrà per sempre nel fango?
Chi lo sa. O meglio, si scoprirà nel prossimo capitolo!
Io intanto faccio i consueti discorsi di rito: mi scuso per eventuali errori lasciati qua e là. Davvero, perdonatemi! Appena possibile farò una bella revisione.
Vi ringrazio poi per tutto il sostegno che mi date con i vostri commenti, le vostre stelline e le vostre letture! Fa piacere vedere il mio lavoro apprezzato e, grazie a voi, riesco anche a crescere qui sulla piattaforma. Grazie davvero di tutto cuore!
Come sempre, vi do appuntamento alla prossima settimana con un nuovo capitolo!
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