Capitolo nove
FABIEN
"Che cazzo è successo qui?"
Fabien non sapeva precisamente cosa guardare: se l'oca con un reggiseno di pizzo in testa che sfilava per il cortile come se fosse stata una top model oppure la donna che, completamente sporca di fango e terra, stava piangendo con il sedere per terra e vicinissima a quello che sospettava essere la cacca di qualche animale.
Non voleva neppure chiedere perché sembrava che un armadio fosse esploso in quel giardino.
Era meglio non chiedere.
"Fantastico, ci mancava lui" sbottò la donna, guardandolo per un attimo prima di volgere il capo.
"Prego?"
"Di cosa vuole accusarmi, detective? Perché sono proprio arrivata..." Sophie Hamon si fermò, lasciando andare un respiro e scuotendo la testa, mentre gli puntava addosso lo sguardo più stanco che lui avesse mai visto: gli occhi erano lucidi e resi rossi dalle lacrime, il volto era sporco e i capelli che le aveva visto sempre in ordine erano completamente arruffati quel giorno.
"Non bastava che quello stronzo del mio ex mi lasciasse per la mia direttrice. No, quella merda doveva pure rubarmi il lavoro, poi arrivo a casa e quella puttana della mia padrona di casa mi sfratta perché il suo bambino è tornato dall'America e ha bisogno dell'appartamento per lui. Chi cazzo se ne frega di quello? Io sono rimasta senza casa!"
Sophie vomitò tutte quelle parole senza muoversi, continuando a rimanere seduta mentre più buttava fuori e più la voce si rompeva per i singhiozzi, con le lacrime che scendevano copiose lungo le guance.
Fabien rimase in silenzio, vedendola negare nuovamente con la testa e riprendere quello sfogo che in qualche modo, con la sua presenza, aveva scatenato: "Vengo qua, e spero di poter vivere un po' in tranquillità ma no: questi bastardi di animali mi fanno ogni genere di sopruso o scherzo!"
Fabien incrociò le braccia, osservando Sophie Hamon alzare le braccia e indicare Tulipe che, incurante di tutto, continuava a far sfoggio del nuovo copricapo; trattenne un sorriso, decidendo che non sarebbe stato altro che gettare benzina sul fuoco: "Vogliamo parlare di lei? Che mi accusa di ogni male che succede in questa zona?"
"Io non..."
L'occhiata che Sophie Hamon gli dette lo fece desistere dal continuare quello che stava dicendo: "Lei lo fa, ogni santissimo giorno!" Strillò la donna, colpendo il terreno con i pugni chiusi e schizzando fango un po' dappertutto: "Stava andando finalmente qualcosa nel verso giusto ma no, non posso avere cinque minuti di tranquillità."
Fabien strinse le labbra, mentre le ultime parole di Sophie Hamon scivolarono fra i singhiozzi e lui rimase in lì, immobile con una donna piangente ai piedi e lo sguardo di Tulipe puntato contro, quasi come se solo lei potesse essere l'unica a far disperare quell'essere umano: "In piedi, hai bisogno di un bel bagno" mormorò dopo una manciata di secondi, decidendo una scaletta di priorità nella sua testa, la prima delle quali era 'Far alzare Sophie Hamon'.
La donna gli scoccò un'altra occhiataccia, ignorando la mano che lui gli aveva teso nel frattempo e posando le dita per terra, proprio sopra gli escrementi che lui aveva notato prima: "Merda!" sbottò la donna, guardandosi la mano e storcendo il naso all'odore che, sicuramente, doveva levarsi dal suo palmo.
"Direi proprio di sì."
"Sono a tanto così dall'uccidere" Sophie storse la bocca, mostrandogli una sottilissima porzione di aria con l'indice e il pollice, mentre riportava l'attenzione su di lui: "Non le conviene fare battute."
Fabien alzò le mani in segno di resa, osservandola tirarsi su e asciugarsi malamente le lacrime, sporcando ancora di più il viso di terra e sperava non gli escrementi dove aveva appena infilato la mano: "Bagno caldo" le disse, indicandole la porta della sua abitazione.
Sophie annuì, avviandosi verso la vetrata e lui la seguì, notando che uno dei pannelli di vetro della porta era stato sostituito da un pezzo di cartone; scosse il capo, esortandola di nuovo ad andare a farsi un bagno, possibilmente lungo e caldo.
Sophie Hamon lo fissò, assecondando poi la sua richiesta e, una volta solo, si mise all'opera: recuperò una grossa cesta dalla cucina e uscì nel cortile anteriore, cominciando a recuperare i vestiti sparpagliati per terra.
Gli sembrava strano che delle bestie avessero fatto qualcosa del genere, ma Sophie era certa di questo.
Cercò di non prestare più di tanta attenzione alla biancheria intima della donna, anche se i pizzi e i perizomi che doveva sicuramente indossare lo attirarono parecchio: Sophie Hamon non le aveva dato l'impressione di una che indossasse un filo fra le chiappe impreziosito da qualche brillantino e invece...
Scosse il capo, cercando di non far andare i pensieri in quella pericolosa direzione e continuò il suo lavoro, notando alcune cose fuori posto qua e là: il vetro rotto per esempio, ma anche i graffi attorno alla serratura.
Quasi come se...
Era un puzzle, lo era sempre quando si trattava del suo lavoro: aveva i pezzi e doveva solo farli combaciare.
C'era stato qualcuno nella fattoria Hamon e cominciava a credere che quell'ennesimo scherzo non fosse stato fatto dagli animali ma da qualcuno di umano. Ripensò alle segnalazioni di sua nonna e a quante volte Sophie lo aveva chiamato, dicendogli di questo fatto o di quell'altro, attribuendolo però agli animali.
Non sembravano però effrazioni vere e proprie e non gli veniva in mente nessuno che potesse fare qualcosa del genere a quella donna: a Fourcès sembrava essersi ritagliata il suo spazio in poco tempo e tutti la adoravano, aveva affascinato pure il trio di rompicoglioni e da quando si occupavano dei campi della donna si erano anche molto calmati.
L'ultima rissa che aveva sedato fra i tre era proprio avvenuta in quel cortile.
Scosse il capo, portando dentro la cesta carica di panni sporchi e appoggiandola all'ingresso, guardandosi attorno e dirigendosi verso la porta della cucina: era stato tante volte lì quando Evangeline era ancora in vita, quindi sapeva muoversi in quella casa.
La cucina era perfettamente in ordine e un lieve profumo di torta di levava nell'aria: ignorò lo stomaco che reagì a quell'odore e aprì il frigo, recuperando il cartone del latte mettendosi poi alla ricerca di un bricco in cui scaldarlo.
Stava osservando il liquido bianco quando avvertì un rumore alle sue spalle: si voltò vedendo Sophie Hamon fresca e profumata sulla soglia, indossava un pigiama rosa con i pantaloni a fiorellini, forse una delle poche cose che non era stata riversata nel giardino.
"Grazie per i panni" gli mormorò e sembrava che, con lo sporco lei avesse lavato via anche tutta la rabbia e la frustrazione che aveva provato prima.
Forse era stato proprio lo sfogo che l'aveva rimessa a nuovo.
"Figurati" mormorò, tornando al latte e scrollando le spalle; recuperò una tazza e versò il liquido caldo, porgendola poi alla donna: "Tieni, mia nonna dice sempre che un po' di latte caldo fa miracoli" si fermò, guardando Sophie Hamon annuire e domandandosi quando era passato a un tono più informale con lei: "Certo, lei ci aggiunge il cognac."
Alle volte non solo quello, era certo che nella tazza di latte caldo di Adeline Richard le dosi fossero invertite: la guardò mentre sorseggiava la bevanda calda, incrociando le braccia al petto e domandandosi se doveva metterla al corrente di ciò che aveva visto.
No, decisamente no.
Era meglio se Sophie continuasse a pensare fossero solo scherzi degli animali, fino a quando lui non avrebbe avuto delle risposte.
"Grazie ancora" mormorò la donna, posando la tazza sul ripiano della cucina e mettendosi una ciocca dietro l'orecchio: "Può andare adesso, non penso darà ancora di matto e poi voglio rimanere da sola per affogare nella mia vergogna."
Fabien annuì con la testa, avviandosi verso la porta d'ingresso con Sophie dietro, quasi come se volesse accertarsi del fatto che se ne stava andando: "Il vetro è rotto" commentò, aprendo l'ingresso e puntando l'indice verso il pezzo di cartone.
"Lo so" Sophie sbuffò, indicando con un cenno del capo la rimessa: "Loro."
O forse qualcuno che voleva entrare.
"Domani vengo a ripararlo" decretò, tenendo lo sguardo sul vetro rotto e domandandosi se ci fossero rimaste delle tracce, piccole prove che potevano aiutarlo.
"Ci vediamo" Fabien le sorrise, uscendo poi dalla casa e guardandosi ancora attorno, cercando altri segni di effrazioni o altra presenza umana oltre Sophie: parecchie volte aveva dovuto scacciare qualche abusivo dalle case lasciate incustodite, forse era una situazione simile?
Ma perché tormentare Sophie Hamon? Perché poi scegliere una casa già abitata?
Tutti gli abusivi e i barboni che aveva dovuto scacciare sceglievano quelle disabitate, proprio per il motivo che non c'era nessuno che avrebbe disturbato.
Forse qualcuno che reputava quella casa come sua e vedeva Sophie come un'intrusa?
Scosse il capo, raggiungendo la sua auto e guardando ancora una volta la casa: aiutarla a sistemare quel posto gli avrebbe permesso di fare un po' di chiarezza su quella situazione e scoprire cosa effettivamente stava succedendo.
a/n: io ho ufficialmente un problema con gli aggiornamenti di questa storia. Mi dimentico sempre il giorno in cui ci sono. Non lo faccio di proposito o altro, proprio mi passa di mente e me ne ricordo solo quando mi infilo a letto.
Comunque, dopo tutto quello successo in questo capitolo, il caro Fabien si scioglierà un po'? E cosa sta succedendo alla casa di Sophie? Si tratta di un piano di Tulipe oppure c'è qualcosa sotto?
Beh, dopo questi quesiti vi lascio con il consueto discorso di rito: mi scuso per gli eventuali errori lasciati qua e là e vi ringrazio tantissimo per il supporto che date alla storia e a me. Grazie per ogni lettura, stellina e commento che mi lasciate.
Come sempre vi do appuntamento a venerdì prossimo e con la speranza, questa volta!, di ricordarmi che è il giorno di aggiornamento!
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top